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(1909)

La passione pel cinematografo prende ogni giorno maggior sviluppo e nell’azio- ne cinematografica rivive una vecchia forma d’arte che ebbe grande splendore nelle epoche antiche: la pantomima. Nelle sale oscure, fra la gente che si as- siepa davanti al fantastico, elettrizzante svolgersi delle “pellicole”, l’antica arte del gesto ha trovato il suo tempio e la sua nuova sua fortuna.

– Ma è forse per questa ragione, è per tale riabilitazione della mimica com- piuta dal cinematografo, che i sordomuti, questi essere mimici per eccellenza, amano tanto gli spettacoli cinematografici?

- No senza dubbio. Ben altri e più importanti elementi – insieme e al di fuori della mimica – entrano quale costitutivi del piacere estetico provato dai sor- domuti dinanzi a tali spettacoli. È il movimento, la vita, il colore, la verità o la perfetta verosimiglianza che caratterizzano quegli spettacoli; sono le scene or tragiche or comiche (non importa se storiche o fantastiche); sono le infinite bellezze naturali ed artistiche; sono le curiosità d’ogni genere quali vengono offerte dalla riproduzione della vita moderna sì varia e sì intensa; è l’insieme di tutte queste cose che potentemente attraggono e incatenano l’attenzione dei sordomuti – come del resto quella dei fanciulli e dei giovinetti udenti – da- vanti alle rappresentazioni cinematografiche.

E fu senza dubbio per merito di questo straordinario e mirabile suo potere suggestivo, veramente fascinatore della psiche infantile, che il cinematografo incontrò ben presto il favore degli insegnanti e dei pedagogisti e potè fare il suo trionfale ingresso nella scuola accoltovi come prezioso sussidio didattico e come efficacissimo mezzo educativo1.

Sentiamo il parere di un insigne pedagogista sui vantaggi del cinemato- grafo nella scuola:

Lo svolgersi dei grandi avvenimenti storici di qualunque tempo e di qualunque paese – diceva recentemente Nicola Fornelli, professore di pedagogia all’Università di Napoli – attira l’attenzione dei ragazzi e

1 Nel fascicolo del 16 ottobre 1908 della «Nuova Antologia» si legga a p. 632 come i

primi esperimenti di applicazione del metodo delle proiezioni all’insegnamento furono compiuti nel Comune di Milano nel 1896 e che già nel 1907 a 27.213 alunni erano state presentate 7467 vedute.

imprime nella loro anima plastica un’orma mille volte più durevole di quella che può la parola. La fatica dell’apprendere diventa leggerissi- ma e lo studio acquista tutte le caratteristiche dello svago. Ho detto la storia, ma forse la geografia non può giovarsi del cinematografo? Come dare l’immagine del mare a ragazzi che vivono in montagna e l’idea del monte a ragazzi che vivono in pianura? Con la parola e con le incisioni non ci si arriva... Portate quelle immagini nella scuola e voi avrete fatto la gioia dei ragazzi e voi avrete insegnato in breve ora quello che dopo molto stento la scolaresca non avrebbe imparato mai bene né dalla vostra voce, né dai libri2.

E l’illustre professore continua dicendo che anche la storia naturale trova nel cinematografo lo specchio più fedele del suo vastissimo mondo di essere e di viventi. Dice che la riproduzione in classe di scene le quali siano vivaci illustrazioni di esempi di coraggio, di sacrifizio, di virtù e limpida esposizione delle nefaste conseguenze dell’ozio, delle passioni e del vizio possono dare oc- casione ad alti insegnamenti morali. Insomma, per il professore napoletano il cinematografo è uno strumento di attrazione e di ricreazione, è anzi il più valido mezzo didattico finora escogitato per rendere alla scolaresca facile, accessibile, e piacevole, il sapere3.

Per questi motivi l’articolo pubblicato recentemente sui Blätter für Taub- stummenbildung e riassunto dall’Effeta4 ci ha fatto veramente piacere e ci

congratuliamo col collega prof. I. Kindlmann per aver tanto bene illustrato i vantaggi che dall’introduzione del cinematografo potrebbe ritrarre anche

2 Michele Mastropaolo, Un’intervista con Nicola Fornelli, «Lux», 3, 1909, pp. 6-7.

Brano incluso in questa antologia.

