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I MERCATI CONTADINI IN CALABRIA: PROCESSI DI INTEGRAZIONE TRA RETI ALTERNATIVE DI PRODUZIONE E CONSUMO

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Silvia Sivini, nella sua relazione sui Gruppi di Acquisto Solidale si è soffermata sulle alleanze che si stabiliscono tra produttore e consumatore in tali ambiti. La questione delle alleanze tra produttori e consumatori mi per- mette di introdurre il tema dei mercati contadini in Calabria.

Vorrei innanzitutto rilevare l’azione dei contadini sul territorio. Quindi illustrare le caratteristiche dei merca- tini a partire da quello che i contadini concretamente realizzano investendo in risorse relazionali. In partico- lare definendo alleanze con la gente, quindi non con i consumatori, ma con i “cittadini”: gli amici-clienti co- me li definisce Doris Fagin dell’associazione “Fratello sole” di Lamezia Terme.

Vorrei richiamare la nozione di modo di produzione contadino: il riapparire dei contadini si ricollega ad una modalità di resistenza al dominio del mercato globalizzato. Essere contadini significa pensare innanzitutto al- l’esistenza dell’impresa agricola, e quindi riprodurre le risorse produttive autonomamente dal mercato. Come si fa concretamente a realizzare questo processo? (figura 1)

Nel corso della mia analisi ho cercato di interpretare gli elementi che contraddistinguono il modo di produ- zione contadino rifacendomi alla letteratura sullo sviluppo rurale, ed in particolare al lavoro di Deléage e di Van der Ploeg i cui elementi portanti sono: il legame tra processo, produzione e natura; l’importanza del la- voro agricolo; l’elaborazione di pratiche con lo scopo di valorizzare le produzioni agricole: le filiere corte, la diversificazione delle colture, cioè tutto quello che permette un rapporto immediato con il cliente e la valo- rizzazione delle produzioni indipendentemente dalle pressioni in atto nel mercato globalizzato. Ho posto an- che l’attenzione sul forte legame tra pratiche agricole e “cultura”in quanto le pratiche agricole si legano al territorio attraverso una valorizzazione di saperi locali.

L’ultimo punto di questo quadro che riprende le caratteristiche del modo di produzione contadino è la mobi- litazione di risorse, cioè la socializzazione di risorse relazionali, informazioni, scambio di prodotti, secondo lo- giche di scambio avulse dal mercato. La mobilitazione di risorse attraverso la socializzazione consente al- l’impresa agricola di essere indipendente dal mercato in quanto mette in moto dei comuni circuiti di produ- zione e di vendita. Deleage puntualizza che questa operazione costituisce una diversa forma di investimen- to rispetto al modello imprenditoriale teso ad ottimizzare l’impiego delle risorse economiche, in quanto si investe nella socialità. I contadini realizzano un investimento in capitale culturale impegnandosi in azioni che producono situazioni di consenso sociale sul territorio intessendo relazioni fortemente coese, ed inve- stendo in relazioni di reciprocità più estese rispetto ai “cittadini” (clienti o attori impegnati in azioni di eco- nomia solidale) e/o altri agricoltori che contribuiscono a sostenere circuiti di produzione non mercificati. A partire da queste definizioni vorrei rilanciare l’azione dei contadini calabresi sul territorio. Ho seguito in questi mesi la storia del mercato contadino di Nicastro, frazione di Lamezia Terme, realizzata dall’associazione Fratello Sole. Quello che fanno i contadini che convergono all’interno del mercatino è quello di realizzare una duplice forma d’investimento: investimento in capitale sociale e investimento in capitale culturale. I contadini calabresi negli anni ’90 agiscono in un mercato locale dominato dai produttori convenzionali ed in un assetto politico-istituzionale che volge l’attenzione ai processi di modernizzazione in agricoltura. Il pro- blema diventa quindi quello di definire una situazione di nicchia strategica: un sistema di alleanze sul terri- torio che produca situazioni di consenso sociale tali da indurre le istituzioni locali a sostenere azioni di eco- nomia solidale. In che modo agiscono i contadini? Definendosi, ancora prima che produttori, consumatori. As- sumendo quindi la duplice veste di produttore/consumatore, il contadino all’interno del gas realizza un’azione di promozione dal basso. Dichiarano i produttori: “Siamo produttori ma anche consumatori etici; se non con- sumiamo noi stessi prodotti bio (intesi come prodotti agricoli profondamente legati al patrimonio ecologico e non come prodotti certificati)come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?”

