APPROCCIO FUNZIONALISTA
DIFFERENZIAZIONE E TIPIZZAZIONE INTERMEDIAR
2. La relazione fra banca e impresa
2.1. I fattori del rapporto banca-impresa
L’analisi dell’incertezza comportamentale richiede un duplice sforzo:
la comprensione dei fattori ambientali che possono influenzare l’interazione fra banca e impresa e i principali effetti che essi esercitano sul risultato della relazione;
la comprensione dei fattori soggettivi e specifici che devono essere con- siderati per esprimere una valutazione del rischio di opportunismo (mo- ral hazard ex-post).
Il rapporto banca-impresa risente, ovviamente, dell’ambiente socio- economico in cui si svolge e della evoluzione storico-culturale che ha caratte- rizzato la storia del sistema bancario e imprenditoriale. Inoltre, le banche e le imprese, oltre a non poter essere isolate dal contesto sociale, non sono isolabili dal contesto competitivo in cui operano. Esse devono essere considerate come “esponenti di un più ampio network competitivo-relazionale che produce effetti sui comportamenti, sulle possibilità di comportamento e sulle valutazioni svol- te dai singoli soggetti (Mattsson, 1987)5. Inoltre, la relazione banca-impresa ri- sulta influenzata dal posizionamento delle singole entità all’interno del proprio network e alle caratteristiche del network esistente. Il rapporto banca-impresa esistente fra banche locali e imprese appartenenti ai distretti industriali rappre- senta un nitido esempio di come la filiera influisca sulla relazione. Infatti, si ca- ratterizza per comportamenti specifici, dovuti alla particolarità del rischio, alla configurazione di ogni impresa come fase di un processo produttivo sovrastan-
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Mattson L.G., 1987, "Management of strategic change in a "Market-as-network" perspec- tive" in Pettigrew A., "The management of strategic change", Blackwell, Oxford.
te, alle necessità valutative, alle asimmetrie informative e ai costi di informa- zione, nonché per l’esistenza di particolari meccanismi reputazionali, molto più rapidi ed efficaci (Baffigi, Pagnini, Quintiliani, 1997)6.
La dimensione delle imprese, l’indice di mortalità, il loro ciclo di vita, la vi- ta media, il portafoglio clienti, il grado di sofisticatezza manageriale, la compo- sizione del soggetto economico, la localizzazione geografica, la loro struttura finanziaria, gli aspetti caratteristici dei settori di appartenenza, le forme legali d’impresa, gli assetti proprietari e tutte le caratteristiche dell’impresa, sono va- riabili che incidono sulla dinamica della relazione creditizia. Si modificano i bisogni, il potere contrattuale, le finalità, gli obiettivi e le aspettative riposte nella relazione creditizia e, soprattutto, si modifica il grado di incertezza com- portamentale relativa al progetto finanziato.
Le medesime osservazioni sono riferibili alle banche, che risentono delle ca- ratteristiche del sistema finanziario, delle politiche seguite dalle autorità credi- tizie, della legislazione esistente, dei modelli istituzionali ed organizzativi dif- fusi, delle possibilità operative concesse, del percorso di sviluppo seguito sia singolarmente che dal sistema.
Tabella 3.1. – I Fattori e gli effetti del rapporto banca-impresa
FATTORI DEL RAPPORTO BANCA- IMPRESA
EFFETTI PRINCIPALI DEL RAPPORTO BANCA-IMPRESA
Intensità concorrenziale del mercato banca- rio
Disponibilità-Razionamento di credito Posizionamento sul mercato della raccolta
ed efficienza bancaria
Orizzonte temporale finanziamenti Il modello organizzativo Il costo del credito
Modelli istituzionali e vigilanza Garanzie e condizioni collaterali Complessità della domanda e la gamma di
prodotti-servizi
Comportamento della banca nelle fasi di crisi
Ruolo del sistema bancario nel sostegno pubblico alle imprese
L’adeguatezza dimensionale della banche Le partecipazioni al capitale delle imprese
L’analisi del ruolo degli elementi comportamentali nelle relazioni fra ban- che e imprese non può non tenere conto di tutti questi elementi. Seguendo, in
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Baffigi A., Pagnini M., Quintiliani F., 1997, "Industrial district and local banks: do the twins ever meet?", Intervento al convegno "La molteplicità dei modelli si sviluppo nell’Italia del Nord", Parma, 6-7 novembre 1997.
questa fase, un approccio più “bancocentrico”, si focalizza l’attenzione sulle caratteristiche e sui fattori rilevanti dei sistemi finanziari e delle banche e sugli effetti del rapporto banca-impresa tradizionalmente indagati (Tabella 3.1). Di seguito si effettua una sintetica rassegna dei principali fattori esogeni che con- tribuiscono a caratterizzare il rapporto banca-impresa.
