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La rete egoica: l'arcipelago delle relazioni

L'analisi della ricerca: aspetti trasversali

2.4. La trama sfilacciata delle relazioni

2.4.4. La rete egoica: l'arcipelago delle relazioni

Come già evidenziato nel I.1.6, è stata utilizzata la rete egoica, strumento proposto e spiegato agli intervistati e da loro compilato.

119 Si veda I.2.3.

Nel presente paragrafo se ne presenteranno, a titolo esemplificativo, alcuni esempi e per una lettura completa si rinvia al materiale allegato.

Nell'analisi della rete egoica sono stati presi in esame i seguenti aspetti120:

 multiplesssità (multiplexity): i tipi di relazione che contraddistinguono il legame;  reciprocità (simmetry): il grado di equità o bilanciatura negli scambi di risorse o

nel potere che si stabilisce tra le due persone;

 intensità (intensity): il grado di coinvolgimento e di vicinanza tra i due soggetti.

Dall’esperienza realizzata, si valuta che questo strumento, opportunamente adattato, possa costituire un'utile coadiuvante del lavoro sociale per il suo carattere informativo e potenzialmente produttivo di ulteriori risorse nell'intervento sociale.

Analizzando la rete egoica dei singoli intervistati emerge immediatamente un elemento trasversale e cioè si osserva che le reti sociali primarie sono connotate da una sorta di 'anonimato' e di 'slegamento' le une dalle altre, sembra quasi di muoversi in un arcipelago dove i contatti tra una e l'altra isola siano estremamente delicati e complessi. Si assiste ad una sorta di discontinuità nelle relazioni che rende la rete fragile ed esposta al rischio di indebolirsi ancora di più se non, addirittura, di dissolversi. Se è vero che l'uomo non è un'isola (Di Nicola 1986) in quanto essere sociale e in quanto la relazionalità è costitutiva della società, si osserva, tuttavia, una difficoltà relazionale, sia nella quantità che nella qualità delle relazioni. In un contesto sociale permeato da incertezza sembra difficile poter contare su relazioni certe, anche su quelle affettivamente più vicine come quelle familiari e/o filiali. Tale fenomeno segnala una radicale modifica dei legami primari, che risultano essere indeboliti sotto il profilo degli aspetti solidaristici. Inoltre, coloro che hanno una rete sociale povera tendono a condurre una vita maggiormente isolata, tale atteggiamento appare essere maggiormente accentuato se la persona ha una situazione di disoccupazione o di lavoro precario; la condizione di vita percepita come umiliante sembra indurre la persona a mettere in atto modalità di auto-isolamento che il contesto sociale accentua (Paugam, Russel, H. 2000, 243-264);

Si tratta di un processo che appare connesso anche alla profonda trasformazione della dimensione comunitaria, non più radicata in quella territoriale come luogo di prossimità (Stagni 1990 a). Si afferma che, oggi, le persone appartengono a differenti reti e che, da

“legami dispersi, possono emergere gruppi definiti e densamente interconnessi” (Serra 2001, 121). Ci si interroga su come le persone che vivono in condizione di povertà possano intensificare i legami sociali che, allo stato attuale, si presentano limitati nel loro contenuto. Secondo Colozzi (1995) la presenza di legami sociali deboli e di reti non contigue non rappresenta un limite ma, anzi, può favorire maggiormente “l'accesso a risorse materiali e concrete più di quanto non accada allorché siano presenti reti dense, con forti legami interpersonali”; queste ultime, infatti, pur rispondendo alle esigenze affettive dei propri membri possono limitare, se non addirittura ostacolare, la possibilità per la persona di costruire nuovi legami.

Come sopra osservato, con il processo di impoverimento si assiste anche ad un contestuale, graduale ma costante, indebolimento e sfilacciamento dei legami primari e delle relazioni sociali in generale. Questi aspetti, che si riferiscono ad aspetti qualitativi delle relazioni sociali, hanno poi una ricaduta sulla capacità di fronteggiamento e di cura della famiglia (qui intesa in senso ampio come rete parentale) nei confronti dei propri membri. Legami primari deboli comportano anche delle limitate possibilità di attivare meccanismi di solidarietà, di sostegno, di 'presa in carico' da parte dei membri della rete nei confronti dei propri congiunti; ciò ha anche una ricaduta sul sistema assistenziale che, in qualche modo e misura, si sostituisce121.

