Michael Porter ha definito un cluster tecnologico come una rete di imprese collaborative e interagenti tra loro e di centri, enti o istituzioni associate che si occupano di diversi settori, concentrate geograficamente in una medesima area territoriale, nella quale competono e al contempo collaborano, legate da fattori di condivisione e di complementarietà (ad esempio, utilizzatori finali, filiere di fornitori, enti di ricerca specializzati, aziende produttrici di beni complementari, istituzioni di regolamentazione, università). L’area geografica in cui si trova un cluster può comprendere una singola area urbana o regione, o addirittura un’intera nazione, talvolta persino travalicando i confini di un Paese, come nel caso del cluster biotecnologico dell’Oresund, tra Danimarca e Svezia. Uno dei motivi fondamentali della creazione di cluster regionali consiste nella vicinanza geografica dei soggetti che ne fanno parte, un fattore che agevola la condivisione e lo scambio di conoscenze. Nonostante l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione abbia consentito lo scambio di informazioni tra grandi distanze geografiche in modo più facile, veloce ed economico, alcune ricerche evidenziano che spesso tali mezzi di comunicazione non consentono una condivisione proficua della conoscenza. La vicinanza fisica e dei rapporti frequenti, al contrario,
possono condizionare notevolmente l’intenzione e la capacità delle imprese di scambiarsi delle conoscenze. Innanzitutto, la conoscenza tacita o complessa, perché sia condivisa in modo proficuo, necessita di relazioni ripetute e in condizioni di vicinanza fisica fra dei soggetti che si apprestano a scambiarsi delle conoscenze. Esclusivamente tramite un’interazione e dei contatti frequenti e ripetuti, le imprese potranno acquisire un linguaggio comune tra loro e dei metodi condivisi di apprendimento e assimilazione delle conoscenze che sono l’oggetto dello scambio. Inoltre, la prossimità fisica e delle relazioni ripetute possono incidere sulla disponibilità e la propensione di un’impresa a condividere le proprie conoscenze. Attraverso dei contatti frequenti, diversi soggetti coinvolti in uno scambio di conoscenza possono costruire una relazione di fiducia e consolidare delle abitudini e delle regole nel comportamento che assumono tra loro. Col passare del tempo, le imprese si conosceranno meglio e i loro rapporti continui gli permetteranno di comprendere le probabilità che l’azienda collaboratrice nello scambio di conoscenza, possa assumere o meno delle condotte opportunistiche. In tal modo si costruisce e si rafforza una conoscenza e una accettazione condivisa delle norme di comportamento, nella quasi totalità dei casi non scritte, che ispirano il rapporto di collaborazione tra diverse imprese: ogni soggetto è a conoscenza e accetta i doveri inerenti le conoscenze da condividere, le modalità di fruizione, le tipologie di condotta da assumere al fine di conservare un comportamento onesto, chiaro e di cordiale collaborazione con i propri partner.
Le imprese che operano in una situazione di vicinanza geografica quindi, sono avvantaggiate nello scambio di conoscenze, conseguendo una più elevata produttività dei processi innovativi. Questa condizione, a sua volta produce ulteriori benefici di tipo geografico, dando vita a un circolo virtuoso. Infatti, un cluster tecnologico che presenta una grande produttività nelle attività innovative, può incentivare la creazione di nuove imprese nell’area territoriale in cui esso è situato e attrarre nella stessa altre imprese già presenti nel mercato. Se un’azienda si sviluppa ed accresce le sue dimensioni, alcune delle proprie divisioni organizzative potrebbero rendersi autonome rispetto ad essa, comportando la nascita di nuove imprese. Alcuni individui del personale con qualità e capacità di iniziativa imprenditoriale potrebbero scegliere di dar vita a un’attività commerciale lavorando in proprio, inoltre, al fine di rispondere alle crescenti necessità e bisogni del cluster, nasceranno nuovi settori di mercato di fornitura e di distribuzione, rispettivamente a monte e a valle delle filiere industriali presenti in esso. Un addensamento in una medesima area geografica di imprese di successo attrae, in
aggiunta, delle risorse umane con avanzate capacità e competenze specialistiche e nuovi talenti, e favorisce una crescita del valore del capitale umano che opera nelle imprese del cluster, permettendo agli individui che scelgono di trovare un’occupazione in esso di acquisire esperienza lavorativa operando in imprese innovative. Nell’area geografica in cui è situato il cluster, la crescita dell’occupazione e del gettito fiscale può incentivare il potenziamento e l’ampliamento delle infrastrutture sul territorio, come le strade o i servizi, la costruzione di nuovi istituti scolastici e l’incremento dei servizi offerti alla collettività locale.