Intensità concorrenziale del mercato bancario
Come già accennato, la struttura dell’offerta bancaria e la numerosità di banche presenti sul mercato influisce sulla pressione concorrenziale che produ- ce effetti sul grado di commitment e sulla solidità delle relazioni fra banca e impresa (Fisher, 1990). La questione è complessa, le pressioni competitive do- vrebbero aumentare l’importanza attribuita alle relazioni (Previati, 1995) spo- stando la competizione verso variabili di non price e rendendosi più disponibili verso le logiche relazionali (Munari, 1988). Tuttavia, la concorrenza riduce la credibilità del commitment delle imprese, che potrebbero opportunisticamente fare affidamento sulla banca nelle fasi critiche, ottenere i vantaggi e il supporto finanziario nelle situazioni in cui la loro qualità (il rischio) è minore (maggio- re), ottenere un pricing con condizioni di break-even della banca di più lungo periodo e abbandonare la relazione nelle fasi in cui la banca avrebbe dovuto partecipare ai profitti (Hellwig, 1991). Dal lato delle imprese, la concorrenza bancaria rappresenta un’alternativa alla presenza di eccessivo potere contrat- tuale della banca, utilizzato per appropriarsi di quote maggiori di profitti me- diante l’applicazione di condizioni più onerose. La concorrenza può condurre, tuttavia, ad una valutazione superficiale dei benefici della relazione, espressi unicamente dal costo del credito, all’indebolimento delle relazioni a causa del- le politiche concorrenziali aggressive e al verificarsi di fenomeni di subsidiza-
tion incrociata a svantaggio dei vecchi clienti. Inoltre, l’esistenza di fonti in-
formative che riducono le asimmetrie informative orizzontali agevolano le pos- sibilità di cambio di referente bancario per le imprese.
L’effetto concorrenziale e l’aumento della pressione competitiva incidono sia sulle relazioni che sui servizi offerti secondo logiche transazionali e di mer- cato. L’effetto della concorrenza interbancaria e del mercato incide in modo ineguale su tali servizi. La prima reazione delle banche consiste nel rafforza- mento delle relazioni e, in particolare, dei prestiti cosiddetti relationship-driven (Boot-Thakor, 1997). Coerentemente a quanto affermato da Munari (1988) il tentativo di isolare i propri clienti dalla price-competition si gioca sulle rela- zioni e sul valore e la qualità creati. Successivamente, la contenuta capacità di creare valore offrendo servizi aggiuntivi e la contrazione dei margini di contri- buzione a seguito dell’azione concorrenziale, impediscono la difesa e il soste- nimento delle relazioni che, oltre un certo livello di pressione competitiva, ten-
dono a deteriorarsi e ridursi. Un effetto prevedibile è l’effetto della reputazione nel ritardare il deterioramento delle relazioni (Boot-Thakor, 1997). In Italia, l’aumento della concorrenza bancaria ha prodotto una riduzione del potere con- trattuale delle banche (Forestieri, 1992), un peggioramento della qualità di screening delle banche (Giannini, Papi, Prati, 1991) e un indebolimento del po- co solido rapporto banca-impresa.
Posizionamento sul mercato della raccolta ed efficienza bancaria
Le banche risentono anche delle condizioni esistenti sul mercato della rac- colta diretta e sul posizionamento specifico della banca. Yannelle (1989) si chiedeva quale dei mercati precedesse logicamente l’altro per la determinazio- ne della situazione di equilibrio. L’intermediario compete contemporaneamen- te su due mercati: il mercato dei prestiti e il mercato dei depositi; le condizioni che riesce ad ottenere su entrambi i mercati influiscono sul risultato complessi- vo. La relazione banca-impresa risulta esposta alle condizioni esistenti nel mer- cato dei depositi e alla posizione assunta dalla banca in tale mercato. Berlin- Mester (1996) evidenziano come il ricorso ai depositi come mezzo di raccolta prevalente delle banche, permette di attuare politiche di trasferimento di bene- fici dai depositanti ai prenditori nei periodi peggiori del ciclo economico e in direzione contraria nei periodi di espansione, diluendo l’effetto su più periodi sia in termini di disponibilità che, parzialmente, di prezzo. La relazione banca- ria evidenzia una maggiore stabilità rispetto all’andamento del ciclo economi- co, effetto che si traduce in una maggiore continuità del livello dei fondi dispo- nibili ed in una protezione delle imprese dalle conseguenze della politica mo- netaria (Angeloni et al., 1997)7. La relazione viene influenzata, inoltre, dalla struttura di conto economico. Le banche più efficienti sono le banche che rie- scono a costruire una relazione migliore, meno costosa e più efficace. L’inefficienza della banca influisce direttamente, sia sulla capacità di attutire gli shocks esogeni e di mantenere stabili le condizioni, sia sul costo della rela- zione e nella disponibilità del credito8.
