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Le indagini sulle storie istituzionali delle realtà organizzate dedite alla diffusione delle proiezioni educative, per quanto illuminanti e fonda- mentali, non possono comunque, da sole, essere sufficienti per esplo- rare la storia delle esperienze cine-didattiche in ambito scolastico e formativo. Sarebbe infatti altrettanto importante capire quale concre- ta ricaduta abbiano avuto nelle scuole le proposte offerte, a vari livelli, non solo dalle realtà che abbiamo appena descritto, ma anche dagli enti locali, da singoli istituti o insegnanti. In assenza di inchieste or- ganiche e strutturate su vasta scala (la prima, come si è detto nel pa- ragrafo precedente, risale solo al 1923)55, sarebbe allora fondamentale

censire in modo analitico le sperimentazioni locali, dovute alla singola iniziativa di scuole e insegnanti, ma non si tratta però di una ricerca facile. Come osserva acutamente Paolo Bianchini:

un limite […] che accomuna quasi sempre gli studi sulle proie- zioni educative […] risiede nella difficoltà di condurre indagini sulle concrete esperienze didattiche e formative. In altre parole […] sia la ricerca storico-educativa sia quella storico-cinemato- grafica faticano a comprendere com’era la reale situazione nelle scuole italiane, preferendo quindi limitare la ricerca agli ambiti teorici o istituzionali. Ciò è dovuto alla qualità, più che alla quantità, del materiale documentario di cui disponiamo. Molti sono, infatti, gli articoli sulle riviste specialistiche, i saggi, oltre

53 Programma, «La cinematografia italiana ed estera», XIII, 1, 15 gennaio 1919, p.

26.

54 Mario Mazzinghi, La cinematografia e la scuola, «La tecnica cinematografica»,

I, 2, 1914, pp. 53-55, citazione a pag. 54).

55 In verità già nel 1914, come segnala Deborah Toschi, l’INM aveva somministra-

to un questionario nelle scuole, d’intesa con la Direzione generale delle scuole medie, «per conoscere l’esistenza e le condizioni degli impianti elettrici e per stu- diare la possibilità della diffusione di nuovi apparecchi, ma i risultati, piuttosto deludenti, non avevano la stessa rilevanza statistica dei risultati dell’inchiesta del 1923» (cfr. Deborah Toschi, Il paesaggio rurale, cit., p. 62).

alle circolari ministeriali, in cui si parla di come potrebbero o dovrebbero essere utilizzate le immagini fisse e animate per es- sere educative. Molto meno numerosi sono, invece, i documenti che descrivono situazioni reali, pratiche correnti, buone prassi, che descrivano, per dirla in breve, quale era davvero l’utilizzo del cinema a scuola. Per la verità, questo è un paradosso tipico della ricerca storico-educativa. Chi l’educazione la fa sul campo tutti i giorni, per quanto preparato e aggiornato, spesso non trova il tempo di ragionare su ciò che fa e talvolta non ne sente neppure l’esigenza o non ne coglie l’utilità56.

Le descrizioni delle pratiche legate alle proiezioni educative si limi- tano spesso a generiche e brevi segnalazioni rintracciabili nella pubbli- cistica monografica sul tema, nei periodici cinematografici o, in misura minore, nelle riviste pedagogiche. Non è possibile, ovviamente, in que- sta sede rendere conto delle innumerevoli esperienze di uso scolasti- co del cinema disseminate nella penisola a partire dai primi anni del Novecento, non solo per le difficoltà metodologiche chiarite poc’anzi ma anche e soprattutto per ragioni di pertinenza rispetto al tema centrale di questa antologia (il dibattito teorico sul cinema educativo). Il censi- mento sistematico di tale esperienze, sostenuto anche dalla consultazio- ne della stampa locale, dovrà però costituire un obiettivo metodologico irrinunciabile per una futura storia, sino a oggi mai tentata, delle pra- tiche cine-didattiche in Italia57. Può essere utile, tuttavia, presentare in

termini essenziali una selezione di queste iniziative, in una prospettiva tipologica e attenta ai nessi con la riflessione teorica.

