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DELLA COSTITUZIONE

4. Terzo quadro Orientamenti futuri della politica in materia di liber tà religiosa

Tornando al contenuto delle fonti e guardando il futuro: di cosa si avrebbe bi- sogno? Innanzitutto, ci vorrebbe uno nuovo ‘roveto ardente’ che con linguaggio nuovo sapesse esprimere un’idea di libertà religiosa e di coscienza meno schiac- ciata sulla dimensione pragmatica, quella, cioè, che non suggerisce fini a lungo termine, che non educa le volontà, che, scrive Irti, «non stringe menti e cuori in un disegno storico»73. Ci vorrebbe, invece, una libertà religiosa capace nuova-

mente di animare menti e cuori in un disegno storico, politico e sociale comune; ci vorrebbe una idea di libertà religiosa e di coscienza capace di concorrere alla costruzione di una cittadinanza inclusiva e attiva ben piantata nel principio di separazione e di laicità; ci sarebbe bisogno di una idea di libertà religiosa capa- ce di valorizzare l’enorme diversità del pensiero e dell’agire religioso, così come del pensiero e dell’agire filosofico non confessionale, recuperando la lezione di Martini e della Cattedra dei non credenti, tesa a cogliere anche nell’intimo spirito dell’ateo moderno i motivi del suo turbamento e della sua negazione74; ci sarebbe

bisogno di una libertà capace di valorizzare una religiosità e una spiritualità, in- tima, nascosta e vitale, di proteggere il plasma genetico della libertà di coscienza individuale, il nucleo intoccabile e intangibile da difendere in nome della laici- tà75. C’è certamente il dovere di affrontare, e dove possibile risolvere, i problemi

71 Ibidem, p. 85.

72 P. Grossi, Sull’odierna ‘incertezza’ del diritto, in Ritorno al diritto, cit., p. 93.

73 Natalino Irti, La tenaglia . In difesa dell’ideologia politica, Roma-Bari, Laterza, 2008,

p. 20.

74 Carlo Maria Martini, La «Cattedra dei non credenti», reperibile sul sito internet http://

fondazionecarlomartini .it (visitato il 24 novembre 2018).

75 Cfr. P. Bellini, Realtà sociale religiosa e ordine proprio dello Stato, in Normativa ed orga-

pratici di libertà religiosa intercettando le istanze più esterne di quest’ultima, ma senza dimenticarne la sostanza spirituale e, soprattutto, senza scordare che la li- bertà religiosa, così come tutte le libertà fondamentali, non costituiscono un dato certo, acquisito per sempre, scontato, ma abbisognano di impegno prima di tutto civico, «nel farsi interprete e fautore, non d’una idea di libertà generica segnata dai confini evanescenti, ma di un’idea di libertà specifica: che sia tale da soddi- sfare, puntualmente e nella debita misura, alle speciali esigenze riconnesse a quei valori umani elementari sussunti nella loro viva concretezza»76. Non una libertà

intesa come semplice facoltà di fare le cose che si vogliono o che è lecito volere: ma facoltà di fare quelle cose che piuttosto si «rivelano degne d’essere fatte alla luce dei supremi valori che debbono guidare quel programma di sviluppo umano secondo i paradigmi ideali accolti dalla legge in rispondenza dell’ethos comuni- tario. Facoltà di fare quelle cose che si debbono volere onde realmente ne risulti avvalorata per ciascuno, in ciascun habitat sociale storico, la propria individuale dimensione umana»77. Ci sarebbe bisogno di un’immagine di libertà religiosa

meno stantia, meno confessionale, capace di collocarsi alla pari, senza timidezze, ma altresì senza presunzione, accanto alle altre libertà e diritti fondamentali al centro di strategie di azioni funzionali, evidenzia Annicchino78, al governo delle

complessità delle società pluralistiche. Sarebbe necessario dotarsi non solo di un quadro normativo, ma di una vera e propria nuova forma mentis in prospettiva civica, capace di rispondere con linguaggio e azioni adeguate al nuovo paesaggio spirituale e religioso, sempre più popolato da cercatori di senso (seekers) capaci di muoversi in contesti sempre meno omogenei, dove diventa sempre meno cre- dibile credere che chi viva un’altra fede o una diversa spiritualità sia moralmente ‘strano’ o ‘tragicamente cieco’. Siamo ormai calati in un paesaggio spirituale di- verso nel quale cambia il significato dell’appartenenza ad un gruppo religioso, i cui residenti/tradizionalisti e i nuovi seekers convivono ciascuno alla ricerca del proprio cammino spirituale e di senso79. Non ultimo, avremmo bisogno di un

76 P. Bellini, Libertà dell’uomo e fattore religioso nei sistemi ideologici contemporanei, in

Teoria e prassi delle libertà di religione, cit., p. 111.

77 Ibidem, p. 118. L’idea che la libertà religiosa favorisca l’esercizio delle facoltà più specifi-

camente umane e crei le premesse per la realizzazione di uno sviluppo integrale della persona in ogni sua dimensione, costituisce il passaggio centrale del Messaggio di Benedetto XVI per la XLIV Giornata mondiale per la pace. Si veda: Benedetto XVI, Libertà religiosa per la pace . Messaggio per la XLIV Giornata mondiale per la pace (Vaticano 8 dicembre 2010), in «il Regno att-doc», 2011, 1, p. 3.

