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1.3. Genealogia delle riforme del sistema accademico italiano

1.3.1. La Riforma Gelmini e i suoi prolungament

1.3.1.2. Valutazione/Eccellenza/Merito

Come precedentemente sostenuto, la cultura della valutazione ha pervaso le istituzioni accademiche a tutti i suoi livelli intrecciandosi e ricomponendosi dentro parametri statistici: dalle strutture organizzative al personale docente e di ricerca, dalle conoscenze prodotte fino agli studenti sono tutti soggetti ad essere costantemente sotto giudizio (Pinto 2012).

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D. M. 4 novembre 2014, n.815, “Decreto criteri di Ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università per l’anno 2014”, art. 3.

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Per poter sviluppare il meccanismo di misurazione, tuttavia, il sistema della governance accademica italiana doveva dotarsi di uno strumento che legittimamente avesse l'autorità per sviluppare tecnicamente i meccanismi valutativi. Fu così che nel 2010 la ministra Gelmini istituì l'Agenzia di Valutazione dell'Università e della Ricerca (ANVUR), dopo che già dal 2006 l'ultimo governo Prodi ne aveva avviato l'implementazione (Viesti 2018). L'Italia è tra gli ultimi paesi dell'OCSE ad aver adottato meccanismi centralizzati e formalizzati di valutazione della ricerca, delle performance delle istituzioni universitarie e della didattica (Baccini, Coin, Sirilli 2013).

Uno degli elementi che fin dalla sua nascita ha determinato una serie di critiche molto aspre rivolte al senso e alle modalità con cui veniva istituito questo organismo fu quello legato alle nomine dei suoi componenti. Infatti la riforma Gelmini prevede che i sette membri del Consiglio direttivo dell'ANVUR siano nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Questa dimensione è stata criticata per almeno due differenti aspetti. Il primo riguarda la perdita di autonomia delle università, il secondo riguarda la trasformazione delle dinamiche democratiche e quindi politiche ad una dimensione tecnicista e naturalizzata.

Dal primo punto di vista, le critiche nascono dalla constatazione che le nomine ministeriali dei membri del Consiglio Direttivo dell'ANVUR metterebbe in discussione l'articolo 33 della Costituzione che afferma come "le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato"29. Non pare questa essere una critica infondata, come vedremo, dato che negli anni seguenti alla sua approvazione l'ANVUR ha accentrato su di se una serie di prerogative precedentemente deputate al MIUR.

"Nata come istituzione deputata ad assistere il ministero nelle sue scelte, l'Agenzia ha assunto sempre più un ruolo del tutto improprio di decisore politico. Composta da commissari scelti nominativamente dal ministro, non rappresenta le diverse componenti del sistema universitario, non si cura di raccogliere e suscitare consenso intorno alle sue decisioni. [...]. In barba al Parlamento e al dibattito pubblico, l'ANVUR ha fatto e fa una parte molto importante della politica della ricerca nel nostro paese. Stabilisce cosa è ricerca di qualità e cosa non lo è; quali sono i campi e le metodologie di indagine opportune e quali meno; e a tutti applica rigidi indicatori numerici." (Viesti 2018)

Il secondo tema evocato da chi ha criticato modalità istitutive e funzionamento dell'ANVUR riguardano il tema della democraticità dei processi decisionali all'interno delle istituzioni universitarie. É infatti vero che la composizione e le funzioni dell'Agenzia presentano delle contraddizioni da questo punto di vista. Se da un lato i membri del suo Consiglio Direttivo sono designati dal MIUR, la rilevanza e le modalità operative dell'organismo in questione traslano la responsabilità della definizione delle traiettorie da assumere dallo spazio della politica a quello della tecnica/statistica. Assumendo, come riportato nella citazione di Viesti tratta dal testo di recente pubblicazione La laurea Negata (2018), che l'ANVUR ha assunto nel corso del tempo la legittimità di poter determinare meritevoli e non meritevoli, di poter assegnare o sottrarre risorse, e di intervenire a tutti i livelli dell'organizzazione delle istituzioni accademiche sulla base di criteri

