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Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze. 1994, Anno 53, marzo, n.1

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S p ed izio n e in a b b o n a m en to p o s ta le - 5 0 %

RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO

E S C I E N Z A D E L L E F I N A N Z E

Fondata da BENVENUTO GRIZIOTTI

(e R IV IST A IT A L IA N A D I D IR IT T O FINA N ZIA R IO )

D I R E Z I O N E

ENRICO AIAORIO - EMILIO GERELLI

COMITATO SCIENTIFICO

ENRICO DE MITA - ANDREA FEDELE - FRANCESCO FORTE AMEDEO FOSSATI - FRANCO GALLO - SALVATORE LA ROSA IGNAZIO MANZONI - GIANNINO PARRAVICINI - ANTONIO PEDONE

SERGIO STEVE

COMITATO DIRETTIVO

ROBERTO ARTONI - FILIPPO CAVAZZUTI - AUGUSTO FANTOZZI G. FRANCO GAFFURI - DINO PIERO GIARDA - EZIO LANCELLOTTI ITALO MAGNANI - GILBERTO MURARO - LEONARDO PERRONE ENRICO POTITO - PASQUALE RUSSO - GIULIANO TABET FRANCESCO TESAURO - GIULIO TREMONTI - ROLANDO VALIANI

(2)

territoriale dell’Università, della Camera di Commercio di Pavia e dell’istituto di diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma. Questa Rivista viene pubblicata con il contributo finanziario del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Direzio n e e Redazione: Dipartimento di Economia pubblica e territoriale del­ l’Università, Strada Nuova 65, 27100 Pavia; tei. 0382/387.406, (Fax) 387.402. Ad essa debbono essere inviati bozze corrette, cambi, libri per recensione in duplice copia.

Redattori: Silvia Cipo ll in a, Angela Fra sc h in i, Giu s e p p e Gh e ss i. Segretaria di Reda­ zione: Claudia Ra n c h ie r i.

L ’Am m inistrazione è presso la casa editrice Dott. A. GIUFFRÈ EDITORE S.p.A., via Busto Arsizio, 4 0 - 2 0 4 5 1 Milano - tei. 3 8 .0 8 9 .2 0 0

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dott. A. Giuffrè Editore S.p.a. - Servizio Pubblicità via Busto Arsizio, 4 0 - 2 0 1 5 1 Milano - tei. 3 8 .0 8 9 .3 2 4

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Registrazione presso il T ribunale di Milano al n. 104 del 15 marzo 1968 Iscrizione Registro nazionale stam pa (legge n. 416 del 5.8.81 art. 1 1)

n. 00023 voi. I foglio 177 del 2.7.1982 D irettore responsabile: Emilio Ge r e l l i

R ivista associata all’Unione della Stam pa Periodica Italian a

P u b b licità inferiore al 50%

(3)

( M

INDICE-SOMMARIO

P A R T E P R I M A

Fr a n c e sc o Fo r te - II Laboratorio di economia nella città Laboratorio... 3 Gil b e r t o Muraro - Ambiente e sviluppo: veri e falsi problemi ... 25 Je a n-Pie r r e Ch e v a l ie r - Il contenzioso tributario ... 30

Je a n- Pie r r e Fr a d in - I poteri di controllo, le prove, le presunzioni e le de­

roghe in materia di segreto bancario ... 07 Fr a n ç o is Her v o u e t - Il potere discrezionale dell’amministrazione nell’atti­ vità di controllo e di accertamento ... g3 Jo è l Mo l in ie r - La tutela amministrativa e giurisdizionale del contribuente 101

Loïc Ph il ip - Le procedure ed i metodi dell’accertamento tributario alla lu­

ce dei principi costituzionali ... H5 Be r n a r d Pl a g n e t - L ’interpretazione amministrativa e la sua efficacia nei

confronti dell’amministrazione fiscale e dei contribuenti... 130

APPUNTI E RASSEGNE

Ma ssim o Bo r d ig n o n - A Note on Measuring Inefficiency with Public Goods ... 145 RECENSIONI

Fo r t e F. - Princìpi di economia pubblica (L. Be r n a r d i) ... 150 NUOVI L IB R I ... 153

RASSEGNA D I PUBBLICAZIONI RECENTI ... 156

P A R T E S E C O N D A

Fr a n c e s c o Fl o r e n z a n o - Grurisdizwne dell’Ago in tema di rivalsa del sosti­

tuto d ’imposta ... . 5 Se b a s t ia n o Ma u r iz io Me s s in a - Ancora in tema di rapporto fra la disciplina

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Diritto processuale tributario - Giurisdizione - Sostituzione d ’imposta - Ri­ tenute fiscali non operate - Controversie di rivalsa - Domanda di con danna del sostituito al pagamento delle somme versate dal sostituto al

bisco - Giurisdizione del giudice ordinario (Cass., Sez. Un. Civ 13

luglio 1993, n. 7706) (con nota di F . Flo r en za no) ... ’ % a - Imposta indebitamente versata - Rimborso - Richiesta -

Ammissibili-a- a A/ratÌVSpeCle ;Cass' ’ Sez- 25 novembre 1992, n. 12543) (con nota di b .M . Me s s in a) ...

