Incendio De Longhi: gestione operativa, in tema di si curezza alimentare, del SIAN del Dipartimento di Pre-
3. Fase di monitoraggio e follow up
Successivamente si è dato avvio alla fase di mo- nitoraggio e follow-up per poter seguire i possibili effet- ti dell’incendio nel tempo. Tale fase vede sempre impe- gnato il SIAN, con gli altri Servizi dipartimentali, come di seguito riportato.
Acqua potabile
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come conseguenza dell’incendio De Longhi costitui- sce ancora oggi, a due anni dall’evento, uno degli aspetti che viene più frequentemente proposto come rischio anche a lungo termine. A tal fine si è inteso raccoglie- re e rendere disponibili alle Autorità e alla popolazione alcune informazioni di base:
1. i pozzi denunciati da cui si approvvigionano direttamente i privati (ma anche enti pubblici ed acquedotti) nella zona ma, più in generale, in tutto il territorio di competenza dell’Az. ULSS9, sono posizionati a diverse profondità, comunque sempre con pescaggi superiori a 15 metri. Le normative regionali consigliano questa profondità a garanzia minima di prote- zione igienica. Si considera infatti che “pescag- gi” di acqua fino a tale quota non diano garan- zia di stabilità nel tempo dei requisiti di potabi- lità in quanto l’acqua, priva di un sufficiente strato filtrante, potrebbe essere modificata ve- locemente nella sua composizione da eventi meteorici, percolamento di inquinanti ecc.. I pescaggi più profondi sono invece spesso pro- tetti da strati argillosi impermeabili che ne con- sentono una stabilità di composizione. Tali strati argillosi incominciano ad essere presenti in modo importante nelle aree adiacenti lo stabi- limento garantendo buona protezione da inqui- nanti superficiali a partire dai 20 metri; 2. proprio in ragione di tali strati argillosi, l’area di
“ricarica” delle falde intorno a Treviso risulta essere più lontana dall’area dell’incendio e precisamente per gli strati delle falde dai 20 ai 50 metri circa sono rifornite prevalentemente dalle acque provenienti da nord (area di ricari- ca del fiume Piave – secondo studi da reti di monitoraggio acque sotterranee di Provincia, ARPAV e Piano Tutela Acque della Regione del Veneto);
3. l’area di ricaduta degli inquinanti liberati dal- l’incendio ha probabilmente interessato anche l’area del Piave (secondo stime fornire dall’Ae- ronautica Militare) seppur con concentrazioni di eventuali inquinanti aerodispersi bassissi- ma in quanto le concentrazioni si abbattono in modo esponenziale con la distanza;
4. le sostanze note liberate dall’incendio hanno scarsa affinità per l’acqua, tendono a disper- dersi maggiormente con le acque superficiali di scorrimento o si legano a composti del ter- reno: è pertanto scarsa la probabilità che quan- tità importanti vadano a contaminare acque più profonde;
5. in altre esperienze di inquinamento ambienta- le, anche a seguito di incendio, per valutare eventuali inquinamenti delle falde sono stati fatte analisi utilizzando gli IPA quali traccianti (indicazioni ISS).
Con l’ARPAV si è comunque concordato di predi- sporre un primo piano di monitoraggio delle acque di falda per superare ogni scetticismo. Sono stati identifi-
cati, mediante l’uso dell’archivio storico del SIAN, 3 pozzi privati ad uso potabile nelle vicinanze dell’incendio, con pescaggio poco profondo (circa 25 metri). Il primo poz- zo è stato individuato a circa 500 metri a Nord-Ovest dello stabilimento; il secondo pozzo è stato individuato presso l’abitazione privata immediatamente e posta a fianco del muro di cinta lato ovest dello stabilimento; il terzo è stato individuato a circa 500 metri a Sud-Est del luogo dell’incendio. È stata considerata anche la dire- zione della falda freatica, individuata con direzione Nord- Ovest/Sud-Est cosicché il pozzo a Nord può conside- rarsi un punto di controllo per eventuali presenze di in- quinanti collettati nella falda considerando che la rica- duta ha interessato un territorio a monte molto più va- sto. Il pozzo laterale costituisce un buon punto di con- trollo per l’immediato monitoraggio di inquinanti prove- nienti dall’interno dello stabilimento a causa di eventuali rotture di serbatoi/vasche contenenti possibili inquinanti tossici. Può essere considerato un’ulteriore spia di pre- senza in falda di ricadute dovute al rogo. Il pozzo a valle, in direzione Sud-Est, oltre ad essere incluso nel secon- do cono di ricaduta, si trova in linea con la direzione della falda freatica e quindi può essere indicatore di even- tuali inquinanti provenienti dallo stabilimento anche cau- sati prima dell’evento.
