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Forme e modalità di partecipazione politica

3.5 La distanza come (non) partecipazione politica

3.5.2 Forme e modalità di partecipazione politica

Se finora abbiamo cercato di capire chi è più vicino e chi è più lontano dalla politica, ovvero chi partecipa di più e chi partecipa di meno ai suoi processi, rimane fondamentale capire se esistono degli stili di partecipazione politica differenziati per le diverse fasce sociali della popolazione, e in tal caso quali modalità dell’azione partecipativa sono più usate dai gruppi “centrali” della società e quali invece sono utilizzate maggiormente dai gruppi periferici. Queste informazioni potrebbero dirci in che modo i diversi segmenti della società concorrono a mantenere o mutare le distanze esistenti rispetto allo spazio della politica e, per suo tramite, rispetto allo spazio sociale nel suo insieme.

istituzionali. La partecipazione ad associazioni volontarie inoltre, può generare fiducia e cooperazione e permettere quindi agli individui di maturare quelle competenze e quegli atteggiamenti che contrastano le tendenze all’atomizzazione e alla frammentazione sociale (2000).

61 Il possibile carattere sostitutivo della partecipazione associativa, ad esempio, è stato evidenziato in Italia da Garelli (1996) e Donati (1997) .

A questo scopo, ci sembra utile presentare alcune coppie concettuali che ci permettono di distinguere diverse forme di partecipazione politica.

Nell’ampia definizione che adottiamo, infatti, rientrano sia le forme della partecipazione diretta che quelle della partecipazione indiretta, sia gli aspetti della partecipazione invisibile (o latente) sia quelli della partecipazione visibile (o manifesta), e, all’interno di quest’ultima, sia il repertorio di azioni convenzionali che quello di azioni non-convenzionali. Altrettanto utile, inoltre, è la distinzione tra partecipazione espressiva e partecipazione strumentale.

Ma vediamo attorno a cosa ruotano queste coppie concettuali, iniziando proprio da quest’ultima, la quale pone l’accento sul senso dell’azione politica e sulle sue finalità. La partecipazione espressiva considera il prendere parte ai processi politici come un fine in sé, indipendente dagli obiettivi concreti che si possono raggiungere per suo tramite. La sua funzione fondamentale è la manifestazione di un’ identità e di un’ appartenenza e la ricerca di riconoscimento. La partecipazione strumentale riguarda, invece, il coinvolgimento dei cittadini nel sistema politico finalizzato alla protezione e al perseguimento di interessi individuali o alla realizzazione di determinati obiettivi, siano essi ideali o materiali. Da sottolineare è che la valenza strumentale e quella simbolico-espressiva non si escludono vicendevolmente ma generalmente si combinano, in proporzioni variabili, in ogni atto partecipativo. È pur vero, tuttavia, che un aumento della componente strumentale non bilanciato da un incremento della componente espressiva e simbolica, produrrebbe un coinvolgimento politico in grado di generare al massimo consenso ma non legittimazione diffusa ed identificante del sistema politico, il che comporterebbe il prevalere di forme ambivalenti di distanza dalla politica.

Dietro la distinzione tra partecipazione diretta ed indiretta si trova quella ancora più generale tra democrazia deliberativa e democrazia rappresentativa. Senza entrare nel merito di un dibattito tanto ampio quanto antico, riprendiamo solamente un’osservazione di Sartori (1976, cit. in Raniolo, 2002) in base alla quale la partecipazione diretta richiama l’esercizio di un “potere governante”, ossia il coinvolgimento diretto e senza intermediazioni nelle varie istanze politiche, secondo un principio di co-decisone (Cotta, 1979), laddove la partecipazione indiretta si riferisce non ad un “potere governante” ma ad un “potere di influenzamento” o un “potere di pressione”. Da un punto di vista storico, tutti i regimi democratici di massa sono sostanzialmente rappresentativi e fondati su meccanismi elettivi e di rappresentanza, tali per cui sono i rappresentanti eletti ad avere, attraverso la delega degli elettori, il potere di assumere decisioni vincolanti per tutti i cittadini. Ciò nonostante, la democrazia rappresentativa è talvolta (e oggi in maniera più diffusa) integrata da forme di partecipazione popolare diretta. Le tendenze deliberative, cioè, spingono verso un coinvolgimento partecipativo – universalistico se chiama in

causa tutti i cittadini, pluralistico se ad essere consultati sono i gruppi che articolano la società civile – nei processi decisionali politico-amministrativi.

