• Non ci sono risultati.

La responsabilità della ricerca: ricostruire il futuro dai sogn

di Lina Maria Calandra

12.3. La responsabilità della ricerca: ricostruire il futuro dai sogn

Non esistono facili ricette e neppure scorciatoie quando si tratta di essere felici nel posto in cui si vive. Su un presupposto si deve concorda- re: prendersi cura dei luoghi in quanto configurazioni della territorialità significa farsi carico del fondamento del chi sono/siamo e del cosa sono/ siamo. La responsabilità è di tutti, indistintamente, ed è della politica, delle amministrazioni ma anche di chi fa ricerca, ossia di chi per ruolo e statuto è chiamato a “produrre conoscenza”. Ecco quello che si potrebbe fare: produrre una conoscenza di e per tutti capace di rendere esplicita la territorialità, le relazioni e i discorsi che, parafrasando Raffestin, “fanno gli esseri e le cose”. Portare alla luce la territorialità rappresenta un primo passo per farsene carico, nella prospettiva di un suo rafforzamento o di un suo eventuale cambiamento, modificando le condizioni di produzione delle relazioni che ognuno di noi intrattiene con gli altri e con le cose nei luoghi di vita, e delle “narrazioni” che ne derivano.

Non si tratta di “fare una ricerca”, una tra le tante da pubblicare poi in una qualche rivista di specialisti e per addetti ai lavori, ma di mettere in moto un processo di comunicazione, continuo e permanente, per costruire in forma condivisa e pubblica quadri interpretativi della realtà, delle dina- miche in atto nella prospettiva di un cambiamento socio-politico, ammini- strativo, normativo, in definitiva, culturale. Si tratta, insomma, della ricerca come processo sociale per il cambiamento, che interpreta la scienza come negoziazione e dialogo (Funtowicz, Ravetz, 1996).

Si tratta, in definitiva, di una scelta etica basata su alcune opzioni: 1. mettere al centro dei processi conoscitivi le persone che vivono e opera-

no in un territorio, non in quanto “oggetti” di studio ma piuttosto come “soggetti” portatori essi stessi di conoscenze e competenze (Lather, 1986). J. Martinez Alier (2009) dice che chi vive il territorio, soprattut- to se colpito da una catastrofe, apprende da sé il “vocabolario che gli serve” per cavarsela. Ecco, si tratta di recuperare questo vocabolario, diffuso e disperso tra le persone e perciò non centralizzabile (Di Nuo- scio, 2010). È, da parte di chi fa ricerca, un atto di umiltà e una assun- zione di responsabilità (Schrag, Ramsey, 1994) rispetto al fatto che una parte importante della conoscenza umana pertiene necessariamente agli individui. Si tratta, in poche parole, di una scelta di democratizzazione dei processi di produzione del sapere e della conoscenza (van Asselt Marjolein, Rijkens-Klomp, 2002);

2. intendere la ricerca come “servizio” non per dire come stanno le cose, ma piuttosto per mettere a disposizione competenze metodologiche, me-

todi e strumenti per la conduzione di un processo conoscitivo. Capire e valutare “come stanno le cose”, invece, rappresenta l’esito del processo di costruzione di un quadro interpretativo della realtà che può essere raggiunto solo attraverso la condivisione del processo stesso; la discus- sione pubblica di quanto via via emerge; la partecipazione, il più ampia possibile da parte di tutti gli interessati, alla costruzione del sapere in termini di problemi da affrontare ma anche, e in certi contesti – co- me quelli post-emergenziali – soprattutto, di possibilità e prospettive sulle quali investire energie e risorse umane, istituzionali, normative, economiche. È un’idea di sapere come conoscenza utile alla vita delle persone, che oltre alla dimensione intellettuale prende in considerazione anche quella esistenziale (Matthey, 2005);

3. intendere la ricerca come catalizzatore di dinamiche sociali e politiche orientate alla costruzione di piattaforme di comunicazione e di riflessio- ne etica nelle quali si creino le condizioni per prassi individuali orienta- te al dialogo e alla relazionalità. La ricerca non finisce nel momento in cui si rendono disponibili e pubblici gli esiti conoscitivi, ma si assume la responsabilità di continuare ad accompagnare il processo fino all’in- tesa su “cosa si può fare” o, meglio, su “cosa ci impegniamo a fare”. Come fare? Le strade possono essere diverse. Qui possiamo indicarne una, quella che dal 2009, da terremotati prima ancora che da ricercatori, abbiamo deciso di aprire, provando e riprovando, e a volte tornando indie- tro per imparare dagli errori commessi. Una strada che forse solo ora può dirsi “battuta”, tanto da poter essere percorsa con relativa sicurezza, nella consapevolezza, comunque, che si tratta di una strada che ogni volta che si percorre, sappiamo da dove parte ma ignoriamo dove può condurre. Perché ogni processo di ricerca, ogni territorio, ogni luogo rappresentano una sto- ria a sé.

