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IL SISTEMA FORMATIVO E L’EVOLUZIONE DELLE PROFESSION

di Serena Fossat

52 Fonte: Elaborazione Studi, statistica e programmazione su dati Registro Imprese.

2.4 IL SISTEMA FORMATIVO E L’EVOLUZIONE DELLE PROFESSION

Le università si confermano come contesto principale nel quale si formano le professionalità che attengono al comparto della comunicazione. In particolare, le facoltà di scienze della comunicazione, design, lettere e fi losofi a, eco- nomia, marketing e scienze politiche costituiscono i bacini da cui le imprese attingono i profi li da inserire all’interno mondo del lavoro. Inoltre, le facoltà scientifi che, nello speci- fi co statistica e matematica, hanno acquisito un’importanza rilevante negli ultimi anni. Difatti, il Big Data Management e Analytics rappresenta sempre più un’area altamente stra- tegica in ambito aziendale, in cui si ricercano i profi li più richiesti dalle imprese.

I master rappresentano, agli occhi degli intervistati, un ulte- riore elemento di valorizzazione, in quanto offrono un’offerta formativa concreta, in grado di formare fi gure professionali specifi che. I master difatti sono svolti in partnership tra uni- versità e aziende, coinvolgendo professionisti del settore nella realizzazione del percorso formativo e garantendo una formazione incentrata sulle competenze operative richieste dal mondo del lavoro.

Il circuito di formazione universitaria presenta diversi plus ri- spetto ad altri contesti, quali tirocini o approcci di “learning by doing”. Da un lato, i percorsi di laurea triennale e spe- cialistica consentono agli studenti di acquisire basi teoriche solide e consolidate, un know how relativo ai fondamenti di comunicazione e marketing che costituisce un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro. Dall’altro, le università stimolano gli studenti a una costante ricerca dell’eccellen- za, allo sviluppo di un’attitudine orientata al miglioramento e alla crescita attraverso, ad esempio, la partecipazione a project work, in cui gli studenti hanno la possibilità di met- tersi in gioco, accettare sfi de, superare ostacoli e acquisire competenze.

I circuiti formativi di riferimento per le aziende si collocano pre- valentemente a livello locale, con diverse eccezioni. Questo perché le imprese possono non essere dotate di una struttu- ra interna adeguata in grado di sviluppare e seguire percorsi strutturati all’estero (soprattutto in relazione all’attivazione di stage) oppure perché il business si sviluppa esclusivamente a livello locale. Al contrario, le multinazionali che hanno un net- work esteso di relazioni con consulenti internazionali, appaiono più propense ad attingere da circuiti formativi internazionali. In altri casi, si incentivano dei momenti di formazione all’estero, sotto forma di partecipazione a eventi e seminari professionali.

2.5 IL RAPPORTO TRA UNIVERSITÀ E MONDO DELLE AZIENDE

La sinergia tra aziende e università appare fondamentale all’interno di uno scenario professionale in costante evolu- zione. Dal punto di vista degli intervistati, è necessario che le due realtà si pongano in una logica di continuità e com- plementarietà e non più di scostamento, superando la con-

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cezione per cui il mondo universitario e il mondo del lavoro siano tra loro scollegati – una prospettiva che si è tradotta in passato in un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Sono diverse le forme di collaborazione attivate, volte a formare gli studenti e migliorarne le future prospettive di lavoro.

La forma di interazione più diffusa consiste nella partecipa- zione attiva delle aziende alle attività didattiche: le imprese mettono sempre più a disposizione le proprie risorse, espe- rienze e competenze attraverso testimonianze e case hi- story aziendali in occasione di lezioni in aula, project work ed esercitazioni, che le vedono coinvolte nel lancio del brief, nell’assegnazione dei compiti ed eventualmente nel- la fase di valutazione fi nale. Questi momenti di formazione consentono agli studenti non solo di entrare in contatto con realtà di rilievo durante il loro percorso di studi, ma soprat- tutto di mettere in pratica i contenuti teorici acquisiti duran- te le lezioni in aula. In questo senso, il coinvolgimento delle imprese rappresenta un valore aggiunto, in quanto consen- te di arricchire e integrare la didattica con una dimensione più pragmatica e operativa, conferendole maggiore concre- tezza. La simulazione di progetti con un committente reale può rappresentare inoltre un’occasione di recruiting per le aziende stesse, in quanto permette di osservare gli studen- ti al lavoro, individuare e selezionare i talenti e inserirli in azienda attraverso degli stage.

Il mondo degli stage, infatti, è un ulteriore punto di contatto tra imprese e atenei. Da un lato, gli stage curriculari consen- tono agli studenti di completare il loro percorso di formazio- ne universitaria, comprendere le dinamiche del mondo del lavoro e il funzionamento di un’impresa, mettere a terra le

conoscenze teoriche acquisite duranti gli studi e sviluppare specifi che competenze professionali. Dall’altro, lo stage rap- presenta un valore aggiunto per le aziende che aderiscono a questi programmi, in termini di innesto di entusiasmo, fre- schezza di nuovi stimoli, idee e contaminazione all’interno della vita aziendale.

Come azienda, possiamo fornire una formazione interessan- te agli studenti, conferendo concretezza ai loro studi univer- sitari. Le università, attraverso gli stage, apportano freschez- za, nuovi stimoli ed idee, predisposizione al nuovo in settori dove c’è un eccesso di tradizione.

Paola Frugiuele – L’Eco della Stampa

Secondo gli intervistati, permangono delle criticità nella rela- zione tra mondo accademico e mondo delle imprese, seppur di importanza minore rispetto ai vantaggi appena esposti. Un primo aspetto riguarda il ritardo nell’aggiornamento dei corsi accademici rispetto alla rapida evoluzione delle fi lie- re della comunicazione. Dal punto di vista delle aziende, gli atenei appaiono in diffi coltà nel comprendere i cambiamenti introdotti dall’avvento del digitale e il conseguente stravolgi- mento dei modelli di business. Ad esempio, si richiede una maggiore contaminazione dei percorsi che offrono forma- zione specialistica nelle aree di comunicazione e marketing con nozioni relative a Big Data e Social Analytics, alla lettura, analisi e interpretazione dei dati a supporto dei processi co- municativi e di marketing, in quanto le aziende hanno matu- rato consapevolezza sul valore dei big data e lo ritengono un aspetto di primaria importanza. Un secondo aspetto riguar- da il distacco dalla realtà e dalla quotidianità: il fascino nei confronti del mondo della comunicazione si dissolve quando

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la teoria incontra la “banalità” del quotidiano. Occorre che i due mondi – quello della formazione e quello imprenditoriale – viaggino in parallelo, a livello orizzontale: è necessario che l’università abbia visione di quanto avviene all’interno delle aziende, che non produca delle astrazioni o modelli teorici e descrittivi distanti dalla realtà e dalla concreta applicazione nella quotidianità. Infi ne, si rileva un andamento a differenti velocità: alcune rigidità presenti in università appaiono in- compatibili con la fl essibilità richiesta dalle aziende. L’acca- demia presenta delle dinamiche interne e delle tempistiche differenti rispetto ai ritmi di lavoro aziendali.

Queste indicazioni appaiono utili nell’elaborare nuove forme di dialogo e collaborazione, nonchè percorsi in grado di ri- spondere in modo effi cace alle richieste del mercato del lavo- ro e aumentare l’occupabilità dei giovani laureati.

IL FUTURO

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