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(1911)

Il metodo intuitivo consiste nell’impressionare i sensi ma principalmente la vi- sta per arrivare alla comprensione dell’intelletto. Questo metodo organizzato nelle scuole dal Pestalozzi1, applicato ai suoi giardini d’infanzia dal Froebel2,

è ora diventato universale. Infatti qual è quella scuola moderna che manchi dei pallottolieri, delle carte murali e degli altri oggetti d’Intuizione?

Però i cattolici non gli hanno fatto sempre buon viso. Mi ricordo che nel VII Congresso Cattolico Italiano tenuto a Lucca nel 1887, un certo Prof. Bottaro3, prete genovese dalle Idee larghe, propose

che nei nostri educandati e nei nostri ricreatori si adottasse il si- stema froebeliano. Scattò come una molla il Comm. Paganuzzi4 il

quale con quella foga, con quella irruenza e con quella eloquenza che gli è propria, inveì contro tale metodo, chiamandolo eretico, scomunicato e propulsore di materialismo, non potendosi – come egli giustamente diceva – avere delle rappresentazioni oggettive di cose spirituali e soprannaturali. Soggiunse che unica vittoria dei Consiglieri cattolici di Venezia era stata quella di impedire col loro voto che il municipio stesso mandasse una corona dì bronzo alla tomba del Dott. Froebel. Queste parole pronunziate con veemenza concitata suscitarono l’entusiasmo dell’assemblea la quale prorup- pe in un-uragano di applausi. Quegli applausi, seppellirono natu- ralmente la proposta del povero Prof. Bottaro.

1 [Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827), pedagogista svizzero, influente educatore e

riformatore del sistema scolastico, è uno dei fondatori della pedagogia moderna].

2 [Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782-1852), pedagogista tedesco, noto per aver

creato e messo in pratica il concetto di “Kindergarten” (Giardino d’infanzia, corri- spondente all’odierna scuola dell’infanzia].

3 [Lugi Bottaro (1819-1904), sacerdote, insegnante nelle scuole medie, professore di

antropologia all’università di Genova. Promotore di asili e istituti d’istruzione profes- sionale].

4 [Giovanni Battista Paganuzzi (1841-1923), avvocato, fu un esponente di rilievo na-

Ad onta di questi applausi io rimasi nel mio scetticismo e pronunziai ma- linconicamente quel famoso verso: Victrix causa Diis placuit sed victa Catoni5.

Infatti come chiamare eretico e scomunicato un metodo che collima esatta- mente colla genesi delle nostre idee e segue l’ordine delle nostre conoscenze? Chi non sa che le facoltà superiori partono sempre da un dato sensibile per esercitare le loro funzioni? In altri termini chi non sa che la sensazione è la materia prima che elaborata dalla intelligenza umana si trasforma in idea? Rammentate, o signori, quella stupenda terzina colla quale il divino Alighieri scolpisce in due soli versi tutto il sistema gnoseologico della scolastica: Così convien parlare al vostro ingegno, il quale solo da sensato apprende ciò che fa poscia d’intelletto degno6.

Ma se tutti i sensi sono validi ausiliari della facoltà intellettiva, la vista è il più prezioso di tutti. Essa infatti è il re dei sensi, è il più attivo di tutti per- ché agisce a distanza, è il più comprensivo di ogni altro perché percepisce gli oggetti più disparati e di ognuno di essi apprende non solo la esistenza, ma la dimensione, la figura e il colore7.

Queste idee, come intendete benissimo, mi ispirano un sentimento di pro- fonda amarezza perché mi rammentano di aver quasi perduto il più prezioso dei sensi, la vista, e le mie parole mi pongono in una posizione abbastanza strana di fronte a voi poiché debbo farvi la figura di un fallito che ad onta della sua miseria si ostina a parlar di milioni.

Comunque sia se la vista è il più valido ausiliare dell’intelletto, anzi la via più ordinaria per giungere al medesimo, non sarà ragionevole impegnare la vista per arrivare alla percezione intellettuale? E se questo metodo è il più consentaneo alla psicologia umana, è molto più consentaneo alla psicologia infantile, perché il fanciullo vive soprattutto di sensi e popola la sua mente di idee perché tiene i suoi occhioni sgranati su tutto e su tutti. Questo metodo è insegnato da mamma natura ed è usato inconsapevolmente da tutte le madri anche più idiote, le quali indicando i vari oggetti al loro bambino, favoriscono lo sviluppo della sua intelli- genza. Questo metodo quindi à tanto di barba ed esisteva parecchi secoli prima che il Pestalozzi lo disciplinasse con principi dedotti dalla scienza e dall’espe- rienza. Perfino babbo Orazio diceva fin dai suoi tempi: Segnius irritant animos demissa per aures, quam quae sunt oculis subiecta fidelibus8; il che vuol dire, in

lingua spicciola che fanno più impressione le cose viste che le cose udite.

