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Il rapporto banca-impresa: i meccanismi di gestione dell’incertezza comportamentale

APPROCCIO FUNZIONALISTA

DIFFERENZIAZIONE E TIPIZZAZIONE INTERMEDIAR

3. Il rapporto banca-impresa: i meccanismi di gestione dell’incertezza comportamentale

SOMMARIO:1. Introduzione. – 2. La relazione fra banca e impresa. – 2.1. I fattori del rapporto banca-impresa. – 2.2. Gli effetti del rapporto banca-impresa. – 3. Commitment, intermediazione finanziaria e moral hazard. – 3.1. Una definizione di commitment. – 3.2. Una valutazione del costo del commitment.– 4. La fiducia: definizione e caratteristiche. – 4.1. Le funzioni della fiducia negli scambi finanziari e nella relazione banca-impresa. – 4.2. Le condizioni della fiducia – 5. La qualità delle informazioni, la fiducia e lo scambio relazionale. – 6. La fiducia, il commitment e il rapporto banca-impresa.

1. Introduzione

La non istantaneità e l’incertezza contrattuale, sui termini e sul valore dello scambio finanziario, sono caratteristiche generali di tutti i tipi di interazione fi- nanziaria. Esse rimangono immutate, sia che si verifichino sul mercato sia che avvengano per il tramite di intermediari o in contropartita con essi. Tuttavia, il finanziamento delle imprese risulta, spesso, protratto nel tempo, ripetuto e fina- lizzato al trasferimento delle risorse finanziarie e alla gestione dei rischi con- nessi.

In questa fattispecie di scambio si evidenziano due caratteristiche estranee al paradigma classico: la rilevanza del soggetto con cui si procede allo scambio1 e la riflessione che le transazioni finanziarie non risultano quasi mai isolate nel tempo. L’introduzione di modelli multiperiodali e l’esistenza di una probabilità positiva di ripetizione dello scambio con il medesimo soggetto nel futuro, foca- lizzano l’attenzione su alcune dimensioni del rapporto banca impresa.

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Caratteristica, peraltro, emersa nel corso della trattazione delle asimmetrie informative e degli intermediari finanziari come produttori di informazione.

All’allungarsi dell’ampiezza temporale, l’incertezza aumenta e con essa l’incompletezza contrattuale, legata alla razionalità limitata dei soggetti e all’eccessiva onerosità della previsione del futuro. Si affermano, quindi, con- tratti meno formalizzati di tipo implicito che riguardano, soprattutto, alcune componenti dello scambio, legate alle aspettative, condivise dai soggetti, del verificarsi di particolari situazioni. I contratti impliciti riescono a flessibilizzare il contenuto dei contratti standard e a rendere più rispondenti e più efficaci i termini del contratto. Il rovescio della medaglia è costituito dalla riduzione di formalizzazione contrattuale e dalla loro minore rilevanza giuridica.

I problemi posti dal crescere della componente implicita degli scambi e dal- la loro estensione temporale sono costituiti dalla necessità di rendere vincolanti o, almeno, credibili gli impegni assunti. Un fattore incentivante al rispetto degli impegni e delle promesse assunti, è stato individuato nella reputazione, soprat- tutto per quanto riguarda le banche In particolare, il fattore importante è costi- tuito dal costo della perdita di reputazione sia nei confronti della controparte attuale, sia, soprattutto, nei confronti dei clienti potenziali e della collettività, che fondano le loro valutazioni sulle informazioni diffuse o, comunque, dispo- nibili.

Sotto il profilo di valutazione dell’incertezza comportamentale e di gestione del rischio di credito, assumono rilevanza le informazioni acquisite nel corso di passate esperienze di scambio, e gli aspetti qualitativi, legati alla dimensione comportamentale dei soggetti coinvolti. Queste dimensioni valutative risultano necessarie per porre in essere contratti impliciti con un ridotto e consapevole rischio di moral hazard ex-post. Allo stesso tempo, esse possono risultare un incentivo verso comportamenti corretti e non opportunistici indotti dalla credi- bilità del maggior valore prodotto dallo scambio e dal costo opportunità della cessazione dello scambio.

