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Le iniziative della rete camerale per l’alternanza scuola-lavoro di Claudio Fornasari (6)

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 134-138)

4. La voce dei protagonisti: dalle origini alle nuove frontiere di intervento

4.7. Le iniziative della rete camerale per l’alternanza scuola-lavoro di Claudio Fornasari (6)

La legge n. 53 del 28 marzo 2003 ha assegnato un ruolo istituzio-nale alle Camere di commercio nelle varie fasi di riforma della scuola.

La modalità didattica dell’alternanza scuola-lavoro è disciplinata anche dalla legge regionale n. 12/2003 (“Norme per l’uguaglianza delle op-portunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professio-nale, anche in integrazione tra loro”), in coerenza con il principio della valorizzazione della cultura tecnica e del lavoro nei percorsi formativi.

Finalità dichiarata dell’alternanza scuola-lavoro è contribuire alla pie-na realizzazione del diritto delle persone ad upie-na adeguata formazione attraverso la conoscenza, anche diretta, del mondo del lavoro.

L’apporto degli enti camerali per attuare la nuova modalità di-dattica proposta agli studenti di qualunque indirizzo per arricchire l’offerta formativa attraverso la conoscenza diretta del mondo del la-voro ha preso le mosse dalla sottoscrizione, nel giugno 2003, di una convenzione tra Unioncamere Emilia-Romagna ed Ufficio scolastico regionale. La convenzione è stata siglata quasi contemporaneamente al Protocollo d’intesa tra Ministero dell’Istruzione ed Unioncamere italiana, finalizzato a potenziare e sostenere un raccordo sistemico tra mondo della scuola e mondo delle imprese. La spinta a collaborare sancita nella convenzione è stata allargata alla Regione e agli enti lo-cali che hanno garantito un prezioso contributo nelle diverse fasi del progetto sperimentale per realizzare le esperienze di alternanza nel-l’anno accademico 2004-2005, dall’emanazione delle linee guida alla stesura del bando, alla valutazione delle proposte e alla validazione dei percorsi formativi. La rete camerale ha portato in dote l’accumulo di esperienze maturate per sviluppare un’offerta formativa pensata specificamente per le imprese di minor dimensione, tenendo presen-te che gran parpresen-te del sapere manageriale e delle presen-tecniche di gestione aziendale si sono tradizionalmente sviluppati a partire dalla grande impresa. Adottando un approccio di tipo bottom-up, gli enti camerali e le loro strutture specializzate con un notevole impegno di proget-tazione hanno cercato, in sintesi, di far emergere il sapere formativo dalle esperienze concrete delle piccole imprese.

L’apertura delle attività di formazione alle esigenze del mondo del lavoro risulta ormai indispensabile per garantire ai singoli migliori

(6) Segretario generale della Camera di commercio di Modena.

opportunità di lavoro, e alle imprese (e al sistema paese) una presen-za più competitiva in un mercato all’insegna della globalizpresen-zazione. È necessario inoltre assicurare la dimensione europea della formazione, in modo che interagisca sistematicamente con quella locale. Quella dell’alternanza costituisce da questo punto di vista una sfida impe-gnativa che ha spinto a superare la vecchia pratica degli stages e dei tirocini, molto diffusa nel territorio regionale, prevalentemente circo-scritta ad alcuni indirizzi di studio di carattere professionalizzante, con una logica di offerta aggiuntiva al piano di studi curriculare. È certamente positivo il fatto che le imprese tendano sempre più a pen-sarsi come soggetti formatori (tirocini, stage, apprendistato), e non più solo come consumatori di offerta formativa, o collaboratori di progettazione (che già era stato un positivo passo avanti) dell’offerta stessa, mostrando disponibilità ad investire, come documentano le indagini svolte da Unioncamere nell’ambito del progetto Excelsior. È altrettanto vero che il sistema delle imprese si trova in una situazione molto frastagliata, che vede le grandi imprese e il settore industria-le già molto avanti, mentre industria-le piccoindustria-le e piccolissime imprese, anche quando hanno già accolto una cultura di learning organisation, te-mono di non possedere le risorse necessarie per intervenire nel campo formativo, e spesso non ne dispongono davvero.

Dopo la prima fase di sperimentazione dei percorsi in alternan-za scuola-lavoro, realizalternan-zata da Unioncamere Emilia-Romagna con la regia di un apposito gruppo di lavoro intercamerale nell’ambito del progetto network, in collaborazione soprattutto con l’Ufficio scolasti-co regionale, è possibile tracciare un bilancio sui risultati raggiunti, delineandone i punti di forza e le criticità emerse. L’Unioncamere a tal fine ha raccolto in una pubblicazione (Alternanza scuola-lavoro e sistema camerale) interventi, materiali e documentazione sul pri-mo anno di sperimentazione in Emilia-Romagna, organizzando un convegno di presentazione che ha consentito di sviluppare riflessioni preziose per impostare i successivi programmi.

Unioncamere regionale ha sostenuto con convinzione e determi-nazione l’iniziativa delle scuole, favorendone la fattibilità, anche at-traverso il ricorso alle risorse finanziarie messe a disposizione a li-vello nazionale dal Fondo di perequazione. Le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna hanno impegnato ingenti risorse ed energie per svolgere pienamente il nuovo ruolo a loro riconosciuto dalla riforma dell’istruzione e per percorrere gli spazi aperti dall’evoluzione norma-tiva a livello regionale. Basti pensare in proposito che nell’anno scola-stico 2004-05 sono stati erogati alle scuole per i loro progetti di alter-nanza 274.000 euro, mentre per il corrente anno scolastico sono stati

impegnati altri 211.600 euro. Sono state inoltre finanziate le attività sulla formazione dei tutor scolastici e regionali e realizzate campagne promozionali sulle opportunità legate all’alternanza scuola-lavoro;

è stato formato il personale camerale a supporto delle scuole per la realizzazione dei progetti, ed è stato fornito un sistema informativo ideato per la gestione dei percorsi in alternanza.

