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Con l‟avvento del fascismo, nell‟ambito del Governo guidato da Mussolini542 , nel 1922 venne nominato Ministro delle finanze Alberto De Stefani543. Al momento del suo insediamento, la situazione economico-sociale del Paese appariva ancora difficile, sebbene in netto miglioramento grazie alla fine del conflitto bellico e alle politiche intraprese sulla via del risanamento dai precedenti Esecutivi. Non v‟è dubbio, tuttavia che ad un‟ulteriore accelerazione su questa rotta virtuosa contribuì lo stesso De Stefani con tutta una serie di interventi di cui si fece promotore. Come precisato dallo stesso Ministro, tra le priorità impresse dal nuovo corso erano senz‟altro annoverabili la semplificazione del sistema tributario statale ed una sua maggiore armonia e coordinamento con quello locale544.

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Cui si accompagnava l‟abolizione dell‟imposta di famiglia e di quella sul valore locativo.

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Quale quello dovuto dai proprietari di immobili a Comuni e Province per la costruzione di opere pubbliche o interventi di miglioria, oppure quello richiesto per la manutenzione delle strade a coloro che, in dipendenza dell‟esercizio delle loro industrie o commerci, ne facevano maggior uso, determinandone un più intenso logorio.

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In carica dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943.

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Costui ricoprì ad interim anche la veste di Ministro del tesoro per un brevissimo lasso di tempo, dal 22 dicembre 1922 al 31 dicembre di quello stesso anno, momento a partire dal quale tale Ministero venne accorpato a quello delle finanze.

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A tal proposito, circa il tenore e la ratio di alcune tra le sue maggiori politiche, lo stesso Ministro ebbe a dire: “Tutto il piano di questa riforma che è andata fino ad oggi attuandosi poggia su questi fondamentali concetti: abolizione e rapida liquidazione di tutte le forme di imposizione straordinaria belliche e post-belliche; riduzione delle imposte dirette alle tre classiche imposte reali sui redditi (terreni, fabbricati, ricchezza mobile), con l‟aggiunta di un‟imposta complementare, personale e progressiva sull‟insieme dei redditi del contribuente; realizzazione di una migliore valutazione della ricchezza imponibile; maggiore espansione del campo di imposizione e la riduzione delle aliquote; il coordinamento della imposizione diretta dello Stato con quella della finanza locale per la migliore disciplina del regime delle sovraimposte”.

I provvedimenti in campo fiscale furono dunque particolarmente copiosi: per un verso si procedette con una serie di abolizioni aventi ad oggetto i monopoli di vendita istituiti nel 1917, la conversione obbligatoria dei titoli al portatore in nominativi545, oltre all‟istituzione di alcuni tributi speciali546 ed ordinari547. Venne poi abbandonata la strada circa la creazione di un‟imposta ordinaria sul patrimonio, ovvero di quella normale sui redditi, procedendosi invece al ritocco dei tributi esistenti, alla creazione di un‟imposta sui redditi agrari, nonché, soprattutto, alla previsione di un‟imposta di matrice personale e progressiva sul reddito delle persone fisiche, la quale andava a colpirne il reddito globale, tenendo conto delle detrazioni previste per i tributi sia dal carattere reale, sia dal carattere personale548. Soggetti passivi erano tanto il cittadino, quanto lo straniero, residenti in Italia, i quali erano dunque tenuti a versare l‟imposta sulla totalità dei redditi prodotti nel territorio, inclusi quelli prodotti all‟estero, ma goduti all‟interno dello Stato549. Corollario di tale, rinnovato, sistema impositivo si ergeva un regime di accertamento fondato sulle sole dichiarazioni e documenti resi dal contribuente, in tal modo escludendosi, rispetto al passato550, qualsiasi ricorso a forme di accertamento di carattere presuntivo.

Il risultante progressivo miglioramento del quadro economico-sociale che ne derivò fu tuttavia da ricondursi quanto meno anche a tre ulteriori fondamentali e

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Per la quale si era invece speso, come in precedenza accennato, il Governo Giolitti.

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Il riferimento corre alle imposte sui proventi degli amministratori di società per azioni e dei dirigenti di società commerciali, nonché il contributo personale straordinario di guerra e quello a favore dei relativi mutilati.

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Quale il contributo dei centesimi dì guerra, l‟imposta sui canoni enfiteuci e l‟imposta complementare sui redditi superiori a 10.000 lire sostituita dall‟imposta complementare progressiva sul reddito globale delle persone fisiche, cui si è già accennato in nota n. e di cui si avrà a breve modo di parlare ulteriormente.

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In questa imposta era quindi ravvisabile un profilo di continuità rispetto a quanto in precedenza suggerito dalla linea Meda.

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In questa sede non può sottacersi l‟assoluta centralità di tale tributo, rispetto al quale lo stesso De Stefani ebbe a dire: “L‟imposta complementare progressiva sul reddito complessivo corona la faticosa riforma delle imposte sui redditi mobiliari, sui terreni e sui fabbricati, introduce la progressività delle imposte in misura moderata e razionale avvicinando così il sistema delle imposte dirette all‟ideale dell‟equità tributaria e rappresentando nello stesso tempo uno strumento fiscale elastico, suscettibile di maggiore efficacia nell‟avvenire per la finanza nazionale”. Cfr. S. BUSCEMA – N. D‟AMATI (a cura di), Documenti e discussioni sulla

formazione del sistema tributario italiano, Cedam, Padova, 1961, pagg. 243 ss.

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In riferimento corre, in particolare, a quanto antecedentemente prospettato dai progetti Meda e Soleri.

paralleli interventi: il primo, consistente nel perseguimento del pareggio di bilancio attraverso la ricerca di un giusto equilibrio tra entrate e spese, quale premessa per il definitivo contenimento del debito pubblico; il secondo, risiedente invece in una lotta serrata all‟incontrollata spinta inflazionistica551

; il terzo ritraibile, infine, da politiche di stampo apertamente liberistico che consentirono di imprimere una forte spinta verso un complessivo rilancio economico.

Benché, anche sulla scorta di siffatte misure, i risultati raggiunti non potessero che considerarsi ampiamente positivi552, De Stefani venne ben presto destituito a causa di crescenti ed insanabili contrasti interni alla compagine governativa.