di Stefania Marianton
4.2. Sistema complesso e identità sociale nella prima fa se post sisma
In letteratura non esiste uniformità nel definire in maniera univoca ed esaustiva la conformazione dell’identità sociale di una comunità. Possiamo subito aprire una riflessione sulla complessità di questo concetto e del suo aspetto a carattere dinamico, dove i punti di ancoraggio, per suddividere gli approfondimenti epistemologici, sono legati all’immagine di Sé in con- testi macro-relazionali.
L’identità personale, già di per sé accessibile mediante approcci co- noscitivi non orientati a definizioni cristallizzate ma dinamiche, assume una connotazione vitale in un contesto emergenziale che ha preso forma dall’impatto che il disastro del 24 agosto ha avuto sul territorio della Valle del Velino. Tenendo in considerazione che l’identità sociale si estrinseca nell’appartenenza ad un gruppo, o per meglio dire a sistemi gruppali mul- tidimensionali (Tajfel, 1982), che sorgono in prima battuta nei feedback relazionali, non si può non tenere in considerazione un approccio comples- so per conoscere i bisogni profondi di una comunità e mettere la persona al centro dei processi decisionali. Questo breve approfondimento teorico risulta essenziale in un contesto come quello della Valle del Velino colpito da ripetute magnitudo di elevato grado2 e dove l’identità personale, l’im-
2. A partire dal 24 agosto 2016 il territorio della Sesta Comunità del Velino insieme ai territori Marchigiani Umbri e dell’Abbruzzo sono colpiti da una serie di eventi sismici in grado di far mantenere vivo lo stato di crisi. 24 agosto, magnitudo 6, epicentro tra i comu- ni di Accumoli, Amatrice e di Arquata del Tronto (Lazio-Marche); 26 ottobre, due eventi principali di magnitudo 5.4 e 5.9, hanno interessato i comuni tra Norcia e Visso (Umbria- Marche) Distanza 77 km da Amatrice; il 30 ottobre, magnitudo 6.5 per l’evento più in- tenso, con epicentro tra Norcia e Preci (Umbria) Distanza 47 km da Posta; 18 gennaio, 4 eventi di magnitudo da 5.0 a 5.5, con epicentro a Montereale (Abruzzo); oltre 6000 perso- ne sono state dispiegate sul territorio colpito fin dai momenti successivi la prima scossa di terremoto e 13 aree sono state allestite nella zona della Comunità Montana del Velino ma la maggior parte delle famiglie sfollate della zona ha scelto di spostarsi presso gli alberghi
magine di sé e l’identità sociale sono state sottoposte ad una frattura im- portante con risultanze e modificazioni di alto rilievo trasformativo sotto il profilo umano ad ampio raggio. La rappresentazione del baricentro sociale dei servizi, fino a poco tempo fa chiara, lineare e quasi deterministica, la rappresentazione di noi e di noi stessi che interagiamo nel gruppo sociale (modificandolo e contestualmente venendo modificati da esso) cambiano radicalmente forma, entrando in modalità crisi. L’organizzazione dei si- stemi di categorizzazione delle informazioni sociali direttamente connessi all’identità sociale in termini di appartenenza (Turner et al., 1987), subi- scono un incremento dell’inaccessibilità conoscitiva, entrano in crisi come detto poc’anzi, volgono verso la dimensione della rivalutazione del senso compiuto mediante una riformulazione del giudizio, stando alla costruzio- ne geno-culturale della parola crisi: Crisis è Krìsis da Krìno, io giudico (Dizionario Etimologico, 2011 p. 274).
Il nostro “caro” senso usuale appreso per abitudine e l’organizzazione di un servizio strutturato nel tempo entra nella dimensione di un ordine così complesso da non essere comprensibile nell’immediato. La risposta a tale dimensione ha permesso l’instaurarsi di variabili resilienti che si sono dimostrate decisive nella ri-costruzione di un assetto sociale adattivo dei servizi alla persona, che non possono prescindere dal tenere a mente che un sistema complesso va differenziato, categorizzato, assimilato tenendo conto dell’imprevedibilità del sistema stesso. A tal riguardo, per preser- vare la dimensione cognitiva di appartenenza, la dimensione valutativa in termini di positività di appartenenza e la dimensione emotiva, si è dovuto adottare per forza di cose un approccio al sistema tenendo conto della sua complessità, che potremmo definire come «(…) la proprietà di un sistema modellizzabile suscettibile di mostrare dei comportamenti che non siano tutti predeterminabili anche se potenzialmente anticipabili da un osservato- re intenzionale di questo sistema» (Le Moigne, 1985, p. 92).
Un’istituzione resiliente agisce, si mette in moto, entra in quell’ordine complesso, ne trova le leggi e ne fa tesoro. La prima azione di risposta immediata all’evento del 24 agosto 2016 ha visto un incremento dell’alto grado di cooperazione sociale delle risorse identitarie del territorio, l’azio- ne sinergica dei Servizi Sociali Distrettuali insieme alle Agenzie del terri- torio deputate al contenimento della crisi, del sanitario, del terzo settore, degli Istituti Accademici deputati alla produzione della conoscenza come l’Università degli Studi dell’L’Aquila, che già nel 2009 si era trovata a fron-
di San Benedetto del Tronto in attesa delle soluzioni abitative d’emergenza. Oltre 100 per- sone, a ottobre 2016, con la chiusura dei campi di accoglienza, hanno scelto di trasferirsi presso le abitazioni del progetto CASE, messe a disposizione nel comune dell’Aquila o nei MAP localizzati in altri comuni d’Abruzzo. Piano di zona, distretto sociale Rieti 5 anno 2017.
teggiare l’emergenza. Azioni concrete di supporto che hanno reso l’Istitu- zione Montana del Velino non inerme ma attiva accanto alla popolazione che ne conforma l’identità3. Le istituzioni agiscono, assumo la resilienza
che è insita nei servizi per mantenere un’omeostasi di fronte alla multidi- mensionalità delle sollecitazioni (Bonanno, 2004), avendo chiaro di agire senza dimenticarci di chi già necessitava di cure prima dell’evento sismico, di rafforzare quindi il supporto a quei nuclei familiari che già precedente- mente beneficiavano di interventi domiciliari, incrementando le prestazioni sociali e sanitarie sul territorio interessato e trasferendo in struttura tutti coloro che non potevano essere assistiti in altro modo. A tal riguardo la visione strategica di fronteggiamento dell’emergenza non ha potuto non tenere in considerazione il fatto che il sistema familiare è il contesto in cui si gettano le basi per la costruzione di un’identità sociale sana e adattiva, e pertanto l’azione primaria, sin dalle prime ore, è stata ed è rappresentata da un modello operativo di interventi multidisciplinari e multidimensionali per le famiglie e per i minori4, la cui essenza si delinea nella convinzione
di fondo che i rapporti intra-familiari rappresentano un laboratorio sponta- neo e vitale dove vengono sperimentate le relazioni. Un buon supporto per la sana riuscita di questi apprendimenti.
Avrà una buona ricaduta sulla generalizzazione sociale dei dispostivi educativi appresi. Fronteggiare e curare la frattura identitaria, preservare l’identità del luogo e delle sue risorse, supportare il sistema familiare come sfera privilegiata della crescita, considerare complessa l’organizzazione so- ciale che pian piano si stava delineando anche a causa degli eventi sismici ed attuare metodologie a riguardo: queste le sfide per trasformare la polve- re della distruzione in polvere di ricostruzione umana.