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APPROCCIO FUNZIONALISTA

DIFFERENZIAZIONE E TIPIZZAZIONE INTERMEDIAR

4. La fiducia: definizione e caratteristiche

La fiducia costituisce un presupposto importante per lo sviluppo di un mu- tual commitment che riesca a qualificare un rapporto di scambio. Il mutual commitment rappresenta, a sua volta, una condizione essenziale per la valuta- zione del moral hazard e per la previsione del rischio di opportunismo. Una de- finizione schematica della fiducia, del suo ruolo e, soprattutto, delle condizioni che ne favoriscono lo sviluppo, rappresenta una necessità teorica, ancorché me- todologica, per la successiva valutazione degli aspetti qualitativi del rischio di credito legati alla dimensione comportamentale delle imprese. Accanto a que- sta esigenza, l’approfondimento di questi aspetti relazionali costituisce una modalità per focalizzare l’attenzione sugli effetti collaterali dei comportamenti gestionali adottati, contribuendo a creare una sorta di sensibilità strategica che, se sviluppata, può divenire patrimonio culturale della banca che completa il

tradizionale approccio finanziario e commerciale che caratterizza il corporate

banking.

Il termine fiducia35 è stato introdotto all’attenzione degli studiosi di econo- mia, già nel 1900 da J. S. Mill che la additava come uno dei fattori esplicativi delle differenze di competitività esistenti fra popolazioni e sistemi produttivi localizzati in differenti aree geografiche. Ad essa attribuiva la medesima im- portanza associata al possesso di risorse naturali, di competenze e conoscenza.

“La fiducia si configura come il grado soggettivo di aspettativa, posseduto ed attribuito da un individuo (trustor), al comportamento futuro non opportu- nistico assunto da un altro soggetto (trustee), rilevante per la decisione attuale e non controllabile temporalmente o in assoluto”. (Gambetta, 1989). Questa

definizione, tuttavia, necessità di ulteriori specificazioni, in assenza delle quali si giungerebbe a definire fiducia qualsiasi previsione del futuro.

In primo luogo la fiducia necessità di una situazione di incertezza. Un gene- rico rischio o l’esistenza di un pericolo non configurano la presenza di fiducia poiché il primo può essere gestito su base frequentista oppure essere diversifi- cato e ridotto, il secondo non offre la possibilità di scelta se subire o meno tale situazione (Luhmann, 1989). La relazione tra presenza di rischio e fiducia pre-

suppone una possibilità di azione e di decisione, il soggetto può scegliere se ri-

porre fiducia oppure astenersi dal farlo, evitando gli svantaggi ma perdendo i possibili vantaggi conseguenti (Lorenz, 1989)36. In questo senso, la fiducia si configura in situazioni in cui la scelta e l’azione, conseguente all’atto di fidu- cia, presuppongono la possibilità di un danno maggiore del vantaggio a cui si

aspira, circostanza che può indurre a pentirsi dell’azione intrapresa e dalla fi-

ducia accordata (Deutsch, 1958)37.

Le aspettative o l’opinione riguardanti il futuro, nella fattispecie il compor- tamento assunto dal soggetto in cui si ripone fiducia, devono avere immediata e

diretta attinenza con la nostra decisione di comportamento. Non si può parlare

di fiducia in situazioni in cui le decisioni future e le azioni intraprese da parte del trustee non abbiano rilevanza per le decisioni attuali del trustor. La fiducia

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Nell’antica Roma il termine fiducia (fides) era utilizzato per indicare l’elemento morale che permea gli accordi sociali. Non esiste un’interpretazione univoca del significato del termine fiducia, a causa dei molteplici usi e degli ambiti profondamente diversi in cui viene usato. Spes- so accade che si determinino incomprensioni sulle condizioni che ne determinano l’esistenza e che generano confusione o mescolanza tra concetti come reputazione, reliance, faith, trust e

confidence. 36

Ovviamente, si parla di rischio connesso a comportamenti umani non ad eventi naturali in cui si configurerebbe la necessità di fede o speranza.

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Va da sé che un danno inferiore al guadagno ambìto rappresenterebbe una scelta razionale e ottimizzante che escluderebbe a priori la necessità e presenza di un qualsiasi sentimento fidu- ciario basandosi su un mero esercizio di calcolo.

è necessaria nelle situazioni di “interazione strategica”, cioè quelle situazioni in cui il comportamento di un soggetto dipende da quello assunto dall’altro parte- cipante allo scambio. Infatti, si impone un certo grado di partecipazione dei soggetti coinvolti. L’impegno, la riflessione e il ruolo attivo del trustor diven-

tano un prerequisito affinché si abbia un affidamento nell’altrui agire con co-

gnizione di causa. Tuttavia, questo comportamento non rappresenta un momen- to di puro calcolo. Williamson (1993) sostiene che ciò sarebbe un controsenso ed equivarrebbe alla negazione della fiducia38. L’impegno del trustor riguarda la valutazione effettuata sulla base della sua esperienza privata e passata, sulla reputazione e sulle altre informazioni per valutare quali comportamenti potrà aspettarsi dal soggetto con cui interagisce39.

Le decisioni più prettamente economiche seguono o integrano il momento fiduciario e, anzi, si arricchiscono della capacità di ridurre la complessità, gra- zie all’eliminazione delle eventualità più remote (Luhmann, 1979). La fiducia permette di ridurre la complessità rendendo più agevole il calcolo. Nessun au- tore afferma l’inutilità del calcolo ma esistono condizioni che ne denunciano la limitatezza, di fronte cui occorrono altri meccanismi quali la fiducia. Luhmann definisce la fiducia complementare al calcolo perché permette di agire con maggiore tempestività, dove l’informazione imperfetta e la razionalità limitata dell’individuo rendono troppo lenta l’azione o rischiano di bloccarla. In questi casi, l’esperienza personale, la conoscenza e la ricorsività delle interazioni permettono di semplificare lo scambio.