I parametri indagati sono stati in primo luogo IPA (9 composti, indicatori di eventi incendiari), Bisfenolo
A (materia base per la produzione di vari tipi di materia-
le plastico andato a fuoco), quindi, in seconda battuta, anche solventi organo alogenati (ricercati 8 compo- sti, prodotti normalmente usati in industrie tessili e metalmeccaniche). A corredo di tali controlli sono stati inseriti anche i principali parametri indicatori delle ac- que monitorate e cioè: colore/odore/torbidità, pH, Con- ducibilità, T.O.C., Ammoniaca, Nitrati, Nitriti, Solfati, Cloruri. Si è stabilito infine di eseguire i controlli con cadenza annuale nel periodo all’incirca corrispondente all’evento (aprile-maggio).
Il monitoraggio ha previsto inoltre di considerare quali punti di riferimento storico, essendo sottoposti a monitoraggio periodico un pozzo di alimentazione del- la rete idrica comunale (profondità metri 118) e 4 fonta- ne pubbliche con erogazione autonome pescanti a pro- fondità variabili tra i 22 ed i 70/80 metri posti nel raggio di circa 1 Km dallo stabilimento.
I dati analitici aggiornati a giugno 2009 hanno dato esiti negativi per la ricerca di IPA e Bisfenolo. I compo- sti organo alogenati sono risultati presenti in concen- trazioni oscillanti tra 1,3 e 2,5 ppm/litro per i pozzi pro- fondi entro i 30-35 metri sia a monte che a valle dello stabilimento ed indicano una situazione non influenza- ta dall’incendio e comunque già nota da diverso tem- po. Pozzi più profondi (dai 50 metri ed oltre) non hanno finora evidenziato alcuna interferenza negativa, tanto meno per gli organo-clorurati, segno evidente che le falde sono protette da sufficienti strati d’argilla che evi- tano, almeno localmente, contaminazioni antropiche.
Matrici alimentari
Verso la fine del mese di maggio, sono stati effet- tuati due campioni di orzo e due di ciliegie per valutare
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la presenza di diossine e altri inquinanti risultati tutti al di sotto dei limiti raccomandati, senza variazioni signifi- cative tra campioni raccolti in diverse aree geografiche. Inoltre, su indicazione dell’Istituto Mario Negri, sono state effettuate analisi di zucchine (13 giugno), in grado di accumulare diossine, e di rosmarino (25 mag- gio e 18 luglio), indicatore biologico caratterizzato da ampia superficie e componente resinosa favorenti l’ac- cumulo nel tempo (non per via linfatica) di diossina e IPA. I dati delle risultanze sono risultati sempre al di sotto limiti di riferimento eccetto un campione di ro- smarino che è risultato di poco superiore ai limiti nor- mativi per diossine (non per PCB diossina simili) che, come detto, è utilizzato quale bioindicatore in quanto la modalità d’uso (saltuario e normalmente senza in- gestione) esclude il bioaccumulo.
Il Servizio Veterinario Igiene degli Allevamenti e Produzioni Zootecniche per completare la valutazione a medio e lungo termine ha dato avvio ad un program- ma di monitotaggio del latte bovino. Sulla base dei monitoraggi effettuati in aria e sul cotico erboso dal- l’ARPAV di Treviso nonché sulle verdure (richiesta dal- l’Az.ULSS 9 di Treviso) e dei risultati pubblicati, non sembra siano presenti fattori particolari di rischio per quanto concerne la contaminazione della catena ali- mentare.