(5)

Guida ai periodici

per le professioni

dell ’amministrazione

pubblica locale

Testate di grande tradizione e più recenti iniziative editoriali classificate e presentate

a funzionari

e amministratori pubblici

D

DIRITTO: FONTI E ATTIVITÀ'

Legislazione Giurisprudenza Ordinamento giudiziario Ricerche e studi giuridici

A

ASSETTO E ORGANIZZAZIONE DELLE AUTONOMIE LOCALI

i M r t a i

Organizzazione e personale Informatica

Tributi e finanza locale

Prenotate presso: REGIONE LOMBARDIA RIVISTA CONFRONTI Via Fabio Filzi 22

20124 Milano - tei. 02/67654740 e versate la somma di,lire 100.0 sul e/e p a sta irn . l O j R S & t “ “

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E

LA TIPOGRAFICA V isio n a le 49 21100 Varese VARESE SERVIZI SOCIALI

Assistenza e sicurezza sociale Sanità

Attività e beni culturali Istruzione

Informazione Ricerche e studi sociali

SVILUPPO ECONOMICO Agricoltura Industria Commercio e Turismo Assicurazione e previdenza Lavoro Sindacato

Ricerche e studi economici

ASSETTO TERRITORIALE

Urbanistica Trasporti Lavori pubblici

Edilizia economica e popolare Ecologia

Enèygia

P

RICERCHE E STUDI POLITICI

Atttialità e interventi Ricerche e studi

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ROBERTO SCHIAVOLIN

L’UTILIZZAZIONE

FISCALE DELLE

RISULTANZE PENALI

O g g e tto d e ll o p e ra so n o i p ro b le m i r e la tiv i

all impiego, ai fini dell’accertamento tributario, di

conoscenze e prove raccolte in procedimenti diver­

si, soprattutto nel procedim ento penale ad opera

della Guardia di Finanza. Il tema è affrontato sia

sotto il profilo sistematico, sia dal punto di vista

esegetico e con riguardo ai problem i applicativi

creati dalla normativa in materia.

8°, p. XII - 660, L. 70.000

1062 GIUFFRÈ EDITORE MILANO

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IL LABORATORIO DI ECONOMIA NELLA CITTÀ LABORATORIO (*)

di Fr a n c e s c o Fo r t e Università degli studi di Roma

1. Il nome « Laboratorio di economia » non è casuale. Riflet­ te l’indirizzo positivistico che, alla fine del secolo scorso, pervadeva molte Università ed istituti universitari, in particolare nell’Italia settentrionale ove ciò si collegava da un lato alla tradizione illumi­ nistica e dall’altro lato alla nuova emergente realtà tecnologica e industriale. Con questo nome si volevano equiparare gli istituti di ricerca nelle scienze sociali e quelli di ricerca nelle scienze fisiche e naturali e mediche.

Non a caso il Laboratorio di economia dell’Università e del Po­ litecnico occupò i locali lasciati liberi dal Laboratorio di patologia generale e dal Laboratorio di medicina legale, in via Po.

Torino non poteva sfuggire a questa tendenza « scientista » orientata ai fatti e ai dati, perché già era una città — Laboratorio nei riguardi del processo di sviluppo tecnologico e industriale che caratterizzava l’ultimo decennio del secolo e l’alba fervorosa del nuovo.

Oramai la capitale d’Italia era altrove. Il pensiero volgeva ai problemi pratici, lo slancio tenace industrioso che era stato dedica­ to dai piemontesi al risorgimento politico dell’Italia si indirizzava alla scienza pura e applicata, alla tecnologia, alla produzione su scala industriale, con la stessa mentalità organizzativa e non pro­ vinciale che era stata la chiave del successo nella intrapresa risor­ gimentale.

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II Laboratorio di economia politica, sin dall’inizio, così si carat­ terizza per la fusione fra teoria e pratica e per l’attenzione ai pro­ blemi agrari e industriali e del lavoro, sovratutto nelle industrie. Ma ciò, sempre, con particolare riguardo all’economia pubblica che è — comunque, nei suoi vari aspetti regolativi, fiscali, monetari nazionali e comparati ^ al centro degli interessi. In esso oltreché ricerche si tenevano dibattiti in modo variegato ma compatto (1).

2. I docenti e gli allievi, in buona misura vengono da fuori, a cominciare dal fondatore Salvatore Cognetti D e Martiis (1844 1901), che proviene da Bari. Se i nobili avevano caratterizzato lo slancio del Piemonte nel risorgimento, ora, in prima linea, nel La­ boratorio troviamo studiosi e studenti borghesi e piccolo borghesi.

Forse per questo esso si caratterizza, sin dalle origini, come un istituto parsimonioso. Anche gli studenti pagano una quota associa­ tiva. I suoi volumi f e per più decenni — non sono stampati ad hoc ma sono raccolte di studi stampati altrove e rilegati assieme.

3. In quell’epoca la cultura scientifica italiana era sotto l’in­ fluenza della scuola germanica, sovratutto là dove fiorivano gli stu­ di applicativi. La scuola economica tedesca era pervasa, invero, di indirizzi storici e istituzionali e di quel « socialismo della cattedra » che attirava molto anche i nostri intellettuali. Ma il Laboratorio non ha questa reverenza per la cultura germanica, nonostante che gli studi storici e istituzionali in esso siano di casa. Solo in un secondo tempo, con l’avvento di Loria, in quella che chiamiamo la « secon­ da fase », vi sarà un limitato collegamento con gli studi di lingua tedesca.

La nazione a cui, sin dagli inizi, più guarda il Laboratorio di economia è la Gran Bretagna.