La strada scelta è quella della ricerca-azione partecipativa (Calandra, 2012, 2015a, 2015b, 2016c, 2018) – e spesso anche “partecipante – speri- mentata a più riprese e in più contesti ma che solo ora può dirsi “matura”. Ora che si è raggiunta una consapevolezza: quando i luoghi della quotidia- nità, per varie ragioni, fanno veramente fatica a “sostenere” la vita delle persone, rendono assai difficile immaginare che si può essere felici lì dove si è, si vive, si abita, cosa è più sensato (ri)cercare? Chi ha perso tutto, o quasi; chi si sente “imprigionato” in questo post-terremoto, che si allarga e si allunga; chi vive in questo esteso territorio divenuto ormai un unico grande cratere sismico, da quale conoscenza può pensare di ricominciare?

La conoscenza per la quale abbiamo deciso di metterci a disposizione non è quella dei bisogni, dei problemi, dei conflitti del territorio. Basta. Grazie all’input e al cofinanziamento del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, abbiamo deciso di intraprendere una ricerca assai spe-

ciale e di lanciarci in una “caccia ai sogni” (Calandra, 2017): di chi vive e opera nei territori del Parco, di chi negli anni ha dato vita a luoghi unici in 44 Comuni, di 5 Provincie e 3 Regioni. I sogni: perché solo facendo emer- gere le proiezioni dell’io, del noi, e dei nostri luoghi al futuro possiamo sperare di (ri)creare le condizioni per ciò che le persone desiderano, im- maginano di essere e di realizzare per ricostruire la propria vita, la propria comunità, il proprio territorio.

Abbiamo intrapreso una strada lunga, a tratti sicuramente difficile, ma sappiamo che ci porterà lontano, tanto più se saremo in tanti a crederci. La responsabilità della ricerca è enorme, in questo caso più che mai…

Noi non siamo voluti andar via: il nostro posto è qui: c’è l’aria pulita, ci sono i tartufi, le noci, le pesche, vediamo spesso i lupi (che ci hanno mangiato tutte le pecore). Un giorno tutti ritorneranno qui, perché altrove non si trova lavoro e qui invece c’è molto da fare!

Il mio sogno è fare di questo posto il camping più rinomato d’Italia. Non c’è da inventarsi niente, basta partire da quello che c’è nel territorio: il bosco, i funghi, la pastorizia…, senza stravolgere niente.

Mi piacerebbe che qui, nel mio territorio, ci fossero le condizioni per promuovere le mie capacità e quelle di altri…

Bibliografia

Berdoulay V. (1997), Le lieu et l’espace public, in “Cahiers de géographie du Québec”, 41, 114.

Berdoulay V. (2000), Le retour du refoulé. Les avatar modernes du récit

géographique, in Lévy J., Lussault M. (dir.), in Logique de l’espace, esprit des

lieux. Géographies à Cerisy, Belin, Paris.

Berdoulay V., Entrikin J.N. (1998), Lieu et sujet. Perspectives théoriques, in “L’Espace géographique”, 2.

Berque A. (2000), Ecoumène, Belin, Paris.

Calandra L.M. (2007), Progetto geografia. Percorsi di didattica e riflessione, Erickson, Trento.

Calandra L.M. (a cura di) (2012), Territorio e democrazia. Un laboratorio di

geografia sociale nel doposisma aquilano, L’Una, L’Aquila.

Calandra L.M. (2015a), Territorialità e processi di partecipazione. Verso una

cultura della prevenzione, in Carnelli F., Ventura S. (a cura di), Oltre il rischio

sismico. Valutare, comunicare e decidere oggi, Carocci, Roma.

Calandra L.M. (2015b), Governo partecipativo delle aree protette e sviluppo

locale sostenibile. Il caso del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in “Geotema”, 49.

Calandra L.M. (2016a), Dal corpo allo spazio: educare cittadini al territorio, in Calandra L.M., González Aja T., Vaccarelli A. (a cura di), L’educazione

outdoor. Territorio, cittadinanza, identità plurali fuori dalle aule scolastiche, Pensa Multimedia, Lecce, pp. 71-82.

Calandra L.M. (2016b), Tra percezione e realtà: verso una valutazione delle

manifestazioni di disagio socioterritoriale all’Aquila dopo il sisma, in “Epidemiologia & Prevenzione”, 40(2), pp. 72-81.

Calandra L.M. (2016c), Practices after a disaster: geographical narratives vs

territorial dispersion, in Strappa G., Amato A., Camporeale A. (eds.), City as

Organism: New Visions for Urban Life, U+D edition, Rome, pp. 485-496. Calandra L.M. (2017), Il territorio dei miei sogni. Idee di turismo sostenibile

tra ricerca e partecipazione nel territorio del Parco Nazionale del Gran

Sasso Monti della Laga, in “Documenti geografici”, 2: http://www.

documentigeografici.it/index.php/docugeo/article/view/144.

