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Come abbiamo sostenuto, la scelta e l'uso dei metodi di ricerca più adeguati allo studio di un determinato contesto sociale necessitano anch'essi di un ragionamento riflessivo. In questo senso, credo sia rilevante iniziare l'analisi degli strumenti utilizzati per sviluppare empiricamente la ricerca a partire da una premessa, da un racconto parziale di come lo sviluppo di una ricerca rivolta all'analisi delle forme dell'università

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contemporanea e delle soggettività che la attraversano sia profondamente legata all'esperienza biografica e materiale del ricercatore che si confronta con questo specifico campo d'indagine. L'impostazione complessiva del mio progetto di ricerca è stato il risultato del mio percorso dottorale, momento della mia biografia in cui mi sono immerso nella quotidianità delle relazioni accademiche. Questa dimensione ha agito in modo profondo nelle forme con cui, a posteriori, la mia ricerca si è sviluppata. Le conoscenze pratiche generate dall'esperienza, ancor prima dell'analisi empirica e della ricostruzione teorica, hanno dunque contribuito a dare forma al lavoro che sto approfondendo nella presenta tesi di ricerca. Attraversare i corridoi dei dipartimenti degli atenei in cui ho avuto l'occasione di lavorare in questi anni57; partecipare a decine di lezioni, conferenze, convegni nazionali e internazionali; affrontare le dinamiche legate alla pubblicazione di diversi articoli in riviste scientifiche; sono tutte esperienze che, vissute contestualmente allo sviluppo della presente ricerca, hanno inciso nel fornirmi un sguardo situato e particolare. L'essere costantemente in relazione con centinaia di ricercatori che in molteplici forme vivono la propria esperienza all'interno del mondo accademico ha permesso una riformulazione continua delle domande di ricerca, degli obbiettivi da perseguire e dei temi da indagare. Il vivere questa esperienza situata, mi ha portato ad affrotare l'insieme delle mie esperienze non solo in relazione ai contenuti che di volta in volta approfondivo, ma anche con un occhio costantemente rivolto - in forme più o meno consapevoli - alle relazioni e ai significati che ciascuna di esse poteva fornirmi dal punto di vista empirico funzionalmente allo sviluppo della ricerca. In questo senso, il mio percorso di dottorato può essere riconosciuto come un processo di osservazione etnografica e auto-etnografica generalizzato e costante. Seppur non posso affermare che questa dimensione della pratica etnografica possa essere legittimamente categorizzata come uno strumento di indagine in grado di fornirmi una qualche forma di oggettivazione o di analisi rigorose, sicuramente è stato uno strumento indispensabile nel fornirmi alcune traiettorie che, processualmente, ho poi integrato nello sviluppo empirico delle interviste. Infatti, come vedremo, la struttura dell'intervista si è andata modificando non solo in relazione alle problematicità e alle nuove questioni che emergevano dall'analisi delle prime interviste svolte, ma anche in relazione alla mia esperienza situata nel contesto accademico durante l'ideazione e lo sviluppo della presente ricerca.

Nelle prossime pagine analizzeremo le implicazioni che intervengono nell'uso empirico dell'intervista semi- strutturata, connettendo questo strumento ad una delle principali innovazioni proposte in questo lavoro, ovvero all'analisi del racconto di sé che i ricercatori forniscono nel proprio Curriculum Vitae.

2.3.1. L'intervista semi-strutturata

Dal punto di vista empirico il principale strumento utilizzato per la raccolta dei dati è stato quello dell'intervista discorsiva guidata, comunemente definita intervista semi-strutturata (Cardano 2003). Cardano

57 Se il mio dottorato si è svolto presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi Genova,

ho svolto periodi di visiting di diversi mesi presso la New York University di New York City, la Humbloldt University di Berlino, e, attraverso il progetto HORIZON2020 - RISEWISE, presso la Universidad Complutense di Madrid.