Sul piano della cronologia storica, è impossibile datare con certezza le prime concrete sperimentazioni di un uso educativo e scolastico del cinema (anche perché, va ammesso, le riviste di cinema, fonte principale per questo tipo di informazioni, iniziano a essere pubblicate dal 1907). Secondo Gualtiero Fabbri, direttore della rivista «La cinematografia ita- liana ed estera» e infaticabile promotore delle proiezioni educative, le prime notizie certe arriverebbero da Firenze, con una serie di iniziative in ambito scolastico, a partire dal 1907 e almeno fino al 1916, promosse su iniziativa dal maggiore Luigi Castellani, consigliere comunale58. Negli

anni successivi le sperimentazioni si moltiplicano, disegnando un qua- dro variegato. Come osserva Fornaro, nella sua intervista al ministro

56 Paolo Bianchini, Introduzione, «Immagine», 11, 2015, p. 12.

57 Per un primo censimento delle sperimentazioni cine-didattiche condotte in Ita-

lia sino alla fine degli anni Dieci si rimanda a Fabio Tagliavia, Cinema docet, cit., pp. 120-141; da questo eccellente lavoro di ricerca abbiamo ricavato una parte delle notizie riportate nel paragrafo.

58 Cfr. Il cinema nelle scuole, «La cinematografia italiana ed estera», X, 22, 30 no-

vembre 1916; come si ricorda in questa breve nota, Castellani durante la guerra dirige il Servizio foto-elettrico dell’Esercito.

dell’Istruzione Pubblica Pasquale Grippo, «un conto è portare gli alunni al cinematografo, un altro è portare il cinema nella scuola» (cfr. infra, p. 338 ss.), e queste, in effetti, sono le due principali tipologie nelle quali si articolano le diverse iniziative: da un lato, allora, il cinematografo può integrare i materiali del museo didattico di una scuola o di un comples- so di scuole, mentre dall’altro lato la proiezione cinematografica può essere invece proposta in locali extra-scolastici, destinati non solo agli studenti ma anche, eventualmente, al pubblico popolare.

Sul primo versante, ricordiamo nella prima metà degli anni Dieci, senza pretese di esaustività, le iniziative condotte a Torino (dal 1909, con le sperimentazioni promosse da Natalina Baudino, direttrice del- la scuola elementare “Niccolò Tommaseo”59, e la successiva apertura,

nel 1911, di una sala cinematografica nella scuola elementare “Roberto D’Azeglio”, su iniziativa del direttore Alberto Oliva, già collaboratore della Baudino)60, Genova (allestimento di sale cinematografiche prima nella

Regia Scuola Superiore di Commercio61 presieduta dal ministro della P.I.

Luigi Credaro, e poi, con il sostegno dell’INM, presso la Regia Scuola Normale “Raffaello Lambruschini”), Milano (inaugurazione, il 30 aprile 1914, di un cinematografo nell’Istituto delle Stelline)62, Venezia (Scuola

commerciale)63, Cesena (dove il museo didattico centrale, dotato di una

sezione per le proiezioni luminose, si arricchisce nella primavera 1913 di un «magnifico cinematografo posto nell’ampia sala del teatro dei ricre- atori dove ogni domenica si danno rappresentazioni diurne e serali»)64,

Firenze (oltre alle ricordate iniziative di Castellani, l’11 maggio 1913 si

59 Le iniziative promosse dalla Baudino coinvolsero soprattutto le proiezioni fis-

se, ma senza escludere le proiezioni cinematografiche (cfr. Natalina Baudino, Le

proiezioni luminose applicate all’insegnamento elementare, cit., parzialmente ri-

pubblicato in questo volume, cfr. infra, p. 180 ss.). Su Natalina Baudino cfr. Ber- nardo Chiara, Orizzonti di pedagogia e di morale nella vita e nelle opere di una

educatrice torinese (Natalina Baudino), «Torino e il Piemonte», IX, Estate 1917, pp.

29-32; Fra i pionieri del protezionismo, «Proiezioni luminose», III, 5, settembre- ottobre 1924, pp. 8-11.

60 Sul ruolo di Alberto Oliva nello sviluppo delle proiezioni educative a Torino, e

sui rapporti di questi con la Baudino, cfr. [Alessio], Proiezioni fisse-cinematografi-

che nelle scuole comunali, Torino, Città di Torino, 1925, pp. 28-34.

61 La scuola viene dotata di «un perfettissimo completo impianto cinematografico

per proiezioni fisse ed animate, impianto fornito ed eseguito dalla casa Fumagalli e Pion», cfr. Il cinema e la scuola, «La cinematografia italiana ed estera», V, 112, 15-20 agosto 1911.

62 Cinematografia scientifica ed educativa, «L’illustrazione cinematografica», III, 6,

30 aprile 1914, p. 10.

