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La Regolazione del mercato di Matteo Casadio (9)

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 146-150)

4. La voce dei protagonisti: dalle origini alle nuove frontiere di intervento

4.10. La Regolazione del mercato di Matteo Casadio (9)

Una delle attività “caratteristiche” del progetto network è quella del consolidamento della rete camerale regionale e dello sviluppo di iniziative di sistema: dal coordinamento dei diversi uffici camerali, al-la progettazione a livello regionale di nuovi servizi (ad esempio per al-la creazione di nuove imprese o per supportare un rapporto più fattivo tra scuole e imprese), alla condivisione di interventi per l’innovazione organizzativa e la semplificazione amministrativa anche attraverso l’utilizzo di prodotti telematici all’avanguardia.

Tra le attività di coordinamento, a livello regionale, degli uffici del-le singodel-le Camere va ricordata quella che ha coinvolto da alcuni anni i funzionari appartenenti all’area della regolazione del mercato e che ha perseguito come obiettivi principali lo sviluppo e la promozione degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, in parti-colare della conciliazione.

Vale la pena approfondire perché la regolazione del mercato costituisce una delle attività che caratterizzano maggiormente il sistema camerale.

Le ragioni sono essenzialmente due e corrispondono a due pecu-liarità delle Camere di commercio:

• La conoscenza del mercato: il Registro imprese è gestito dalle Camere di commercio e rappresenta l’anagrafe ufficiale delle imprese italiane, fornendo, in pratica, l’identi kit più veritiero del sistema pro-duttivo italiano; ogni anno ciascuna azienda deve rinnovare l’iscrizio-ne al Registro e deve comunicare anche tutte le modifiche il’iscrizio-nerenti il proprio assetto costitutivo. Il Registro imprese garantisce, pertanto, una conoscenza reale del mercato e, attraverso i dati in esso

contenu-(9) Responsabile Area network camerale e politiche di rete Unioncamere Emilia-Romagna.

ti, è possibile avere un’idea della consistenza del sistema produttivo, sia a livello territoriale sia a livello di singoli settori.

• La posizione di terzietà. Le Camere di commercio sono la sede in cui risultano presenti i soggetti designati da tutte le categorie più rappresentative e anche delle associazioni dei consumatori, del siste-ma del credito, dei sindacati, ossia tutti i soggetti che muovono l’eco-nomia del territorio e che oggi compongono gli organismi direttivi camerali. La Camera di commercio diventa, pertanto, il momento di sintesi, di mediazione principale sul territorio tra i vari interessi che si muovono all’interno della comunità economica.

Per questo è naturale che alla Camera di commercio siano assegna-te funzioni di regolazione del mercato. Nello svolgere quesassegna-te funzioni, tra le altre attività, si è deciso di investire sugli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. Grazie a queste strumentazioni, in particolare la conciliazione, si vuole far sì che due parti in lite abbiano la possibilità, in poco tempo e con poca spesa, di trovare l’accordo più soddisfacente per entrambe.

In funzione di questo obiettivo, l’accordo che soddisfa entrambe le parti, le Camere di commercio hanno organizzato i loro servizi.

Nella conciliazione non c’è nessuno che decide, né un giudice, né un arbitro, ma solo un professionista, appositamente formato, che persegue come unico obiettivo quello di aiutare le parti a trovare l’ac-cordo migliore. Anche la procedura conciliativa, nella sua semplicità e snellezza, è funzionale all’obiettivo del raggiungimento del miglior accordo possibile. Sono le stesse parti in causa che decidono insieme qual è la soluzione migliore per entrambe.

Questo significa neutralizzare tutte le situazioni di conflitto che non fanno che indebolire il mercato, attenuando la reciproca fiducia tra i vari soggetti che nel mercato stesso si muovono. Perché anche una sentenza di un giudice o il lodo di un arbitro, pur chiudendo una controversia, non è detto che soddisfino entrambe le parti ed elimini-no la conflittualità.

Regolare il mercato, quindi, significa anche lavorare affinché la fi-ducia tra gli operatori continui ad essere uno dei principali fattori di crescita e di sviluppo.

Date queste brevi premesse, si vuole descrivere l’esperienza del network delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna rispetto a questo tema.

L’introduzione della conciliazione obbligatoria presso le Camere di commercio, ad esempio nella materia della subfornitura, ha fatto na-scere, qualche anno fa, l’esigenza di qualificare i servizi di conciliazio-ne che inizialmente, dopo la loro formale istituzioconciliazio-ne, hanno vissuto nell’indifferenza e nell’inoperatività.

Con l’introduzione per legge dei tentativi di conciliazione obbliga-toria si è cercato, quindi, di capire attraverso quali modalità qualifi-care questi servizi.

La prima cosa che si è realizzata a livello regionale è stata omogeneiz-zare i regolamenti dei servizi di conciliazione, anche con il supporto del-l’Unioncamere che coordina a livello nazionale le Camere di commercio.

Una esigenza che si è riproposta all’inizio del nostro lavoro in rete ed anche in questi ultimi mesi, alla luce dell’entrata in vigore della ri-forma del diritto societario: l’Unione regionale ha promosso pertanto incontri del gruppo dei responsabili delle nove Camere di commercio, per studiare ed approfondire insieme i testi del nuovo regolamento tipo di conciliazione e delle linee guida inerenti gli standard uniformi per la formazione dei conciliatori, elaborati da una Commissione na-zionale istituita presso l’Unioncamere.