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definisce l'intervista discorsiva come "una forma speciale di conversazione nella quale due persone (o più di due) si impegnano in un’interazione verbale nell’intento di raggiungere una meta cognitiva precedentemente definita" (Cardano 2003, p. 73). Questo tipo di pratica della raccolta dei dati può essere praticata in due forme differenti: da un lato vi è l'intervista discorsiva libera, nel quale l'intervistatore propone il tema di cui egli vuole discutere e successivamente lascia all'intervistato il compito di organizzare e restituire la narrazione nelle forme e nei modi che egli ritiene più opportuni; dall'altro vi è l'intervista discorsiva semi- strutturata, in cui il ricercatore conduce la conversazione seguendo una traccia preventivamente costruita in relazione alle finalità empiriche a cui è rivolta l'intervista. La scelta di utilizzare le interviste semi-strutturate nasce a partire dalle premesse epistemologiche qui condivise, in cui abbiamo sostenuto come i saperi siano sempre situati e come interrogare il soggetto in termini dialogici risponda agli assunti legati alla co- costruzione del senso e dei significati della relazione sociale indagata. Inoltre, l'intervista semi-strutturata se da un lato concede ampio margine all'intervistato e all'intervistatore di focalizzare l'attenzione su aspetti che si ritengono via via maggiormente rilevanti, dall'altro partire dalla traccia di domande preventivamente elaborate mi ha permesso di concentrare la discussione con i soggetti intervistati sulla relazione che questi hanno intrattenuto con il campo accademico a cui tutti i soggetti intervistati facevano riferimento.

L’obiettivo dell’intervista, da cui consegue un rapporto comunicativo fortemente individualizzato, è quello di accedere alla prospettiva del soggetto intervistato. Per tale ragione, questo strumento di raccolta e costruzione del dato empirico deve essere flessibile per potersi adattare alle diverse caratteristiche degli intervistati. In altre parole l'intervista deve poter cambiare da soggetto a soggetto. All’interno di questo quadro analitico, l’intervista semi-strutturata è apparsa la tecnica più coerente ai presupposti epistemologici propri di questa ricerca, poiché ha permesso al ricercatore di stabilire un rapporto contemporaneamente flessibile e coerente rispetto all’oggetto di ricerca e al soggetto intervistato.

Goffman ha definito l’intervista un ordine cerimoniale in cui ogni partecipante, l’intervistato e l’intervistatore, si occupa di portare avanti la conversazione in modo differente (Goffman 2009). L’intervistato dovrà cercare di rispondere alle domande che l’intervistatore gli porgerà mentre l’intervistatore cercherà di formulare le domande in modo che l’intervistato possa rispondere nel modo più discorsivo e narrativo possibile. Tra l’intervistatore e l’intervistato esiste un’asimmetria di potere in quanto una parte domanda e l’altra risponde alle domande che gli sono state poste. L’asimmetria si produce nella misura in cui la persona che viene intervistata deve adeguarsi al quadro cognitivo che l’intervistatore propone durante lo svolgimento dell’intervista e deve quindi rispettare alcune regole dell’interazione sociale. In ogni caso, le interviste discorsive presentano anche una serie di caratteristiche molto importanti che permettono all’intervistato di poter scegliere cosa dire, in che modo dirlo, con quale lessico e con che profondità. Queste caratteristiche mitigano almeno in parte l’asimmetria di potere tra le due parti, dando la possibilità alla persona intervistata di gestire liberamente il proprio ruolo di narrante (Goffman 2009). Lo svolgimento di un’intervista discorsiva viene preceduto dalla stesura di una traccia che comprende dei temi generali che il ricercatore intende toccare nel corso dell’incontro e che, di norma, possono essere introdotti senza un ordine

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prestabilito e a cui l’intervistato può rispondere in assoluta autonomia e libertà. In questo senso utilizzare delle interviste discorsive significa porre il ricercatore nel ruolo di chi, insieme all'intervistato, prova a dare senso alle esperienze che vengono consegnate alla discussione (Cardano 2011).