63 Citata in Mario Mazzinghi L’insegnamento oggettivo nelle scuole, «La cinemato-

grafia italiana ed estera», 109, 1-5 luglio 1911, p. 1426.

64 In cammino… «La rivista cinema docet» (supplemento de «L’illustrazione cine-

inaugura il cinematografo della Pia Casa di Patronato pei Minorenni «a scopo d’istruzione e diletto dei corrigendi»65, mentre nell’anno scolastico

1914-1915 iniziano proiezioni cinematografiche «istruttive-educative» nel «Salone della Scuola centrale “Luigi Alamanni”, curate dal Direttore gene- rale delle Scuole elementari della città, il prof. Giuseppe Baldasseroni»)66,

Roma (istituzione, dal 1910, di un cinematografo nella scuola elemen- tare maschile “Felice Venezian”67; apertura su iniziativa comunale, nel

1912, di un «salone per proiezioni e cinematografie» nella scuola “Dante Alighieri”)68, Napoli (introduzione del cinema nella scuola maschile del

Vomero, «in via di semplice esperimento»69, a partire dal 1910-1911).

Quasi tutte le iniziative ricordate coinvolgono di norma un solo istituto, mentre molto più rare sono le esperienze di coordinamento tra diverse scuole di una determinata area urbana, pur più volte auspicato nel corso del dibattito70.

L’uso del cinema in funzione didattica coinvolge anche le Università. L’ambito disciplinare più sensibile è sicuramente quello neurologico (con le proiezioni didattiche organizzate a Napoli da Gaetano Rummo, a Torino da Camillo Negro, a Catania da Giuseppe D’Abundo), ma non mancano esperienze anche in altri contesti scientifici e formativi: a Napoli Stefano Delle Chiaie usa i film per l’insegnamento dell’ostetricia e Fornelli introduce il cinema nella Scuola pedagogica del medesimo

65 Ivi, p. VI.

66 Lettera dell’ispettore L. Neretti, della direzione generale delle scuole elementari

di Firenze, al Comitaro direttivo dell’Associazione Nazionale Cinema Docet, 2 feb- braio 1917, «La rivista cinema docet», (supplemento de «La cine-fono & la rivista

fono-cinematografica»), X, 12, 16-31 marzo 1917, p. 89). Le proiezioni cinemato- grafiche presso la scuola “Luigi Alamanni” sono ricordate da Gisella Chellini nel brano ripubblicato in questo volume, cfr. infra, p. 283 ss.

67 L’iniziativa fu assunta dal direttore della scuola, prof. Pietro Altera (cfr. Alice

Terracini, Cinematografo o proiezioni luminose, cit. infra p. 255 ss.).

68 Corrado Ricci, Il battesimo dell’Istituto Minerva, cit., infra p. 214 ss.

69 Il cinema e la scuola, «La cinematografica italiana ed estera», V, 100 15-20 feb-

braio 1911, p.1199. L’iniziativa fu assunta dall’assessore alla Pubblica Istruzione, cav. Giovanni Dolce.

70 Nel 1911 il collegio dei direttori didattici di Palermo chiede al Comune una sede

per organizzare proiezioni cinematografiche educative promosse. Cfr. Cinemato-

grafia istruttiva in Italia, «La coltura popolare», I, 16, 1 novembre 1911, pp. 659-

660. L’anno successivo Mario Pompei auspica un’intesa tra le scuole tecniche e professionali dell’area torinese: «Ciò che io vorrei che si facesse […] sarebbe una amichevole intesa fra tutte le scuole popolari del medesimo centro per un locale adatto per l’uditorio e per l’insegnante e dotato di tutte quelle necessità e possi- bilmente di quelle comodità che richiede una sala di proiezioni cinematografiche» (cfr. Mario Pompei, Cinematografo istruttivo per operai, «L’insegnamento profes- sionale», Torino, II, 3, ottobre 1912, infra p. 209).

ateneo71, proprio come avviene nella Scuola pedagogica dell’Università

di Roma, dove nel 1911 viene istituita una sezione di proiezioni lumi- nose e cinematografiche72.