5 [Lucano, Pharsalia, 1, 128].

6 [Dante Alighieri, Paradiso, Canto IV, 40-42].

7 Alcuni sostengono che l’udito sia superiore alla vista. Per rispondere distinguiamo i sen-

si come tali e come aventi rapporto colla facoltà intellettiva. Ebbene, la vista come senso supera in attività l’udito per le ragioni accennate qui sopra, ma in rapporto all’intelletto rimane in seconda linea perché essa rappresenta solo l’oggetto lasciandone l’interpreta- zione al senziente, mentre l’udito col mezzo del linguaggio, non solo rappresenta l’idea ma se ne dà l’interpretazione e perfino le sfumature. Ciò peraltro non menoma l’efficacia del metodo intuitivo perché esso abbraccia l’uno e l’altro senso e gli armonizza per modo che di essi si può dire con Orazio: Alterius sic altera poscit opem et coniurat amice.

Ma qualcuno potrebbe osservare che se questo metodo è utilissimo per l’insegnamento profano non sarebbe altrettanto utile per l’insegnamento re- ligioso, il cui contenuto non si presta sempre per una rappresentazione og- gettiva e talvolta nemmeno per la figurativa. Ed io escludo subito per certe nozioni la rappresentazione oggettiva poiché per esempio non pretendiamo di far vedere al fanciullo, Dio, l’anima, la grazia ecc., ma possiamo ben usare la rappresentazione figurativa col mezzo di quei simboli che sono consacrati dall’arte, dalla consuetudine, dal convenzionalismo e che corrispondono a quei fantasmi che pullulano spontaneamente nella immaginazione dei fan- ciulli nel sentir parlare di certe cose

.

E poi il Dio invisibile si è reso visibile sotto il velame della carne, è nato, vissuto e morto in mezzo a noi e quindi sfruttando gli elementi storici della religione, noi possiamo rappresentare i misteri deliziosi della sua infanzia, gli splendori della sua vita pubblica, le scene tragiche del suo doloroso martirio.

La Chiesa à sempre adoperato questo metodo e nel medio evo, in quel tem- po di fede viva ed operosa, essa aveva tappezzate le pareti delle sue basiliche di una folla di immagini simboliche e di figurazioni storiche le quali servendo all’istruzione degli idioti furono chiamate la Bibbia dei semplici; Biblia pau- perum. Il Concilio di Trento nella sua sessione vigesima quinta inculca l’uso delle Immagini come mezzo potente di istruzione religiosa e i nostri Vescovi Emiliani nelle loro famose norme pratiche per catechisti raccomandano le im- magini e le proiezioni luminose a sussidio dell’insegnamento catechetico.

Ciò che ò detto finora serve a provare la legittimità del metodo e a vincere la diffidenza dei restii; voglio aggiungere qualche parola per dimostrarne i vantaggi preziosi e quindi per destare il più vivo interessamento a favore dei metodo medesimo.

Rammentiamoci che ogni buon catechista si propone di studiare i mezzi per rendere la sua istruzione chiara, facile e attraente; ebbene l’insegnamento per mezzo della immagine raggiunge trionfalmente questo triplice scopo e ve ne unisce un quarto, l’efficacia.

Chiara – Spesso l’istruzione catechistica riesce astrusa perché alcune delle nozioni religiose sono troppo astratte, troppo trascendenti e troppo lon- tane da ciò che forma l’oggetto della nostra esperienza sensibile. Rammentia- moci, o signori, che lo stato di mentalità dei nostri coetanei è assolutamente positivo, perché nati in un ambiente saturo di materialismo e più positivo è quello dei fanciulli sia perché, come dicevo pocanzi, vivono principalmente di sensi, sia perché si trovano circondati dal trionfo della materia. Ora andate a parlar loro di Dio, dell’anima, della grazia; essi rimarranno lì freddi, indif- ferenti, svogliati – come dinanzi ad un discorso di cui non si afferra il signifi- cato. Ma cercate di materializzare per dir così queste nozioni appoggiando la vostra parola con simboli adatti ed essi afferreranno subito ciò che è necessa- rio sapere di quelle nozioni. Insomma coll’uso delle immagini l’insegnamento delle cose più astruse diventa chiaro. [...]