78 Pasquale Annicchino, Esportare la libertà religiosa . Il modello americano nell’Arena Glo-

bale, Bologna, il Mulino, 2015, p. 95.

79 Cfr. Marco Bernardoni, È oggi il tempo . Charles Taylor e la conferenza internazionale

diritto di libertà religiosa capace di esaltare le potenzialità di una idea di religione intesa quale apertura appassionata ad una realtà liberata ‘non chiusa’ nell’accet- tazione supina di una infinita ripetizione di sé stessa nei suoi modi fisici, politici, sociali e biologici80

La verità è che la realtà italiana è ben diversa da tutto ciò e non è in grado, soprattutto in questo momento, a mio parere, di raccogliere una simile sfida. Essa continua, con generale disinteresse, a convivere con una idea avvizzita di libertà religiosa basata sulla convinzione che il destino di essa dipenda esclusivamente dalla regolarizzazione formale di alcune procedure o aspetti di diritto pubblico o privato sostanziale. Manca da sempre nella Italia post-unitaria un ampio dibat- tito e una consapevolezza intorno alla cultura religiosa, conservandosi una frat- tura profonda fra coscienza popolare e esperienze religiose più mature di natura spirituale.

È la realtà di un cantiere senza idee, di un popolo che non crede, le parole sono di Ventura, «in un progetto comune sulla libertà religiosa in una società di fedi uguali e diverse»81. Pesa come un macigno, a sfavore di un nuovo umanesimo

religioso, quello che Traniello ama definire lo statuto politico della religione che ha finito per condizionare l’intero modo di rapportarsi delle istituzioni verso il fenomeno religioso, cosicché la religione in Italia, dal 1870 in poi, è stata e conti- nua ad essere percepita prima di tutto come fattore divisivo e non come lievito di una comune vita civile82. Una realtà ereditata dal fallito incontro nel XIX secolo

fra cattolicesimo e liberalismo, che ha condotto alla legittimazione di un uso strumentale della religione da parte di un ampio arco di forze politiche, com- prese quelle che si sono presentate in forma di soggetti alternativi e anti-sistema, come testimonia il percorso di accreditamento presso la Chiesa cattolica del M5S, certificato dalla frase riferita al vicepremier Di Maio e pubblicata sul «Corriere della Sera» del 20 marzo 2018, per il quale «la Chiesa e il Vaticano li vive come un

80 Cfr. A. Capitini, Religione Aperta, cit., cap. II, p. 11.

81 Marco Ventura, Creduli e credenti . Il declino di Stato e chiesa come questione di fede,

Torino, Einaudi, 2014, p. 6.

82 Questo è un dato irreversibile della storia italiana, difficilmente recuperabile, soprat-

tutto oggi, là dove – osserva P. Scoppola, op . cit., pp. 60-61 – «le fedi e le religioni sono forse meno disponibili alla strumentalizzazione politica di quanto lo erano due secoli fa; la coscien- za civile dell’Occidente non ha dimenticato i rischi di ogni alleanza fra trono e altare. Al man- cato o insufficiente incontro nell’Ottocento fra cattolicesimo e liberalismo ha fatto riscontro un uso strumentale della religione ‘da destra’ da parte del nazionalismo prima e del fascismo poi, che rappresenta un’ulteriore e pesante eredità per la destra italiana […]. L’appello di certa parte della destra italiana ai valori cattolici, anche quando è soggettivamente sincero, appare segnato dall’uso strumentale della religione fatto in passato».

partito con cui allearsi»83 e l’Islam come un problema da mantenere sottotraccia,

o meglio ancora, da congelare sine die distogliendo l’attenzione dei media e dei social network.

Se uno spazio ci sarà in futuro per una riforma morale e politica del modo di concepire e governare i rapporti fra Stato e religioni, il tempo di tale cambia- mento non è certamente quello attuale, visto che, nel Contratto di Governo, i termini: religione, laicità, pluralismo, spirito, spirituale, libertà religiosa, Chiesa cattolica, simboli religiosi o altre espressioni verbali che in qualche modo, sotto- linea Casuscelli, richiamino i temi cui la Costituzione dedica gli artt. 7, 8, 19, 20, sono completamente assenti84, né l’esperienza del religioso è stata fatta rientrare

tra i bisogni profondi del Paese. Dunque, lunga vita alla 1159! E così sia.

83 Jacopo Iacoboni, L’esperimento . Inchiesta sul Movimento 5 Stelle, Bari-Roma, Laterza,

20182, p. 141.

84 Cfr. Giuseppe Casuscelli, Il ‘vento del cambiamento’ e il ‘soffio dello spirito’. A chiare

lettere – Editoriale, in «Stato, Chiese e pluralismo confessionale», rivista telematica (www . statoechiese .it), 2018, 23, pp. 1-7.

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