Sul secondo versante, quello delle proiezioni educative program- mate in vere e proprie sale cinematografiche, le iniziative sono spesso il frutto di convenzioni tra normali cinema commerciali e singoli isti- tuti, plessi scolastici o comuni, al fine di riservare una parte della pro- grammazione (di solito il giovedì mattina) alle scolaresche. Rientrano in questo tipo di accordi esperienze come quelle di Sampierdarena (il Cinematografo Centrale Sampierdarena stipula un’intesa con il Comune per «dare degli spettacoli agli alunni delle scuole»)73, Foggia

(Cinematografo Roma, dal marzo 1913), Roma (accordo nel 1911 tra il Comune e il cinema Nazionale per l’organizzazione al matti- no di «proiezioni istruttive e dilettevoli»74 destinate alle scolaresche),

Genova (dove il cinema Garibaldi propone proiezioni educative gra- tuite tutti i giovedì), Perugia (dal gennaio 1913 proiezioni settimanali al Cinematografo Centrale per le scolaresche degli istituti primari e secondari). Un’infrequente ma importante eccezione a questo tipo di offerta è rappresentata dalle sale cinematografiche nate espressamen- te per la programmazione educativa, come nel caso della sala cinema- tografica del Ricreatorio Popolare al Testaccio75, del cinematografo Pro

71 Nell’intervista rilasciata a Mastropaolo, Nicola Fornelli dichiara: «Questa Scuo-

la Pedagogica [dell’Università di Napoli] avrà subito il suo cinematografo. Da ciò potete arguire quanto io lo creda efficace nell’insegnamento, in quello primario a secondario che sia» (Michele Mastropaolo, Un’intervista con Nicola Fornelli, «Lux», III, 3, 1909, pp. 6-7; ripubblicato in questo volume, infra, p. 153 ss.).

72 Cfr. Alberto Barausse, I maestri all’università: la Scuola pedagogica di Roma,

1904-1923, Morlacchi, Perugia, 2004, p. 65.

73 In cammino…, «La rivista cinema docet» (Supplemento dell’»Illustrazione cine-

matografica»), VI, 2, 20-25 gennaio 1913, p. II.

74 Fr., Il cinematografo nelle scuole. L’idea trionfa!, «La cine-fono & la rivista fono

cinematografica», VI, 182, 6 gennaio 1912, p. 6, cit. in Fabio Tagliavia, Cinema

docet, cit., p. 122. Le matinées cinematografiche erano spesso organizzate il gio-

vedì perché era un giorno di sospensione delle lezioni nell’orario delle scuole ele- mentari.

75 Queste iniziative sono ricordate dallo stesso Orano nel suo Il cinematografo e

l’educazione, cit., infra, p. 174 ss. Le proiezioni educative proseguono negli anni

seguenti, estendendo la loro utenza anche alle scuole del quartiere. Nel 1913 «per accordi presi tra il Patronato scolastico e gli Istituti di Assistenza Sociale, gli alunni e le alunne dei vari enti di educazione del quartiere [possono] usufruire delle rappresentazioni cinematografiche il sabato e la domenica di ciascuna set- timana. Il Patronato scolastico provvederà ad offrire gratuitamente lo spettacolo delle proiezioni anche agli alunni e alle alunne della scuola comunale “Edmondo De Amicis”» (Cinematografo educativo al Testaccio, «Rivista cinema docet» – Sup- plemento de «L’illustrazione cinematografica», VI, 5. 5-10 marzo1913, p. III).

Infanzia di Rimini, costituito come Sezione dell’Istituto Minerva e «sor- to per iniziativa della rivista Infantia»76, o del Cinema-scuola di Reggio

Emilia, i cui programmi settimanali di cinema educativo vengono av- viati nella primavera 1913. Decisamente particolare, infine, è il caso, a metà strada fra le due tipologie appena descritte, del Cinematografo dell’Istituto Gualandi di Bologna, inaugurato il 12 maggio 1912, de- stinato in primis agli studenti sordomuti della scuola, ma aperto an- che alla cittadinanza bolognese77. A queste e ad altre iniziative sparse

un po’ a macchia di leopardo in tutta la penisola (ma con una netta prevalenza nell’Italia Centrale e settentrionale) si devono aggiungere naturalmente le due sale cinematografiche di Cremonesi a Brescia (in particolare il Parisien, dove tra il 1909 e il 1915, da novembre a giugno si propongono «programmi esclusivamente istruttivi»78, sele-

zionati tra la produzione internazionale da «un’apposita commissione di docenti»)79 e le tre sale dell’INM, dislocate a Roma, Milano, Napoli,

rispettivamente nella sala ottogonale del Calidarium delle Terme di Diocleziano80 (800 posti), concessa all’INM dallo Stato, al Teatro del

