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1.3. Il “sistema antropologico” di Leopard

1.3.3. Un quadro d’insieme

1. STATO DI NATURA: Si tratta di una fase pre-storica. Risospinta in un’epoca mitica, nel tentativo di conciliare il “sistema” con le verità presenti nel sapere degli antichi, questa fase è assimilata alla vita edenica prima della caduta (giudeo-cristianesimo) o all’età dell’oro (miti precristiani). L’uomo “primitivo” o “naturale” vive in uno stato di bruto, quello a cui l’ha creato la Natura, che è simile a quello di tutti gli altri animali: mangia, dorme, si riproduce e non ha velleità conoscitive. Vive in solitudine ed è meno sociale degli altri animali, perché in lui domina un inconsapevole amor proprio, che lo porta all’egoismo. Si sviluppa fra gli uomini solo una “società accidentale”, cioè, casuale ed occasionale, che si scinde subito84. Non esistono legami sociali stabili, neanche

quelli familiari. Come tutte le specie viventi è in uno stato di attacco permanente da parte della Natura, che genera souffrance, ma al pari degli altri

82 Sulla fusione di elementi biblici con teorie rousseauiane si veda Föcking (1995: 175).

83 A questo proposito riporto anche la nota 1 dell’Inno ai Patriarchi: “«Egressusque Cain, a facie Domini, habitavit profugus in terra ad orientalem plagam Eden. Et aedificavit civitatem». Genesi, c. iv,

v. 16”. Cfr. anche Bellucci (2010: 121).

53 animali ne è del tutto inconsapevole. Il velo frapposto fra l’uomo e la natura lo rende preda del meccanismo dell’illusione, così, l’accordo dell’uomo con la Natura è totale, vi si trova completamente a suo agio. L’uomo in tale condizione è “perfetto” - e non “perfettibile”-, perché così l’ha voluto la Natura, cioè, perché in questo modo si integra perfettamente nel meccanismo di produzione e distruzione degli esseri e delle forme. Questa integrazione-accordo è la massima felicità possibile per l’uomo, mai più raggiunta. Un’immagine poetica di tale condizione è suggerita nell’Inno ai Patriarchi attraverso la descrizione dei Californi85.

2. INIZIO DELLA STORIA: L’uscita dalla condizione primitiva avviene

gradualmente - Nihil in natura fieri per saltum -, secondo il meccanismo dell’assuefazione86. Il processo è dovuto al caso, non avviene, cioè, per

intervento divino né in base a un piano provvidenziale87. Avviene perché

l’uomo attraverso le sue esperienze sviluppa il desiderio di conoscenza, il pensiero e la Ragione. L’uomo intravede il grande marchingegno dell’illusione, il “vero” della propria condizione, scopre, cioè, di soffrire. Scopre che la Natura è “madre di parto e di voler matrigna”: per questo gli uomini guidati dalla Ragione costituiscono consapevolmente i primi legami sociali - la prima “social catena”-, per difendersi dagli assalti della Natura. In seguito a ciò nascono la lingua e la società e inizia il processo di civilizzazione. La prima forma è ancora una “società larga”, che però tende velocemente a stringersi sempre più. Incrinatosi l’accordo fra l’uomo e la Natura, egli si allontana da essa in un lento cammino verso la Ragione, moltiplicando bisogni, desideri e la propria infelicità. In questo modo l’uomo entra nella storia, cioè, nella consapevolezza e nella memoria della propria presenza sulla terra come essere distinto dal resto del mondo naturale.

85 Altre notazioni sui Californi sono presenti nello Zibaldone (2712, 2748, 3180, 3304, 3660, 3801).

Sullo “stato di natura” e sui Californi si veda anche Moneta (2010) e Clemente (2010a).

86 “L’assioma de' leibniziani (se non erro) nihil in natura fieri per saltum, quella graduazione

continua con cui la natura assuefà le cose a diversissimi stati e nasconde il passaggio dall’inverno all’estate ec. ec. ec., del che parla Senofonte, tutto ciò non dimostra egli che tutta la natura è un sistema di assuefazione? La gradazione importa l’assuefazione, e viceversa (9 settembre 1821)” (Zib: 1658). Cfr. Colaiacomo (1995a: 268).

87 “Se dunque porremo attenzione all’andamento delle cose e alla storia dell’uomo, dovremo

convenire che tutta quanta la sua civilizzazione è pura opera del caso”(Zib: 1739, 1740). Cfr, Colaiacomo (1995a: 269) e Moneta (2010: 237). Qui come si può vedere il concetto di civilizzazione si avvicina molto a quello di cultura.

54 3. STADIO SELVAGGIO: Si tratta del primo vero stadio dell’umanità nella sua fase

storica. L’uomo vi si trova organizzato in “società strette”, ma di piccola estensione, domina l’amor proprio degenerato in egoismo. Queste prime società umane sono violente, inique, in esse si compiono azioni orribili per effetto della Ragione, che produce cognizioni erronee e superstizioni di ogni genere. Tuttavia sono ancora vicine alla Natura, vicinanza intesa probabilmente come affinità alla vita originaria dell’uomo primitivo all’interno di un ambiente naturale non ancora urbanizzato e antropizzato.

4. CIVILTÀ: Lo stadio civile coincide con lo sviluppo della scrittura, della

letteratura, delle sistemazioni teologiche, delle città, della completa antropizzazione dell’ambiente, ma anche della moneta, primo strumento di disuguaglianza fra gli uomini88. La Ragione si sviluppa sempre di più e l’uomo

si è definitivamente allontanato dalla Natura. Ci si riferisce alle grandi civiltà del passato, società strette di grande estensione, come quella cinese, indiana e quelle del vicino oriente.