La distinzione tra partecipazione manifesta e partecipazione latente (Pasquino, 1997; Raniolo, 2002), o partecipazione visibile e partecipazione invisibile (Barbagli, Maccelli, 1985), ha a che fare con i due modi principali di prender parte alla vita politica. La partecipazione manifesta è quella che si traduce in comportamenti esteriori, in azioni concrete di influenza e selezione (o sostituzione) dei detentori del potere; la partecipazione latente, invece, riguarda la dimensione soggettiva e il coinvolgimento psicologico dei cittadini nell’universo della politica. Più spesso la distinzione operata è quella tra comportamenti politici e atteggiamenti politici. L’importanza dei fattori psicologici e soggettivi che la teoria della distanza sociale ha messo in luce ci spinge a dedicare uno spazio specifico agli aspetti che riguardano gli atteggiamenti politici. Per il momento, teniamo da parte questa riflessione e proseguiamo con la descrizione dei principali tipi di partecipazione politica.

All’interno della partecipazione manifesta molti autori – soprattutto a partire dalla seconda ondata di studi sulla partecipazione politica (Millefiorini, 2002) –hanno ritenuto necessario distinguere repertori d’azione convenzionali e non convenzionali. Tale distinzione si fonda sulla combinazione di due criteri: la legalità dei comportamenti, cioè la loro conformità alle norme giuridiche vigenti, e la loro legittimità, cioè la misura in cui essi vengono approvati dalla popolazione (Barnes e Kaase, 1979, cit. in Barbagli, Maccelli, 1985). Questi criteri, tuttavia, non sempre appaiono puntuali ed adeguati, ovvero esistono nelle realtà indagate, già variegate al loro interno, aree di notevole ambiguità sia rispetto alla legalità – con azioni non esplicitamente disciplinate o vietate dalla legge62 - sia rispetto alla legittimità – con un elemento di discrasia tra valutazioni giuridiche e sentire diffuso nella collettività, ma soprattutto con la tendenza al mutamento del fenomeno partecipativo e dell’accettabilità sociale di alcuni comportamenti. C’è inoltre da rilevare l’assenza di una mutua esclusività tra azioni convenzionali e non convenzionali, il che significa che non è detto che gli stessi cittadini che utilizzano azioni del primo tipo non attingano contemporaneamente al repertorio di azioni del secondo tipo.

Di fronte a tali osservazioni, ciò che è possibile affermare con certezza è che tutte le forme di partecipazione non convenzionale hanno in comune il mettere in atto un’azione di protesta, individuale o collettiva, “che implica la manifestazione di uno stato di insoddisfazione, disapprovazione o opposizione diretta ad influenzare le decisioni delle autorità pubbliche” (Raniolo, 2002, p. 158).

62 Morlino (1992) superando la dicotomia legale/illegale articola la distinzione in: azioni legali, alegali,

Tab. 3.2 Forme convenzionali e nuove di partecipazione politica

FORME CONVENZIONALI DI PARTECIPAZIONE POLITICA

(Milbrath, 1965)

NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONE (Dalton, 1988)