I contadini soci di Fratello Sole non si limitano a rifornire il GAS, ma ne diventano i promotori. La nascita del GAS, ma soprattutto la nascita del GAS nella sua veste di associazione culturale assume quelle funzioni di so- lidarietà sociale già illustrate da Silvia Sivini, quindi un gas che punta sul recupero delle specie di colture tra- dizionali; si impegna in un’azione formativa e divulgativa sul consumo e la produzione di prodotti bio ed agroecologici. Pasquale dell’associazione “Fratello Sole” è un esperto sul recupero dei semi di zucca ed or- ganizza in collaborazione con l’amministrazione comunale di Lamezia una manifestazione culturale tesa a

divulgare l’impiego dei semi di alcune specie colturali in via di estinzione che dona visibilità alla presenza dei contadini nel territorio lamentino.

Anche il mercatino bio di Nicastro assume una funzione di investimento in capitale sociale e culturale in quan- to prima ancora che uno spazio economico alternativo a quello convenzionale, assume la veste di spazio di socializzazione. Nel mercatino convergono i contadini, non solo quelli di Lamezia, ma tutti i contadini del territorio regionale: gli amici da sempre che accompagnano la storia del mercatino di Nicastro; piccoli con- tadini; agricoltori biologici certificati che aderiscono alle pratiche di diversificazione colturale; artigiani, pa- nificatori, botteghe equosolidali ed altri attori dell’economia solidale che agiscono all’interno di un processo che comincia a delinearsi passo, dopo passo.

Lo spazio urbano nel centro di Lamezia diventa il luogo fisico nel quale si concentra una rete virtuale di re- lazioni che non risponde ad un ambito territoriale circoscritto. A Lamezia convergono contadini di altri terri- tori (per esempio da Africo in provincia di Reggio Calabria, o dalle zone dell’Alto Tirreno), in tal modo ogni contadino fornisce il proprio supporto alla nascita di nuovi mercatini e di altre storie di economie solidali. Queste reti, composte da nodi che si sostengono reciprocamente, ricercano uno spazio di rappresentatività nel- le istituzioni locali. L’approccio interpersonale verso l’Assessore alle attività produttive del comune di Lame- zia Terme avviene nell’ottica di mantenere un livello orizzontale di partecipazione tra le unità della rete con- tadina calabrese e le istituzioni stesse.

La definizione di “rete rivoluzionaria” di Mance potrebbe aiutare a comprendere meglio la questione. Gli at- tori coinvolti in questa rete allargano territorialmente la propria azione rafforzandosi reciprocamente, con- tribuendo cioè alla nascita di nuovi movimenti, nuovi nodi, nuove pratiche sociali della stessa natura in altre aree territoriali, in quanto condividono comuni obiettivi di economia solidale. L’estensione territoriale impli- ca l’intensificazione della rete stessa anche dal punto di vista delle persone coinvolte. (figura 2)

