• Non ci sono risultati.

L’impegno camerale per la promozione della filiera agro-ali- agro-ali-mentare

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 138-141)

4. La voce dei protagonisti: dalle origini alle nuove frontiere di intervento

4.8. L’impegno camerale per la promozione della filiera agro-ali- agro-ali-mentare

di Alberto Egaddi (7)

Negli ultimi anni, con un intenso lavoro in rete, le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna hanno intensificato le azioni di va-lorizzazione commerciale della filiera agro-alimentare. L’impegno a promuovere l’innovazione, la qualità e la produttività nel settore agro-alimentare è una delle direttrici d’azione sulle quali il sistema came-rale collabora con l’Assessorato regionale all’Agricoltura, lavorando d’iniziativa con un’articolata gamma di azioni. L’agricoltura emilia-no-romagnola è caratterizzata dalla presenza di produzioni di elevata qualità che presentano, in molti casi, una lunga tradizione produttiva e un inscindibile legame con il territorio. L’impegno per la promo-zione della qualità messo in campo dal network degli enti camerali si è soprattutto orientato ad ampliare e consolidare i prodotti dotati di riconoscimenti comunitari (denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette) e a diffondere i marchi collettivi. Per tale via si persegue il rafforzamento sul mercato dell’identità dell’offerta locale, evidenziandone il legame con il territorio e l’adozione di peculiari me-todi di coltivazione.

Si tratta di obiettivi fissati a livello nazionale nel Protocollo d’intesa stipulato nel 2003 tra il Ministero delle politiche agricole e Unioncame-re. Il percorso di riconoscimento delle D.O.P. e I.G.P. viene considerato nel Protocollo lo strumento strategico, il terreno privilegiato per valo-rizzare le produzioni regionali di qualità. Viene altresì sottolineato che utilizzando in modo corretto l’impianto della direttiva comunitaria sui marchi d’impresa si possono realizzare operazioni di valorizzazione:

ne è un esempio innovativo il progetto, promosso dal Ministero delle Politiche agricole in collaborazione con Unioncamere, Assocamere-stero e ICE, di valorizzazione delle produzioni nazionali attraverso la certificazione della rete dei ristoranti italiani nel mondo.

Il bacino naturale che anche in Emilia-Romagna il sistema came-rale ha preso a riferimento per l’applicazione a livello locale dei mar-chi collettivi alle produzioni agro-alimentari è costituito dall’elenco dei prodotti tradizionali, istituito per censire il patrimonio delle ti-picità italiane. Il deposito, insieme al marchio, di un disciplinare di produzione serve appunto a fissare regole e tradizioni produttive e di

(7) Segretario generale della Camera di commercio di Parma.

commercializzazione che altrimenti correrebbero il rischio di andare perdute oppure di modificarsi nel corso del tempo. Nella stessa di-rezione vanno le iniziative dell’Assessorato regionale che ha avviato negli scorsi anni un marchio territoriale (“qualità controllata”) in gra-do di identificare le produzioni ottenute sulla base di specifici disci-plinari. La rete camerale ha collaborato con l’Assessorato regionale e con il mondo associativo, per valorizzare nei mercati esteri i prodotti a qualità controllata. Nella consapevolezza che, oltre a perseguire la valorizzazione della qualità, le politiche di medio periodo per elevare la competitività delle imprese devono puntare sull’aggregazione del-l’offerta e sul sostegno all’internazionalizzazione della filiera. Nume-rosi sono stati i progetti integrati promossi soprattutto nei mercati europei, con il coinvolgimento delle istituzioni nazionali e regionali, delle organizzazioni imprenditoriali e dei consorzi. Ma è stata riser-vata attenzione anche a promuovere i prodotti di qualità nei mercati emergenti, come attesta il progetto “Sapori d’Italia in Cina”, realizza-to da Unioncamere Emilia-Romagna, dalle Camere di Parma, Forlì-Cesena, Ferrara, Modena, e da Promofirenze, nell’ambito dell’intesa nazionale tra ICE e sistema camerale.

Nell’ambito del network la Camera di Parma, in collaborazione con ICE, ha curato, in particolare, uno studio di mercato, con lo scopo di censire e quantificare il fenomeno della contraffazione a danno dei prodotti alimentari Made in Italy. L’indagine ha preso in esame le prin-cipali catene di supermercati/warehouse stores (e alcuni specialty sto-res) di undici città di Stati Uniti, Canada e Messico (rappresentativi di oltre 15.000 punti vendita nei soli Stati Uniti) allo scopo di “mappare”

e di valutare il peso della presenza di prodotti agro-alimentari imitativi italiani rispetto ai prodotti autentici. Nello studio sono stati definiti

“Italian sounding” tutti i prodotti che presentavano un mix di nomi italiani, loghi, immagini, slogan chiaramente e inequivocabilmente afferenti all’Italia. I risultati, presentati nel corso di un convegno in Camera di commercio, hanno evidenziato che se la quota di prodotti autentici venduta, per ogni categoria considerata, fosse del 25% rispet-to ai prodotti Italian sounding, le nostre imprese si garantirebbero un fatturato aggiuntivo di oltre 500 milioni di dollari. Ma soprattutto, se fosse possibile, per ogni categoria considerata, eliminare del tutto la presenza di prodotti imitativi, le nostre imprese si garantirebbero un fatturato aggiuntivo di oltre 4 miliardi di dollari.