Nel 1884, che è 1 anno in cui il Laboratorio fondato nel 1883 (2) inizia le sue pubblicazioni, sotto la guida del direttore Salvatore Cognetti D e Martiis, troviamo una monografia del giovane Luigi

o? esemp.10 nel 1887-1888 vi erano 30 soci residenti e 31 allievi Si ten-

monof^afiedUnanZe fUr° n° eSP°Ste 6 discusse 6 comunicazioni orali e 13

vita Jeon

^*sendo

sti*to fondato nel 1883, con lo scopo di svolgere lo studio della

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Einaudi (1874-1961) su La crisi agraria in Inghilterra, che ne af­ fianca altre due sulle esportazioni dei prodotti agrari dell’Italia dal 1862 al 1992 e sull’economia agraria nel comune di Dogliani.

Un altro allievo del Laboratorio fraterno amico di Einaudi, Luigi Albertini (1871-1941), marchigiano, scrive, nello stesso anno, un saggio sullo spirito protezionistico in Inghilterra. Ma, sovratut- to, alla dottrina e alle vicende e istituzioni inglesi, Albertini si ispi­ ra nella monografia, che — ancora giovanissimo — lo rende ricco di reputazione, sulla questione delle otto ore di lavoro.

Albertini, dopo un periodo in cui farà il caporedattore della ri­ vista della cooperazione nel credito, di Luigi Luzzatti (1841-1927), coronerà la sua aspirazione al giornalismo, entrando nel 1896 al Corriere della Sera, di cui sarà prima corrispondente, poi ammini­ stratore (1896), poi dal 1900, direttore. E chiamerà Luigi Einaudi, a scrivervi gli editoriali.

Nel 1896 il ventiquattrenne Pasquale Jannaccone (1872-1959), che si va specializzando nell’economia del lavoro, presenta — nel­ l’ambito delle ricerche promosse dal Laboratorio — un saggio sullo sciopero dei meccanici inglesi e i cicli industriali pubblicato dalla Riforma sociale, allora diretta da Francesco Saverio Nitti (1868- 1953). Due anni dopo ne pubblica un altro sulla questione operaia in Inghilterra che compare sia nel volume del Laboratorio, che nel­ la quarta serie della Biblioteca dell’economista, diretta da Salvato­ re Cognetti D e Martiis, nel V volume riguardante l’economia del lavoro. In esso il Cognetti medesimo intendeva pubblicare la sua monografia La manodopera nel sistema economico, rimasta incom­ piuta, a causa della malattia che lo condusse alla scomparsa a soli sessantacinque anni.

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ita-liano — sarà professore di economia a Roma, scrive sulle nuove esperienze delle municipalità inglesi (3).

Un meno noto V. Cesana presenta, per la discussione ne II La­ boratorio nell anno accademico 1897-1898 uno studio sul lavoro delle donne in Inghilterra.

4. Per il vero, però, non è solo il mondo britannico ad attrar­ re 1 attenzione degli studiosi del Laboratorio, intenti ad indagare i tatti e le istituzioni, a cui collegare le teorie.

Nel 1900 infatti il Laboratorio, che tre anni prima aveva parte­ cipato all esposizione -universale nazionale di Torino, con grafici ri­ guardanti la dinamica dell’emigrazione italiana all’estero, prende parte alle celebrazioni del nuovo secolo all’esposizione universale di Milano, presentando la brillantissima monografia di Luigi Einau di su II principe marcante. Il titolo, il giovane studioso lo aveva tratto dal banchiere ed economista britannico Walter Bagehot, di cui aveva tradotto da poco un libro sul mercato monetario ingle­ se (4). L ’argomento del libro non era la biografia di Enrico dell’Ac­ qua industriale di Busto Arsizio che, con una vocazione imprendi­ toriale da manuale, aveva dato vita, nel Sud America, con le sue coraggiose e fortunate iniziative, a un’imponente fioritura di indu­ strie cotoniere (5). Per queste pagine brillanti e fervide, alcune del­ le quali sono rimaste celebri e vengono spesso riprodotte nelle an-tolope, Luigi Einaudi si meritò tosto il nomignolo di Giulio Verne dell economia.

Il Masè Dari, socio autorevole del Laboratorio, che già nel 1893-1894 poteva fregiare del titolo di libero docente di economia politica, dal canto suo, è presente nel I volume del Laboratorio del

, „ ~ addlrlttura con una monografia sulle condizioni agricole della Russia (6).

(3) Ba c h i R .. Le nuove forme della funzione municipale in Inghilterra in

La riforma sociale IV, p . 482 ss.; Id e m, La revisione dei conti d ellT a Z d n ù tra - w ni locali m Inghilterra e m Italia, in La riforma sociale, VI, 1899 p 779 ss •

DEM i associazione dm municipi inglesi, in La riforma sociale, VII, 1900 p. 600 ss’

/ ,f n GEHOT W -’ 11 mercat0 monetario inglese, trad. it. di Luigi Einaudi in

Biblioteca dell economista, serie IV, voli. VI-VIII, Torino, Utet, 1905 pp 155^15

, - A , 1 monumento a Enrico Dell Acqua pioniere del cotone nelle Americhe

ricordo presso la scuola elementare di Busto Arsizio a lui intitolata che fre- quentai nella seconda metà degli anni ’50.

(6) Risulta però, che Einaudi sino al 1902, non si era mosso dallTtalia II

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Albertini compare, nello stesso volume, con un saggio sul mo­ nopolio degli spiriti in Austria ed Ungheria. Nel 1898, nel volume del Laboratorio, poi, accanto a un saggio di Giovanni Cesare Majo- ni sull’assicurazione obbligatoria degli infortuni sul lavoro in Ger­ mania, troviamo due saggi in lingua francese: l’uno di Luigi Einau­ di su La municipalisation du sol dan le grandes villes, stampato a Parigi; l’altro di un Albert Metin presumibilmente francese o sviz­ zero su Le socialisme en Angleterre (7). Era, in atto, evidentemen­ te, un fruttuoso intercambio di studiosi fra il Laboratorio e istituzio­ ni universitarie di altri paesi europei (8).

