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Sfide di Basilea 2 e apporto della rete camerale allo sviluppo dei consorzi fidi

Nel documento LAVORARE IN RETEPER LO SVILUPPO (pagine 141-146)

4. La voce dei protagonisti: dalle origini alle nuove frontiere di intervento

4.9. Sfide di Basilea 2 e apporto della rete camerale allo sviluppo dei consorzi fidi

di Mauro Giannattasio (8)

In una situazione di ciclo congiunturale sfavorevole come quella che stiamo vivendo, la qualità del rapporto tra l’impresa e i propri fi-nanziatori – venture capitalist, ma soprattutto istituti bancari apporta-tori del capitale di debito – risulta decisiva tanto per garantire all’im-presa stessa l’equilibrio finanziario nelle fasi di calo della liquidità, quanto per cogliere con prontezza e la dovuta efficacia le opportunità di sviluppo che un’attenta lettura dei mercati può offrire.

La misurazione del rischio di credito non può limitarsi alla sem-plice ricognizione di alcune caratteristiche strutturali dell’azienda, dovendo invece spingersi verso una più completa valutazione sulla bontà e fattibilità dei programmi di sviluppo industriale. Dalla banca di riferimento ci si attende – insomma – soprattutto in quella piccola e media impresa spesso concentrata sugli aspetti di produzione e me-no su quelli strategico/finanziari – l’assunzione di un ruolo di guida e partner qualificato, in grado d’orientare le scelte aziendali in vista di un traguardo comune: la piena realizzazione del business plan.

Per questo anche in Emilia-Romagna il sistema camerale ha avvia-to una serie di iniziative specifiche, raccordandosi agli indirizzi adot-tati a livello nazionale dall’Unioncamere. Un lavoro “in rete” capillare e diversificato, quello svolto dalle Camere dell’Emilia-Romagna, che spazia dai servizi di assistenza e di tutoraggio alle attività di forma-zione ed informaforma-zione, fino alla realizzaforma-zione di studi e

simulazio-(8) Segretario generale della Camera di commercio di Ferrara.

ni su campioni di imprese, finalizzati a valutare l’impatto del nuovo accordo. Proprio per fornire una stima del grado di rischiosità delle micro-aziende, ad esempio, la Camera di Ferrara, in collaborazione con Unioncamere ed altri 38 enti camerali, e con il supporto operativo del Consorzio camerale per il credito e la finanza, ha realizzato una ricerca, presentata in un apposito convegno già nella primavera del 2005, su un campione rappresentativo di società di persone e ditte in-dividuali operanti nei diversi macro-settori di attività economica del territorio provinciale.

I risultati di quel convegno, seppur prevedibili per molti aspetti, hanno espresso numerose sorprese, che hanno ridimensionato, se non proprio contraddetto, consolidati “luoghi comuni” in merito ai rapporti tra banche ed imprese. Quello, ad esempio, che tratteggia un rapporto tra impresa e sistema bancario caratterizzato da multi-affidamenti e da un elevato “turn-over”. Al contrario, le imprese del campione (e questo valeva sia a livello provinciale che nazionale, senza eccessive differen-ziazioni) si sono dimostrate piuttosto “fedeli”, tendendo cioè a costrui-re rapporti duraturi, spesso con una sola banca di riferimento.

Un fenomeno che sembra dunque prescindere dal livello di svilup-po e di “robustezza” del contesto economico ferrarese, e che appare invece come una costante comune a molti degli imprenditori inter-pellati nella nostra Regione. Così come la ricerca ha evidenziato che la cultura finanziaria delle imprese non è più ancorata solo agli stru-menti di finanziamento di breve periodo, ma tende ad aprirsi, sia pur lentamente, ad altri strumenti quali i prestiti a medio-lungo termine.

Un’evoluzione, dunque, che sembra prospettare una maggiore atten-zione non solo alla gestione del quotidiano ma anche alla pianificazio-ne del futuro, per poter consolidare l’azienda e garantirpianificazio-ne la redditivi-tà. In sostanza, si è evidenziato un mutamento di prospettiva positivo, proprio alla luce dei cambiamenti che” Basilea 2” richiede nel modo di gestire l’azienda e di rapportarsi con il sistema bancario.

A questo si riferiva la ricerca, quando sottolineava il “cambiamento di mentalità, prima ancora che di operatività, che gli accordi di Basilea 2 stanno comportando” per gli operatori. Le considerazioni conclusive sottolineavano poi l’esigenza di “uno sforzo comune da parte di tutto il sistema delle cosiddette istituzioni di prossimità: ci si riferisce alla rete delle Camere di commercio, ma anche ai Confidi e alle Associazioni di categoria”, chiamati ad accompagnare le imprese nel percorso di co-struzione di nuovi rapporti con le banche, in modo che “l’imminente entrata in vigore di Basilea 2 rappresenti uno stimolante traguardo da raggiungere, e non un ulteriore, ennesimo ostacolo da superare”.

