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APPROCCIO FUNZIONALISTA

DIFFERENZIAZIONE E TIPIZZAZIONE INTERMEDIAR

3. Commitment, intermediazione finanziaria e moral hazard

3.2. Una valutazione del costo del commitment

Il costo del commitment ha assunto un valore reale dal momento in cui si è assunto che i contratti completi, costruiti senza costo, non costituivano un mo- do reale di gestire l’incertezza, legata agli stati di natura futuri e al comporta- mento altrui. La situazione di informazione asimmetrica, l’impossibilità di cer- tezza contrattuale e la presenza di non conoscenza e controllo dei fatti e dei comportamenti futuri, ha individuato i costi di commitment nei costi di agenzia e nei costi delle penalità e sanzioni previste. Sono i costi sostenuti per allineare gli interessi divergenti del principal e dell’agent e per incentivare i comporta- menti verso il perseguimento dei medesimi obiettivi.

L’estensione dell’orizzonte temporale, l’abbandono dell’unicità dello scam- bio e il ricorso a contratti impliciti ha posto il problema dell’esistenza del commitment e della sua credibilità. Tutto ciò rimanda al suo costo, quale indice della credibilità delle intenzioni dei soggetti a non deviare dalle promesse e da- gli accordi iniziali, soprattutto se non formalizzati.

Alcuni modelli hanno individuato il costo della credibilità del commitment nella somma dei costi associati alla perdita di reputazione e alla perdita dei fu-

turi benefici e dei costi specifici sostenuti per la costruzione del rapporto di scambio, scontata del guadagno immediato conseguito mediante il mancato ri- spetto dell’accordo.

La definizione del commitment adottata determina l’impossibilità di giunge- re ad un calcolo esatto dei costi del commitment incrementale33, limitando le valutazioni al calcolo dei costi specifici non recuperabili, aumentati da una ra- gionevole stima dei costi-opportunità futuri associati all’interruzione del com- mitment. Esistono due componenti di costo: una legata agli investimenti speci- fici e ai costi non recuperabili, l’altra legata ai costi opportunità generati dal deterioramento del rapporto e dal mancato perseguimento degli obiettivi possi- bili.

La valutazione del costo della credibilità del commitment mediante la valu- tazione dei costi legati agli investimenti specifici non recuperabili che assumo- no la natura di sunk cost rappresenta un approccio parziale. Infatti, un rapporto di scambio continuato nel tempo, sviluppa una certa dipendenza reciproca, le- gata non solo all’esistenza di investimenti specifici ma agli obiettivi sinergici, alla riduzione del loro tenore e alla possibile difficoltà di sostituzione delle ri- sorse, oggetto dello scambio (Tracogna, 1995). A ciò, sebbene di difficile valu- tazione, occorre aggiungere la perdita del surplus relazionale complessivo.

Con riferimento agli investimenti specifici, si individuano tre categorie di specificità: di prodotto, d’impresa e di soggetto (Di Battista, Grillo, 1988). La

specificità di prodotto si riferisce all’esistenza di beni capitali destinabili alla

produzione di uno specifico prodotto e non riconvertibili a produzioni alterna- tive. La specificità d’impresa si riferisce all’esistenza di beni capitali non uti- lizzabili al di fuori dell’impresa d’origine oppure di costi che cessano di avere qualunque utilità per soggetti differenti dall’impresa che li ha sostenuti.La spe-

cificità di soggetto si riferisce a tutti quei costi sostenuti in riferimento al sog-

getto con cui si scambiava, riferiti al complesso intreccio di esigenze, bisogni e rapporti interpersonali che, ovviamente, cessano di avere qualsiasi ragion d’essere al di fuori del rapporto in questione.

La valutazione di tutte le classi di costo non deve avvenire in riferimento a quanto già guadagnato (o contabilmente ammortizzato) quanto piuttosto al gra- do di utilità che esercitano nel presente. Una corretta misura della loro utilità e, quindi, del valore del commitment può essere desunta dal costo necessario per reintegrarli nell’ambito di una differente relazione, a parità di utilità prodotta.

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Il commitment esercita un ruolo importante nella disponibilità a scambiare e la sua credibi- lità possiede grande rilevanza sul risultato finale. Il costo del commitment e della sua credibilità dovrebbe considerare i costi specifici non recuperabili, nel caso di contenuto minimale, e, nell’ipotesi più estesa, il costo della fiducia e del suo valore opportunità (valutato in termini di comportamenti migliorativi del risultato finale raggiunto attraverso l’esistenza di una relazione fiduciaria).