Giuseppe Prato, dal canto suo, nel 1899 pubblicò uno studio sulla migrazione italiana in Austria (9).

5. N el medesimo anno vi è uno scritto di Matteo Matteotti,

presumibilmente appartenente alla medesima famiglia di Giacomo Matteotti (10) (che poteva esser suo coetaneo), sugli istituti di me­ diazione dei conflitti di lavoro in Germania (11).

Non si tratta di una particolare attenzione per le vicende della Germania, ma di uno dei temi di indagine comparata cari al Co- gnetti. Invero, tre anni prima un Massimo Portalupi aveva svolto questo argomento con riguardo alla Francia (12).

Sempre nel 1896 troviamo un saggio — fra i numerosi che pre­ parerà nel Laboratorio — di Costantino Ottolenghi — che dopo tre anni vi diventerà libero docente di statistica — sulla trasformazione

za. Egli aveva, invero, dovuto rinunciare ai primi del ’900 alla cattedra a Ginevra per cui brigavano il Sella e il Pantaleoni, a causa della conoscenza limitata del francese.

(7) Ein a u d i L., La municipalisation du sol dan le grandes villes, in Le de­

venir social, 1898, p p . 1-41 e p p . 127-145; Me t in A., Le socialisme en Angleterre,

Parigi, Ancienne librairie Germ er Baillière, F. Alcan, 1897.

(8) Il Masè Dari, nel 1902, si trovò contrapposto a Luigi Einaudi, allora

appena ventottenne, nel concorso di scienza delle finanze per la cattedra all’Uni­ versità di Pisa e ne uscì sconfitto per una incollatura, in quanto messo al secondo posto a pari merito nella tem a dei vincitori. Einaudi, fra l’altro, si presentava con un grosso volume — denso di teoria e di fatti — sulla rendita mineraria e con un acuto e raffinato volume di saggi sugli effetti delle imposte sugli immobili, en­ trambi preparati nel Laboratorio.

(9) Prato G., Il movimento d’associazione nelle colonie italiane d ’Austria, in La riforma sociale, 1899, VI, p. 870.

(10) In quanto uno dei discendenti di Giacomo, tu tt’ora vivente, si chiama, appunto M atteo M atteotti.

(11) Ma t t e o t t i M ., Gli istituti di mediazione del lavoro in Germania, in La riforma sociale, 1899, p. 994 ss.

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della proprietà nell’India inglese. Anche questo era un argomento di ricerche di studiosi diversi, del Laboratorio, rivolto a realtà na­ zionali differenti. Infatti l’infaticabile Luigi Einaudi, quasi contem­ poraneamente, pubblicava, a Parigi, sempre nel quadro delle inda­ gini de II Laboratorio, un saggio su Les formes et les transforma­ tions de l’economie agraire du Piemont. Però Einaudi non aveva tralasciato le ricerche internazionali: invero è di quest’anno un suo scritto sugli interessi italiani in Levante (13) cui si collega uno scrit­ to del Masè Dari (1866-1961) sui progressi economici del Giappone, del 1897 (14).

6. Lo sviluppo della rete ferroviaria degli Stati Uniti è fatto oggetto di indagine da un Luigi Barberis (1875-1946), mentre, poco dopo, vi saranno alcuni studi, relativi alla Svizzera, mandati dal so­ cio del Laboratorio Emanuele Sella (1879-1946), che si era trasferi­ to temporaneamente a Ginevra per studiare presso Pantaleoni, e da là intratteneva un carteggio con Luigi Einaudi, amico sin dagli anni di liceo, che avrebbe voluto come docente in una Università elvetica. Il Sella, spirito geniale con tendenze liberali e anarchiche, insegnerà all’Università di Genova e verrà citato ed elogiato ripe­ tutamente da Luigi Einaudi, in particolare nelle sue Lezioni di poli­ tica sociale, scritte nel 1943-1944 proprio a Ginevra (15), per la sua teoria del punto critico esposta nel libro Sulla dottrina dei tre principii.

I due studi « elvetici » del Sella dei primi del secolo sono dedi­ cati rispettivamente a Le gravi conseguenze del riscatto delle ferro­ vie svizzere e a L ’emigrazione italiana in Svizzera. Come si è visto, quello dell’emigrazione degli italiani all’estero è uno dei temi in cui il Laboratorio si dedica particolarmente in questo periodo.

7. Se ne occupa anche Gioele Solari (1872-1952), che diverrà poi un celebre filosofo del diritto, sociologo, e politologo, che ora lavora nel Laboratorio sovratutto nel settore della ricerca sociologi- ca. Egli pubblica, nel 1897 un saggio su Critica sociale sullo stato e

(13) Ein a u d i L., Gli interessi italiani nel Levante, in La riforma sociale

II I , 1896, pp. 656-678.

(14) Ma sè Da r i E ., I recenti progressi economici del Giappone, in La rifor­ ma sociale, IV, 1897, p. 425 ss.