La Camera di Parma ha inoltre collaborato al progetto intercame-rale, finanziato dal fondo perequativo, sulla tracciabilità nelle impre-se agro-alimentari. Gli schemi di tracciabilità, in baimpre-se ai quali ogni impresa della filiera deve conoscere “da chi si è ricevuto e a chi si è

fornito che cosa” fanno parte di un disegno dell’Unione Europea che assegna centralità al mantenimento di elevati standard di sicurezza su alimenti, derrate e mangimi posti in commercio nel mercato comune.

Il progetto – al quale hanno collaborato Dintec, Ifoa e Cise, struttu-re camerali specializzate – si è mosso nell’alveo delle indicazioni del Regolamento comunitario n. 178 del 2002 che ha collocato la sicurez-za dei prodotti alimentari tra le priorità dell’agenda politica europea, adottando un approccio globale e integrato per l’intera filiera (dalla

“fattoria alla tavola”) e istituendo l’Authority europea per la sicurezza alimentare (EFSA), la cui sede è stata assegnata a Parma. L’Authority, con la quale il sistema camerale ha avviato un confronto ravvicinato, si configura in sostanza come una fonte indipendente di informazione e comunicazione sulla sicurezza e sul rischio alimentare per accresce-re la fiducia dei consumatori e offaccresce-re paaccresce-reri, consulenze e assistenza per le politiche comunitarie e degli Stati membri.

Anche Parma ha infine contribuito al decollo della società Me-teora, promossa a livello nazionale dall’Unioncamere italiana e da Infocamere e trasformata, nel novembre 2005, in Borsa merci tele-matica italiana (con veste giuridica di società consortile per azioni) per mettere a disposizione soprattutto delle piccole e medie imprese forme innovative di contrattazioni agricole. L’iniziativa persegue la trasparenza dei prezzi e incentiva “aggregazioni virtuali”, con riflessi positivi per l’attività delle borse merci e delle sale di contrattazione, gestite dalla rete camerale sulla base di una legge che risale al lon-tano 1913. Il sistema camerale emiliano-romagnolo ha partecipato attivamente all’iniziativa, condividendo la rilevanza di un percorso di modernizzazione delle competenze camerali che affronta in modo innovativo ostacoli di natura strutturale, come la limitata dimensione media aziendale, elemento di freno per garantire adeguate disponibi-lità quantitative di prodotto finale.

A questo scopo, si è resa necessaria la revisione della normativa del 1913, per consentire di effettuare nelle borse merci le negoziazioni dei beni con modalità telematiche. La società ha accreditato gli operatori, i cui requisiti vengono controllati a campione dalle Camere di com-mercio, attraverso le procedure approvate dal Comitato di vigilanza a livello nazionale operante sulla base di un Regolamento generale;

parallelamente, sono stati attivati Comitati locali incaricati di definire Regolamenti speciali, che fissano caratteristiche merceologiche e con-dizioni di pagamento e consegna per ogni prodotto oggetto di contrat-tazione. Il riscontro da parte degli operatori è stato positivo: a fronte di 904 operatori accreditati, si è passati dalle 36 mila tonnellate di merci transate del 2002 alle 218 mila del 2005; dai 6 milioni di euro del 2002

ai circa 44 milioni di euro del 2005. In complesso, si sono registrate 2.532 contrattazioni per 386.440 tonnellate scambiate nei 30 mercati telematici pienamente operativi, con un valore in euro di circa 79 mi-lioni. Esaurita la fase di sperimentazione, negli ultimi mesi del 2005 è stato predisposto dal Ministero delle Politiche agricole il regolamento di funzionamento che in sintesi prevede la nascita della borsa merci telematica, sulla falsariga della borsa valori. L’esperienza fin qui con-dotta in Emilia-Romagna attesta che gli operatori traggono utilità da tavoli pubblici intorno ai quali scrivere o aggiornare le regole di inter-scambio, così come necessitano di arbitrati e di conciliazione.

4.9. Sfide di Basilea 2 e apporto della rete camerale allo sviluppo

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 138-141)

Outline

Documenti correlati