3 Vedi nella rivista napoletana mensile «Lux» ([II, 3], febbraio 1909) l’intervista ac-

cordata al maestro M. [Michele] Mastropaolo dal prof. Fornelli. Nello stesso fascicolo trovasi pure il resoconto del Congresso tecnico scolastico che ebbe luogo in Berlino nei giorni 28 e 29 dicembre u.s. Al congresso assistettero in gran numero i maestri di tutte le categorie di scuole delle città di Germania. Il rettore Lemke (Storkom) dettò le seguenti tesi per l’esame: 1. Si consideri la film dal lato artistico e dal lato istrut- tivo; 2. Gli schiarimenti delle rappresentazione da parte del maestro; 3. Il maestro in persona deve spiegare la film ai giovinetti; 4. L’educazione della gioventù si deve ispirare a criteri di indipendenza. 5. Alla coltura coopera grandemente il cinematogra- fo. Quindi il rettore Lemke spiegò egli stesso con proiezioni animate l’industria del latte e della terracotta. Dopo l’inaugurazione del Congresso fatta dal Lemke, il dott. Gelfert discusse della cinematografia nell’insegnamento mostrando la lacuna che con esso si viene a colmare ed esponendo quali films sono più adatte nell’insegnamento, rilevando le opportunità della fondazione di una casa centrale di films, dicendo come si possa facilitare alle scuola l’impiego del cinematografo e quale dovrebbe essere la cooperazione dei maestri alla produzione cinematografica. Si nominò quindi una commissione di maestri e si costituì una Unione di riforma cinematografica con un organo “Scuola e tecnica”.

4 [I. Kindlmann, Il cinematografo applicato all’insegnamento, «Effetà», 5, febbraio 1909,

nella scuola dei sordomuti specialmente nell’insegnamento della pronunzia, della lingua, della geografia, della storia e della religione. Tutti i veri amanti del progresso delle nostre scuole dovrebbero far buon viso a questa novità che renderà meno arduo e faticoso il nostro compito di educatori; anzi, scommetto che la novità sarà certo assai più volentieri accolta ed apprezzata di quanto non lo sia l’altra del gabinetto di pedagogia sperimentale con tutti i suoi nu- merosi e lucidi strumenti di misurazione somatica e psichica, dalla precisio- ne... tutt’altro che matematica e dall’utilità... ancora molto problematica.

Se non che il mio entusiasmo per il cinematografo non è senza limiti; anzi, non è senza qualche preoccupazione, giacché la sua introduzione nella scuola non mi sembra priva di inconvenienti e di pericoli per l’insegnamento; e se da una parte riconosco ben volentieri i diversi e indiscutibili vantaggi che il cinematografo può arrecare all’istruzione in generale e a quella dei sordo- muti in modo tutto speciale, dall’altra non so allontanare il dubbio che esso possa per altre considerazioni nuocere all’insegnamento suscitando vane il- lusioni e frustrando molte legittime speranze.

Agli educatori, ai quali specialmente mi rivolgo, è superfluo il ricordare che, perché gli allievi approfittino veramente dell’immenso e svariatissimo ma- teriale ottico quale verrebbe loro presentato in classe attraverso la vertiginosa fuga delle films dalle centinaia e centinaia di metri di lunghezza, è necessario che gli allievi stessi siano non soltanto pronti a vedere, ma debbano esser posti in condizione di potere e di sapere soprattutto osservare. È principio psicolo- gico, e perciò pedagogico, universalmente ammesso che le cose viste, ma non osservate, si imprimono nella mente con poca chiarezza e l’immagine loro è poco duratura. La grande conquista della scuola moderna consistente appunto nell’insegnamento oggettivo, nella visione immediata delle cose, nella intuizione loro, verrebbe quindi a scomparire nelle proiezioni cinematografiche. La senten- za oraziana intorno alla debole efficacia delle cose udite, in confronto delle cose vedute, potrebbe benissimo applicarsi anche alla stesse cose vedute, quando lo siano in tali condizioni: Segnius irritant animos demissa per aures, Quam quae sunt oculis subjecta fidelibus5. E invero, il rapido e incessante succedersi delle

cose vedute nel cinematografo le assomiglia troppo alle cose udite; a quelle, cioè, che il poeta teme non possano essere accolte e fissate nell’animo perché la sen- sazione loro è troppo rapida e fugace.