. tratta, infatti, delie lezioni che egli teneva per gli studenti universi­

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le sue funzioni sociali in Nuova Zelanda e, nel 1899, poco prima del libro einaudiano su II principe mercante, uno studio sulla condizio­ ne sociale e giuridica degli italiani in Argentina. Non sarebbe esat­ to dire che il giovanissimo Solari si dedicasse solo alla sociologia. Invero, nello stesso anno, scrive un saggio economico-giuridico su La legge sugli infortuni sul lavoro, tema che abbiamo già visto, fra quelli trattati dai ricercatori del Laboratorio. Nel 1899 aveva scrit­ to su La vita economica nei proverbi greci, oltreché sulle idee so­ ciologiche di Dante. Solari era, invero, allievo, in parte, di Cognet- ti De Martiis (con cui si era laureato, con una tesi su salari e prezzi in Italia, negli Stati Uniti e in Inghilterra dal 1860 al 1984) e in par­ te di Gaetano Mosca.

E questo il momento per dar conto e ragione delle caratteristi­ che accentuatamente interdisciplinari del Laboratorio, nella sua prima fase.

8. Gaetano Mosca (1858-1941), allora professore di diritto co­

stituzionale alla facoltà di giurisprudenza di Torino, ma già autore di alcuni dei suoi più celebri studi sulla teorica del governo e del suo trattato seminale Elementi di scienza politica (1896), divenne direttore de II Laboratorio nel 1900 durante la malattia del Cognet- ti, e rimase in carica sino al 1904-1905, quando gli subentrò il nuo­ vo professore di economia, Achille Loria. Mosca era già di casa nel Laboratorio. La ragione di ciò risulta evidente dal necrologio che egli fece di Salvatore Cognetti D e Martiis nel 1902. Afferma Gae­ tano Mosca che « Il Laboratorio, onore e vanto della città di Tori­ no, darà al Cognetti D e Martiis gloria duratura ». Ciò anche per­ ché egli vi « raccolse a preferenza dei lavori teorici sulle discipline economiche, che del resto lo studioso può dappertutto trovare, una copia immensa di statistiche di monografie di inchieste, di resocon­ ti, di documenti di ogni genere, che fanno si che ne II Laboratorio si trovi la più ampia e accurata raccolta di materiali che esiste in Italia, per gli studiosi di ogni ramo delle scienze sociali » (16).

Dunque, nel primo periodo, facevano capo al Laboratorio non solo economisti, ma anche cultori di altre scienze sociali, che erano molto interessati ai materiali e alla documentazione statistica e sto­ rica in esso raccolta.

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9. Invece, nella seconda fase, pressapoco dalla direzione del Loria in avanti, il Laboratorio perderà questo carattere accentuata- mente interdisciplinare e, con qualche eccezione, si concentrerà sulle ricerche economiche teoriche e applicate.

Allora, invero, dominerà, nel Laboratorio, la triade costituita da Achdle Loria, Pasquale Jannaccone (che però è professore, pri­ ma a Siena poi a Padova sino al 1915) e Luigi Einaudi, rispettiva­ mente professori di economia ed economia e statistica (Jannaccone a Padova nelle due materie e a Torino dal 1916 nella seconda sino al 1932) e scienza delle finanze.

10. Loria, oramai anziano (era nato nel 1857), non si era cer­ to formato ne II Laboratorio.

A Torino era arrivato, — come il più celebre degli economisti italiani dalla cattedra patavina, a quarantacinque anni. N e tra­ scorse, però, altri venticinque come direttore del prestigioso istitu­ to, per il quale aveva lasciato la pur importante Università di Pa­ dova, continuando a scrivere moltissimo sia di teoria economica pura, che di marxismo (o meglio di critica alle dottrine di Marx), che di teoria economica e sociologica della giustizia sociale e delle riforme sociali, che di storia del pensiero economico. Non ebbe molti allievi, nel Laboratorio, ma su di uno fra essi, sociologo ed economista di grandissimo rilievo, Roberto Michels, sarà necessa­ rio fra poco soffermarci (17).

Loria ebbe la cattiva sorte di morire nel 1943, nel periodo più buio della nostra storia nazionale, inviso simultaneamente ai fasci­ sti, per il suo socialismo (atipico) e ai comunisti, per la sua conti­ nuativa polemica contro il marxismo. Ma la sua influenza sulle gio­ vani e meno giovani generazioni, nei primi decenni del secolo era stata grandissima.

11. Pasquale Jannaccone che era professore a Torino dal

1916, e che nel 1932 succedette al Loria nella direzione del

Labora-(17) Si deve menzionare, però anche il Giua, che divenne uno dei più au­

torevoli (e pochi) studiosi italiani delle assicurazioni sociali e scrisse in particolare Scienza economica e assicurazioni sociali, con prefazione di Lo r ia A., Bocca, Tori­

(17)

quando assunse la carica di direttore de II Laboratorio. Ma era an­ cora in pieno di una fervidissima attività scientifica e pubblicistica, che proseguirà sino alla morte, avvenuta dieci anni dopo essere stato fatto senatore a vita da Luigi Einaudi Presidente della Re­ pubblica. Einaudi in un saggio del 1950 lo definì « principe dell’ele­ ganza nel ragionare economico ». La nomina al Senato gli consentì anche di svolgere in Parlamento una fervida battaglia per le sue idee economiche coraggiosamente liberali. Vi è, nel suo argomen­ tare, un che di causidico che riflette l’impronta del filone giuridico accentuatamente presente nei suoi studi iniziali di economia e fi­ nanza pubblica, che sarà via via sommerso da quello economico ed econometrico. Economia del lavoro, moneta, teoria del baratto e dei prezzi sono gli argomenti che maggiormente ricorrono — con accurate elaborazioni statistiche — nei suoi studi teorici e appli­ cati (18).

