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LE FATTORIE DIDATTICHE COME MODELLO DI ECONOMIA SOCIALE TRA FORMAZIONE E RELAZIONALITÀ

DI

M

ARIA

C

ONCETTA

M

ANFREDI

Il Consiglio dei Giovani Agricoltori, attraverso un’indagine, ha fornito dei dati inerenti la percezione da par- te dei giovani riguardo l’agricoltura e i prodotti della terra: il 50% dei giovani non sa da dove viene lo zuc- chero, il 75% ignora l’origine del cotone, il 40% collega il pane al grano e alla farina. Nel caso dei ragazzi italiani, quest’ultima percentuale scende al 12%. Inoltre il lavoro dell’agricoltore viene considerato dal 75% dei ragazzi come un lavoro duro, sporco, anche se, di fatto, non sono mai stati in fattoria. Per cui lo scena- rio che emerge da questo quadro è che le nuove generazioni, nate e cresciute in ambiente urbano, ignora- no quali siano le origini degli alimenti, quale sia il ruolo dell’agricoltore, non colgono il legame che unisce am- biente, agricoltura, alimentazione e salute e non hanno il senso fisico della conoscenza, ovvero quell’ap- proccio sensoriale che consente di attuare esperienze concrete con la realtà che ci circonda. Il mondo agrico- lo e rurale può senz’altro svolgere un ruolo di primo piano per colmare questo gap, soprattutto oggi che si sta sviluppando un nuovo modo di intendere l’agricoltura. Basti pensare che i termini di multifunzionalità e diversificazione sono diventati un tema ricorrente: multifunzionalità vuol dire che il settore agricolo può svol- gere diverse funzioni che si possono affiancare a quella tradizionale (produzione di beni per il mercato). Le funzioni che possono essere associate al mondo agricolo riguardano diversi settori: lo sviluppo socio-econo- mico delle aree rurali; la sicurezza alimentare; l’igiene degli alimenti; la riduzione degli impatti negativi sul- l’ambiente e il potenziamento di quelli positivi; l’erogazione di servizi alla persona per attività che riguardano l’educazione, la formazione ed il sostegno ai soggetti dotati di più basso potere contrattuale. Dunque l’agri- coltura multifunzionale non produce solo cibo, ma può offrire servizi di carattere sociale: nell’azienda rura- le possono trovare spazio e benessere i giovani che hanno difficoltà nel trovare un’occupazione e tutte quel- le persone che mostrano un disagio. La multifunzionalità lega, quindi, processi produttivi e risorse umane con la crescente domanda di ruralità della società contemporanea. Le fattorie didattiche sono senz’altro un esem- pio di multifunzionalità, in quanto rendono protagoniste le strutture agricole nelle fasi di formazione, cono- scenza e condivisione rivolta agli studenti e non solo. Esse sono, quindi, dei veri e propri laboratori all’aper- to, delle aule verdi dove è possibile abbinare l’apprendimento teorico a quello pratico, mettendo a confron- to le esperienze dell’agricoltore con la curiosità dei ragazzi e creando una stimolante interazione. Gli obiet- tivi più importanti che si propongono le fattorie didattiche sono:

• valorizzare la relazione città-campagna;

• creare interesse per la scoperta dell’ambiente e dell’attività agricola; • favorire il recupero del valore ambientale e culturale del territorio; • valorizzare l’importante ruolo sociale dell’agricoltura;

• imparare il rispetto per l’ambiente;

• conoscere i ritmi della natura e l’origine dei prodotti alimentari;

• educare ad un consumo consapevole comprendendo la relazione che esiste tra sistemi produttivi, consu- mo alimentare e salvaguardia dell’ambiente;

• diffondere la conoscenza dei percorsi degli alimenti: da quando vengono raccolti a quando arrivano sul- la tavola;

• favorire la valorizzazione della diversità.

Alla base della logica che guida le fattorie didattiche ci sono tre approcci pedagogici fondamentali: • “imparare facendo”: i ragazzi stessi seminano, manipolano, trasportano, in un’esperienza diretta; • contatto con gli esseri viventi (sia animale, sia vegetali);

• incontro tra agricoltori e ragazzi (scambio reciproco di idee ed emozioni);

• le esperienze formative che si svolgono nelle fattorie didattiche uniscono il sapere con il saper fare, at- traverso la partecipazione attiva dei ragazzi, che, a seconda dell’età, vivono esperienze differenti: per i più piccoli c’è un apprendimento più generale, mentre per i ragazzi delle scuole superiori si tratteranno argomenti più specifici.