Come già evidenziato nel paragrafo I.1.6, i genogrammi sono stati utilizzati durante le interviste al fine di: favorire la comunicazione; rilanciare il tema delle relazioni che risulta, perlomeno nelle situazioni di disagio sociale, essere particolarmente delicato e complesso; ampliare il campo esplorativo; verificare se quanto emerso nella narrazione trovava conferma nella letteratura in materia.

Dai genogrammi, riportati in allegato, si evince che, complessivamente, le persone intervistate hanno una rete relazionale piuttosto scarna e ciò indipendentemente dalla loro modalità di porsi e di fronteggiare gli eventi critici della propria esperienza esistenziale. Questo primo elemento informativo induce a riflettere che il grado di densità relazionale non pare costituire, di per sé, una risorsa per la persona ma tale indicatore va affiancato a quello dell’intensità relazionale. Vi possono, infatti, essere situazioni dove la rete relazionale non è numericamente (densità) significativa ma la qualità (intensità) di tali relazioni è alta per la persona.

Un altro dato informativo che sembra emergere dall’analisi delle reti egoiche

riguarda il fatto che non vi sono differenziazioni significative tra le persone, nonostante queste mettano in atto delle strategie di fronteggiamento molto diverse122. L’ipotesi che può essere dedotta da questo dato è che pur essendo importante la densità e l’intensità delle relazioni è altrettanto fondamentale la modalità con cui la persona ‘utilizza’ tali risorse. Risulta, infatti, essenziale come la persona si rappresenta la relazione con il ‘mondo’, quale attribuzione di senso essa dà alla relazione con l’altro. Il modo di ‘intendere’ la relazione con Alter qualifica tale relazione. È vero che, trattandosi di un rapporto duale, di reciprocità, conta come Alter vede Ego123 ed essendo la comunicazione un processo circolare questo fenomeno si implementa ed auto-riproduce. Tuttavia, quando la persona è invitata a riflettere sulle proprie relazioni (e lo strumento della rete egoica è di grande aiuto in questo senso) punteggia la relazione dal proprio punto di vista, offre quindi una lettura sotto un angolatura specifica: quella soggettiva inerente al modo in cui percepisce e si rappresenta il suo mondo relazionale. Tale punto di vista si riferisce certamente alla qualità di quella specifica relazione, qualità che è costituita anche dalla storia di quella relazione e quindi dalle vicende relazionali che hanno comunemente coinvolto Ego ed Alter. Oltre a ciò, tuttavia, la qualità della relazione è data anche dai meta-pensieri di Ego riguardo il modo di intendere le relazioni con ‘il mondo’. Infatti, da come Ego intende le relazioni con gli altri, dal suo background culturale, dalla sua posizione nel mondo (ad esempio essere straniero in un paese di cultura molto diversa, oppure, ricoprire una certa posizione sociale, ecc.) e dal ruolo che agisce vengono influenzate le relazioni che stabilisce con gli altri e l’immagine che ha di sé (Mead 1934/1966).

Un elemento che risulta essere molto interessante riguarda il rapporto con i servizi e con il servizio sociale in particolare. Diversi intervistati hanno, infatti, inserito nella rete egoica operatori (quali ad esempio il medico, la psicologa, ecc.) ma soprattutto l’assistente sociale. Ciò rappresenta un dato conoscitivo importante e mette in evidenza quanto il servizio sociale possa contare (in termini positivi ma anche critici) nella vita delle persone. Il dato sollecita però due tipi di considerazione diverse.

Innanzitutto, si rileva che le persone intervistate quando indicavano nel settore operatori 'servizi-volontari' soggetti con i quali valutavano di avere una relazione, tali

122Nel capitolo successivo si propone un’analisi delle modalità di porsi delle persone nei confronti della propria condizione che raggruppa gli intervistati in tre gruppi: tenaci, smarriti e rassegnati.