La traccia dell'intervista somministrata è stata ideata con l'obbiettivo principale di fornire degli stimoli ai soggetti intervistati circa le principali questioni che volevo trattare, senza per questo sovra-determinare le intenzioni dell'intervistato nel momento in cui questi decideva di approfondire alcuni temi specifici per lui, e dunque per la ricerca, particolarmente rilevanti. Il primo set di domande si concentrava nell'interrogare l'intervistato o l'intervistata rispetto al percorso formativo e professionale che lo hanno portato a ritrovarsi oggi a lavorare all'interno del contesto accademico, per poi concentrarsi sull'indagare quali sono le forme e i modi in cui il lavoro di ricerca si sviluppa oggi nella sua concretezza. Le relazioni con i colleghi, l'autopercezione che i soggetti avevano del proprio lavoro in termini di riconoscimento sociale e monetario, l'incisività della questione di genere nel lavoro quotidiano sono state tutte domande che, laddove il soggetto non le affrontasse autonomamente, venivano esplicitate nel corso dell'intervista. Il secondo blocco di domande si concentrava specificatamente sulle esperienze di mobilità che i ricercatori e le ricercatrici intervistate avevano vissuto durante la propria esperienza lavorativa nel campo della ricerca scientifica, in relazione sia alle caratteristiche di questa professione nel contesto dell'università neoliberale sia in relazione alle dinamiche più soggettive che questi hanno vissuto. Il terzo insieme di domande si concentrava maggiormente sui temi legati alle mobilitazioni sociali e ad eventuali processi di sindacalizzazione all'interno delle relazioni interne al mercato del lavoro accademico. Infine, l'ultimo set di domande interrogava il soggetto rispetto alla relazione specifica che questo intratteneva con lo strumento CV, di cui abbiamo già argomentato in precedenza dal punto di vista teorico.

La traccia di intervista, lungi dall'aver mantenuto una rigidità immutabile, è stata trasformata nel corso del tempo sia in relazione ai diversi soggetti con cui ho avuto un confronto sia in relazione alla somministrazione e alla trascrizione delle prime tre interviste, le quali mi hanno fornito alcune indicazioni su quali punti importanti fossero stati tralasciati in precedenza e su alcune nuove questioni che le stesse interviste sottolineavano essere particolarmente rilevanti.

Durante la fase di analisi delle interviste, ho fatto ricorso a un software dedicato, NvivFabio2, che mi ha consentito di sviluppare diverse operazioni di lettura, analisi e codifica in modo radicalmente più efficace e pragmatico. Da questo punto di vista ho proceduto innanzitutto analizzando ogni singola intervista in termini specifici (Bichi 2002). Successivamente le interviste sono state messe in relazione tra loro, per recepire quali fossero i temi maggiormente trattati e per individuare quali nessi, quali similitudini e quali ambivalenze fossero presenti nello spazio discorsivo sviluppato dall'insieme dei dati raccolti. Infine, le categorie estrapolate dall'analisi delle interviste, sono state comparate all'impianto teorico presentato e, successivamente, sono state utilizzate per ricostruire attraverso il presente testo i principali temi che, trasversalmente, i soggetti intervistati e io stesso volevamo riportare nell'analisi qui presentata.

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Nel restituire le analisi del materiale empirico raccolto ho deciso di fare un uso estensivo degli stralci d'intervista ritenuti da me maggiormente rilevanti. Questa scelta è nata innanzitutto dal desiderio di permettere alla voce di chi mi ha concesso parte del proprio tempo nello sviluppare il dialogo nato dall'intervista di trovare un ampio spazio di espressione nel presente lavoro di ricerca. In secondo luogo, questa dinamica sottende una scelta politica coerente con gli approcci femministi e postcoloniali che abbiamo analizzato nelle pagine precedenti: la possibilità di espressione dei ricercatori precari rispetto alle proprie condizioni professionali ed esistenziali si presentano oggi come esigue e, in questo senso, riportare ampi segmenti delle interviste raccolte è un passo necessario per rispondere alle premesse epistemologiche a cui ho fatto precedentemente riferimento. Vista la condizione di particolare ricattabilità a cui sono sottoposti i soggetti al centro dell'indagine, l'intervista è stata concessa nella totalità dei casi solo a partire da una previa assicurazione di totale anonimato con cui le stesse interviste avrebbero dovuto essere riportate. Da questo punto di vista, dunque, tutte le interviste sono state anonimizzate trasformando nomi, luoghi evocati e discipline di riferimento, rendendo neutre queste informazioni. Infine, gli stralci utilizzati sono stati modificati per rendere il testo maggiormente scorrevole e comprensibile dal lettore senza tuttavia modificare il senso che ogni ricercatore ha voluto assegnare alle riflessioni condivise.