In Europa si registra un’elevata presenza di fattorie didattiche, che sorgono solitamente in edifici di proprietà pubblica o privata, gestiti da animatori, volontari e associazioni no-profit. I precursori delle fattorie didatti- che sono stati i Paesi scandinavi, che misero in pratica gli ideali propri di un movimento americano, il “Club delle 4 H” (Head, Health, Heart, Hands: testa, salute, cuore e mani), e che perseguono uno sviluppo armo- nico dell’individuo. Nei Paesi Bassi le fattorie didattiche si sono organizzate meglio rispetto ad altri paesi, perché sostenute da una fondazione nazionale, dal Ministero dell’Agricoltura e dal Ministero degli Affari Cul- turali, oltre che da numerosi sponsor il cui fine è quello di favorire lo sviluppo del contatto diretto con ani- mali e piante. Il Regno Unito parte, invece, da una linea diversa: le fattorie didattiche sono nate come solu- zione al recupero di aree abbandonate (discariche, unione di giardini familiari). Per quanto riguarda la Fran- cia, essa presenta un contesto molto avanzato nella sperimentazione delle fattorie didattiche. Le fattorie di- dattiche francesi sono circa 1300, sono diffuse in tutto il territorio, e sono organizzate in 18 reti regionali. Sono, inoltre, sostenute da una Commissione Interministeriale che le indirizza nell’elaborazione del pro- gramma annuale.

Nelle fattorie didattiche si realizzano attività molto varie: corsi di formazione, ippoterapia, ortoterapia, com- postaggio e riciclo di rifiuti, attività ludiche e sportive, centri estivi e doposcuola. Queste strutture ricevono ogni anno milioni di visitatori, e ciò sostiene economicamente e socialmente le aree in cui sono situate, in quanto viene agevolata la coesistenza di persone di differenti età, professione e cultura, favorendo la coesione e lo sviluppo della comunità.

Per quanto riguarda l’Italia, si sta diffondendo l’animazione didattica, in particolare nel Nord Italia, e la do- manda è sicuramente superiore all’offerta. L’Emilia Romagna, dove è stata istituita una rete regionale di fat- torie didattiche, è la regione più avanzata in questo settore. La costituzione della rete avviene in base ad al- cuni parametri, quali la presenza di sistemi produttivi a basso impatto ambientale, rappresentative e diver-

sificate (privilegiata è la presenza di animali), il grado di motivazione degli addetti e una buona capacità comunicativa. Sulla base di questo discorso si è costituito in Emilia Romagna un albo regionale delle fattorie didattiche: le aziende accreditate, che devono possedere determinati requisiti, devono sottoscrivere una Car- ta della Qualità, ovvero degli impegni che le aziende sono tenute a mantenere. Tali aziende posseggono tut- te un logo che uniforma sia la loro struttura organizzativa e amministrativa, sia il programma che svolgono. Il successo dell’esperienza emiliana, coordinata dall’Osservatorio Agroalimentare di Cesena, ha consentito la pubblicazione di una mappa delle fattorie didattiche italiane.

In Calabria il numero di aziende che svolgono attività didattiche multifunzionali è in continua crescita ed è molto sentita anche l’esigenza di un supporto da parte di enti pubblici e privati. L’ARSSA, come ente pubbli- co, si sta occupando da circa 5 anni di organizzare un progetto che preveda dei percorsi di educazione ali- mentare e ambientale per le scuole primarie. In tal modo si sensibilizzano le scuole e si consente ai ragazzi di scoprire l’origine dei cibi. L’attività è suddivisa in due fasi: aspetto teorico (rilevare l’atteggiamento e la cu- riosità dei ragazzi) e aspetto pratico presso le aziende (quelle multifunzionali e quelle potenziali, che si av- viano alla multifunzionalità). Ultimamente è aumentato il numero delle classi che hanno fatto richiesta di par- tecipazione a questi progetti. In questa direzione si muovono anche le associazioni di categoria (ricordiamo il progetto “Campagna Amica” della Coldiretti). Per quanto riguarda le prospettive per la Calabria nel cam- po delle fattorie didattiche, si spera di giungere alla stipulazione di un Protocollo d’Intesa, che abbia come promotore la Regione, e si auspica una maggiore partecipazione di soggetti pubblici e privati, in modo da po- ter costituire anche in Calabria una rete di fattorie didattiche per diffondere la conoscenza del mondo rura- le calabrese.

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