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Giornalista professionista, nel corso degli anni si è specializzato in PR, Aff ari Istituzionali e project management per numerosi sport. Ha lavorato come redattore presso Il Mattino di Napoli e successi- vamente ricoperto l’incarico di Head of PR and Insitutional Aff airs di Adidas Italia S.p.A. dal 1999 al 2007, lavorando nel Global PR Team dedicato agli eventi principali, tra i quali i Giochi Olimpici di Atene 2004 e la FIFA World Cup di Germania 2006. Dal 2007 ha consolidato il suo ruolo di Media Manager di Federica Pellegrini, e ha assunto la carica di Media Director del Comitato Giochi del Mediterraneo – Pescara 2009, rivestendone anche la posizione di Observer ai Giochi Olimpici di Pechino 2008. È consulente e do- cente del Master Comunicare lo sport dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

La fi liera. Quali sono i principali attori in campo nel suo merca- to, in termini di tipologie di imprese?

Il campo è molto vasto, a partire dal nuovo soggetto “Sport e Salute” che riferisce direttamente alla Presidenza del Consiglio. Il CONI man- tiene un ruolo centrale per la preparazione olimpica, e possiamo con- siderarlo a tutti gli eff etti un’impresa effi cace, anche per lo straordina- rio lavoro che svolge sugli atleti (progetto Italia Team). Più in generale, i due giganti dell’abbigliamento sportivo – Nike e Adidas – dominano un mercato focalizzato sul footwear (al quale si aggiunge una fettina di apparel), oppure sviluppato sul teamwear, dove la partita si gioca sul rapporto qualità/prezzo e sull’effi cienza della consegna. 

Quali nuove realtà hanno acquisito importanza all’interno della fi liera?

Tutte quelle che producono contenuti e/o piattaforme, inseriti all’interno di una consistente digital transformation. Meglio an- cora se la soluzione produca anche una monetizzazione dei con- tenuti stessi.

Altre realtà sono scomparse o sono più marginali?

Un tempo si diceva che “con l’uffi cio stampa si mangia sempre”. Ora, e mi dispiace molto pensarlo, credo che puntare soltanto su questa commodity segni il destino di realtà strutturate e/o individuali.

In tema di cambiamenti della fi liera, ci sono signifi cative diff e- renze tra il mercato italiano e quello estero?

OTT ancora poco esplorati in Italia, direi.

L’ecosistema delle professioni. Quali sono le principali fi gure professionali all’interno della fi liera?

Profi li senior, formatisi nelle aziende, che hanno imparato a fare co- municazione nel rispetto dell’informazione. Sono due cose diverse.

Quali tra queste professioni hanno subito un cambio radicale?

La frammentazione delle piattaforme ha cambiato totalmente la maniera di aff rontare i communication plan. Consolidare un’espe- rienza sulle audience, ad esempio, è diventato obbligatoriamente complesso.

Quali invece mantengono le proprie caratteristiche?

Funzioni tipo Strategy Planner e Content Strategist, quelle che in buona sostanza hanno una visione d’insieme e la caratteristica di ac- compagnare i processi. Un sogno per molte agenzie PR, che nello sport ambiscono a questa cabina di regia, ma spesso sono schiacciate da senso d’urgenza e criteri generici di misurabilità.

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APPROFONDIMENT

Quali professioni sono scomparse? Quali nuove professioni sono apparse?

Non parlerei tanto di professioni scomparse, quanto di tecno- metamorfosi. Gli autori sono diventati creator, ad esempio. E non possono non lavorare in squadra con un Digital Analyst, un So- cial Media Manager e, ahimè, un Influencer Marketing Manager.

Quali sono i principali eff etti di tali cambiamenti nella fi liera della comunicazione? In termini di?

– Modalità di off erta/ricerca del lavoro

Attitudine sul digitale, in primis. Qualcosa in addizione alle pur

necessarie skills. Estremizzando: hai più chance se sai usare Final Cut che Mailchimp.

