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Internazionalizzazione e sistema camerale di Antonio Nannini (1)

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 112-115)

4. La voce dei protagonisti: dalle origini alle nuove frontiere di intervento

4.2. Internazionalizzazione e sistema camerale di Antonio Nannini (1)

Per inquadrare, sia pure sinteticamente, le logiche di rete delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna in materia di internazio-nalizzazione, ritengo utile “partire da lontano”. Non solo per sotto-lineare che affonda le sue radici nel passato l’impegno delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna per garantire il supporto alle im-prese che intendono affacciarsi per la prima volta (oppure aumentare

(1) Segretario generale della Camera di commercio di Forlì-Cesena.

la loro presenza) sui mercati esteri. Ma anche per evidenziare che la ricerca di integrazione, sia nell’ambito del sistema camerale che con l’attività di altri soggetti pubblici e associativi, costituisce una moda-lità ricorrente nelle iniziative volte ad accompagnare le imprese nei percorsi di internazionalizzazione. Una conferma si può trovare nel volume “Le Camere dell’economia. Da quarant’anni in rete per lo svilup-po”, pubblicato nel 2005, in occasione dell’anniversario della nascita dell’Unioncamere regionale. Come emerge dai verbali delle prime riu-nioni, già nel 1965 i Presidenti delle Camere di commercio riconosco-no che “il lavoro di esportazione condiziona buona parte dell’attività di tante nostre imprese e costituisce un fattore determinante per il loro consolidamento e sviluppo”. La citazione si riferisce a un periodo nel quale la quota dell’Emilia-Romagna sull’export complessivo dell’Italia si attesta al 6,3 per cento. Ma gli enti camerali intuiscono, a ragione, le potenzialità di crescita e decidono di assegnare priorità alle attività di promozione delle esportazioni. Al primo trimestre 2006 l’incidenza dell’export regionale – come documenta il Centro studi dell’Unionca-mere Emilia-Romagna – risulta attestata al 12,7 del valore nazionale:

rispetto al 1965 è cresciuta, dunque, più del doppio, a conferma della validità delle intuizioni camerali risalenti a metà degli anni Sessanta.

Fin dai primi passi, le Camere (e la loro Unione regionale) avvia-no un’attività di assistenza alle imprese avvia-non da sole, ma attraverso la collaborazione con l’ICE. L’obiettivo comune è offrire agli operatori i mezzi e gli strumenti più idonei per lo sviluppo delle relazioni d’affari sui mercati esteri. Oltre a stringere alleanze con altre istituzioni, gli enti camerali contribuiscono alla ricerca di massa critica da parte del-le imprese di minor dimensione, attraverso la promozione di forme associative (i consorzi per l’export). A livello nazionale, nel 1967 i Mi-nisteri dell’Industria e del Commercio estero indicano congiuntamen-te come strada da imboccare la costituzione dei Centri regionali per il commercio estero. Attraverso il Centro Estero dell’Emilia-Romagna – soluzione organizzativa, tempestivamente adottata dal sistema ca-merale – vengono realizzate iniziative di promozione dei prodotti e delle economie locali, di accompagnamento delle imprese per mis-sioni e delegazioni all’estero, di organizzazione della partecipazione degli operatori alle manifestazioni fieristiche. Nella stessa fase di co-stituzione del Centro Estero dell’Emilia-Romagna, gli enti camerali si preoccupano comunque di preservare la collaborazione con l’ICE.

Quando negli anni Settanta nascono le Regioni a Statuto ordina-rio, in Emilia-Romagna il sistema camerale ricerca – nonostante le iniziali incomprensioni – la collaborazione operativa con l’ente regio-nale proprio in materia di internazionalizzazione. La Regione sollecita

nel maggio 1973 la partecipazione delle Camere alla costituzione di Ervet, l’agenzia per la valorizzazione del territorio. Da questa iniziale partnership nasce nel 1975 la Sopromer, società per la promozione del commercio estero, imperniata sulle gambe di tre soggetti: Ervet, Fine-miro (struttura delle Casse di Risparmio e delle Banche del Monte) e sistema camerale, che porta “in dote” l’esperienza del Centro Estero.