5. CIVILTÀ MEDIA: Si tratta di uno stadio particolarmente evoluto in cui la

Ragione tenta di riavvicinarsi alla Natura, producendo una situazione di equilibrio fra i due poli del sistema: unica possibilità di relativa felicità per l’uomo. Coincide con l’avvento delle grandi civiltà greca e romana e s’identifica in esse. Dominano le grandi illusioni che spingono alle virtù e all’eroismo. L’amor proprio si trasforma in amor di patria. Tale civiltà è al tempo stesso causa ed effetto della “mezza filosofia”: i saggi tengono gli uomini all’oscuro del vero, ricostruiscono il velo e tentano di ricondurre l’uomo alla Natura e all’accordo con essa, al fine di trattenerli in una situazione di illusoria felicità. Fra costoro ha un ruolo di primo piano Isocrate.

* In questa fase ha origine la festa degli antichi. Si sviluppa il “sistema di Stratocle e Teofrasto89”.

88 “E notate che l’uso della moneta, quanto è necessario a quella che oggi si chiama perfezione

dello stato sociale, tanto nuoce a quella perfezione ch’io vo predicando; giacché il detto uso è l’uno de’ principalissimi ostacoli alla conservazione dell’uguaglianza fra gli uomini e quindi degli stati liberi, alla preponderanza del merito vero e della virtù ec. ec., e l’una delle principalissime cagioni che introducono e a poco a poco costringono la società all’oppressione, al dispotismo, alla servitù, alla gravitazione delle une classi sulle altre, insomma estinguono la vita morale ed intima delle nazioni e le nazioni medesime in quanto erano nazioni. Quel che si è detto della moneta si può dire di mille altri usi ec. necessari alla società o civiltà, e pur d’invenzione ec. difficilissima, come la scrittura, la stampa ec. (16 giugno 1821)” (Zib: 1174).

55 6. BARBARIE O MEZZA CIVILTÀ90: È uno stadio di civiltà non pienamente

raggiunto che porta in sé molti elementi di degenerazione nel comportamento umano, ma anche di illusione, che la rendono particolarmente combattiva. Questa fase si identifica per lo più con l’invasione delle popolazioni germaniche, ma anche con tutti quei popoli che distrussero la civiltà media. 7. MEDIA CIVILTÀ91: Si tratta della civiltà cristiana e medioevale, una società

stretta di grande estensione. La sua matrice religiosa riporta il rapporto fra Natura e Ragione in precario equilibrio, ma poi questo si sbilancia a favore della Ragione. Infatti, la religione cristiana, anche se imbriglia l’uomo nell’illusione (le “superbe fole” della Ginestra) riportandolo così a un sommario stadio di felicità, segna un forte passaggio verso la Ragione, contiene, cioè, dentro se stessa i germi della propria distruzione, a opera della raison.

* Si sviluppano in questa fase le feste popolari cristiane, con effetto essenzialmente positivo.

8. BARBARIE O MEZZANA CIVILTÀ:Si intende come uno stadio di decadimento e

corruzione da una precedente forma di civiltà. In particolar modo si fa riferimento alla Spagna e alla Russia, alla Francia di Luigi XIV.

9. CIVILTÀ CONTEMPORANEA: Si esplica in una società stretta, di ampia estensione. Si tratta di uno stadio successivo, inaugurato dalla Rivoluzione francese, che ha avuto il merito transitorio di riavvicinare l’uomo alla virtù. Mentre l’Illuminismo – espressione della raison - segna una tappa fondamentale, se guardato alla luce del cammino verso la “cognizione del vero”. La Ragione ha sconfitto la religione, ma con essa anche ogni possibilità di illusione. Così, l’uomo si è allontanato sempre più dalla felicità, perché si è giunti nel punto di maggior distanza dalla Natura. D’altra parte anche tutte le pretese dei cattolici liberali del secolo diciannovesimo sono un’illusione, ma un’illusione negativa, superba e sciocca. Non si può tornare indietro sulla strada del “vero”, perché il velo è squarciato. La filosofia moderna è dannosa

90 La questione intorno alla barbarie è complessa: Leopardi sembra distinguere fra una barbarie

come civiltà “incoata” e non raggiunta, la “mezza civiltà” (Zib: 866), e una come civiltà degenerata, la “mezzana civiltà” (Zib: 2331). In questo caso uso i termini anche per distinguere due barbarie diverse, una più antica e una più moderna.

91 Leopardi in realtà parla sempre di civiltà media ma ho invertito i termini per distinguerla da

56 per gli uomini, perché nuoce alla felicità. Porta nuovamente alla barbarie producendo un eccesso di amor proprio.

* Nascono le feste civili moderne e quelle della Rivoluzione francese, ma esse non producono né felicità né virtù.

10. ULTRACIVILTÀ92:È uno stadio non ancora verificatosi, la società preconizzata

nella Ginestra, fondata sul “verace saper” e su una nuova “social catena”. L’uomo ha completamente dissipato il velo, è di nuovo pienamente consapevole dello stato di souffrance in cui si trova e costruisce rinnovati legami di solidarietà sociale, fondati non più sulle illusioni e sulle menzogne della religione, ma sulla consapevolezza della propria condizione. Solo così si avranno “retto e onesto parlar cittadino” e il “vero amor” dominerà sull’amor proprio. Ciò non muterà nulla nella condizione di sostanziale infelicità dell’uomo, tuttavia questa è l’unica via di progresso possibile.