In questo senso, si compie un passo in avanti rispetto alla mera dimensione informativa. Le informazioni capitalizzate nel corso della relazione costituisco- no un valido elemento per la valutazione del moral hazard futuro ma devono essere completate dalla verifica dell’esistenza di un certo grado di mutual

commitment che consolidi l’aspettativa che i comportamenti passati siano reite-

rati nel futuro. L’esistenza di un rapporto di scambio a contenuto relazionale fra banca e impresa assicura la valorizzazione di tutti gli aspetti citati e contri- buisce a creare i presupposti per una maggiore reciprocità razionale di compor- tamento. I capitoli precedenti hanno evidenziato come l’esistenza stessa delle banche si fonda sulla capacità: di creare relazioni “sostanziali”, “privilegiate” e di lungo periodo; di acquisire e produrre informazioni complete e affidabili; di sviluppare il commitment necessario per migliorare i risultati e l’efficienza al- locativa, riducendo l’incertezza e, in particolare, il rischio di moral hazard ex- post.

Un risultato della relazione ma, soprattutto, un elemento di valutazione es- senziale della rischiosità di un’impresa è costituito proprio dal commitment, inteso nelle due accezioni di:

commitment minimalista, legato alle promesse effettuate ed inteso come

mera propensione al rispetto degli accordi presi; esso si configura, quindi, come un aspetto della credibilità posseduta dal soggetto, blocca- to “forzosamente” nel processo di scambio e incentivato al rispetto de- gli accordi dal precedente sostenimento di sunk costs, da un elevato li- vello di investimenti specifici e dalla conseguente eccessiva onerosità dell’opzione exit;

commitment incrementale che incorpora, naturalmente, il significato del

primo ma assume un più ampio respiro con riferimento agli incentivi e ai risultati prodotti. Il commitment incrementale riguarda la propensione e l’interesse del soggetto ad andare oltre gli accordi presi al fine di mi- gliorare la performance complessiva dello scambio. La condizione sine

qua non per l’esistenza di commitment rimane la reciprocità e la consa-

pevolezza dell’impegno dei partecipanti allo scambio-finanziamento. Il

commitment, quindi, cessa di essere unicamente legato all’esistenza di

vincoli-incentivi economici, per aggiungere una connotazione più so- ciologica, legata anche a incentivi di tipo etico-morale, all’esistenza di fiducia reciproca e, soprattutto, alla possibilità di creare un maggior va- lore relazionale.

Il rapporto banca-impresa può essere considerato un rapporto di interazione strategica, dove i comportamenti dei soggetti sono condizionati dalle valuta- zioni di convenienza e dalle strutture produttive e di costo ma, soprattutto, dai comportamenti dell’altro partecipante alla relazione, risultando inesorabilmen- te esposti all’incertezza delle decisioni di comportamento altrui. Ciò significa che ogni azione dipende dai comportamenti che ci si attende che la controparte adotti. Un commitment credibile non si sviluppa unicamente per l’esistenza di una lunga serie di scambi precedenti. La durata dello scambio costituisce una condizione per ottenere maggiori informazioni e per verificare direttamente i comportamenti assunti nelle diverse situazioni ma non assicura nulla circa ciò che accadrà in futuro. L’informazione assume un valore statico, quale base di valutazione, e acquisisce una connotazione dinamica, unicamente in termini di effetti reputazionali.