La seconda esigenza che è emersa è stata la formazione dei con-ciliatori. Importantissimi, infatti, il ruolo e la preparazione di coloro che saranno chiamati a ricoprire il ruolo di conciliatori: non dovran-no limitarsi ad acquisire competenze in materie giuridiche, ma anche

“competenze” relazionali, tali da permettere il raggiungimento del-l’obiettivo, l’accordo tra le parti in causa.

Con l’ampliarsi degli ambiti in cui è previsto il tentativo obbligato-rio di conciliazione sarà, infatti, necessaobbligato-rio che il conciliatore risulti dotato di competenza, professionalità ed esperienza.

Ed anche su questo tema il lavoro in rete serve per far sì che la qua-lità dei servizi di conciliazione sul territorio regionale (dalla semplicità della procedura, alla gestione della stessa, fino alle competenze ed alla preparazione sia dei funzionari camerali che dei conciliatori) sia carat-terizzata da una omogeneità tale da garantire alle Camere di commercio l’immagine di una pubblica amministrazione moderna ed efficiente.

Il terzo aspetto è quello della promozione.

È sempre più sentita l’esigenza di creare una cultura intorno allo strumento della conciliazione.

Se è vero che la conciliazione costa meno, fa perdere meno tempo, ga-rantisce e mantiene la fiducia tra le parti è altrettanto vero che le persone che accedono a detto servizio sono ancora troppo poche. Ciò lascia presu-mere che la conoscenza di questo strumento sia limitata a pochissimi sog-getti (ordini professionali ed associazioni di categoria dei consumatori).

Per questo motivo abbiamo studiato, pianificato e sperimentato a livello locale varie iniziative di promozione: prima una campagna a livello regionale, poi l’aggancio a quella nazionale che ci ha guidato e ci sta guidando da alcuni anni. E in un secondo tempo convegni nell’ambito dell’Emilia-Romagna, anche di carattere internazionale,

e convegni locali ma nell’ambito di una programmazione sempre di livello regionale, proprio per comunicare l’idea di un sistema compat-to, intraprendente ed anche creativo.

In alcune Camere di commercio della Regione, per fare un esempio, abbiamo sperimentato uno spettacolo di teatro di impresa sul tema della

“sopravvivenza ai conflitti” (un approccio originale al tema della conci-liazione) con l’assistenza del principale interprete a livello nazionale di questa particolarissima forma di comunicazione, il prof. Paolo Vergnani.

Il metodo e le logiche che hanno supportato tutto questo lavoro, dall’omogeneizzazione dei regolamenti fino all’attività di promozione e formazione, sono quelli della rete.

Esiste, su questo specifico tema un gruppo (c.d. network della con-ciliazione) che riunisce tutti i responsabili dei servizi di conciliazione delle Camere di commercio, all’interno del quale i funzionari came-rali, appunto in una logica di rete, si confrontano sulle modalità di funzionamento dei propri servizi e sul tipo di organizzazione; questo è un momento di incontro importante per sviluppare non solo il con-fronto, ma anche le competenze e le motivazioni dei partecipanti che si sentono maggiormente spronati.

Si è sperimentato, infatti, che il lavorare insieme aumenta le mo-tivazioni, la sicurezza, l’intraprendenza, la creatività ed i servizi fun-zionano meglio.

La Camera di commercio, in definitiva, si deve proporre sul territo-rio come interlocutore affidabile in materia di regolazione del merca-to ed è, pertanmerca-to, necessario che i funzionari camerali risultino dotati di competenze e strumenti per tenere alto il livello del confronto e dell’operatività nel rapporto con gli altri soggetti.

La qualità dei servizi camerali e l’impegno costante a promuovere una nuova cultura conciliativa, garantiscono la credibilità del sistema e di tutte le singole Camere di commercio sui loro territori di competenza.

Nel corso degli anni si sono potuti così raggiungere anche accordi locali importanti in tutte le Camere con le associazioni di categoria, in tema di manutenzione degli impianti termici domestici, di tintola-vanderia, per le controversie di natura turistica, in materia di gestione dei servizi pubblici con le società gestrici, di mediazione immobiliare rispettivamente per le vendite e per le proposte di acquisto.

I risultati di questo intenso lavoro del network possono essere an-che quantificati in cifre: solo nel 2004, si sono registrate più di 500 procedure avviate nelle Camere di commercio dell’ Emilia-Romagna, il che significa che sono state molte di più di tutte le richieste raccolte in ambito regionale fino al 2003. In un anno, in pratica, abbiamo rac-colto molto di più di quanto realizzato nei precedenti dieci anni.

Ma il risultato forse più significativo, e che deve sempre rappre-sentare uno dei principali obiettivi del lavorare in rete, è che i nostri funzionari si sentono oggi parte di un sistema in grado di consolidare le loro competenze, di garantire autorevolezza nella gestione del ser-vizio e nei rapporti con gli interlocutori a livello istituzionale. Ogni territorio presenta le sue caratteristiche e specificità, per cui sia la gestione del servizio che la cura delle relazioni istituzionali richiede una flessibilità ed una preparazione che oggi i nostri funzionari han-no certamente maturato.

La rete non deve ricercare sempre come obiettivo quello di fare tutti le stesse cose e di farle tutte e per forza insieme, bensì quello di aiutare a condividere e maturare una cultura del servizio di qualità che deve caratterizzare e distinguere ciascuna Camera di commercio nel territorio di riferimento, quindi ogni nodo della rete, compatibil-mente con le esigenze e le caratteristiche del territorio stesso.

4.11. Il network per l’informazione economica e il monitoraggio

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 146-150)

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