123 A tale proposito si rinvia a quanto evidenziato in I.1.4. e a quanto già evidenziato nel presente capitolo.

soggetti sono stati indicati, solitamente, nella loro qualità istituzionali (si veda, ad esempio, la rete egoica di Ines, qui di seguito riportata). Mentre, gli intervistati che hanno indicato nel genogramma l’assistente sociale, l’hanno indicata prioritariamente come persona e non per l’istituzione che rappresenta (il servizio sociale dei comuni). L'indicazione dell'assistente sociale è stata inserita dagli intervistati in posizioni diverse: più vicine o lontane, ma ciò che risulta evidente è il fatto che è stata indicata sempre come persona e non per l'istituzione che rappresenta. Ad esempio Zoran (figura n. 8) ha indicato l'assistente sociale e l'affidataria124 nel cerchio di Ego per mettere in rilievo l'importanza di tali rapporti. Zoran, peraltro, rileva che non si reca da diversi mesi dall'assistente sociale a chiedere aiuto economico perché cerca di affrontare in autonomia le difficoltà, ma sente che l'operatore è di aiuto, che si interessa alla sua famiglia in quanto mantiene i contatti, si informa sulla situazione della famiglia e si rende disponibile. Anche Bruno, che presenta una rete estremamente povera nella quale non indica neppure il figlio e la di lui famiglia, inserisce invece l'assistente sociale nel cerchio di Ego. I più inseriscono l’assistente sociale in posizioni intermedie come ad esempio Giordano (figura n. 1), Irene (figura n. 4), che invece indica come più prossimo ma come istituzione il Sert, Mohammed (figura n. 7) che inserisce anche il pediatra, Ines (figura n. 9) che indica anche la psicologa, Renata (figura n. 10) che indica persino gli assistenti sociali con il loro nome o cognome, Ines (figura 12). Solo Jolanda (figura n. 2) la posiziona nel cerchio più lontano. Invece, tre intervistati non indicano l'assistente sociale. Di questi Ugo (figura n. 11) che non indica alcun operatore nonostante che l'intervento economico messo in atto dall'assistente sociale sia stato determinante per affrontare la situazione e che la moglie abbia un importante rapporto con il medico del Sert. Luciana (figura n. 3) invece ha indicato altre figure professionali con le quali condivide un rapporto frequente come il gruppo delle assistenti domiciliari. Ha, tuttavia, indicato il gruppo ma senza distinguere le persone; ciò conferma quanto da lei espresso in merito al rapporto con queste figure, che percepisce in modo un po' critico. Ha invece indicato la pulitrice, figura che è presente in modo meno frequente rispetto alle assistenti domiciliari ma con la quale sente di avere una relazione significativa, tanto da inserirla in un cerchio prossimo al centro. Mentre Carla (figura n. 6) ha inserito il medico (e non nell'istituzione da lui rappresentata) un referente per lei importante.

124 Come si rileva dall'intervista, Zoran fruisce del servizio di affido diurno per i figli in quanto il lavoro lo impegna fino a sera. Le spese del servizio sono sostenute dal SSC.

Le scelte operate dagli intervistati portano a riflettere sul ruolo delle professioni di aiuto ed in particolare dell’assistente sociale. Mettono in evidenza, infatti, come la costruzione di un rapporto con la persona sia estremamente importante nel poter mettere in atto interventi che non siano meramente erogativi. Si può ipotizzare che se per le persone il rapporto con l’assistente sociale fosse stato un rapporto esclusivamente di tipo prestazionale avrebbero potuto indicare il servizio (SSC) o l’ente (il Comune) così come è stato fatto per altri attori sociali (fondazione, ecc.). Ciò induce a riflettere che conta fortemente la 'prossimità' dell'operatore, come la relazione si costruisce e la sua qualità. Costruire un rapporto con la persona comporta gettare le basi di lavoro importante per l’avvio di processi di cambiamento, nonché offre l’opportunità alla persona di poter contare su un sostegno. Tuttavia, affinché questa relazione si esprima come, mutuando Donati (1991, 1998, 2006), una “relazione umana” conta il ‘saper fare’ dell’operatore (la sua professionalità ed il modo in cui viene coniugata), il suo ‘saper essere’ (la sua personalità ed il modo in cui viene estrinsecata e ‘spesa’) ed il modo in cui l’operatore intreccia e declina queste due dimensioni. La relazione con la persona, che costituisce il caposaldo e la caratteristica specifica della professione dell’assistente sociale (Dal Pra Ponticelli, 1984, 1985, 1987; Lerma 1992; Ferrario, F.1996; Giraldo, Riefolo (curr.) 1996; Zini Miodini 1997; Folgheraiter 1998; Gui, L. 1999; Neve, 2000; Campanini, 2002; Prizzon, 2005), è fondamentale per costruire un progetto di intervento personalizzato (specifico per quella persona).

Si presentano, a titolo esemplificativo, tre genogrammi125 relativi alle interviste a Giordano, Maria e Ines.

