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Il controllo delle interviste: la triangolazione

2. la seconda dimensione riguarda gli assistenti sociali del SSC, ente che

1.14. Il controllo delle interviste: la triangolazione

Il controllo dei risultati è un elemento fondamentale per supportare scientificamente il lavoro di ricerca svolto; ciò vale anche per la ricerca non standard. Nel caso delle interviste in profondità le stesse devono essere sottoposte a controllo in relazione sia alla loro veridicità, sia alla ispezionabilità della base empirica, sia alle scelte (arbitrarietà) del ricercatore. Rispetto alla veridicità va detto che l’intervista si svolge sulla base di un patto biografico, ma ciò non garantisce totalmente la veridicità del racconto. E’ anche vero che, in interviste di questo tipo, interessa soprattutto come la persona si percepisce e come percepisce la realtà e le interazioni sociali; ciò significa che vi può non essere corrispondenza con dati di realtà (Montesperelli 1997). Va evidenziato che l’obiettivo dell’intervista in profondità non è quello di “cercare prove di veridicità ma solo di verosimiglianza, e di <<aderenza alla verità>>" (Diana, Montesperelli 2005, 113).

Può essere effettuato un controllo interno ed uno esterno alla ricerca. Il controllo interno riguarda la stessa intervista oppure può essere trasversale rispetto alle interviste effettuate, quando se ne analizzano parti che riguardano i medesimi argomenti; se gli stessi “sono consequenziali e coerenti, allora possiamo supporre che il racconto di quel fatto sia veritiero." (ibidem, 103). La coerenza interna all’intervista e fra interviste è un elemento di conformità. Il controllo esterno riguarda l’effettuazione di controlli incrociati con fonti diverse. La cosiddetta triangolazione delle informazioni (ibidem, 2005) può avvenire con altre ricerche simili o con altre fonti documentali ufficiali (dati ufficiali, documenti storici, ecc.) e non (diari, informazioni da parte di testimoni privilegiati, ecc.).

In relazione all’intervento interpretativo tale nodo può essere risolto dando trasparenza al lavoro del ricercatore e cioè riportando i testi integrali dell’intervista, le interpretazioni del ricercatore e gli strumenti utilizzati per l’analisi (Montesperelli 2001).

L’ispezionabilità della base empirica è un aspetto critico in quanto, nelle interviste in profondità, l’iterazione stessa tra intervistato e intervistatore (come sopra

62 Per capacità di coping si intende la “capacità di far fronte all’evento” (Arcuri (cur.) 1995, 182). Questo aspetto viene ripreso in II.4.9.

evidenziato) influisce sia sull’andamento sia su quanto emerge nel corso dell’intervista: lo stesso narrare del soggetto diventa una rielaborazione in itinere della sua esperienza. Affinché l’interpretazione non si discosti dal narrato è necessario mantenere ferma l’attenzione sui presupposti teorici che guidano l’intervista e la ricerca e sugli obiettivi delle medesime. Inoltre il rapporto face to face con l’intervistato, il riascolto dell’intervista sono elementi che aiutano a mantenere l’aderenza al racconto fatto dalla persona.

In una ricerca non standard i risultati non sono generalizzabili ma è possibile fare delle inferenze sulla base di quanto emerso dalle interviste andando a esplorare il mondo della vita quotidiana del soggetto e trovando connessioni con il mondo sociale. “Singolo attore ed ambiente storico si vengono a configurare come i due momenti del circolo ermeneutico-esegetico, nel quale la comprensione del particolare è resa possibile dalla comprensione del tutto, e viceversa.” (Montesperelli 2001, 151). La reiterazione di espressioni, di giudizi, di opinioni aiuta nell'interpretazione e nell’individuazione di aree tematiche.

Nel presente lavoro di ricerca si è effettuata la triangolazione delle fonti contattando gli assistenti sociali che hanno seguito o che stanno seguendo la situazione delle persone intervistate per una verifica dei dati emersi nell’intervista e un completamento del quadro della situazione della persona; il tutto secondo quanto previsto dalla normativa sulla privacy63 e sul segreto professionale a cui gli assistenti sociali sono tenuti (L. 119/2001)64.

