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LE FATTORIE DIDATTICHE NELL’ESPERIENZA DELLA CIA

DI

R

OSA

C

RITELLI

Vi ringrazio per aver invitato la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) a questo importante seminario. Vi racconto prima l’esperienza della CIA nel campo delle fattorie didattiche, poi vi esporrò le proposte operati- ve necessarie per aumentare e migliorare le fattorie didattiche in Calabria. La CIA si occupa da circa 20 an- ni del rapporto tra agricoltura e nuove generazioni. Ci siamo occupati di questo tema anche in un periodo in cui l’agricoltura era rappresentata in modo negativo nella società, a causa di eventi inopportuni9, non attri- buibili agli agricoltori. È proprio in quel momento che la CIA decise di intervenire in questo campo per di- scutere del rapporto tra agricoltura e società. Partendo dalla considerazione che la società nel suo comples- so ha dell’agricoltura, pensammo di affrontare l’argomento rivolgendo alle scuole primarie (elementari e medie) un concorso per capire cosa pensavano le nuove generazioni riguardo l’agricoltura. Parteciparono quasi tutte le scuole della Calabria, e i lavori dei ragazzi confermarono che l’agricoltura veniva considerata un settore retrogrado, povero, responsabile dei disastri ambientali e alimentari. Tuttavia, nello stesso tempo, emergeva un senso di responsabilità dei ragazzi nei confronti dell’agricoltura: se la maggior parte dei disa- stri ambientali e alimentari erano considerati derivanti dall’agricoltura, si rendeva necessario invertire la rotta verso qualcosa di positivo. Da quell’esperienza diretta, la CIA ha formato una rete di fattorie didattiche sotto il marchio “Scuole in fattorie”, cominciando a dialogare con le aziende, per avviare un processo di av- vicinamento dei giovani all’agricoltura. Questo lavoro ha portato alla formazione di un protocollo d’intesa tra la CIA e il Ministero della Pubblica Istruzione. Ci siamo resi conto che in Calabria non bastava creare una re- te di fattorie didattiche, né era sufficiente portare le scuole nelle fattorie, ma c’era bisogno di un soggetto che coordinasse il lavoro già intrapreso da scuole e aziende agricole. Così la CIA crea un progetto pilota chiama- to “Scuola con la CIA”. 5 anni fa abbiamo scelto una scuola pilota con cui iniziare. La conoscenza e l’espe- rienza dei ragazzi nelle fattorie didattiche doveva crescere e affinarsi man mano che i bambini diventavano grandi, così come i programmi curriculari delle scuole. Abbiamo coinvolto in quel momento i bambini della seconda elementare, perché più integrati nell’ambiente scolastico rispetto ai bambini di prima elementare. Abbiamo “adottato” questi bambini dalla seconda elementare fino la terza media quindi, per sette anni. Ab- biamo avviato con loro un dialogo su argomenti concreti, iniziando da due temi semplici ma, allo stesso tem- po, più importanti: i cereali e il valore dell’acqua. Le lezioni teoriche si facevano in aula e poi si proseguiva nelle aziende agricole. Quando ho chiesto ai ragazzi cosa fossero i cereali, le risposte sono state le più in- credibili: Cerealix e Nesquik o palline che si mettono nel latte. Ciò giustificava ancor di più la nostra presen- za nella scuola. Nel corso del secondo anno, abbiamo cercato di approfondire il discorso su i prodotti e le at-

tività tipici della nostra terra: olivicoltura, agrumi, zootecnia, agricoltura biologica, rapporto tra agricoltura e ambiente. Per i ragazzi di prima media l’argomento trattato è l’azienda agricola e l’agricoltore, con tutte le attività connesse: multifunzionalità, fattorie didattiche, agriturismo, la fattoria sociale, etc. Allo stesso tem- po si discute di argomenti trasversali come la globalizzazione, i prodotti OGM, le biotecnologie. In questo modo i ragazzi ricevono informazioni su temi non trattati a scuola, poiché non previsti dai programmi mini- steriali. Ritengo che il rapporto con l’agricoltura meriti di essere affrontato come un vero e proprio argo- mento didattico, proprio perché non un settore centrale, collegato ad altre attività (basti pensare che per praticarla sono necessarie scelte e decisioni attuate in altri campi). Dunque, l’agricoltura non è più solo quel- l’attività che produce beni e servizi, ma è un modo per rivalorizzare il mondo rurale che diventa punto di ri- trovo (come le fattorie sociali). L’esperienza che si trae da questo progetto è che, non solo si trasferiscono ai ragazzi nozioni, informazioni corrette ed esempi concreti, ma anche le famiglie stesse vengono rieducate a questi messaggi per dare continuità al progetto extrascolastico. Portare i ragazzi nelle aziende agricole vuol dire far comprendere loro in quale contesto è inserita questa azienda e per avere informazioni anche sulle particolarità del territorio. Attualmente stiamo lavorando con 300 ragazzi. Ciò di cui maggiormente siamo or- gogliosi è che il progetto avviato dalla CIA non è più extrascolastico, ma attualmente è stato ricompreso fra le materie curriculari, e prevede anche un voto sulla pagella. Siamo partiti da un progetto pilota su agricol- tura, ambiente e territorio e ora è diventato a tutti gli effetti argomento scolastico.

Riguardo le proposte per la Calabria, l’inadempienza e la superficialità con cui si affrontano tali argomenti comporta un ritardo, malgrado le opportunità e le occasioni presenti sul nostro territorio. Le fattorie didatti- che calabresi che adesso aderiscono come soci alla CIA sono 19. Bisognerebbe partire col piede giusto e con un processo graduale. Quando si portano i bambini nelle fattorie didattiche bisogna avviarli verso un’au- tentica educazione alimentare, e ciò vuol dire far capire loro che non esistono solo i cibi preconfezionati, cui sono abituati, ma ci sono tanti cibi da poter gustare in tanti modi diversi. Ritornando alle proposte occorre una normativa ben precisa per organizzare la rete di fattorie didattiche, anche per risolvere problemi quali la ti- pologia di fatturazione relativa alla visita delle scolaresche nelle aziende agricole. Oggi questa viene fattu- rata come attività commerciale. Sarebbe opportuna una normativa ben precisa che consideri la fattoria di- dattica come attività agricola, per tutelare anche la formazione dei soggetti che gestiscono le aziende agri- cole e gli agriturismi. Gli agricoltori che formano i ragazzi devono essere, prima di tutto, formati essi stessi. Pertanto, le proposte che vanno avanzate alla Regione sono quelle di produrre una normativa specifica, sem- plice, che spieghi chiaramente come si colloca l’attività didattica in un’azienda agricola.