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autodeterminati e senza possibilità di contradditorio, è possibile affermare che oggi l'ANVUR è un organismo tecnico che, per stessa volontà dei legislatori e di chi ne ha riconfermato la necessità, ha assunto un ruolo marcatamente politico (Pinto 2012). In questo senso, come precedentemente affermato, la cultura della valutazione trasla dal politico al tecnico, affermando definitivamente che l'approccio neoliberale proprio del NPM è un meccanismo "naturalmente" indispensabile nella gestione delle istituzioni dello stato. Davide Borrelli, nel suo testo Contro l'ideologia della valutazione definisce la cultura della valutazione come "una forma di governabilità che tende ad abdicare al ruolo e alle responsabilità della politica e a sottrarsi a ogni discussione democratica e quindi alla ricerca del consenso, per affidarsi invece alla guida di ‘piloti automatici’ ed a istanze di controllo tecnico e amministrativo" (Borrelli 2015, p. 20), e ci sembra abbia colto uno degli elementi centrali che caratterizzano la progressiva centralità che l'ANVUR ha assunto nel determinare le prospettive politiche e di governance delle università italiane contemporanee.

É a questo punto utile entrare nel merito delle funzioni dell'ANVUR e in che contesto e su quali dimensioni l'Agenzia esercita il proprio potere valutativo. Sostanzialmente, gli esercizi di valutazione assegnati a questo organismo sono tre: la VQR, l'esercizio AVA (Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento) e l'ASN (Abilitazione Scientifica Nazionale). Proveremo ora a definire le tre differenti aree di intervento appena elencate.

Partendo dall'esercizio della Valutazione della Qualità della Ricerca, questa prevede la valutazione della qualità degli atenei e delle strutture di ricerca a partire principalmente da una valutazione degli output scientifici prodotti da docenti e ricercatori incardinati in ciascun ateneo o struttura di ricerca. Il metodo utilizzato per sviluppare questa forma di valutazione si basa sul fatto che ogni docente o ricercatore potrà inviare fino a un massimo di tre prodotti (a seconda della qualifica del soggetto) i quali saranno valutati o dalle commissioni GEV (Gruppo di esperti Valutatori) o da un sistema di referaggio30. L'ANVUR ha deciso di dividere le discipline in 14 aree, ognuna delle quali ha dovuto istituire una propria GEV. Ogni GEV potrà decidere se valutare i prodotti presentati in base a una modalità peer informed review o attraverso la modalità degli indicatori bibliografici. Si potranno utilizzare in alternativa le due possibilità oppure strutturare un sistema misto. Una volta valutato sulla base di alcuni criteri considerati oggettivi (originalità, metodologia, impatto scientifico), ogni prodotto verrà inserito in una scala di percentili che, indicizzati insieme a tutti gli altri prodotti presentati da un singolo ateneo, determineranno la sua capacità di far convergere razionalizzazione delle risorse e produttività scientifica. La dinamica che coinvolge la VQR dimostra come nel complesso sistema valutativo a cui è sottoposto il lavoro accademico, i destini dei soggetti siano profondamente interconnessi con i destini delle istituzioni con cui questi sono implicati. Il processo secondo cui la qualità di un ateneo è determinata dalla produttività dei propri dipendenti, ha generato una trasformazione radicale dei modelli di governance degli atenei nonché, come vedremo, delle forme e dei significati che docenti, professori e ricercatori assegnano al proprio lavoro (Pellegrino 2016).