Un sistema di rete che si auto-riproduce, si estende territorialmente in quanto rimane il più possibile aperto al- la partecipazione e all’ingresso di nuovi nodi, non presenta quindi dei confini precisi e non è escludente se non all’interno di processi di precisa identificazione con gli obiettivi solidali della rete stessa. Le diversità che confluiscono nella rete la arricchiscono, producono delle unioni, ma anche delle separazioni. Come ha scritto Biolghini nel suo libro sulle reti di economia solidale, i momenti di unione e separazione rientrano in un pro- cesso che si auto governa, fanno parte di un cammino spontaneo. Per rendere più concreti questi concetti, vor- rei soffermarmi su chi sono i soggetti che partecipano al mercato contadino di Nicastro. Nel mercatino sono pre- senti produttori che autocertificano le produzioni; piccoli contadini-artigiani che scelgono di lasciare al contat- to diretto con il cliente ogni garanzia sulla naturalità delle produzioni piuttosto che affidarsi all’autocertifica- zione o etichettare i prodotti; e vi sono anche produttori che certificano i metodi di produzione biologici, ma che comunque per scelta ideologica realizzano le pratiche legate al modo di produzione contadino. Quindi la componente che anima il mercatino è eterogenea. Come i contadini tengono assieme le “diversità” che si esprimono nelle pratiche agricole? L’obiettivo primario di fronte a situazioni di squilibrio diventa quel- lo di ritrovare un “nuovo equilibrio sostenibile”. Il processo si realizza nella spontaneità delle relazioni di re- ciprocità che reggono circuiti di produzione non mercificati in quanto la rete contadina non è etero diretta da autorità o regole di controllo esterne. La relazione diretta tra produttore e cliente diventa una garanzia im- mediata sulla naturalità delle produzioni che non rende necessaria l’assunzione di una dimensione soggetti- va omogenea, anche se nel quadro di una pratica autogestita quale potrebbe essere quella dell’autocertifi- cazione.

La responsabilità diretta di ognuno sul modo di produzione diventa una garanzia non solo per il cliente, ma anche per gli altri partecipanti alla rete contadina (Vitale 2007). La reciproca conoscenza garantisce sul con- tadino che ha accesso al mercato e determina i processi di inclusione/esclusione dalle relazioni di reciprocità che reggono le azioni di economia solidale. Si tratta a volte di una conoscenza che si affida all’esperienza del lavoro agricolo e che precede l’origine del mercatino stesso, mentre la partecipazione di “nuovi contadini” al mercatino ha modo di consolidarsi nel susseguirsi di momenti di socializzazione. Le dinamiche di recesso dal- la rete hanno luogo quando le unità che ne fanno parte non si identificano con gli “obiettivi comuni di col- laborazione solidale” che sono quelli di ancorare il processo produttivo al patrimonio ecologico, piuttosto che alle regole del mercato.

Vorrei fare riferimento al decreto del 2007 sulla vendita diretta e i mercatini per condurre una riflessione su quale potrebbe essere l’impatto di un processo di istituzionalizzazione dei mercatini sui processi di autorego- lazione delle reti contadine calabresi. Il decreto ha come obiettivo il finanziamento di cento mercatini in Italia nel 2008. La normativa cita requisiti standard, prevede l’iscrizione ad un albo delle imprese che parteciperanno ai mercatini, elenca alcune indicazioni chiare che bisogna dare alle amministrazioni comunali in merito al ri- lascio di autorizzazioni. Quindi si tratta di un qualcosa di molto definito e uniforme a livello nazionale in quan- to contiene indicazioni che vengono impartite alle amministrazioni comunali chiamate a decidere su chi deve partecipare al mercatino. Quindi anche le modalità di controllo che l’ente deve assumere sulla situazione igie- nico-sanitaria dei partecipanti, e sul fatto se debbano esserci o meno posizioni non certificate. (figura 3)

Figura 3

Quali sono gli interrogativi che pone questa normativa sul ruolo dell’istituzione locale nell’implementare pra- tiche alternative di produzione e di consumo?

Il ruolo dell’istituzione locale nei mercatini in Calabria fino ad ora è stato quello di sostegno dal punto di vi- sta logistico ed in parte promozionale, ma l’organizzazione stessa del mercatino è stata lasciata ai parteci- panti, quindi alla responsabilità stessa di rappresentanti di GAS e di associazioni impegnate in azioni di eco- nomia solidale. I processi di inclusione ed esclusione dalle reti, se si osserva il decreto, sembrano invece es- sere lasciati a logiche di controllo esterne, piuttosto che essere elaborate nel confronto diretto tra le parti. Re- sta il fatto che è in atto una pressione che potrebbe accelerare questi processi che implicano la ricerca di un equilibrio tra la spontaneità delle relazioni di reciprocità che si esprime nei mercatini e regole di controllo esterne. Questo potrebbe forse limitare soprattutto l’aspetto della sperimentazione di pratiche alternative di produzione e di consumo che cominciano adesso a delinearsi in Calabria.