Ebbene, il riferimento al sistema dei Consorzi fidi – esperienza, fra

l’altro, tutta italiana – in una Regione come l’Emilia-Romagna, assu-me un particolare rilievo. Tali strutture, che ben esprimono la spin-ta alla cooperazione tra imprese tipica dei nostri distretti produttivi, hanno svolto infatti un ruolo fondamentale per superare le difficoltà che le aziende di minori dimensioni incontrano nell’accesso al credito.

Consorzi e cooperative di garanzia collettiva hanno trovato un indub-bio punto di forza soprattutto nei processi di aggregazione dal basso.

Sorti dalla spontanea iniziativa degli imprenditori, i Confidi svolgono – in virtù di un’azione sinergica tra mondo associativo ed enti pubbli-ci – una funzione insostituibile per una moltitudine di operatori, che singolarmente non sarebbero in grado di fornire sufficienti garanzie.

Per le banche, dunque, il ruolo di garante collettivo dei singoli affida-menti esercitato dai Confidi è utile, spesso addirittura determinante, per rafforzare il merito complessivo del credito erogato. Per le aziende, invece, la funzione di affiancamento svolta da un soggetto collettivo credibile come i Consorzi fidi aumenta la possibilità di ricevere finan-ziamenti, indispensabili per sostenere i progetti di sviluppo.

Di queste funzioni è sempre stata ben consapevole la rete regionale delle Camere di commercio, che, garantendo una capillare funzione di supporto alle imprese, ha promosso la costituzione dei primi Confi-di provinciali ed in seguito – a partire dal 1981 – dei ConfiConfi-di regionali, nati appunto dalla collaborazione tra l’Unioncamere Emilia-Romagna e le Associazioni di categoria dei diversi settori. Come ben evidenzia-to dal Presidente camerale ferrarese Carlo Alberevidenzia-to Roncarati nell’in-tervento introduttivo al convegno sul “ruolo dei consorzi fidi nell’era della globalizzazione”, svoltosi nell’ottobre 2001 a Ferrara, gli enti ca-merali hanno contribuito ad irrobustire la crescita di un sistema che, dati alla mano, presta garanzie per un volume di finanziamenti pari a circa il 14% di quelli erogati dalle banche agli operatori di minor dimensione: si tratta quindi di un apporto fondamentale per il con-solidamento delle piccole e medie imprese industriali, commerciali e agricole, di quelle dell’artigianato e della cooperazione.

Di qui, dunque, l’attenzione del network delle Camere di commer-cio dell’Emilia-Romagna all’impegno di potenziamento dei Confidi in vista di Basilea 2. Come confermato dall’indagine effettuata a Ferrara, con i nuovi criteri il giudizio sulla rischiosità del cliente viene espressa con un rating al quale è associata automaticamente, sulla base del-l’esperienza maturata dalla banca, la probabilità di insolvenza: quanto maggiore è il punteggio assegnato, tanto minore diventa il rischio per la banca, e più basso quindi il tasso di interesse applicato sul prestito.

Fornitori di garanzia sostitutiva e fiduciaria alle banche, i Confi-di sono – in questa impegnativa fase – chiamati ad elevare i propri

livelli di efficienza, perseguendo processi di aggregazione in grado di consentire gli investimenti necessari al sistema imprenditoriale. In-fatti, sulla spinta della legge-quadro 326 del 2003, in particolare, il sistema dei Confidi è impegnato ad adeguarsi alla nuova normativa e alle richieste del sistema bancario. In tale “cornice” normativa vanno dunque opportunamente collocate le iniziative finalizzate al poten-ziamento delle dimensioni e dell’operatività dei Confidi, oltre che alla definizione di nuovi rapporti con il sistema bancario.

Ed in questo impegno, volto soprattutto ad irrobustire il sistema di Con-fidi tramite maggiori livelli di capitalizzazione e di professionalità, è fattiva-mente impegnata la stessa “rete” regionale delle Camere di commercio.

Nel perseguire questa trasformazione, i Confidi non devono tutta-via perdere la loro consolidata “funzione di prossimità” con le imprese a cui fanno riferimento, né tantomeno i proficui rapporti instaurati con gli enti pubblici ed il sistema bancario, in quanto – l’esperienza di Ferrara lo conferma – proprio questi rapporti sono stati e restano i fat-tori decisivi per lo sviluppo dell’esperienza dei consorzi di garanzia.

Questo perché i Confidi sono nati e si sono affermati come organismi volontaristici, radicati nei diversi contesti territoriali: per la loro crescita si sono avvalsi del sostegno di enti pubblici (mi riferisco in particolare ai contributi ai Fondi rischi di Regione, Province, Comuni e Camere di commercio), tutti ben consapevoli che l’accesso al credito costituisce il principale ostacolo per la crescita delle piccole e medie imprese.