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In secondo luogo, l'ANVUR si occupa di promuovere i meccanismi di autovalutazione interni ad ogni singolo ateneo. L'esercizio AVA (Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento), e la gran maggioranza dei protocolli e delle modalità operative fornite dall'ANVUR, recepisce le indicazioni sorte dal documento ENQA su Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area (ESG), approvate dai Ministri responsabili dell’Istruzione Superiore alla Conferenza di Bergen del 2005 e adottate nella Raccomandazione del Parlamento europeo del Consiglio (2006/143/CE)31. L'elemento centrale delle funzioni sviluppate dall'AVA fanno riferimento alla necessità di misurare "l'efficienza, la sostenibilità economico finanziaria e i risultati ottenuti da ogni singola università e dalle loro articolazioni interne"32. Sulla base di quella che viene definita come Valutazione Periodica (VP) l'ANVUR scriverà una relazione complessiva e relativa ai singoli dipartimenti, la quale una volta inviata al MIUR stabilirà il diritto o meno di accedere alle quote premiali del FFO.

Dalle parole di Massimo Castagnaro, coordinatore AVA e membro del Consiglio Direttivo dell'ANVUR, è possibile individuare quali sono i principali obbiettivi che l'esercizio dell'autovalutazione si prefigge:

"Si tratta di fornire:

- alle università un modello di Assicurazione della Qualità e la formazione del personale docente e tecnico-amministrativo per un suo adeguato sviluppo;

- alle università informazioni utili per meglio sviluppare le loro strategie nella formazione, nella ricerca e nelle attività di terza missione;

- ai corsi di studio e alle unità di ricerca elementi comparativi per un miglioramento della qualità delle loro attività;

- al MIUR le informazioni necessarie per la programmazione nazionale e per le decisioni relative all’allocazione delle risorse;

- agli studenti informazioni utili per le loro scelte;

- al mondo del lavoro informazioni sulla qualità dei programmi e dei laureati;

- alla società informazioni affidabili e trasparenti sulle attività del sistema universitario italiano."33

Coerentemente con quanto affermato in precedenza, il sistema AVA dimostra come la cultura della valutazione, attraverso differenti e articolati dispositivi, si impone a tutti i livelli della governance universitaria: con la nuova centralità assegnata ai nuclei di valutazione interni e la diffusione di processi valutativi rivolti ai singoli dipartimenti e finanche ai singoli corsi di studio, la valutazione si ramifica all'interno delle stesse strutture organizzative degli atenei e in questo senso implementa le dinamiche di

Quality Assurance ad ogni livello delle strutture accademiche in modo capillare (Bertoni 2016).

31 http://www.indire.it/lucabas/lookmyweb/templates/up_files/Bologna_promoters/Bari%2016_17Aprile2012/PPT/castag naro.pdf 32 http://www.indire.it/lucabas/lookmyweb/templates/up_files/Bologna_promoters/Bari%2016_17Aprile2012/PPT/castag naro.pdf 33 http://www.indire.it/lucabas/lookmyweb/templates/up_files/Bologna_promoters/Bari%2016_17Aprile2012/PPT/castag naro.pdf

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Infine, l'ANVUR ha assunto anche la funzione di organizzare e gestire il nuovo meccanismo del reclutamento di docenti ordinari e professori associati all'interno dei singoli atenei. In questo senso, la Riforma Gelmini ha tentato di legittimarsi pubblicamente attraverso una serie di retoriche che proprio nelle modalità di accesso alle posizioni sopracitate individuava il punto debole del sistema universitario italiano. Il tema delle baronie e dei feudi che attraversano le università è stata la chiave di volta per trasformare i meccanismi di reclutamento. Innanzitutto è importante sottolineare come sia stata la stessa riforma a mandare in esaurimento la figura del ricercatore a tempo indeterminato per sostituirla con un meccanismo che determinerà negli anni successivi una radicale scomposizione e precarizzazione del mercato del lavoro accademico e scientifico34. In questo quadro, il meccanismo legato all'Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) è l'ultimo meccanismo valutativo individuabile tra le responsabilità politiche dell'ANVUR. L'ASN è un titolo abilitante rilasciato dall'ANVUR per permettere l'accesso a posizioni da professore associato e professore ordinario a quei soggetti che rispondono ai requisiti richiesti. Questi requisiti, in linea con i parametri individuati per la VQR e in sostanziale accordo con gli organi di valutazione degli altri paesi europei, si basano su misurazioni bibliometriche le cui soglie vengono definite attraverso il "criterio della mediana" (Roars 2015). Questo criterio si presenta come inedito, sia perché mai applicato in altri paesi sia perché non presente nella letteratura scientifica internazionale che si occupa di bibliometria35. Se un'ampia letteratura ha messo in discussione la legittimità di questo procedimento, non senza ricorsi giudiziari e sentenze favorevoli ad alcuni soggetti esclusi dall'abilitazione, quel che risulta rilevante in questi processi è come da un lato il meccanismo della valutazione tenti di agire anche nei confronti di quei soggetti che per le posizioni che ricoprono avrebbero dovuto già dar prova delle proprie competenze scientifiche, dall'altro come nel contesto della trasformazione dell'università in chiave neoliberale le traiettorie lavorative di chi vorrebbe entrare a far parte del mercato del lavoro accademico italiano saranno inevitabilmente complesse e problematiche, moltiplicando dimensioni già storicamente presenti nei processi di reclutamento dell'accademia italiana. La mediana come criterio che struttura la possibilità di essere incardinato a tempo indeterminato in una struttura universitaria o in un centro di ricerca si presenta come un ostacolo per chi, per esempio, è alle prese con un dottorato di ricerca o è in procinto di entrare a far parte del precariato universitario.