– Opportunità lavorative (inserimento in azienda/collabora- zione/attività imprenditoriali)

Cambio di mentalità, parlo proprio di un’espansione mentale che ti porti a considerare che il mestiere del comunicatore abbia con- servato una dose di spontaneità, ma che la creatività è sempre più infl uenzata dall’analisi dei dati e dalla misurabilità. Tutto questo all’interno di un “real time” che, soprattutto in casi di crisis com- munication, può essere avviluppante.

– Nascita di nuove aziende, chiusura o ristrutturazione di altre Mi sembra che nella battaglia in corso su tutti i fronti, dove

addirittura il mondo della pubblicità è sotto attacco da parte del mondo della consulenza, lo sport continui ad essere un ac- celeratore di visibilità il cui unico limite è una certa auto-refe- renzialità. In altre parole, se penso da giornalista (mancato) ai miei tanti colleghi, quanti continuano a proporre idee di co- municazione ai grandi player dello sport, e non propongono il tema “sport” ai grandi player della comunicazione? È il Brand Journalism, bellezza.

– Retribuzione

Da (piccolo) imprenditore, la cui (micro) agenzia paga le tasse in questo paese, la mia risposta sarebbe fi n troppo banale.

 

Le caratteristiche e le qualità dei nuovi professionisti. Che genere di qualità e caratteristiche personali risultano premianti nel nuovo scenario professionale (competenze di natura tecnica, di esperien- za lavorativa, di natura caratteriale)? Se e come si diff erenziano rispetto al passato?

Rispetto al passato, dove le competenze superavano di gran lunga le attitudini, ora noto un certo bilanciamento. Lo penso soprat- tutto per i millennial, forti nel pensiero e indipendenti, che quasi sempre dispongono della cassetta degli attrezzi, ma spesso si ac- corgono che la vita reale pone altri problemi. Tre cose, quindi: curiosità, sana paranoia e voglia di sporcarsi le mani. Più facile se cominci in piccole botteghe di comunicazione, mi lasci aggiun- gere.

Quali sono le 3 competenze che ritiene fondamentali nel suo contesto professionale?

Al netto di tutte le skills tecniche di base, che darei per assodato, non puoi prescindere da una autentica preparazione su un paio di sport, oltre il calcio, e da un tuo valore economico che prescinda dalla pas- sione che metti nel lavoro, che evidentemente ti piace. La considero anche questa, infatti, una competenza. Terzo elemento: immergersi nell’agenda che dettano i media.

Quali sono le priorità in termini di competenze e conoscenze che i circuiti della formazione dovrebbero prevedere?

Casi concreti. Ho un sacro rispetto per i principi by the book, ma credo che ascoltare chi si sia fatto le cicatrici sia illuminante.

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APPROFONDIMENT

Quali sono i plus di un circuito di formazione accademica uni- versitaria rispetto ad altri contesti (CFP, tirocini, learning by doing)?

Il tirocinio è una formula inizialmente valida, produce circolarità e nei casi più virtuosi raggiunge lo scopo fi nale.

 I canali di reclutamento. Quali sono i canali di recruiting princi-

pali nel suo ambito professionale? Quali sono i canali di recluta- mento a cui lei si affi da e perché?

Il mondo accademico, senza alcun dubbio. Non ho alcuna intenzione di banalizzare la formazione scolastica. Detto questo, guardo sem- pre nei profi li dei candidati se in qualche modo compaia un’attività agonistica. Trovo che lo sport aiuti i ragazzi a prendere un impegno con serietà.

 

Il rapporto tra università e mondo delle aziende. In che modo le aziende possono collaborare nella formazione all’interno delle università?

Rimanendo nell’ambito sportivo, credo che i principali asset in Ita- lia siano una miniera pressoché inesauribile di formazione. È cer- tamente complesso sviluppare una soluzione congiunta, però è del tutto evidente che sia così. Faccio un esempio personale: sognavo di fare il cronista e poi in Adidas sono stato catapultato in un mondo fatto di marketing, di prodotti, di retail. Avere una visione d’insieme di tutte queste componenze, che sono leve di comunicazione, apre la testa.

I NUOVI LAVORI.

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