Come si può evincere dalla rete egoica di Giordano (figura 1) nel settore famiglia-parenti l’intervistato indica la madre (nel cerchio più prossimo) che è la persona che ancora lo aiuta economicamente e la compagna (nel cerchio successivo). Non si entra nell’analisi delle diverse posizioni delle due figure, che non è oggetto del presente lavoro (fa, infatti, riflettere il fatto che l’intervistato abbia indicato prima l'anziana madre che abita in un'altra regione e con la quale non ha frequenti rapporti e, successivamente, la compagna che vive a Trieste) ma si evidenzia che l’intervistato non ha indicato le due figlie e neppure i nipotini, né altri congiunti. Durante l’intervista è emerso che i rapporti con le figlie sono conflittuali e di fatto sono inesistenti. Nel settore dei colleghi di lavoro ha indicato genericamente nell’ultimo cerchio ‘altri’ spiegando

che ha rapporti saltuari con qualche precedente collega (l’intervistato non lavora). Il termine ‘altri’ utilizzato da Giordano esprime una genericità, una mancanza di personalizzazione dei rapporti, una loro superficialità. Ha invece indicato con i loro nomi di battesimo due persone con cui collabora in un’attività concernente le azioni di supporto a persone che subiscono esperienze di ‘malasanità’. Nonostante il rapporto di collaborazione sia frequente posiziona queste due persone in un’area intermedia. Espressioni generiche vengono utilizzate anche per indicare gli amici ed i vicini, con questi ultimi afferma di avere rapporti superficiali e limitati alla buona educazione. Riguardo le amicizie, come da lui sostenuto, pare che il problema di svilupparle sia connesso alla sua condizione economica che non gli consente di frequentare gli amici e di svolgere con loro una serie di attività. Sembra quasi che la costruzione di reti amicali sia connessa più alla capacità di spesa della persona (andare a cena fuori, frequentare locali di divertimento, ecc.) che all'interesse verso l'altro. Il valore dell'amicizia sembra, pertanto, essere per lo più attribuito ad aspetti materiali che relazionali. Nel settore 'operatori dei servizi-volontari' indica l’assistente sociale. È interessante che nel corso dell’intervista differenzia la relazione con il professionista da quella con l’istituzione (il Comune) nei confronti della quale è critico.

La rete egoica di Carla (figura 6) appare essere estremamente scarna. La signora indica nel cerchio più prossimo del settore famiglia-parenti i due figli mentre in quello più lontano, quasi all’esterno, il fratello. Il fratello si trova in comunità terapeutica, nel passato i rapporti erano molto problematiche per il problema della sua tossicodipendenza e, da alcuni anni, le relazioni sono estremamente sporadiche. La collocazione del fratello nella rete egoica sembra indicare un rapporto distante ma non risolto, ancora in qualche misura attivo ed una figura quale quella del fratello che, nonostante l’assenza, in qualche modo è ancora presente e può influire nella vita della signora. Nel settore 'amici-vicini' ha indicato solo un vicino di casa che l’aiuta in lavori di piccola manutenzione dell’appartamento ed in quello dei 'colleghi di lavoro' solo una collega con la quale ha un rapporto più stretto. Nel settore degli 'operatori dei servizi-volontari' ha inserito il medico di base che percepisce come un supporto ed al quale si rivolge nei momenti di difficoltà.

La rete egoica di Ines (figura 12) è, invece, a differenza delle precedenti, punteggiata da snodi per lei importanti. Costituiscono due riferimenti forti il figlio ed anche l’ex marito, con il quale ha mantenuto, nonostante i problemi coniugali, un rapporto positivo e di reciproco aiuto. Altrettanto importanti sono i due soci con cui ha

fondato la cooperativa (gestione di un solarium). Nel settore 'amici-vicini di casa' indica genericamente delle amiche senza dare priorità a nessuna e senza quantificarle, quasi costituissero una presenza ma priva di forte significatività, un po’ alla stregua dei vicini di casa con cui la signora dice di avere dei rapporti di buon vicinato ma non approfonditi. Indica, invece, con cura i soggetti che per lei sono stati importanti e che continuano ad essere un riferimento nel suo progetto di vita (così lo ha chiamato l’intervistata) di fondare l'’attività di impresa. La signora indica l’Ires per il progetto lavorativo, la Fondazione Casali per il sostegno economico. Riguardo il SSC indica l’assistente sociale e non l’ente. Tale figura è percepita dall’intervistata come un riferimento importante nel percorso che ha avviato, un riferimento che non solo le ha offerto un supporto materiale, concreto ma che ha creduto nelle sue competenze e l’ha supportata fortemente nella motivazione ad uscire da una condizione di difficoltà, ad utilizzare le sue abilità per costruirsi un’alternativa di esistenza migliore.