Analisi di privati
8 giugno 2007 viene reso noto al DP da privato uno studio su matrici ambientali ed alimentari (cam- pioni del 4 maggio) a 4 km da epicentro. L’analisi con- dotta su biete non rilevava presenza rilevabile di diossi- ne con i metodi utilizzati (tracce nei terreni). La lettura complessiva del DP risultò comunque rassicurante, non trovandosi elementi di scostamento rispetto quanto già analizzato e comunicato. Alcune uova campionate a seguito di segnalazione di un secondo privato (che ave- va prodotto analisi specifiche) appartenenti ad un alle- vamento non industriale in prossimità dell’area De Lon- ghi dimostrarono livelli di contaminazione superiori ai limite di legge, in linea con quanto osservato in analo- ghe situazioni in altre parti d’Italia. Tuttavia, la non rap-
presentatività del campione non consentì di fornire ac- curate interpretazioni di questo fenomeno, né si pote- va considerare di qualche rilevanza per la popolazione generale in relazione al consumo possibile per quanti- tà e frequenza.
Tali risultanze si sono tradotte in un nuovo clamo- re mediatico di difficile contenimento anche a fronte dei dati prodotti e commentati come enti pubblici “su- per partes”.
Conclusioni
Come documentato, l’attività del SIAN è stata tempestiva, ampia, continuata nel tempo, condotta in buona collaborazione intra-dipartimentale, con partico- lare riferimento al SISP, ai Servizi veterinari e allo SPI- SAL. La rete scientifica tessuta con SItI, ISS, Istituto “Mario Negri” e Centro Regionale per l’Epidemiologia Ambientale ha permesso di fondare piani di monitorag- gio ed interpretazioni analitiche su competenze di al- tissimo livello nell’interesse della salute pubblica. La rete ha avuto anche un assetto formale per lo sviluppo di “Linee guida per la gestione di incidenti” in collabo- razione con l’Istituto Superiore di Sanità mediante spe- cifica delibera aziendale.
Molto importante è stato l’impegno di collabora- zione con i media mediante comunicati ufficiali giorna- lieri, interviste radiotelevisive, conferenze stampa, ecc. Negli stessi giorni, il personale si è reso disponibile a rispondere ai quesiti di quanti chiedevano informazioni ai Servizi. I comunicati stampa della Prefettura e le relazioni effettuate dal Direttore Sanitario al Direttore Generale sono state pubblicate, in tempo reale, nella sezione “Notizie” al centro della home page iniziale del sito Aziendale.
Nonostante questo è stato difficilissimo presen- tare il ruolo di terziarietà, di trasparenza ed onestà. Le notizie rassicuranti sono state alcune volte interpreta- te come un modo per coprire responsabilità e rischi alla salute. Ciò conferma la necessità di crescere ulte- riormente nelle capacità di comunicazione e nell’iden- tificazione da parte dei cittadini dei Servizi del DP come veri agenti di “advocacy” della popolazione.
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Sede dell’industria De Longhi
(fonte: Provincia di Treviso)
L’industria De Longhi
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L’incendio - 18.04.2007
Coni di fall out e localizzazione dei campioni di diverse matrici
(fonte: Provincia di Treviso)
Bibliografia
1. Piano di monitoraggio delle diossine e PCB’s negli alimenti prodotti in Veneto
http://www.regione.veneto.it/NR/rdonlyres/7FE016B3-DC45- 41BB-8AF6-9CE619A6D32E/0/MONITOR_DIOX.PDF 2. Relazione tecnica – Aggiornamento della situazione al 18
maggio 2007
http://www.arpa.veneto.it/home2/htm/home.asp
3. Bary Commoner et al. 1996, Dioxins fallout in the great lakes june 2006 http://qcpages.qc.cuny.edu/CBNS/dxnsum. html#fallout
4. Regolamento (CE) 199/2006/CE del 3 febbraio 2006 G.U.C.E. L32/34 del 04.02.2006
5. Raccomandazione (CE) 2004/704 dell’11 ottobre 2004 G.U.C.E.
L321/38 del 22.10.2004
6. Raccomandazione (CE) 2006/794 del 16 novembre 2006 G.U.C.E. L322/24 del 22.11.2006
7. D.M. 23 luglio 2003, G.U. n. 240 del 15 ottobre 2003 8. D.M. 10 gennaio 2007, G.U. n. 96 del 26 aprile 2007 9. Regolamento (CE) 2006/1881 del 19 dicembre 2006 10. Regolamento (CE) 2001/466
11. Raccomandazione (CE) 2006/88 del 6 febbraio 2006 G.U.C.E. L42/26 del 14.02.2006
12. Raccomandazione (COL) 2006/144 dell’11 maggio 2006 G.U.C.E. L366/93 del 21.12.2006
13. Documento di esperti EC SCF/CS/CNTM/PAH/29FINAL del 4 dicembre 2002.
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