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Angeloni, Gaiotti, Ferri, Buttiglione, (1997)
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Il modello organizzativo
Il modello organizzativo della banca influisce sulla relazione con le imprese, creando una duplicazione di ruoli e una molteplicità di referenti. L’adozione di modelli specializzati, sia in senso operativo (commercial e investment bank) sia in senso temporale (breve e medio-lungo termine), o di modelli di banca uni- versale, influiscono sul tipo di relazione che si instaura fra banca e impresa.
Il modello di banca universale aumenta i vantaggi della relazione da un pun- to di vista economico, migliorando la capacità di controllo, l’information reu-
sability e, quindi, le economie di scala e di scopo conseguibili dalla banca. In
un ottica di marketing, risulta più efficace nel soddisfacimento dei bisogni del cliente mediante l’offerta di una gamma più ampia e completa di servizi e pro- dotti finanziari (Corigliano-Cenni, 1996). Ovviamente aumenta la complessità interna e la necessità di acquisire le competenze e la cultura tipiche dei diversi segmenti di operatività, logiche necessarie per poter mantenere inalterata l’efficienza della banca. Con riferimento al segmento imprese, ciò richiede una riorganizzazione della banca in grado di accogliere la differenziazione operati- va e le esigenze di presidio del cliente (Baravelli, 1997).
Modelli istituzionali e vigilanza
L’evoluzione dei modelli istituzionali e, in generale, della politica di vigi- lanza e gli orientamenti seguiti dalle autorità creditizie incidono sulle possibili- tà operative e sulla cultura e sulle competenze delle banche. I processi di de- specializzazione bancaria non hanno terminato la loro influenza storica e ri- chiedono ancora congrui periodi per recuperare lo “svantaggio” prodotto dalla tradizionale molteplicità di referenti imposta rispetto all’unicità e al soddisfa- cimento relazionale di una domanda composita e differenziata quale quella esi- stente in altri sistemi (Demattè, 1997).
Ruolo del sistema bancario nel sostegno pubblico alle imprese
I rapporti fra imprese e intermediari creditizi sono influenzati dalla politica economica e dalle modalità di intervento a favore delle imprese: laddove sono stati gestiti tramite la corresponsabilizzazione delle banche, essi hanno contri- buito a migliorare e a rafforzare l’immagine e la reputazione delle stesse in al- cuni sistemi finanziari. Il ruolo assunto dall’intermediario può variare da mero collettore burocratico per il ricevimento del credito agevolato a partecipante pro-quota del soddisfacimento del fabbisogno finanziario e responsabilizzato del monitoring e della gestione del rapporto di affidamento creato. Gli effetti
prodotti tendono a modificare la percezione del ruolo della banca per l’impresa, producono la riduzione del grado di asimmetria informativa e, allo stesso tem- po, il grado di rischio iniziale associato a tale attività, creando in potenza i pre- supposti per una relazione stabile. Frequente è il caso in cui ciò si esplica nell’ambito di una relazione già esistente, contribuendo a consolidarla ulte- riormente. (Harm, 1992, Quack-Hildebrandt, 1995).
