di Stefania Marianton
4.4. Raccomandazioni forti per una ricostruzione resilien te del territorio
Le seguenti raccomandazioni fanno capo alla convinzione che in un contesto di emergenza, (ma anche ordinario), il sistema si auto-definisce nella sua complessità quando l’interconnessione tra le variabili controlla- bili, le variabili indipendenti e i sottosistemi di ordine emergente, fanno sorgere un grado di entropia capace di dirigere il sistema verso il caos. Pertanto in linea generale la complessità dei sistemi si estrinseca maggior- mente nei quesiti output ed input dove le risoluzioni per deduzione logiche automatizzabili appaiono inefficaci (ulteriori approfondimenti cfr. Lolli, Pappagallo, 2008). Inoltre, consapevoli del fatto che la complessità neces- sita di approccio metodologico «inter-multi-disciplinare» (Tinti, 1998, pp. 7, 12-25), vengono fornite di seguito delle raccomandazioni essenziali ma forti affinché il sistema si riconosca nella resistenza agli stimoli disadattivi derivanti dall’ambiente e nella sua capacità di aprire l’interfaccia a nuovi ordini adattivi (Gandolfi, 1999), avviando così un processo di costruzione e ricostruzione resiliente. Ma non solo. Le raccomandazioni di seguito scelte e riportate in tabelle, pongono come obiettivo anche il fatto di garantire al sistema complesso un’omeostasi riducendo così il rischio che esso si spinga oltre il limite che separa il divergente dal convergente6. Di seguito si ripor-
tano sei essenziali raccomandazioni, atte alla gestione dei sistemi comples- si e all’incremento dei livelli di resilienza sociale nate dall’esperienza sul campo e da riflessioni profonde di un’istituzione resiliente.
6. Il concetto sovra esposto delinea come un sistema complesso si muova sull’orlo del caos cui la dinamica e bene espressa da Tinti et al.: “(…) i processi divergenti possono rendere il sistema ingovernabile e addirittura farlo precipitare nel caos. Questo non è ov- viamente un esito auspicato, perché un sistema caotico non è un problem solver efficace con alcun tipo di problema. La situazione ideale è aumentare la complessità del sistema, aumentando così la capacità di affrontare i problemi complessi, fino a portarlo al limite del caos, ma non oltre. Se il sistema supera la soglia al di là della quale regna il caos, si rende necessario intervento che lo riporti al di qua del margine del caos”. Tinti et al., 2015, p. 15.
1 Adozione di una lettura valutativa dei sistemi complessi che rispetti la con- formazione delle variabili divergenti e della multidimensionalità, l’intercon- nessione delle stesse che abbia base nelle evidenze atte alla identificazione della natura convergente e reticolare dei problemi.
2 Adozione di strumenti programmatici e operativi con alto grado di conver- genza atti a ripristinare l’omeostasi del sistema complesso che derivano dal- le norme sociali a carattere solidale interiorizzate dagli stakeholder territoriali e che siano in linea con le evidenze alla base della risoluzione dei problemi.
3 Adozione di strumenti programmatici, operativi e normativi in grado di in- crementare un alto grado di integrazione e cooperazione tra gli stakeholder territoriali e di sostegno e rispristino dell’identità sociale del territorio alla ricostruzione della persona e alla ricostruzione di un ambiente resiliente.
4 Adozione di un programma d’interventi multidisciplinari e multidimensionali a forte carattere di integrazione per le famiglie e per i minori, avendo chiaro che i rapporti intra-familiari e rappresentano un laboratorio vitale e sponta- neo di risorse educative.
E quindi un buon supporto per la sana riuscita di questi apprendimenti avrà una buona ricaduta sulla generalizzazione delle relazioni sociali derivanti dai dispostivi appresi ma anche dal fatto che i bambini sono di per sé resilienti e pertanto preservare loro significa tra l’altro preservare le capacità resilienti di una società.
5 Adozione di un programma d’interventi multidisciplinari e multidimensionali a forte carattere di integrazione in collaborazione con il mondo accademico e della ricerca per l’incremento dei livelli di resilienza destinata alle famiglie, alla scuola e ai minori, avendo chiaro che i rapporti tra famiglie-mondo della scuola rappresentano laboratori pedagogici ed educativi atti alla generazio- ne di variabili adattive per la gestione delle relazioni sociali.
6 Adozione di strumenti multidimensionali di natura multidisciplinare e evi- dence based, atti ad una ricostruzione strutturale che tenga conto della sfera profonda della persona, della costruzione di un ambiente resiliente in grado di promuovere il benessere della salute e che metta gli stakeholder territoriali al centro dei processi decisionali.
4.5. Conclusioni
Concludere questo breve contributo che ha avuto come scopo quello di mettere a fuoco l’esperienza resiliente di un’Istituzione e delineare delle raccomandazioni chiave atte a fronteggiare il sistema complesso emerso dopo la notte del 24 agosto, non è cosa facile. I cambiamenti sociali ed umani sono ancora nel pieno della loro trasformazione e necessitano di una valutazione continua. Di certo mantenere una visione d’insieme a forte ca- rattere d’integrazione, attuare interventi in grado di mantenere alti i livelli
di resilienza e considerare il sistema come l’interconnessione di variabili a volte incontrollabili, aumentano sicuramente il senso della nostra missione istituzionale che non può prescindere dal mettere al centro la persona e gli individui nei processi decisionali, specialmente quando in un conte- sto di emergenza il senso di disintegrazione identitaria ed il ruolo degli
stakeholder territoriali possono essere messi in secondo piano e a volte in discussione.
Appare evidente che l’esplicitazione di qualsiasi modello di ricostru- zione/trasformazione rappresenti soltanto una traccia utile e efficace ma al tempo stesso parziale della realtà complessa, illusoriamente rappresentata. In ogni caso ci si augura che la testimonianza operativa riportata possa essere d’aiuto per comprendere che i modelli rigenerativi socio-economici ed educativi per essere efficaci devono considerare, in modalità dinamica, evolutiva-aumentativa, i bisogni profondi del territorio e la connessione della globalità degli strumenti e delle risorse.
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