Come sottolineato dall’allora Assessore regionale alla Scuola, For-mazione professionale e lavoro, Mariangela Bastico nell’introduzione a un recente volume che raccoglie la documentazione delle esperienze effettuate dal sistema camerale, “l’impegno speso nell’elaborazione e nello svolgimento della didattica in alternanza dal sistema camerale conferma che, anche nell’attuale periodo di incertezza e di difficoltà socio-economica, tutte le componenti del sistema formativo in Emilia-Romagna sono disponibili ed attente a cogliere ogni opportunità per giungere alla comune finalità di elevare il livello culturale e professio-nale degli studenti attraverso l’integrazione fra il sapere e il saper fare”.

Anche gli enti camerali dell’Emilia-Romagna hanno avviato un attività in rete sulla base della condivisione dell’esigenza di potenziare i saperi applicativi o operativi, la principale risorsa richiesta per consentire un inserimento in azienda che risulti in tempi brevi produttivo. Si tratta, dunque, di favorire e stimolare il passaggio dal sapere al saper fa-re, realizzando percorsi formativi professionalizzanti che, attraverso un approccio pragmatico e momenti di esperienza che avvicinino al-le probal-lematiche del mondo produttivo, consentano agli studenti di sviluppare e sperimentare solide competenze tecniche concretamente applicabili e spendibili sul mercato del lavoro, e, quindi, in quanto tali considerate indispensabili anche dagli imprenditori. Non a caso sono proprio le imprese ad essere preoccupate per il fatto che spesso, nelle realtà territoriali in cui operano, gli Istituti Tecnici sono andati perdendo il loro carattere di scuole che, tradizionalmente, fornivano al sistema produttivo figure di tecnici di alta specializzazione oggi sem-pre più difficili da trovare sui mercati locali del lavoro.

L’esperienza finora maturata dal sistema camerale regionale con-ferma che la possibilità di impegnare brevi periodi di apprendimento in ambito lavorativo costituisce un efficace strumento di orientamento e di preparazione tecnica e professionale per i giovani, soprattutto a due condizioni: che tale modalità sia progettata con cura dall’istituzio-ne scolastica responsabile del relativo svolgimento – in piena coerenza con l’indirizzo di studio proprio della scuola – e che si realizzi in con-testi adeguati all’accoglienza ed all’accompagnamento nell’esperienza, in termini di caratteristiche ambientali ed organizzative e di capacità di trasferimento delle conoscenze e delle competenze utili ai ragazzi.

I risultati conseguiti, oltre a dimostrare che quella appena intrapre-sa è la strada giusta, stimolano le Camere di commercio a proseguire in questa direzione. La prospettiva può essere quella di un ulteriore sviluppo dell’azione di supporto del sistema camerale per l’afferma-zione della modalità didattica dell’alternanza scuola lavoro, facilitan-do l’incontro della facilitan-domanda e dell’offerta dei percorsi d’alternanza mediante il sistema informativo Polaris e valorizzando l’esperienza maturata dalle agenzie formative delle Camere di commercio – a co-minciare dall’Ifoa – per la formazione dei tutor scolastici e aziendali e per il raccordo tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro.

Un particolare merito, in questa esperienza, va riconosciuto alle scuole, agli alunni e, soprattutto, agli imprenditori che, aprendo le porte delle loro realtà aziendali agli studenti, hanno dimostrato con-cretamente di credere nella valenza educativa e formativa dell’alter-nanza scuola-lavoro, diventando parte integrante del processo forma-tivo e valutaforma-tivo dei giovani ospitati. È peraltro evidente che, proprio perché di modalità didattica si tratta, l’alternanza scuola-lavoro è un’opportunità che può essere offerta a tutti gli studenti delle scuole superiori. Per tale ragione, la Regione Emilia-Romagna, in accordo con le Province e con l’Ufficio scolastico regionale, ha definito ed ap-provato gli standard qualitativi riferiti all’alternanza, al fine di ga-rantirne lo svolgimento in modo omogeneo sul territorio regionale.

Tale documento rappresenta anche il prodotto di un’azione di go-vernance partecipata a livello territoriale: gli standard di qualità non solo sono stati discussi, ricevendo parere positivo, in sede di Confe-renza regionale per il sistema formativo e di Commissione regionale tripartita, ma hanno consentito di avviare numerosi progetti di alter-nanza, delineando una base certa di riferimento per la relativa realiz-zazione a tutti i soggetti promotori e coinvolti (enti locali, scuole, enti di formazione professionale, imprese, associazioni di categoria, oltre al sistema camerale). Va in altre parole sottolineata la collaborazione con le istituzioni (Regione, Province, ed, in modo particolare, l’Ufficio scolastico regionale) e con le strutture del mondo associativo, coinvol-te insieme alle Camere di commercio nella realizzazione delle speri-mentazioni dei percorsi in alternanza scuola-lavoro. Anche su questo terreno ha prevalso la volontà di “fare rete”, non solo nell’ambito delle strutture camerali, l’interesse comune a sperimentare metodologie in-novative idonee a rispondere ai fabbisogni formativi del mondo del lavoro. Con l’auspicio che, alla luce dei positivi risultati ottenuti, tale cooperazione possa nei prossimi anni ancor più consolidarsi.

4.8. L’impegno camerale per la promozione della filiera

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 134-138)

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