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La distanza soggettiva e psicologica dalla politica

3.5 La distanza come (non) partecipazione politica

3.5.4 La distanza soggettiva e psicologica dalla politica

Ormai generalmente riconosciuto all’interno delle scienze sociali è l’assunto per cui l’agire sociale non è completamente determinato da fattori esterni e costrittivi ma è guidato anche dagli orientamenti soggettivi, dall’intenzionalità dell’attore e dalla sua libertà di scelta.64 Nella definizione della distanza dalla politica, quindi, intervengono non solo elementi formali e strutturali, ma anche elementi soggettivi e psicologici che vanno ad influenzare la misura e le modalità di distanziamento o avvicinamento alla politica, ovvero i comportamenti partecipativi65. Con riferimento agli aspetti psicologici, negli studi sulla partecipazione politica è ormai universalmente riconosciuta la distinzione tra partecipazione manifesta (o visibile) e partecipazione latente (o invisibile). Come abbiamo già anticipato, con il primo termine si fa riferimento a comportamenti concreti messi in atto dagli attori sociali e politici. Il secondo termine si riferisce, invece, agli atteggiamenti politici, ossia alle propensioni psicologiche che esprimono l’esistenza o meno di un interesse verso questioni che attengono alla politica. È all’approfondimento di questo tema che dedicheremo l’attenzione in questo paragrafo.

Gli atteggiamenti mentali operano come variabili intermedie in catene di eventi che possono o meno condurre a dei comportamenti esteriori. In linea di massima, la traduzione in azione degli orientamenti psicologici del cittadino avviene secondo uno schema a tre livelli del tipo A-P-R (ambiente, predisposizioni, risposte; Van Deth, 1995), dove l’ “ambiente” rappresenta la fonte

64 All’interno delle scienze sociali, lo strutturalismo olistico attribuisce il carattere di variabile indipendente a fattori strutturali esterni all’individuo: sarebbero questi a determinare il comportamento di ciascun individuo in ogni situazione sociale. Sul fronte opposto le teorie dell’azione e dell’individualismo metodologico attribuiscono più peso a fattori soggettivi, sostenendo che i singoli individui e i gruppi sono attori auto-interessati che mettono in atto strategie di comportamento per raggiungere i propri fini. 65 Il carattere psicologico della distanza nella sfera politica emerge diffusamente dagli studi che adottano il paradigma centro/periferia. Scrive Urwin: “la distanza [tra centro e periferia] può essere psicologica, oltre che fisica, e può così ingenerare sentimenti di dipendenza verso quei luoghi/gruppi che diffondono i valori e le norme dominanti della società, e viceversa sentimenti di superiorità tra coloro che vivono al centro” (1992, p. 708). Anche per Shils (1980) la distanza tra centro e periferia ha una dimensione psicologica. Infatti, oltre che dal grado di comunità di cultura e di credenza, dalla partecipazione nell’influenza, dai possessi, dai modelli di vita e dalla collocazione nello spazio – aspetti, questi, più di carattere strutturale – per Shils le distanze sono determinate, dai sentimenti, dalle immagini di affinità e di stima della periferia rispetto al centro. I mutamenti che si rilevano nelle relazioni tra queste due parti della società sono, allora, la conseguenza dei mutamenti che avvengono sia nella sfera materiale che in quella psicologica di centro e periferia. Ciò significa che non solo le variazioni nell’accesso o nel controllo delle risorse di potere producono un mutamento delle distanze ma anche i mutamenti degli atteggiamenti psicologici, ovvero il grado di insoddisfazione avvertita da centro o periferia, riguardo alla distanza esistente.

degli stimoli (influenze sociali, struttura economica, sistema di valori, assetti istituzionali – sistema di rappresentanza degli interessi, sistema partitico, sistema dei media – di un determinato contesto sociale e politico), le “predisposizioni” sono gli atteggiamenti soggettivi (motivazioni, credenze, opinioni individuali e collettive) che filtrano l’azione, e le “risposte” sono i comportamenti manifesti risultanti da un sistema dinamico di canalizzazione dell’azione. Naturalmente le relazioni nello schema non operano in maniera meccanica, cioè in modo univoco e deterministico, ma consentono una molteplicità di retroazioni, rendendo la rappresentazione esposta solo probabilistica e condizionale (Raniolo, 2002).

Ma soffermiamoci ancora sugli atteggiamenti politici che costituiscono gli aspetti latenti della partecipazione politica.