12. Eccoci a Roberto Michels: uno fra i « grandi » del Labo­ ratorio, che maggiormente ne sottolinea la vocazione internaziona­ le. Nato a Köln nel 1876, in una famiglia agiata, che gli permetteva di girare l’Europa per approfondire i suoi studi e sviluppare le sue idee e battaglie politiche, il Michels nel 1902 si iscrisse alla Camera del lavoro di Torino, ove prese altresì a frequentare II Laboratorio di economia. Diventò così, naturalmente, assistente alla cattedra di Achille Loria appena questi giunse a Torino. La sua attività di stu­ dioso e pubblicista sta fra la scienza economica, la sociologia politi­ ca e la battaglia politica tout court con una chiara ispirazione ideo­ logica al Sorel, dopo un periodo di adesione al socialismo Kauskia- no. Il suo studio, del 1908, sulla teoria economica della cooperazio­ ne, che è uno dei tipici temi del Laboratorio, suscitò l’ammirazione dell’allora giovane socialista ferriano Benito Mussolini, direttore

(18) Di Ja n n a c c o n e P ., nella ricchissima produzione scientifica, vanno se­

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dell’Avanti! Ma le sue opere maggiori sono nella scienza politica, a cui ha dato contributi che, per genialità e dimensione, superano quelli del Mosca, anche se inferiori per sistematicità.

Nel 1922 aderì al fascismo e ciò, assieme al fatto che morì nel 1936 ad appena sessanta anni, nel pieno delle sue attività intellet­ tuali, non giovò alla sua fama. Eppure, non solo le sue opere mag­ giori rimangono dei classici della scienza politica; alcuni dei suoi scritti economici oggi hanno, nell’ottica della nuova impostazione di economia pubblica, un rilevante interesse analitico. Il legame con il Laboratorio torinese del girovagante Roberto Michels si cementò quando egli ottenne la cittadinanza italiana e sua figlia Manon spo­ sò Mario Einaudi, figlio di Luigi (19). Come docente ite però egli dovette cercarsi una cattedra nell’Italia centrale.

13. N elle idee politiche che circolavano ne II Laboratorio, dalla prima alla seconda fase vi è una evoluzione. Nella prima, sot­ to l’influsso del Cognetti, il Laboratorio costituì una sorta di fucina di dottrine e programmi di socialismo riformista o riformato. Anche il primo Einaudi apparteneva, sia pure senza una specifica militan­ za, a questo indirizzo, tanté che quando egli vinse la cattedra di scienza delle finanze di Pisa e fu subito chiamato per trasferimento a quella di Torino; l’Avanti! in un breve trafiletto espresse il suo compiacimento per la brillante affermazione del « compagno ». Il Cognetti socialisteggiava. Alle controverse affermazioni pratiche del socialismo e alle spinte reali e ideali che lo motivarono aveva dedicato nel 1898 un volume di oltre 650 pagine sul socialismo anti­ co e nel 1891 un libro di 300 pagine sul socialismo negli Stati Uniti d America, nel 1988 aveva letto all’Accademia dei Lincei una me­ moria su un socialista cinese del V secolo a.c. e, ancor più curiosa­ mente, nel 1895 aveva letto, all’Accademia delle scienze di Torino una memoria su Uno schema socialistico ne L ’anulario di Plauto (20).

(19) La ricca messe di scritti dei Michels si trova, per ciò, ora presso la Fondazione Einaudi di Torino, che Mario Einaudi ha fondato e presieduto. Que­ sti, docente di scienza politica alla Cornell University, ha compiuto i suoi studi e pubblicato i suoi scritti iniziali all’Università di Torino: ma non presso il Labora­ torio, bensì presso l’Istituto giuridico.

(19)

14. Gioele Solari — autore fra l’altro di saggi di socialismo giuridico — era un socialista riformista. Era socialista-liberale, At­ tilio Cabiati (1872-1950) che frequentò il Laboratorio assieme a Luigi Einaudi, con cui scrisse lavori in collaborazione sul libero scambio e il protezionismo. Egli, eminente teorico dell’economia internazionale, e del suo equilibrio, diventò, professore di econo­ mia a Genova. Ivi il Cabiati — prima d’esser privato della cattedra per il suo antifascismo — ebbe come allievo e assistente negli anni ’20 Carlo Rosselli. Questi maturò le sue idee sul socialismo libera­ le, proseguendo — come studioso — in un altro filone cabiatiano, quello della economia dei contratti di lavoro, che il Maestro, inqua­ drava nell’equilibrio economico generale (21).

15. N ell’ala del marxismo scientifico, troviamo, fra gli studio­ si del Laboratorio l’economista teorico Antonio Graziadei (1883- 1953) che, alla fine del secolo, pubblica un libro sulla produzione capitalistica. In esso argomenta l’erroneità della teoria del valore lavoro di Marx, servendosi della critica del Loria, ma afferma la validità piena del materialismo storico nella determinazione dei fe­ nomeni economici e, specialmente, del livello del profitto. Grazia- dei era di Imola, ove era cresciuto al socialismo da Andrea Costa.

All’Università di Bologna, ove insegnava economia (a giuri­ sprudenza) Tullio Martello, allievo del Ferrara liberista e antiso­ cialista accanito, quanto brillante, Graziadei si era, comunque, lau­ reato con una tesi sulla teoria del valore.