12. Esporsi a sollecitazioni politiche

13. Votare

14. Avviare una discussione politica

15. Cercare di convincere un altro a votare in

un certo modo

16. Portare un distintivo politico

17. Avere contatti con un funzionario o con un

dirigente politico

18. Versare offerte in denaro ad un partito o a

un candidato

19. Assistere a un comizio o ad una

assemblea politica

20. Contribuire ad una campagna politica

21. Diventare membro attivo di un partito

politico

22. Partecipare a riunioni in cui si prendono

decisioni politiche

23. Sollecitare contributi in denaro per cause

politiche

24. Candidarsi a una carica elettiva

25. Occupare cariche politiche o di partito

8. Scrivere ad un giornale

9. Aderire ad un boicottaggio

10. Autoridurre tasse o affitto

11. Occupare edifici

12. Bloccare il traffico

13. Firmare una petizione

14. Fare un sit-in

15. Partecipare ad uno sciopero selvaggio

16. Prendere parte a manifestazioni pacifiche

17. Danneggiare la proprietà

18. Usare violenza contro le persone

Fonte: Cotta, Della Porta, Morlino, 2001, nostra rielaborazione

Nel vasto panorama di tipologie e tassonomie che hanno tentato di illustrare le forme manifeste della partecipazione politica evidenziamo l’elaborazione proposta da Pizzorno (2001), il quale, sulla base dei diversi modi di coinvolgimento nell’attività politica, distingue tra: 1) “partecipazione civile”, che si realizza attraverso attività associative, di gruppi indipendenti, comitati di quartiere, ecc.; 2) “partecipazione partitica”, mossa da solidarietà ideologica o volta a far carriera politica; 3) “partecipazione istituzionale”, propria di chi occupa posizioni istituzionali per professione; 4) “partecipazione coperta”, propria di chi occupa posizioni di potere economico, burocratico militare, religioso, criminale, ecc. che mira ad influenzare la direzione delle decisioni politiche in proprio favore.

A partire delle categorie più significative elaborate fino a questo momento, e dai recenti sviluppi del fenomeno partecipativo – il quale introduce modalità innovative che hanno a che fare soprattutto con l’utilizzo dei media – alcuni studiosi, che si sono occupati di indagare le dimensioni del rapporto tra distanza sociale e partecipazione politica all’interno della ricerca nazionale sulla distanza sociale nelle aree urbane italiane, hanno proposto un’ulteriore classificazione che riassume i principali aspetti della partecipazione politica (in Italia) in quattro modelli (tab. 3.3): 1) la “partecipazione tradizionale”, in cui rientrano tutte le attività collegate ai partiti politici; 2) la “partecipazione associativa”, fondata sull’adesione e sul coinvolgimento alle

attività di associazioni (di categoria, di tutela degli interessi, sociali, culturali, ecc.); 3) la “partecipazione legata all’informazione”, fondata sull’attitudine a tenersi informati sulle principali questioni politiche; 4) la “partecipazione sporadica”, in cui rientrano attività di tipo politico che consentono agli individui di non impegnarsi in percorsi partecipativi che richiedono continuità (Costabile e Licursi, 2007).

Tab. 3.3 Modelli di partecipazione in Italia

Partecipazione tradizionale

essere candidati a una carica elettiva rivestire incarichi dentro a un partito fare attività per un partito politico

sostenere la campagna elettorale di un politico iscriversi a un partito politico

sostegno economico a partito o movimento politico partecipare a manifestazione politica

Partecipazione associativa

partecipare attivamente a un'associazione o movimento fare volontariato

essere iscritto a un sindacato

partecipare giornata di sciopero indetta dai sindacati

Partecipazione legata all'informazione

tenersi informato su questioni politiche partecipare come uditore consiglio comunale partecipare a un forum politico su internet

Partecipazione sporadica

firmare per referendum esporre bandiera della pace

Fonte: Costabile, Licursi, (2007)

In ognuno di questi modelli si possono registrare delle intensità di partecipazione differenti che possono integrarsi o sovrapporsi seguendo logiche diverse; così la distanza dalla politica può misurarsi seguendo gradazioni plurime che tengono conto non solo della mancanza reale di comportamenti attuati – la quale può dipendere, per esempio, da impossibilità contingenti o dalla mancanza strutturale di alcune risorse necessarie alla partecipazione – ma anche dell’indisponibilità e del rifiuto convinto dei cittadini a mettere in atto talune azioni partecipative. Quest’ultimo caso lascerebbe intendere l’esistenza di vere e proprie strategie di distanziamento agito, che mirano ad escludere dal proprio vissuto quotidiano uno o più tipi di relazioni che hanno a che vedere con la politica ed i suoi rappresentanti.

Fig. 3.1 Cittadini e stili di partecipazione (Barnes et.al 1979)

Inattivi

Al massimo si informano o firmano una petizione

Conformisti

Possono impegnarsi in forme convenzionali di partecipazione

Attivisti

Ampliano al massimmo il repertorio della partecipazione fino ad includere

forme non legali di protesta

Riformisti

Partecipano in modo convenzionale fino ad abbracciare alcune forme

legali di protesta

Contestatori

Adoperano tutte le forme non convenzionali ma rifiutano quelle convenzionali