L’effetto reputazionale deve essere considerato solo un costo del mancato

commitment, che contribuisce ad aumentarne la credibilità insieme agli altri co-

sti non recuperabili. I contenuti, solo abbozzati nei contratti impliciti di lunga durata, necessitano di fondamenti più solidi e più completi per essere credibili e supposti verosimili. Ciò che è necessario è la creazione di una forma di “di- pendenza reciproca”, costituita sia da investimenti specifici di risorse, sia dall’esistenza di obiettivi comuni (dipendenza motivazionale) che rendano

conveniente l’assunzione di comportamenti non opportunistici. Le decisioni di comportamento derivano dalla valutazione delle informazioni relative al futuro possedute ma, nella misura in cui esistono ambiti di indeterminatezza e di in- certezza, esse sono completate dalle aspettative soggettive inerenti il compor- tamento futuro dell’altro soggetto. Il che significa dire che poggiano, almeno parzialmente, sul grado di fiducia posseduto nei confronti dell’altro individuo.

La relazione banca-impresa permette di giungere verso gradi di commitment superiori. Essa è in grado di gestire meglio i meccanismi organizzativi e fidu- ciari necessari alla creazione degli incentivi economici e sociali, che assicurano una reciprocità e una credibilità maggiori rispetto ad uno scambio transazionale isolato. L’analisi del commitment è, quindi, completata dalla comprensione del- le condizioni della fiducia, della correlazione esistente fra fiducia e commit-

ment e, quindi, dalla verifica della sua capacità di qualificare il rapporto banca-

impresa.

Alla maggiore o minore esistenza di fiducia, cosi come definita, possono es- sere attribuiti gli effetti che la letteratura associa alla relazione con le banche. Infatti, essa permette di spiegare perché, nonostante la lunga durata del rappor- to, molto spesso non si producono i benefici auspicati. L’esistenza di un rap- porto banca-impresa costruito come sequenza di interazioni e scambi, virtual- mente isolati fra loro, percepiti come unici o difficilmente ripetibili e, comun- que, fondati sull’utilizzo di meccanismi di garanzia collaterali, non sempre rie- sce a creare fiducia e ad assicurare una qualche forma di commitment. L’attesa di intervento della banca nelle fasi critiche dell’impresa, l’adeguamento del fi- nanziamento alle esigenze degli investimenti, i comportamenti migliorativi nei confronti del fabbisogno finanziario, necessitano dell’esistenza della volontà di continuare a lavorare insieme. Tale volontà deve essere sperimentata attraverso l’assunzione di comportamenti coerenti e concludenti, fatto che, spesso, non si verifica nei rapporti con le banche, anche di lunga data.

In questo capitolo, si analizza il rapporto banca-impresa e si verifica la va- lenza che detta relazione possiede ai fini della valutazione e gestione dell’incertezza dello scambio finanziario e, in particolare, del rischio di moral hazard che contribuisce ad incrementare la variabilità del rischio di credito. Il problema affrontato può essere schematizzato nelle seguenti proposizioni:

un rapporto di lungo periodo permette di accumulare una serie di in- formazioni specifiche e generiche, ma richiede l’assunzione graduale di alcuni rischi per poter acquisire informazioni esperenziali più qualifi- canti e di maggiore valore;

la concessione di fiducia e il suo consolidamento trasformano un rap- porto banca-impresa, da serie di scambi finanziari transazionali ripetuti, in una relazione;

la relazione necessità di un mutual commitment che contribuisce a ri- durre i rischi di moral hazard attraverso la riduzione della convenienza

dei comportamenti opportunistici; ciò trova nella fiducia uno dei pre- supposti più importanti della sua credibilità;

 la fiducia necessaria alla creazione di commitment non può essere crea- ta contrattualmente ma può essere ricercata consapevolmente.

L’interazione fra banca e impresa rappresenta una situazione in cui i vantaggi di una prudente apertura alla fiducia possono essere conside- revoli, sia per il minore opportunismo attuale e futuro, sia per gli effetti

positivi di immagine e di reputazione;

la relazione banca impresa migliora la valutazione della dimensione comportamentale che caratterizza l’impresa ai fini della valutazione

dell’incertezza e per la gestione del moral hazard ex-post;

 lo studio delle condizioni della fiducia e del commitment permettono di individuare alcuni comportamenti osservabili quali elementi operativi di valutazione dell’incertezza e dell’opportunismo imprenditoriale.

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