Presupposto necessario della partecipazione invisibile e, allo stesso tempo, sua conseguenza è l’informazione politica. Presupposto perché non è possibile seguire quanto avviene nel mondo politico senza aver raggiunto una certa soglia di informazioni; conseguenza perché è interessandosi alla politica, anche partecipando in maniera invisibile, che si acquisiscono nuove informazioni sugli attori e sulle istituzioni politiche (Barbagli, Maccelli, 1985). L’acquisizione, la selezione, la codifica e l’organizzazione delle informazioni e delle conoscenze politiche rappresenta il nucleo di quel processo cognitivo che è alla base della formazione degli atteggiamenti politici. Le informazioni politiche alle quali ciascuno di noi accede sono in numero molto inferiore rispetto a quelle realmente esistenti. Questo perché avvengono molteplici processi di selezione, alcuni indipendenti e altri dipendenti dal soggetto. Si opera una selezione, ad esempio, attraverso i media e tutti coloro che sono deputati a diffondere le informazioni politiche e che nel farlo filtrano e interpretano i dati della realtà; l’esposizione involontaria, cioè non dipendente dal soggetto, nell’ambiente familiare, scolastico o lavorativo; l’esposizione volontaria del soggetto, operata, ad esempio, attraverso la scelta delle cerchie di amici che si frequentano, o di giornali e canali televisivi che si seguono; la salienza delle informazioni, ossia quegli aspetti e quei contenuti che catturano l’attenzione del soggetto. Nel processo cognitivo di ciascun individuo, la salienza delle informazioni, che guida la codifica e l’organizzazione delle stesse, si basa fondamentalmente sulla “recenza”, cioè il precedente uso del concetto, la “frequenza” con la quale tale concetto è stato attivato in precedenza, e gli “obiettivi” che il soggetto persegue nel momento in cui effettua la codifica. “Tutti e tre i fattori citati, recenza, frequenza e obiettivi, condizionano l’accessibilità dei concetti, quindi la probabilità che in un momento dato l’attenzione del soggetto si rivolga a certe informazioni piuttosto che ad altre, nonché la possibilità che queste informazioni vengano interpretate in un modo piuttosto che in un altro” (Catellani, 1997, p. 31). Questo è vero per la codifica di qualsiasi informazione. Nell’ambito politico, poi, le informazioni

elaborate sono essenzialmente quelle che riguardano gli uomini e i partiti politici da un lato, e i temi politici dall’altro. Gli studi richiamati da Catellani mostrano come le informazioni di cui si tiene più spesso conto nella formazione del giudizio su un uomo politico possono essere ricondotte alle percezioni su tre categorie: appartenenza partitica; posizione su temi politici; caratteristiche personali o tratti. Rispetto alla percezione dei temi politici, invece, i risultati delle ricerche esistenti inducono a concludere che i temi importanti a livello personale sono anche quelli che catturano maggiormente l’attenzione del soggetto, sebbene pure in questo caso contino molto la recenza e la frequenza di attivazione del concetto, o gli obiettivi perseguiti.

Se la cognizione sostanzia e condiziona il giudizio su uomini e temi politici, essa non è la sola componente che influenza la formazione degli atteggiamenti politici. La ricerca sugli atteggiamenti vanta una lunga tradizione in psicologia sociale66 e non è indifferente agli studi sociologici e politologici (Almond e Powell, 1970; Martinotti, 1966). Secondo molti studiosi, gli atteggiamenti (politici) sono costituiti da tre componenti, anche definiti “orientamenti”: a) la componente cognitiva, cioè un insieme di cognizioni più o meno esatte su oggetti e credenze politiche (beliefs); b) la componente affettiva, cioè le emozioni, i sentimenti di attaccamento, impegno, rifiuto, e simili verso oggetti politici; c) la componente comportamentale, ossia le esperienze che il soggetto ha avuto o intende avere in futuro rispetto ad oggetti, attori e avvenimenti politici. Il legame che queste tre componenti hanno con gli atteggiamenti politici è bi- direzionale, il che vuol dire che esse influenzano gli atteggiamenti risultandone a loro volta influenzate. Non è detto poi, che alla base di un atteggiamento vi siano sempre tutte e tre le componenti, così come non è sempre detto che le tre componenti siano coerenti tra loro.

Interessante, da un punto di vista operativo, è il tentativo di Martinotti (1966), di tradurre i tre orientamenti individuali alla base della partecipazione politica latente in altrettanti indicatori utili per la ricerca sul campo, rispettivamente: un indice di informazione politica, di interesse politico e di sfiducia politica (Raniolo, 2002). Di particolare importanza appare, infine, la nozione di “efficacia politica” con la quale si intende riferirsi a quella sensazione che l’azione politica individuale abbia o possa avere un impatto sul processo politico. Alcuni studi hanno distinto due diverse dimensioni all’interno di questo concetto: l’efficacia interna e quella esterna. L’efficacia interna indica la percezione che l’individuo ha di essere in grado di capire cosa avviene nel mondo politico e di avere gli strumenti necessari per partecipare alla vita politica. L’efficacia esterna, invece, si riferisce all’immagine che una persona ha non delle sue capacità ma delle istituzioni politiche, ovvero manca senso di efficacia esterna se i cittadini sono convinti che istituzioni e leaders politici non recepiscono i loro bisogni e le loro richieste e che quindi l’intero

processo politico non sia influenzabile. Quando il senso di efficacia dei cittadini è molto basso, le condizioni per una partecipazione politica attiva si riduce. Il cittadino quindi si allontana dalla politica, oppure vi si avvicina solo in maniera selettiva, strumentale e strategica.