Iniziava, così la sua revisione del valore-lavoro e, nello stesso tempo, il suo credo nel socialismo scientifico, fondato sulla parte valida di Marx. A Torino giunse, per accomunare teoria e

applica-ehe la stessa società pubblica nelle sue collane di opuscoli; e vi è l’anno seguente, un suo altro discorso pronunciato ed edito dalla stessa società operaia su L ’operaio ai tempi di Dante e ai tempi nostri. Il Cognetti aveva grandi interessi umanistici e una notevole capacità letteraria. Così tradusse in versi martelliani varie comme­ die di Plauto, che vennero stampate dai più autorevoli editori specializzati. Nel 1891 troviamo presso Loescher una sua ampia edizione delle Commedie di Plau­ to, da lui tradotti in versi martelliani, con prefazione di Giosuè Carducci.

(21) Su Attilio Cabiati, in particolare si veda Ein a u d i L., La scienza econo­

(20)

zioni concrete (22). « Malgrado il nome pretenzioso, l’istituzione del Laboratorio di economia era utilissima. Consisteva in alcune stanze, in cui il professor Cognetti De Martiis, allora insegnante di economia all Università e allievo dalle discussioni teoriche, rispetto alle quali si sentiva forse inadatto, aveva raccolto le principali in­ chieste economiche pubblicate, particolarmente in Inghilterra, in Germania e nel Nord America... La natura stessa degli strumenti di ricerca obbligava i frequentatori a mettersi a contatto con i fatti e a trarre le conclusioni soltanto da essi. Parecchi dei migliori eco­ nomisti italiani uscirono da quel Laboratorio. Vi conobbi vari gio­ vani fra i quali primeggiavano Luigi Einaudi e Pasquale Jannacco- ne ».

Venne a Torino, per studiare con Einaudi, anche l’economista Benvenuto Griziotti (1884-1956), allievo, fra gli altri di Giovanni Montemartini, socialista riformista. Egli vi si trattenne sino al 1914-1915 come libero docente di scienza delle finanze. Diverrà, poi, capo scuola dell’indirizzo politico, ovvero redistributivo, della finanza pubblica polemizzando con Einaudi tutta la vita, nella reci­ proca amicizia. Due dei suoi più fedeli allievi, Antonio Pesenti e Ezio Vanoni, l’uno repubblicano, l’altro socialista, in sospetto al re­ gime ebbero da Einaudi borse di studio internazionali, per la stima che questi aveva per loro e il loro Maestro.

16. L ’indirizzo ideologico prevalente dal primo decennio del

secolo, sotto 1 influsso di Einaudi e Jannaccone, via via si sposta sempre più verso il liberalismo. Troviamo, in questo periodo fra i più brillanti studiosi forgiati dal Laboratorio, Edoardo Giretti, (1864-1940) che con Einaudi aveva scritto sull’economia della Tri- politania, da poco colonia italiana, e che, nel 1913 pubblica, oramai parlamentare liberale, un libro polemico su I trivellatori della na­ zione (23) in cui, da libero — scambista, si scaglia contro il parassi­ tismo industriale. Nel 1935 oramai impegnato nella sua industria, assieme al figlio Luciano, pubblicherà, presso la neonata casa edi­ trice di Giulio Einaudi, un libro su II protezionismo e la crisi, in cui ribadirà il valore delle dottrine libero-scambiste, in un’ottica liberale.

(2 2 ) Cfr. Da l Pa n e, Graziadei A ., in Fi n o ia M . (a cura d i), Il pensiero eco­ nomico italiano, 1850-1950, Cappelli, Bologna, 1980, p. 659.

(21)

17. Esordisce nel Laboratorio di economia, agli inizi del seco­ lo, un altro giovane liberale che diventerà poi un celebre economi­ sta, lontano dalla nativa Alessandria e da Torino: Gustavo Del Vecchio (1883-1972) (24). Il suo curricolo scientifico è sovratutto le­ gato alla Università di Bologna e di Roma. Ministro del tesoro nel secondo dopoguerra, Gustavo Del Vecchio si vanterà con gusto del paradosso — di esser presente solo pochissime ore, nel suo ufficio ministeriale in via X X Settembre, in quanto il liberismo suggerisce di « lasciar fare » il più possibile.

18. In questo periodo cresce sovratutto la figura di Giuseppe Prato, Einaudi lo aveva fatto capo-redattore della rivista La rifor­ ma sociale, di cui era direttore, affiancandolo nel quartetto del co­ mitato direttivo a Pasquale Jannaccone ed Alberto Geisser (1859- 1929): un finanziere, questi, che era divenuto socio del Laboratorio nel primo decennio del secolo e vi aveva pubblicato saggi critici sulla municipalizzazione (25).

Prato accomunava gli studi di storia dei fatti economici a quelli di teoria ed economia applicativa. Aveva, così indagato i temi del­ l’economia e finanza di guerra delFItalia della grande guerra e del Piemonte nel 1848 e del 1798. Ma, in particolare, studiava le tema­ tiche dell’economia del lavoro e dell’intervento pubblico.

Prato è liberale e, come Einaudi, polemizza contro gli errori e gli eccessi del dirigismo e contro le varie forme di protezionismo (26).

(24) La bibliografia di Gustavo Del Vecchio si trova in Un iv e r s it à Bo c c o­

n i, Studi di economia, finanza e statistica, in Onore di Gustavo Del Vecchio, P a­ dova, Cedam, 1963, p. 711 ss.