Ma l’iniziativa di integrazione si rivela prematura: l’attività della socie-tà di promozione all’estero non riesce a decollare. I soci decidono di comune accordo di chiuderla nel 1980. Gli enti camerali riprendono allora a dare impulso al Centro Estero, al quale si affianca l’attività del-le aziende speciali per l’internazionalizzazione istituite a Reggio Emi-lia, Modena e Ravenna; si ricercano a livello regionale sinergie con le associazioni di categoria per elevare l’efficacia degli interventi e viene promossa la partecipazione, a livello nazionale, ai programmi integra-ti con l’Ice, sulla base di un accordo di programma tra il Ministero del Commercio estero, l’Unioncamere italiana e Assocamerestero.

La spinta propulsiva del Centro Estero si esaurisce in Emilia-Ro-magna alla fine del 2001, quando decide la sua chiusura per facilitare la ricerca di convergenze più avanzate con la Regione e con le associa-zioni di categoria; allo stato attuale tale formula organizzativa risulta, del resto, superata (o in via di superamento) in quasi tutti i contesti ter-ritoriali. Ma anche se alla chiusura del Centro Estero non si accompa-gna l’istituzione dell’auspicata società congiunta con la Regione e con il mondo associativo per la promozione all’estero, non viene indebolito – come sottolineato da Giampaolo Montaletti nei paragrafi del volume riservati al network internazionalizzazione – il valore dell’attività in rete degli enti camerali su questo versante dell’attività promozionale.

La ricerca di convergenze con l’attività operativa di altri soggetti resta un obiettivo di particolare attualità per la rete camerale dell’Emilia-Romagna. Oggi le Camere di commercio sono impegnate a costruire – in attuazione dell’accordo di collaborazione operativa sottoscritto dalla Regione e dall’Unioncamere Emilia-Romagna nel dicembre 2005 – una nuova fase di attività dello sportello regionale per l’internazio-nalizzazione, insieme al Ministero del Commercio internazionale, al-l’Assessorato regionale alle Attività produttive, a Ice, Sace e Simest. È all’ordine del giorno il decollo operativo di una rete di sportelli territo-riali per l’internazionalizzazione presso le Camere – come prevede la normativa statale – che intendiamo integrare sul territorio con le atti-vità delle associazioni di categoria, valorizzando il criterio di sussidia-rietà. I soggetti che partecipano allo sportello regionale per l’interna-zionalizzazione (Ice, Sace, Simest, Camere di commercio, associazioni di categoria) sono quindi chiamati, con la regia della Regione e del

Ministero, a integrare le rispettive esperienze e competenze, riqualifi-cando e ridefinendo i ruoli e valorizzando le peculiari vocazioni.

La normativa statale di riferimento dello sportello regionale per l’in-ternazionalizzazione presenta potenzialità inesplorate. Può permettere di adottare una logica funzionale e una flessibilità organizzativa idonee a tener conto delle peculiari vocazioni produttive dei contesti locali di riferimento. Gli sportelli dislocati presso le Camere di commercio pos-sono svolgere, soprattutto con il coinvolgimento delle associazioni di categoria, una importante funzione per facilitare l’accesso ai servizi di carattere finanziario, assicurativo, informativo e promozionale, avvici-nandoli all’utenza e modulandoli sulla base delle peculiarità dei diversi contesti territoriali e del ciclo di vita delle singole aziende. A fronte della sfida della globalizzazione dei mercati, il sistema camerale auspi-ca che venga parallelamente perseguito un indirizzo di rafforzamento della cooperazione tra il livello statale e quello regionale sul versante della politica economica estera. La nascita recente del Ministero del Commercio internazionale e delle Politiche comunitarie può contribui-re a un più razionale assetto della governance delle politiche di inter-nazionalizzazione, data la rilevanza per le nostre imprese del mercato

“interno” comunitario dell’Europa allargata a venticinque Stati.

L’esperienza del passato attesta, in conclusione. che gli enti came-rali sanno coniugare la ricerca del coordinamento e dell’integrazione dell’attività con altri soggetti istituzionali e associativi con l’attitudine a rispondere alle specifiche esigenze che le imprese esprimono nei diver-si contesti territoriali. La compodiver-sizione degli organismi direttivi delle Camere, con la presenza dei rappresentanti dei vari settori di attività, costituisce, da questo punto di vista, una garanzia che si continuerà in futuro a far riferimento alla “stella polare” delle esigenze delle imprese per orientare l’attività anche in materia di internazionalizzazione.

4.3. Il network per l’internazionalizzazione

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 112-115)

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