Gli allievi potrebbero certamente essere attenti; ma la loro attenzione sa- rebbe paragonabile all’acqua di un fiume che scorre; l’attenzione scorrerebbe e fluirebbe continuamente, passando da un oggetto all’altro, da una scena all’altra, non arrestandosi mai un instante, neppure là ove le qualità sensibili più forti produrrebbero le più forti impressioni rispondendo alle speciali esi- genze della psiche infantile. Sarebbe quindi un’attenzione tutta involontaria, epperò una continua dispersione di energie; mentre occorrerebbe disciplina- re tutto quel cumulo di energie provocate o ridestate, fissando l’attenzione e l’osservazione sopra dati punti e arrestandovela allo scopo di trarre un vero

e proprio profitto da tutto quello strano, farraginoso e fugace materiale... ot- tico.

Queste considerazioni, che pei colleghi di insegnamento non abbisogna- no di ulteriore sviluppo, non mirano ad altro se non a porre in guardia gli eterni ingenui e gli entusiasti di professione contro le sorprese e le delusioni di un filoneismo ad oltranza.

V’ha però, nella stess’arte delle proiezioni luminose per la scuola, un va- sto ramo di produzioni, le quali, anteriori di molto al cinematografo ed ora as- sai perfezionate, meritano tutta la nostra attenzione e godono incondizionata la nostra fiducia e simpatia. Voglio dire le proiezioni fisse.

Com’è noto le vedute cinematografiche sono quelle nelle quali le figure e le scene ci si presentano animate, cioè, riprodotte coi loro movimenti dal vero e che danno perciò l’illusione della realtà e della vita. Le proiezioni fisse invece mo- strano l’immagine di un oggetto, di un animale, di una pianta, di un quadro, di un edificio, di un panorama – quale ci è data da una fotografia o da una stampa e simili – per mezzo di una positiva stampata su vetro (diapositiva) e quell’im- magine, che può essere in nero od a colori e spesso assai ingrandita, si proietta su di uno schermo mediante una lanterna magica perfezionata.

La diversità dell’effetto ottico fra le proiezioni animate e le fisse è grande poiché mentre col cinematografo lo spettatore assiste allo svolgersi ininterrot- to della scena fino all’esaurimento della pellicola impressionata da centinaia e migliaia di pose istantanee (il cui rapido succedersi dà appunto l’impressione del movimento per il noto fenomeno della permanenza delle immagini nella retina) invece nelle proiezioni fisse le vedute si presentano a posa prolungata fin che si vuole e si possono trattenere per molto tempo davanti agli occhi, lasciando agli scolari la possibilità di fissarle bene nella memoria e permet- tendo all’insegnante di accompagnare la veduta con opportune spiegazioni6.

Ora, se ci si domanda quale dei due metodi sia da preferirsi nell’insegna- mento, la risposta non può essere dubbia dopo quanto s’è detto sopra intorno all’attenzione e all’osservazione necessaria ai fini scolastici. Il cinematografo nella scuola dei sordomuti, se si eccettuano i casi nei quali sono necessari il movimento e la vita (come nell’insegnamento dei verbi di moto) non sarebbe nel- la nostra scuola che un puro divertimento e male si presterebbe nell’istruzione vera e propria, e ciò per i motivi psicologici e pedagogici sopra illustrati.

Vi sono inoltre motivi d’ordine tecnico e pratico che si oppongono, oggi almeno, all’adozione del cinematografo.