Dopo aver delineato i processi di riforma che sono intervenuti nelle forme di organizzazione delle istituzioni accademiche nell'ultimo trentennio, è necessario condividere alcune osservazioni. Come sostiene Valeria Pinto (2012), i processi di valutazione che intervengono in Italia dalla costituzione dell'ANVUR assumono il paradigma neoliberale secondo cui la qualità, o l'eccellenza che dir si voglia, è tale solo ed esclusivamente quando l'apparato governamentale centralizzato la certifica. L'apparato ideologico e discorsivo su cui tutti i meccanismi valutativi si poggiano definiscono l'eccellenza solo in relazione a criteri legati al produttivismo e

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https://www.dinamopress.it/news/valditara-il-ritorno/

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alla spendibilità nel mercato scientifico e industriale. In altri termini, il metro con cui viene giudicata la qualità è "unicamente la soddisfazione dei clienti (o utenti, stakeholders, etc.) (Pinto 2012, p. 124). In questo senso l'eccellenza e il merito, mentre utilizzano discorsi e procedure di misurazione marcatamente segnati dalla relazione che si instaura nel capitalismo cognitivo tra produzione di conoscenza e produttività, cercano e ottengono la propria legittimità a partire dalla naturalizzazione degli stessi meccanismi valutativi che, attraverso le retoriche dell'efficienza e della trasparenza, oggettivizzano quel che in realtà è situato e di parte. É in questo passaggio che è pienamente visibile la natura politica dei sistemi di valutazione e come, coerentemente con le teorie neoliberali che caratterizzano le forme governamentali contemporanee, il ruolo e le funzioni dello stato e delle sue istituzioni si siano trasformate in modo radicale, assumendosi il ruolo di agente, promotore e controllore dell'imporsi del mercato come unica istituzione in grado di regolare le relazioni sociali e produttive contemporanee. Nonostante molte delle critiche che vengono rivolte alla cultura della valutazione si concentrino sull'individuare quali distorsioni e quali malfunzionamenti l'organizzazione della stessa porta con sé, dalla ricostruzione fin qui sviluppata quel che appare è che attraverso questi meccanismi lo stato è riuscito a far penetrare il paradigma della competizione a tutti i livelli delle strutture universitarie, definendo quest'ultima come perno governamentale su cui controllare, misurare e gerarchizzare l'insieme dei soggetti che compongono lo spazio produttivo accademico italiano.

Se fino ad ora ci siamo concentrati sul tracciare delle linee di ragionamento che ci aiutino a collocare dal punto di vista teorico e politico il presente lavoro di ricerca, nel prossimo paragrafo analizzeremo come l'insieme dei processi fino a qui descritti agiscano in modo radicale nella produzione delle soggettività che vivono la propria traiettoria biografica e professionale all'interno del mercato del lavoro accademico.