Popolo81 (2000 posti) e nel salone della Biblioteca della Regia Scuola

“Eleonora Fonseca Pimentel”, alla Trinità maggiore. Anche queste ul- time sale, pur tra le più «militanti» dal punto di vista dell’impegno

76 La sala riminese «si propone di dare produzioni solo educative e con il ricavo

netto degli introiti di beneficare le istituzioni riminesi create pei figli del popolo. Alle proiezioni hanno ingresso gratuito le istituzioni di beneficenza e gli alunni poveri delle scuole elementari» (cfr. «La rivista cinema docet» – Supplemento de «L’illustrazione cinematografica», VI, 3, 5-10 febbraio 1913, p. II).

77 L’impianto del cinematografo nell’Istituto Gualandi di Bologna, «Èffeta», VII, giu-

gno 1912, p. 115; Raffaele Grassi, I primi cinque anni di vita del Cinematografo

dei sordomuti in Bologna, Tipografia dei Sordomuti, Bologna, 1917; Elena Nepoti, Aspetti politici della cinematografia educativa a Bologna. Dalle prime proiezioni alla Giunta Zanardi (1907-1920), «Immagine», 11, 2015, pp. 17-42.

78 Cinema docet, «La cinematografia italiana ed estera», V, 134, 5 agosto 1912, p.

2254.

79 Ibidem.

80 La sala viene inaugurata il 14 gennaio 1914, con un discorso del sottosegretario

alla Pubblica Istruzione Giovanni Rosadi. Per un’eccellente analisi degli spazi di visione del Calidarium cfr. Deborah Toschi, Il paesaggio rurale, cit., pp. 68-70.

81 Le proiezioni iniziano il 26 febbraio 1913, con un discorso di Orlando, ripubbli-

cato in questo volume. All’inaugurazione presenziano sindaco, prefetto e questore di Milano, e personalità politiche di primo piano come l’imprenditore, e senatore dell’Unione Democratica Sociale, Angelo Salmoiraghi e il socialista Claudio Tre- ves. La sera dell’inaugurazione si proietta il primo film, prodotto dall’Istituto,

Come si voterà (cfr. La conferenza Orlando al Teatro del Popolo [dal «Corriere della Sera» 27 febbraio 1913]), «La cinematografia italiana ed estera», VII, 147, 5 marzo

educativo, alternano comunque alle proposte per le scuole82, anche

proiezioni di film di finzione per il pubblico popolare, sia pure «in aper- ta opposizione a quelli che oggi trionfano»83. Quest’ultimo tipo di pro-

iezioni, peraltro, è praticato non solo al Teatro del Popolo ma si estende anche ad alcune istituzioni operaie milanesi e ai paesi limitrofi.

La segnalazione di tutte queste iniziative lascerebbe pensare a una crescente, capillare diffusione, già nei primi anni Dieci, delle proiezioni educative nel sistema scolastico italiano, ma già si è detto che non è andata così. La ricordata inchiesta ministeriale del 1923 sulla presenza del cinema e delle proiezioni fisse nelle scuole elementari, animata forse dalla speranza di fotografare una realtà quanto meno promettente dopo quindici anni di sforzi collettivi, restituisce invece un quadro molto de- ludente, rivelando non solo la sostanziale marginalità delle proiezioni educative nell’insegnamento elementare, ma anche lo scarso interesse per il tema da parte delle istituzioni scolastiche. Se si leggono, infatti, i dati raccolti, allegati nell’appendice della già ricordata circolare Lupi, appare evidente come questi non riescano a offrire un quadro attendi- bile ed esaustivo su scala nazionale: troppo numerose, infatti, sono le province dalle quali non giungono risposte (e tra queste tutte le provin- ce laziali, compresa Roma), e anche tra coloro che hanno inviato le loro indicazioni, abbondano le segnalazioni lacunose o imprecise. Il dato complessivo attesta comunque una scarsissima diffusione delle pro- iezioni nell’insegnamento: solo 400 sui 9162 comuni del Regno hanno scuole che posseggono apparecchi per proiezioni fisse e cinematografi- che. La distribuzione dei nuovi sussidi didattici è a macchia di leopardo lungo tutta la penisola, ma è evidente la netta prevalenza di impianti nel Nord-Est: il Trentino e il Friuli Venezia Giulia coprono un terzo dell’intera disponibilità nazionale di apparecchi presenti nelle scuole elementari e popolari.