Facile – Per apprendere non basta udire o leggere una spiegazione ma ci vuole il ritorno della mente sopra se stessa per afferrare il nesso e il coordi- namento delle cose lette od udite; insomma ci vuole la riflessione. Ma questo atto riflesso costa un poco di fatica e una gran parte dei fanciulli trascinati dalla loro naturale indolenza, sfuggono questa fatica o vi si assoggettano il meno possibile. Guardatelo nelle nostre scuole elementari ove pure s’inse- gnano cose che dovrebbero interessare il fanciullo ed interessano certamente i genitori; ad onta che i nostri poveri maestri sì spolmonino dalla mattina alla sera, a capo di qualche mese metà della scolaresca avrà capito appena il 20 per cento delle cose spiegate. Ora figuratevi che cosa dovrà accadere nei nostri catechismi ove si insegnano delle cose spesso aride e difficili che non interessano materialmente il fanciullo e di cui purtroppo si disinteressano moltissimi genitori. Dunque bisogna risparmiare ai ragazzi questa fatica, bi- sogna metterli in grado di riflettere senza sforzo e questo si ottiene benissimo col sussidio delle immagini. Per vedere un’immagine non ci vuol fatica, basta avere due occhi in fronte, per comprenderne il significato non ci vuole alcuno sforzo perché il fanciullo vi è indotto dalla naturale curiosità; quindi l’inse- gnamento permesso dall’immagine è il più facile d’ogni altro.

Attraente – La vista di un’immagine è sempre cosa suggestiva per tutti, ma dovrebbe essere anche più suggestiva per noi italiani i quali abbiamo rac- colto dai nostri padri una ricca eredità di gloria artistica. Un fanciullo compra un libro o un giornale illustrato; vi garantisco che prima di leggere una riga del testo darà un’occhiata a tutte le figure. E questo non lo fanno soltanto i fanciulli ma lo facciamo anche noi adulti [...] con qualche mezzo secolo sul groppone. Osservate con quale avidità i ragazzi passano in rivista tutte le rappresentazioni figurative che fanno bella o brutta mostra di sé nelle edicole dei giornali e come tengano il naso incollato sulle vetrine dei negozi di car- toline illustrate, sia pure con pericolo di incontrarvi qualche cosa che riesca d’inciampo alla loro innocenza. Ebbene sfruttiamo questa smania, questa frenesia della immagine per insegnare ai nostri fanciulli i principi della fede e della morale; noi riusciremo ad istruirli divertendoli, ossia raggiungeremo lo scopo che si proponeva il dott. Froebel.

Ma ho detto anche che l’insegnamento per mezzo della immagine rende l’istruzione più efficace perché l’effetto ne sarà più duraturo. Riflettete che noi rammentiamo le cose in ragion diretta dell’impressione che ne provammo; ma l’immagine esercita sopra di noi una grande impressione poiché colpisce la fantasia e vi stampa un idoletto, un fantasma che quantunque svanito, un giorno o l’altro si ridesterà. Si o signori, senza ammettere coi materialisti le incrostazioni sulle pareti corticali del cervello, è certo che il fantasma ri- mane fisso nella nostra immaginazione e rivivrà del continuo in presenza di quell’idea cui è stato associato. Interrogate la vostra stessa esperienza. Avete mai pensato alla trasfigurazione di G.C. senza che la fantasia vi rammentas- se la tela del divino Raffaello? Avete mai pensato al grande condottiero del

popolo ebreo senza che la fantasia vi rammentasse la grande statua di Mi- chelangelo Buonarroti? Ora l’insegnamento per mezzo dell’immagine stampa nell’immaginazione dei nostri fanciulli il fantasma della figurazione presen- tata e questo fantasma indelebile o quasi, rende indelebile l’insegnamento impartito.

Ma quali sono questi mezzi d’intuizione che noi potremmo sfruttare allo scopo? Sono le immagini catechetiche: sono le carte murali; sono i libri di testo illustrati.

Ma il sovrano dei mezzi intuitivi sono [sic] incontestabilmente le proiezio- ni luminose. Se riesce efficace una piccola immagine in cromo di cent. 5x7, se riesce più efficace una carta murale di cent. 60x80 riuscirà efficacissima una immagine luminosa che in ragione della intensità della luce e della distanza dell’apparecchio dallo schermo può raggiungere delle proporzioni enormi. An- che tra i fanciulli vi sono dei miopi che non vedono distintamente una carta murale ma a nessuno può sfuggire una bella proiezione che misura 25 o 36 mq. di superficie.

Aggiungete l’apparizione istantanea del quadro luminoso sullo schermo che sembra quasi una creatio ex nihilo e la sua scomparsa pure istantanea che si direbbe una visione evanescente, e voi capite che tutto questo dà allo spettacolo una certa aria di mistero che conviene perfettamente ai soggetti religiosi.