I vantaggi di cui le aziende possono avvalersi scegliendo di operare fisicamente in condizioni di vicinanza geografica con altre imprese, vengono denominati come
economie di agglomerazione. La concentrazione nella medesima area territoriale di
numerose imprese però, comporta talvolta anche delle conseguenze negative. Innanzitutto, la presenza di diverse aziende concorrenti nello stesso mercato geografico locale, in genere, riduce il potere contrattuale delle imprese nei confronti sia dei clienti che dei fornitori. Inoltre, la vicinanza fisica di diverse aziende accresce i rischi che un un’impresa abbia accesso alle conoscenze proprietarie di un’altra impresa concorrente: quest’ultima è una delle dinamiche classiche di spill-over tecnologico, che verrà illustrata in seguito nella trattazione. L’addensamento territoriale di numerose imprese infine, potrebbe produrre delle esternalità negative per l’area geografica locale e la collettività che risiede in essa, ad esempio accrescendo l’inquinamento atmosferico, i prezzi degli immobili e il traffico di auto.
Una delle ragioni più importanti per le quali la conoscenza di solito mantiene la propria natura di attaccamento ad una certa area geografica e di immobilità è che essa consiste in una sorta di capitale intangibile o patrimonio che è incorporato nei singoli individui e le persone di norma sono caratterizzati da una naturale resistenza agli spostamenti geografici. Da ciò ne consegue quindi che qualora dei processi innovativi vengano intrapresi in una certa area territoriale, le capacità, l’esperienza e le conoscenze acquisite e consolidate nel corso del tempo potrebbero con molte probabilità rimanere situate in tale zona geografica e non essere condivise e venire trasferite in altre regioni o nazioni, creando così un cluster locale di capacità e competenze tecnologiche.
Diversi studi hanno evidenziato che numerosi processi innovativi in determinati settori sono caratterizzati da una natura geografica che li condiziona. Nonostante ciò, la forza
del processo di clustering, ossia di addensamento in una medesima area geografica di più imprese che svolgono attività di innovazione, è influenzato da variabili come:
1- la tipologia del prodotto innovativo, che dipende ad esempio dal complesso di conoscenze necessarie per realizzarla, dalla forza degli strumenti nazionali di protezione della proprietà intellettuale, dal livello di vicinanza geografica o fisica che esso esige per essere condiviso o scambiato;
2- le caratteristiche del mercato in a cui appartiene l’innovazione, come il livello di concentrazione del settore o la fase del ciclo di vita in cui esso si trova, i costi dei trasporti e l’esistenza di aziende fornitrici e di canali distributivi;
3- l’ambiente e il contesto culturale del prodotto innovativo, cioè l’intensità della presenza di risorse umane con capacità e competenze specialistiche o di potenziali acquirenti pretenziosi e con richieste sofisticate, l’esistenza di infrastrutture adeguate e avanzate, o le diversità nazionali nei metodi di protezione delle proprietà intellettuale e di finanziamento relativi a prodotti o tecnologie innovative.
Diverse ricerche, ad esempio, hanno confermato le osservazioni appena esposte sui fattori che favoriscono e incentivano la formazione di cluster territoriali tecnologici. Infatti, tali studi hanno osservato diverse distribuzioni geografiche dei medesimi settori tecnologici in diverse nazioni. Nei Paesi in cui era presente una maggiore concentrazione in certe aree geografiche delle attività innovative erano anche più forti alcuni dei fattori che favoriscono la creazione di cluster tecnologici, mentre nei Paesi in cui i cluster stessi erano meno diffusi quelle variabili di contesto che agevolano di norma il processo di concentrazione territoriale dei processi innovativi, erano pressoché assenti o presenti in misura molto ridotta.