Di fronte alle “sfide” poste dall’Accordo di Basilea 2, le Camere del-l’Emilia-Romagna stanno dunque lavorando insieme ai Confidi, alla Regione e al mondo associativo per raggiungere una più marcata spe-cializzazione ed una crescita dimensionale del sistema, senza appunto indebolirne il radicamento territoriale, né appesantirne la struttura dei costi. La funzione di prossimità con le imprese non va messa in discus-sione, e deve rimanere il punto di riferimento del sistema, fornendo il primo livello di servizi, quello cioè più immediato, alle imprese.

Un secondo livello è quello regionale per il quale va perseguita la strada dell’iscrizione all’elenco dei soggetti vigilati. Una delle innova-zioni introdotte dalla citata legge-quadro del 2003 infatti si riferisce alla differenziazione dello status giuridico tra Confidi iscritti all’Albo degli intermediari finanziari (previsto dall’articolo 107 del Testo Uni-co Bancario), e strutture non iscritte a tale elenUni-co. Con Uni-conseguente suddivisione dell’universo dei Confidi in due segmenti, caratterizzati da differenti ambiti di attività e modalità di controllo da parte degli Organi di vigilanza. A giudizio del sistema camerale saranno proprio i Consorzi fidi dotati di un livello di patrimonializzazione adeguato a continuare a gestire i fondi pubblici che potranno meglio

accompa-gnare le imprese negli impegnativi passaggi dei prossimi anni: il raf-forzamento organizzato e dimensione, la globalizzazione dei mercati, la continua ricerca dell’innovazione. Tutto questo, senza trascurare che l’orientamento verso le garanzie eligibili richiede, oltre al raggiun-gimento dei requisiti obbligatori previsti dalla normativa, anche la valorizzazione – nei confronti delle banche – del prezioso ed insosti-tuibile patrimonio informativo sulle imprese associate.

Le Camere di commercio, del resto, chiedono di interloquire con Confidi più strutturati, in grado di “fare sistema” sia a livello settoriale, che ricercando collaborazioni intersettoriali nell’interesse delle impre-se associate. Il network coordinato dall’Unioncamere Emilia-Romagna è impegnato in prima fila in questa direzione. Gli interventi camerali di sostegno ai Confidi regionali vengono orientati verso una crescente connotazione intersettoriale e strette sinergie operative con i Confidi:

oltre alla sede, vi è infatti una comunanza di alcune unità di perso-nale e di una segreteria di supporto per i Confidi regionali operanti nell’industria (Fidindustria), per la cooperazione (CoopERfidi) e per il commercio, servizi e turismo (Cofiter). Ultima in ordine di tempo, è stata recentemente promossa anche la costituzione della Confidi Emi-lia-Romagna servizi. E questa ricerca di sinergie non trascura settori fondamentali a livello regionale come l’agricoltura, dove collaboriamo con il coordinamento Agrifidi, e l’artigianato, che attraverso l’esperien-za di lunga data di Artigiancredit ha scelto di imboccare l’impegnativo ma necessario percorso verso il consorzio unico regionale.

Non solo. Contestualmente alle strategie del network camerale nei confronti del sistema consortile, è in via di aggiornamento l’orienta-mento delle singole Camere di commercio in termini di politica attiva di sostegno all’attività dei Confidi. Sino ad oggi l’intervento camerale si è concretizzato attraverso la concessione di contributi per il so-stegno dei fondi rischi oppure, in alternativa, privilegiando l’abbat-timento del tasso di interesse. A tali finalità nel 2001 le nove Camere dell’Emilia-Romagna hanno destinato – secondo un’analisi dei bilanci consuntivi presentata nel citato convegno di Ferrara – quasi 12 miliar-di miliar-di vecchie lire, una quota significativa nell’ambito del complessivo budget promozionale. Negli ultimi anni, a fronte della crescita della consistenza dei fondi rischi delle strutture più consolidate, le risorse finanziarie riservate ai Confidi sono state rivolte più specificatamente all’abbattimento dei tassi di interesse, e questo per ridurre i costi e promuovere gli investimenti produttivi delle imprese. Se in passato gli enti camerali hanno giustamente deciso di sostenere entrambe le modalità di sostegno, con preferenza verso l’abbattimento in conto interessi, in prospettiva tale scelta va dunque riconsiderata. Uno dei

principali effetti degli Accordi di Basilea 2 è infatti quello di collegare il prezzo del finanziamento bancario alla “qualità” economica, al ra-ting dell’impresa, con una logica orientata alla trasparenza del merca-to. Di conseguenza, anche le modalità di intervento camerale basate sull’abbattimento del tasso di interesse dovrebbero in qualche modo introiettare la selezione del mercato e calibrarsi in misura sempre più precisa rispetto al merito creditizio dell’impresa.

4.10. La Regolazione del mercato

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