Calandra L.M. (2018), Governance of risk and disaster. Considerations on

the role of citizen participation in L’Aquila (Italy), in Forino G., Bonati S., Calandra L.M. (eds.), Governance of risk, hazards and disaster. Trends in

theory and practice, Routledge, London.

Calandra L.M., Palma F. (2017), Rappresentare il territorio per educare alla

cittadinanza: dal disegno a Google Maps, in Zanolin G, Gilardi T., De Lucia R. (a cura di), Geo-didattiche per il futuro, FrancoAngeli, Milano.

Castellani S., Palma F., Calandra L.M. (2016), La riconfigurazione territoriale

dell’Aquila dopo il sisma del 2009 e il cambiamento dei luoghi e dei comportamenti della quotidianità, in “Epidemiologia & Prevenzione”, 40, 2. Di Nuoscio E. (2010), Liberi perché «ignoranti» e «ricchi» perché liberi. Per

una difesa della libertà da una prospettiva evolutiva, in “Lessico di etica pubblica”.

Farinelli F. (2007), L’invenzione della Terra, Sellerio, Palermo.

Farinelli F. (2009), La crisi della ragione cartografica, Einaudi, Torino.

Funtowicz S., Ravetz J.R. (1996), Risk management, post-normal science, and

extended-peer communities, in Hood C., Jones D.K.C. (eds.), Accident and

Design, UCL Press, London.

Lather P. (1986), Issues of validity in openly ideological research: Between a rock

and a soft place, in “Interchange”, 17, 4.

Lindón A. (2005a), El mito de la casa propia y las formas de habitar, Scripta

Nova, IX, 194, 20, disponibile online: http://www.ub.edu/geocrit/sn/sn-194-20. htm.

Lindón A. (2005b), Figuras de la territorialidad en la periferia metropolitana:

Topofilias y topofobias, in Reguillo R., Godoy M. (eds.), Ciudades

translocales: Espacios, flujo y representación. Perspectivas desde las Americas, SSRC-ITESO, Guadalajara.

Lindón A. (2006), Geografías de la vida cotidiana, in Hiernaux D., Lindón A. (eds.) Tratado de Geografía Humana, Anthropos-UAM-I, Barcelona.

Martinez Alier J., Ecologia dei poveri, Jaca Book, Milano.

Matthey L. (2005), Éthique, politique et esthétique du terrain: cinq figures de

l’entretien compréhensif, in “Cybergeo: European Journal of Geography”, disponibile online: http://cybergeo.revues.org/3426.

Palma F. (2012), Dimensioni dell’abitare dopo il sisma. L’Aquila tra territorialità,

emergenza e CASE, in Calandra L.M. (a cura di), Territorio e democrazia. Un

laboratorio di geografia sociale nel doposisma aquilano, L’Una, L’Aquila. Palma F. (2016), Le competenze spaziali e i saperi geografici: dalla mappa

al territorio, in Calandra L.M., González Aja T., Vaccarelli A. (a cura di),

L’educazione outdoor. Territorio, cittadinanza, identità plurali fuori dalle aule scolastiche, Pensa Multimedia, Lecce.

Raffestin C. (1980), Pour une géographie du pouvoir, Litec, Paris.

Raffestin C. (2013), Il diritto all’abitare, in Bernardi C., Brancaccio F., Festa D., Menni B.M. (a cura di), Fare spazio. Pratiche del comune e diritto alla città, Mimesis Kosmos, Milano.

Schrag C.O., Ramsey E. (1994), Method and phenomenological research:

humility and commitment in interpretation, in “Human Studies”, 17, 1.

Tuan Y.F. (1977), Space and Place: The Perspective of Experience, University of Minnesota Press, Minneapolis.

Taylor C. (1998), Les sources du moi. La formation de l’identité moderne, Boréal, Montréal.

Turco A. (1988), Verso una teoria geografica della complessità, Unicopli, Milano. Turco A. (2010), Configurazioni della territorialità, FrancoAngeli, Milano.

Turco A. (2000), Pragmatiques de la territorialité: Compétence, science,

philosophie, in Lévy J., Lussault M. (dir.), Logiques de l’espace, Esprit des

Lieux. Géographies à Cerisy, Belin, Paris.

Turco A. (2014) (a cura di), Paesaggio, luogo, ambiente. La configuratività

territoriale come bene comune, Unicopli, Milano.

van Asselt M.B.A., Rijkens-Klomp N. (2002), A look in the mirror: reflection on

participation in integrated assessment from a methodological perspective, in “Global Environmental Change”, 12.

Parte IV

Outline

Documenti correlati