La fiducia richiede l’esistenza di un grado sufficiente di libertà d’azione sia

da parte del trustee che del trustor. La possibilità di defezionare dal comporta- mento fiduciario deve essere una possibilità concreta per entrambe le contro- parti; la presenza di comportamenti obbligati elimina l’esistenza di fiducia in quanto traduce la fiducia in dipendenza (oppure calcolo) basata su altre condi- zioni. Affinché la fiducia diventi rilevante nella relazione fra due soggetti, deve esistere sempre la possibilità di comportamento opportunistico e di defezione (Dunn, 1984).

D’altro canto, la presenza illimitata di possibili azioni alternative riduce il

valore della fiducia poiché consente un tale numero di opzioni possibili da far

tendere a zero il valore della fiducia e il legame fra i comportamenti connessi,

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"[...] it is redundant at best and can be misleading to use the term "trust" to describe

commercial exchange for which cost-effective safeguards have been devised in support of more efficient exchange [...]" (Williamson (1993)

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Si potrebbe giungere a dire che la fiducia è necessaria per cogliere i comportamenti e le azioni che derivano dallo "spirito animale" a cui faceva riferimento Keynes quando diceva che le azioni economiche non possono essere considerate come il risultato di calcoli matematici. Keynes J.M., 1973, “Collected writings of John Maynard Keynes”, Vol. VII, Macmillan and Cambridge University Press.

facendo tendere contestualmente a zero il costo del cambiamento di compor- tamento40. Il concetto di fiducia implica, inoltre, la non controllabilità dei

comportamenti rilevanti altrui. La possibilità di controllo sulle azioni possibili

elimina la necessità di fiducia, legata indissolubilmente alla assenza di una ca- pacità di influenza sia temporale che assoluta. Tuttavia, a fronte dell’incertezza, si configura una certa reattività poiché l’assenza della valuta- zione delle alternative conduce ad una situazione di confidence, dove si atten- de, con rassegnazione, l’ineluttabile corso degli eventi41

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La reputazione, come si è visto, è un concetto che ha un tenore differente dai precedenti, coincidente con l’opinione che caratterizza un individuo agli occhi del mondo esterno. Essa rileva ai fini della fiducia in quanto su di essa poggia parte delle valutazioni soggettive e delle aspettative elaborate sul com- portamento atteso di un individuo. La relazione esistente fra reputazione e fidu- cia è di tipo funzionale e personale per cui non è mai possibile assumere o pre- sumere che una buona o cattiva reputation sia sinonimo di meritevolezza o di- gnità di fiducia, cosi come si dovrebbe evitare qualsiasi forma di identificazio- ne fra le stesse.

4.1. Le funzioni della fiducia negli scambi finanziari e nella relazione banca-impresa

Come si evince dalla definizione adottata, la fiducia esercita numerosi effet- ti sui contenuti e sulle modalità di scambio, sia sociale che economico. Arrow (1974) la ha definita un “lubrificante sociale”, un meccanismo in grado di mi- gliorare gli scambi rendendoli più efficienti e, spesso, più efficaci. Ogni transa- zione posta in essere dall’uomo contiene un elemento di fiducia, fattore la cui necessità e intensità crescono all’aumentare della durata e del differimento del- le prestazioni nel tempo. Luhmann (1979) sostiene l’importanza della fiducia, argomentando che senza di essa, seppur poco visibile e in minime dosi, la vita sociale quotidiana sarebbe semplicemente impossibile non potendo fare affi-

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Si ricadrebbe nel caso dell’economia classica dove il mercato perfetto e la concorrenza perfetta rende nullo il bisogno di fiducia negli scambi.

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Appare netto e ben definito il distacco da concetti come faith o reliance, dove esiste uno stato di accettazione privo di dubbi, dove il credere qualcosa perde importanza in virtù dell’esistenza di sentimenti emotivi forti. La fiducia mantiene, un carattere di aspettativa che tollera un certo grado di incertezza e che presuppone una attività di valutazione e un’evidenza oggettiva non conclusiva o esaustiva. Al contrario il concetto di confidence è associato ad una situazione di pericolo cui risultano esposti gli individui. Essi non valutano i possibili corsi di azione relativi alle alternative possibili ma semplicemente confidano.

damento in nulla, dovendo sempre dare luogo a complessi accordi e senza po- tersi formare alcuna aspettativa futura.

L’esistenza della fiducia non è una scoperta recente, il suo studio è, però, sempre stato limitato alla sfera della psicologia e della sociologia. La fiducia è stata considerata un’esternalità, quasi fosse un effetto dell’agire ma senza alcu- na rilevanza e senza alcuna possibilità di considerarla economicamente. In ef- fetti, il suo valore è difficilmente stimabile in termini quantitativi, pur inciden- do sul valore dello scambio e, soprattutto, sui costi e sull’efficacia delle transa- zioni e delle relazioni. La fiducia può essere riferita a singoli individui e ad in- teri sistemi economici o socio-politici42. Il suo ruolo è variegato, esso permette la riduzione dell’incertezza e, in alcuni casi, la stessa esistenza dell’interazione e dello scambio. Tuttavia, la fiducia non è univoca e finalizzata al medesimo aspetto.

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