Per le banche, questa valutazione risulta complessa a causa della natura multi- prodotto di una banca e della congiunzione economico-distributiva dei prodot- ti-servizi bancari. Limitando la riflessione ad un rapporto di finanziamento, la sua erogazione presuppone il sostenimento di un costo complessivo dipendente da: il costo delle risorse finanziarie; i costi operativi; i costi di copertura del ri- schio assunto; gli altri costi indiretti e di capitale.

 Il costo delle risorse finanziarie impiegate non rappresenta una classe di costo in grado di esercitare effetti sulla credibilità del commitment, dato che in caso di restituzione si configura al limite un costo opportunità de- rivante dal reinvestimento delle stesse.

 La classe di costo più importante, all’interno di cui si concentrano i co- sti non recuperabili, è rappresentata dai costi operativi. Al suo interno si collocano i costi diretti e i costi indiretti, legati al processo produttivo necessario all’erogazione del prestito. Si ritrovano: i costi di ricerca- promozione-sviluppo di un cliente, i costi del personale, i costi di in- formazione, i costi di analisi, i costi della decisione, i costi di sviluppo e commerciali, i costi di relazione e tutti gli altri costi variabili sostenuti per il monitoring del prestito. In caso di cessione del credito, la recupe- rabilità delle classi di costo citate risulta fortemente dubbia a causa del- la loro natura anticipata e della necessità del soggetto acquirente il cre- dito di verificare l’attendibilità delle informazioni e delle analisi com- piute e della rischiosità attribuitagli. Nell’ipotesi di interruzione del rapporto e di restituzione del prestito, la perdita sarà ancora più consi- stente, essendo completamente nulle le possibilità di recupero. Esiste, inoltre, un effetto aggiuntivo legato alla perdita dell’investimento inizia- le in informazione che avrebbe esercitato il suo effetto nel prosieguo della relazione. Molti dei costi citati, sommersi all’interno della banca, avrebbero costituito il bagaglio esperenziale e informativo su cui si sa- rebbero fondati il giudizio e i comportamenti successivi e che avrebbe ridotto i futuri costi in tal senso

 I costi di copertura si riferiscono al costo necessario per coprire la posi- zione di rischio sia di credito che finanziario, assunta nei confronti del prenditore, tale costo risulta anch’esso non recuperabile.

 Gli altri costi indiretti e di impianto rappresentano una parte marginale nel caso di un rapporto di finanziamento ordinario poiché si può ipotiz- zare l’assenza dell’investimento in capitale fisso specifico o in attrezza- ture dedicate34.

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Si potrebbe ipotizzare al limite la possibilità di acquisti di software o di sistemi hardware a seguito dell’importanza relativa del cliente, ma risulta un caso molto raro e, comunque, comple- tamente recuperabile nell’ipotesi che non crei capacità produttiva in eccesso.

In definitiva, i costi di interruzione di un rapporto di finanziamento esercita- no un effetto rilevante nella misura in cui vengono considerati in termini di uti- lità futura. Molti costi, benché già spesati in conto economico, non cessano di possedere un’utilità positiva successivamente al periodo di competenza ed au- mentano il costo del commitment in relazione alla rilevanza del volume dell’attività posta in essere in contropartita con il soggetto. Un’analisi pretta- mente contabile non riesce a dare evidenza dell’effettivo costo della credibilità del commitment se non si considera la ricorsività degli scambi, aventi il mede- simo contenuto di costo (le informazioni) in riferimento a prodotti con valore differente e protratto. Inoltre, una relazione si manifesta nello scambio di un set di prodotti e servizi, su cui occorrerebbe calcolare l’effetto opportunità. La considerazione di una relazione comporta la valutazione del surplus relazionale difficilmente incapsulabile in voci di costo analitiche. I comportamenti posti in essere, le informazioni raccolte, i numerosi prodotti-servizi offerti, i molteplici punti di osservazione esistenti, la durata temporale, la ripetizione delle intera- zioni assumono un contenuto che oltrepassa il valore economico per esercitare i suoi effetti sulla reputazione e sulla fiducia reciproca. Ogni atto produce un duplice effetto legato alla dimensione economica ma anche alla dimensione etico-sociale. Ciò comporta che, a fronte del medesimo costo e della medesima operazione, si abbia un aspetto tangibile, il ricavo, e un aspetto intangibile che costituisce una riconferma e un rafforzamento delle opinioni esistenti e del

commitment. Contestualmente, ciò produce un aumento dell’utilità attesa e del-

la credibilità del commitment, dovute al maggior valore creato.

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