Al fine di stimare l’adeguatezza dell’intervista (Diana, Montesperelli 2005) il testo della medesima, depurato dai commenti dell’intervistatore, è stato sottoposto agli intervistati al fine di verificare se quanto trascritto corrispondeva al pensiero della persona, per consentire un ulteriore momento di riflessività sui contenuti emersi, dare l’opportunità di operare delle correzioni, delle aggiunte per completare il pensiero espresso ma anche per offrire l’occasione di segnalare se vi fossero delle parti che l’intervistato considerava molto intime e che preferiva non fossero riportate pubblicamente (a tale proposito si rinvia a Bertaux 1998/2005). L’esperienza di re-incontrare gli intervistati a distanza di diversi mesi dall’intervista si è rivelata utile ed interessante (Vargiu 2001). Le persone intervistate non hanno posto difficoltà

63 Si rinvia alla nota n. 37 del presente capitolo.

64 Legge 3 aprile 2001, n. 119 - Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali.

all’incontro ed, anzi, si sono sentite valorizzate e riconosciute come soggetti esperti, competenti, in grado di trasmettere conoscenze, opinioni, punti di vista e di dare un fattivo contributo in un lavoro di studio. Si è potuto ricevere conferma di quanto si era rilevato nel corso delle interviste, e cioè che le persone hanno potuto sperimentare una sorta di ‘inversione di ruolo’ e da fruitori di assistenza sono diventati protagonisti attivi di un percorso di ricerca universitario. Diversi intervistati hanno espresso apprezzamenti per l’intervista (“è stato molto bello, sono contenta” ha affermato Maria) e sentimenti di soddisfazione per aver potuto dare un contributo (“sono contento di esserle stato utile”, “sono contento se sono riuscito ad aiutarla”, “spero che quello che abbiamo detto le possa essere utile” hanno affermato alcuni intervistati quali ad esempio Ines, Walter e Bruno65). Mutuando Goffman (1959/1969), la ‘scena della rappresentazione’ si è modificata ed i diversi attori hanno avuto l’occasione di giocare un ruolo inusuale rispetto a quello rappresentato nella vita quotidiana66. Il momento di verifica effettuato individualmente con ogni intervistato è stato, quindi, foriero di ulteriori informazioni circa il percorso compiuto dalle persone, chiarificatore rispetto a zone d’ombra dell’intervista e ha dato valore alle persone. Va rilevato che, per le persone, rileggere i contenuti dell’intervista è stata un’esperienza emotivamente pregnante che può anche rivelarsi dolorosa perché fa rivivere momenti della propria vita che nel testo scritto perdono il connotato evanescente che invece il parlato trasmette. Le parole nel racconto verbale evaporano mentre nel testo scritto si trasformano in blocchi e trasmettono un senso di definitezza. E’ interessante la valutazione operata da un’intervistata (Maria) nell’incontro di verifica (effettuato all’aperto, in un giardino pubblico, in un luogo tranquillo che consentiva la riservatezza). La signora, nel ringraziare la ricercatrice per l’occasione offertale dall’intervista, ha affermato che rileggendo il testo ha rivissuto ogni momento dell’intervista, si è rivista nella cucina di casa assieme all’intervistatrice, ha ripercorso i diversi passaggi dell’intervista. Si tratta, quindi, di esperienze molto forti per le persone, che le impegnano sotto il profilo cognitivo e le investono emotivamente; elementi che il ricercatore deve tenere in grande considerazione, in quanto le interviste

65 Si tratta di affermazioni rese a conclusione dell’incontro di verifica, incontro che ha avuto carattere conversazionale e che non è stato registrato.

66 A tale proposito si rinvia a quanto evidenziato da Madge (1962/1966) riguardo l’insieme di ricerche descritte in Management and the Worker di Fritz J. Roethlisberger e William J. Dickson. L’Autore evidenzia la soddisfazione espressa dagli operai per il ruolo attivo che nelle interviste è stato dato loro e per la valorizzazione delle opinioni espresse. Per un approfondimento si rinvia al testo di Madge 1962/1966, 221-283.

in profondità possono smuovere parti interne di Sé che per gli intervistati può essere molto difficile ricomporre67.

La fase del controllo delle interviste è stata caratterizzata da due ulteriori fattori che Manoukian (2007, 24 e 25) definisce della “sosta” e della “sostanza”; essi, se collegati, richiamano la necessità del fermarsi per riflettere su qualcosa che è importante68. Sostare consente “di accogliere e assumere delle pensosità: implica accettare di ritornare sui propri passi, non per identificare gli errori, per inchiodare qualche colpevole o commiserare la propria finitezza (…) ma per ripercorrere ciò che è passato inosservato al nostro occhio distratto (…)”. Dare spazio e tempo alla riflessione69 - intesa come processo dinamico, andirivieni della mente, ma anche opportunità che la mente si apra ad altre ‘visioni’ - sul percorso compiuto consente di cogliere aspetti inediti o non sufficientemente valorizzati, di dare un senso più compiuto al proprio lavoro e verificarne le motivazioni che lo sostanziano e le proprie rappresentazioni di ciò che si sta esplorando.

1.15. La struttura della ricerca riguardo alla seconda dimensione: il