Non parliamo di quelle scuole le quali, prima che al cinematografo, dovreb-

6 Perché nessuno si meravigli che io parli di «spiegazione fatta durante le proiezioni

dall’insegnante ai sordomuti» quasi dimenticassi che coi sordomuti non è possibile la conversazione in quegli ambienti oscuri ove di solito si fanno le proiezioni dirò che una recente utilissima invenzione, quella dello schermo alveolare Ganzini, permette di ottenere le proiezioni in piena luce, ossia in ambienti perfettamente illuminati tan- to a luce artificiale che solare. Questa invenzione, mentre assicurerà una ancor più larga diffusione di tale simpatico mezzo di istruzione in ogni scuola, lo farà anche grandemente accetto nella scuola speciale dei sordomuti.

bero pensare ad accordar un po’ più di luce, di aria, di sole alle oscure e umide aule: un po’ di riscaldamento per l’inverno, qualche libro o quaderno in più agli allievi e qualche goccia d’acqua di meno nell’inchiostro; ma anche quelle scuo- le che potrebbero permettersi una certa larghezza di suppellettile scolastica7

devono riflettere che l’adozione del cinematografo richiede: a) l’uso quasi esclu- sivo della luce elettrica che non dappertutto si può avere; b) un operatore assi pratico per evitare gli inconvenienti e anche i pericoli che accompagnano tali riproduzioni; c) una non lieve spesa di impianto per l’acquisto di una macchina cinematografica; d) una seria difficoltà nel procurarsi i films di soggetto adatto, perché, essendo di alto valore anche quelli di indole tutt’altro che didattica lo sarebbero ancora più quelli di natura affatto scolastica.

Di fonte a tutte queste ragioni pratiche che sconsigliano il cinematografo ve ne sono altre che militano invece in favore delle proiezioni fisse come: a) la possi- bilità di usare altre fonti luminose in mancanza della luce elettrica; b) una sen- sibile economia nell’acquisto della macchina per proiezioni che si può avere per poche diecine di lire; c) facilità di funzionamento senza bisogno di un operatore speciale; d) grande abbondanza di materiale didattico, trovandosi in commercio già pronte una quantità di diapositive in nero [sic] ed a colori a prezzo mite.

Le proiezioni fisse verranno, dunque, anche nelle nostre scuole con la loro grandiosità, colla vivacità dei loro colori, colla perfetta verosimiglianza dei sogget- ti a sostituire gli antichi cartelloni sdrusciti [sic] dall’uso, le stampe e le fotografie ingiallite dal tempo, e gli stessi libri più recenti, ricchi di incisioni, con le loro serie di racconti muti. Le proiezioni fisse resteranno nelle scuole quale prezioso sussidio didattico e pedagogico fino a tanto che i progressi della tecnica non con- sentiranno anche l’introduzione di cinematografi scolastici i quali armonizzino e compendino in sè i vantaggi dei due sistemi di proiezione: fissa e animata.

E così il cinematografo inventato (altri dicono perfezionato) dal Marey quale mezzo di indagine scientifica8 – dopo di aver attraversato un lungo pe-

riodo di applicazioni ricreative – ritornerà per altra via al sapere per il quale fu creato e gioverà immensamente all’istruzione e alla educazione delle nuove generazioni in genere e, in modo tutto speciale, all’istruzione e all’educazione dei nostri cari sordomuti.

«Rivista di pedagogia emendatrice per l’educazione dei sordomuti e degli anor- mali affini», Roma, III, 3, marzo 1909, pp. 80-86.

7 Il costo medio dell’arredamento di un’aula nel Comune di Milano è di L. 1300 e

nell’arredamento delle sue scuole il comune ha impegnati due milioni di lire, proprio come in certi istituti dei sordomuti!

8 Fra le diverse applicazioni scientifiche del cinematografo sono notevoli quelle del

Marey nello studio degli atti muscolari durante la locomozione; quelle di Flammarion sui movimenti siderei e quelle che più c’interessano di Demeny, il quale usò il cinema- tografo per riprodurre i movimenti che accompagnano la parola. Egli chiamò fonofono il suo strumento e fu tale l’illusione dei suoi fotogrammi che dei sordomuti abituati a leggere le parole sulle labbra dei parlanti seppero riconoscere le parole pronunziate dal soggetto di cui si presentava loro l’immagine.