Le partecipazioni al capitale delle imprese
Un aspetto importante che influenza il rapporto fra banche e imprese è costi- tuito dalla possibilità concessa alle banche di detenere partecipazioni in impre- se non finanziarie. La partecipazione al capitale di rischio e, quindi, la diversi- ficazione dell’intervento finanziario contribuiscono a rafforzare le relazioni e a migliorare le informazioni e il commitment reciproco, sostituendo ai contratti impliciti un contratto formale che garantisce la partecipazione ai profitti futuri (Petersen-Rajan, 1995). La partecipazione al capitale presenta alcuni aspetti critici, soprattutto in termini di rischiosità e di efficienza allocativa. Tuttavia, essa ha un impatto positivo sulla relazione e sul consolidamento del rapporto con la banca: oltre alle informazioni, migliorano gli incentivi a controllare l’impresa e migliora la qualità del controllo nella fase intermedia (Biasin, 1998). Questo determina la possibilità di cogliere tempestivamente i segnali di crisi e aumenta la credibilità dell’impegno nelle fasi di discontinuità, che può essere condotto con maggiore efficacia e con minori costi, in virtù della più ampia capacità di influenzare i vertici aziendali9. L’intervento partecipativo, oltre a migliorare la relazione, è facilitato dall’esistenza di un rapporto consoli- dato (Landi, 1997b).
Complessità della domanda e la gamma di prodotti-servizi
La dimensione e la complessità aziendale dei clienti influenza la gamma dei servizi finanziari domandati e il loro contenuto, la maggior parte delle piccole e medie imprese esprime un insieme d’esigenze finanziarie meno diversificate e di non elevata complessità. La dimensione può essere un buon indicatore delle esigenza delle imprese, del fabbisogno finanziario, della cultura finanziaria, della formalizzazione organizzativa di una funzione finanziaria, dei bisogni e dell’approccio al sistema bancario. La dimensione piccola si può associare a imprese giovani oppure ad imprese con poca reputazione e, probabilmente, con scarse possibilità di ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento (Foglia,
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Il duplice ruolo può riduce il conflitto di interessa fra azionisti (upside opportunity) e l’obiettività dell’intervento ma può replicare i conflitti di interesse nei confronti degli altri credi- tori.
1995). Le imprese di maggiori dimensioni possiedono più ampie possibilità di ricorso ai mercati nazionali e internazionali ed hanno meno incentivi a creare una relazione con le banche. La loro capacità di isolare i problemi finanziari, individuandone la soluzione, e di ricorrere agli intermediari secondo logiche transazionali, tendenti a sfruttare in toto la concorrenza fra le banche, per otte- nere servizi finanziari a basso valore aggiunto, è resa evidente dal ricorso al meccanismo dell’asta competitiva per selezionare le banche con cui operare.
Da un punto di vista teorico, le imprese più grandi sarebbero caratterizzate dalla presenza di minori asimmetrie informative rispetto le piccole e medie im- prese. Ciò spiegherebbe la maggiore necessità della piccole imprese di ricorre- re alle banche in modo continuativo piuttosto che allo scambio diretto o con modalità interattive discontinue (Diamond, 1991).
L’adeguatezza dimensionale della banche
La corrispondenza dimensionale non significa simmetria ma adeguatezza delle dimensioni della banca alle esigenze espresse dall’impresa. L’esistenza di relazioni preferenziali e consolidate richiede la capacità della banca di offrire una gamma ampia ma anche profonda di servizi finanziari. Ciò significa che essa deve essere in grado di fare fronte, quantitativamente, alle richieste e alle necessità della gestione delle imprese clienti mantenendo inalterate le proprie condizioni di equilibrio gestionale. Le relazioni esclusive o privilegiate com- portano una maggiore immobilizzazione delle posizioni, dovuta alla minore numerosità delle imprese affidate, alla maggiore consistenza delle singole esposizioni e, soprattutto, alle maggiori difficoltà di rifiuto dell’assistenza fi- nanziaria nelle fasi critiche dell’impresa: crescita e crisi (Edwards-Fisher, 1994). A ciò si aggiunga l’incremento di rischiosità legato alle minori possibili- tà di diversificazione del portafoglio prestiti, nonostante l’effetto positivo lega- to al miglioramento delle informazioni e alla più incisiva azione di controllo (Gatti, 1996)10. Il concetto di adeguatezza dimensionale assume, quindi, un ri- sultato di capacità di raggiungere un trade-off equilibrato fra esigenze di equi- librio interno e capacità di mantenere la flessibilità e le capacità operative ri- chieste dalle logiche relazionali. Il localismo delle banche e le dimensioni con- tenute non costituiscono un fattore critico, anzi rappresentano un punto di forza e di efficacia con cui si relazionano con le piccole e medie imprese (Padoa Schioppa, 1994).
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Gatti, S., 1996, "L’attività di investimento in prestiti e la valutazione delle strategie banca- rie", Banche e Banchieri, n.2