Figura 1 – Rete egoica smarriti

Rete egoica n. 1 - Giordano - gruppo smarriti: L’intervistato indica nelle aree più

prossime al centro due persone con cui condivide un’attività mentre negli ultimi due cerchi (colleghi di lavoro e amici-vicini) indica un gruppo generico. Spiega ciò dicendo che con i vicini i rapporti sono molto superficiali ma anche con gli amici i rapporti sono per lo più legati a delle attività di tempo libero ed in relazione alla sua possibilità economica. Nel settore della famiglia-parenti non indica né le due figlie né i nipotini: con le prime ha rapporti conflittuali e praticamente inesistenti. Nel settore operatori servizi-volontari indica l’assistente sociale in posizione intermedia. È interessante il fatto che l’intervistato distingue l’assistente sociale dal servizio e dall’ente rispetto ai quali è critico per il mancato aiuto ricevuto.

Figura 2 – Rete egoica rassegnati

Rete egoica n. 6 - Carla- gruppo rassegnati: L’intervistata indica nel settore

famiglia-parenti i due figli e li indica quasi in prossimità ad Ego, nel cerchio più lontano, quasi esternamente, il fratello che si trova in comunità terapeutica e con il quale vi erano rapporti molto problematici e che ora non sente da alcuni anni. Indica inoltre una sola collega di lavoro con cui ha un rapporto di amicizia e nel settore amici-vicini di casa un vicino che qualche volta l’aiuta in lavori di piccola manutenzione in casa ma che non ritiene essere una figura di supporto significativa. Nel settore operatori dei servizi-volontari indica solo il medico che per lei rappresenta una figura di riferimento importante.

Figura 3 – Rete egoica tenaci

Rete egoica n. 12 - Ines -gruppo tenaci: L’intervistata indica nel settore

famiglia-parenti, nell’area vicino ad Ego, il figlio e l’ex coniuge; mentre nel settore amici-vicini indica genericamente i vicini di casa con cui ha un rapporto superficiale e segna, come gruppo a se stante, alcune amiche che sente come supporto. Nel settore del lavoro riporta i due soci con cui ha fondato la cooperativa e nessun collega di lavoro precedente, nonostante i diversi anni di lavoro solti. È interessante il fatto che nel settore operatori dei servizi-volontari indica: l’Ires, soggetto che ha promosso il progetto ‘imprenditoria femminile’ che la signora ha seguito; l’assistente sociale che l’ha sostenuta nel suo progetto d’impresa sia assumendosi il costo del pagamento del

corso che erogando dei sussidi economici; la Fondazione Casali che le ha concesso alcune erogazioni assistenziali per il pagamento di bollette. La signora, nel corso dell’intervista, ha precisato che sente questi soggetti come importanti supporti nel suo “progetto di vita”, come lei stessa lo ha definito, volto al cambiamento della propria situazione. Risulta interessante rilevare che le figure che per l’intervistata sono significative sono rappresentate nella loro soggettività: il figlio, l’ex coniuge, i soci, l’assistente sociale con la quale ha costruito il progetto mentre gli altri soggetti sono segnalati in modo indistinto.

Dalle reti egoiche, ed in particolare da quelle sopra presentate, si possono fare ulteriori riflessioni a carattere generale, oltre a quanto già evidenziato. Innanzitutto l’importanza della relazione con l’assistente sociale, operatore che, con la sua professionalità, può costituire per le persone un ancoraggio importante e può, attraverso la costruzione di una relazione proattiva, avviare percorsi di cambiamento nei quali la persona è soggetto protagonista. L’importanza della figura dell’assistente sociale segnala anche quanto sia delicata la dimensione relazionale con la persona che si rivolge al servizio e quanto l’intervento sociale ed il rapporto segnino l’esperienza di vita della persona.

Un’altra osservazione riguarda la figura del medico di base, che può costituire un riferimento significativo per le persone e, quindi, può rappresentare uno snodo strategico nel cogliere le problematiche e nello svolgere, laddove necessario, un’azione