Finalmente le proiezioni sono sempre accompagnate dalla parola viva dell’oratore che spiega il soggetto del quadro, mette in azione le figure immo- bili, le fa palpitare di vita, le fa rimbalzare dalla tela per imprimerle nella fan- tasia degli uditori. Con questo mezzo si ottiene più facilmente la penetrazione delle nozioni religiose nella psiche dei fanciulli perché vi si entra per doppia via, per quella della vista e per quella dell’udito; e voi capirete che è più facile impadronirsi di una fortezza in cui siano state, aperte due breccie [sic] che di un’altra in cui non se ne sia aperta che una sola.

Lancio una sfida che spero sia raccolta da qualcuno di voi: prendiamo venti fanciulli dello stesso sviluppo intellettuale e della stessa cultura religio- sa. Dieci se ne diano a me e dieci ad altra persona; entrambi faremo loro la medesima istruzione catechistica, io colle proiezioni e lui senza. Al termine della lezione esaminerete i ragazzi e troverete, ci gioco la testa, che i miei dieci avranno capito più dalla mia parola di becero e di facchini che gli altri dieci dalla parola brillante e concettosa del mio competitore.

Ebbene, vi invito tutti o signori, ad utilizzare questo gran mezzo che rad- doppierà come per incanto l’efficacia delle vostre lezioni.

Ma voi mi direte che il cinematografo è più efficace e più suggestivo delle proiezioni fisse. È verissimo o signori, il cinematografo aggiunge il moto alla rappresentazione figurativa e col moto la vita colle sue attrattive e colle sue passioni. Ma badate bene esso non potrebbe servirci per l’istruzione religiosa per una quantità di ragioni che mi guarderò bene dall’esporvi. Ve ne accenno solo due; la prima, che è difficile accompagnare il cinematografo colla pa- rola; la seconda è che le pellicole di genere sacro sono scarsissime e queste

poche sono per lo più profane, scenografiche e talvolta grottesche. Tuttavia anche il cinematografo potrebbe servirci allo scopo in via diretta, cioè come allettamento per attirare i fanciulli ai nostri catechismi. Se voi, egregi par- roci, promettete loro una seduta cinematografica dopo la lezione catechistica il concorso si raddoppierebbe in un attimo perché con questa distrazione voi neutralizzereste quelle distrazioni molteplici che attraggono la domenica i fanciulli e che in gran parte li tengono lontani dal catechismo.

Ma io insisto sulle proiezioni fisse perché sole capaci ad appoggiare va- lidamente le vostre istruzioni. Ormai per fortuna i proiezionisti non si con- tentano più e gli avversari delle proiezioni sono rari nantes in gurgite vasto9.

Volete sapere dove si trovano questi ultimi? In una delle seguenti categorie: cioè: 1) in quella dei misoneisti i quali fossilizzati nelle loro idee fanno il viso dell’allarme a tutto ciò che è nuovo. 2) in quella degli amanti del quieto vivere che riluttano al pensiero dì un nuovo intrigo e di una nuovo fatica; 3)in quella dei tenaci della propria borsa che allibiscono all'idea di sacrificare una lira di più per lo santa causa. Chi di voi, signori, si collocherebbe impunemente in una di queste tre categorie?

Mons. Ketteler10 à detto che se S. Paolo fosse vissuto ai suoi tempi, cioè

alla metà del secolo XIX, si sarebbe fatto giornalista. Io non ò l’autorità del gran Vescovo di Magonza per asserire che gli apostoli se vivessero al nostri giorni si farebbero tutti proiezionisti; ma posso affermare coll’accento della più profonda convinzione che se il ven. senatore Cesare Bianchetti11 si tro-

vasse in quest’alba di secolo, invece di percorrere le contrade di Bologna colla croce in mano per chiamare i fanciulli alla dottrina cristiana, si armerebbe della sua lanterna e correrebbe qua e là ad illustrare le sue stupende spiega- zioni catechistiche colle proiezioni luminose.

Facciamolo dunque noi, signori. Se gli apostoli appoggiavano la loro pa- rola colla forza del miracolo, noi che purtroppo non abbiamo la loro potenza taumaturgica, appoggiamola almeno coi miracoli della scienza!

«Luce et Verbo», Torino, III, 25-26, giugno-luglio 1911, pp. 271-276.

9 [Citazione latina tratta dall’Eneide (I, 118) di Virgilio].

10 [Wilhelm Emmanuel von Ketteler (1811-1877), vescovo cattolico, teologo e politico

tedesco, esponente in Parlamento del Partito di Centro Tedesco, sostenitore dei grandi temi del cristianesimo sociale].

11 [Cesare Bianchetti (1585-1655), Conte e Senatore bolognese, fondatore della Con-