(25) Ge i s s e r A., Fatti e argomenti intorno alla municipalizzazione, in La ri­

forma sociale, 1909, p. 5 e Id e m, Quel che non si vede nella municipalizzazione. Elettricità, acqua potabile, gas, tramvie a Torino, Torino, Società Tip. Ed. Na­ zionale, 1910, p. 20.

(26) Di Pr a t o G. ricordiamo almeno le seguenti dieci opere: Rassegna sta­

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Ma qualche profonda traccia dell’aura riformista dei primi anni del Laboratorio è rimasta in questi liberali. Così Giuseppe Prato, nel 1920, farà una bella e ampia introduzione a un libro di Filippo Turati sull’orario di lavoro di otto ore (27), in cui elogerà il leader socialista per la vittoria in questa sua battaglia sociale e per il rigo­ re intellettuale con cui la argomenta, nelle pagine prefate, pur avanzando riserve sui rischi di una introduzione immediata e glo­ bale di tale istituto nel nostro paese, meno avanzato delle altre na­ zioni industriali.

19. Fra gli studenti di Einaudi, troviamo poco prima dello

scoppio della grande guerra, anche l’assiduo Paimiro Togliatti (1893-1964) che si laurea con lui a pieni voti con una tesi sul libero scambio, pubblicando poi, durante la guerra, in una rivista sociali­ sta, due articoli tratti da essa. Oramai Togliatti era iscritto al parti­ to socialista. Veniva assunto nel 1919 all’Avanti! edizione di Tori­ no, come redattore sportivo e recensore, per iniziativa di Antonio Gramsci, suo amico dagli anni degli studi universitari, benché stu­ dente di lettere (e, forse, i due si erano conosciuti nelle attività se­ minariali aperte anche agli esterni del Laboratorio di economia). Togliatti conserverà sempre un profondo rispetto per il Laboratorio Cognetti D e Martiis, che avrà occasione di citare come centro di alto rigore scientifico (28).

Dal 1915-1916 al 1970 troviamo, come libero docente di econo­ mia politica e, per un decennio dal 1948-1949 al 1958-1959 come in­ caricato di politica economica e finanziaria, Federico Marconcini, economista cattolico — allievo di Loria, che dettò l’introduzione al suo primo libro, di economia del lavoro, ma seguace delle idee di Giuseppe Toniolo — lucidissimo, che fu poi, nel dopoguerra sena­ tore della democrazia cristiana. Io lo ricordo, come oratore, in di­ battiti, nelle infuocate campagne elettorali negli anni della rinascita democratica. Solo in seguito ho compreso che quel suo modo di

ra-(27) Tu r a t i F ., L ’orario di lavoro delle 8 ore, Relazione e Disegno di legge

approvali dal Consiglio superiore del lavoro, con prefazione di Giuseppe Prato M ila n o , lre v e s, 1920.

„ . (2,8) J N B i S?rive * fa pena vedere un ex allievo del Laboratorio Co­ gnetti de Martns attribuire al marxismo la “ legge ferrea dei salari” , dai marxisti sempre respinta e combattuta ». Cfr. recensione Al b e r t i n i L., Venti anni di vita

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gionare acuto, chiaro, rigoroso, gli derivava dalla scuola di Jannac- cone ed Einaudi.

Oltre agli studi di economia, finanze, storia dell’economia mo­ netaria e storia del pensiero economico egli ci ha lasciato due limpi­ di libri Rientrare nella società (in cui illustra la dottrina economica e sociale cattolica, con riferimento ai testi dalla patristica all’epoca attuale, in modo agile e perspicuo) e Democrazia (29) (sulla libertà e sulle regole della partecipazione del cittadino alla vita democrati­ ca), rispettivamente del 1944 e del 1946.

20. Ma era il liberalismo riformista, che — semmai — ora su­ scitava l’attenzione degli studiosi del Laboratorio. Piero Gobetti, così, riuscì ad avere, fra i collaboratori di Energie nuove e poi della Rivoluzione liberale, tre fra le figure di maggior rilievo del Labora­ torio di economia degli anni ’20: Einaudi, Jannaccone e Borgatta, che — spesso *-4, menziona come sue bandiere culturali, anche se non sempre come « maestri » dei suoi ideali. Si richiama ad Einau­ di, però, per gli studi appassionati sul movimento sindacale, che pubblicherà, nella collana di Rivoluzione liberale nel 1924 col titolo Le lotte del lavoro (30). Certo — per la sua concezione autogestio- naria — si era abbeverato anche al filone di studi sulla partecipa­ zione agli utili (su cui aveva scritto Riccardo Fubini) e a quelli sui principi e sul movimento cooperativo (31) e sulle municipalizzazioni.

Gobetti lamenta la sordità dell’ambiente giornalistico e della scuola torinese nei confronti delle voci intellettuali dell’Università scrivendo « A Torino abbiamo una cultura provinciale perché ab­ biamo un giornalismo provinciale... La facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino è la più bella prova della nostra tesi sul­ l’anacronismo della scuola moderna. Quale influenza hanno nella vita cittadina uomini di scienza come Luigi Einaudi, Gaetano Mo­ sca, Angelo Sraffa, Pasquale Jannaccone, Gioele Solari, G. Pac­ chioni, Giuseppe Prato, Francesco Ruffini etc. ... Chi fra tanti ignoranti, sente bisogno d’avvicinarli? ».

(29) Volume pubblicato ad Alba dalla Pia Società S. Paolo nel 1946. (30) Volume pubblicato da Piero Gobetti Editore, Torino, 1924, p. 277. (31) Cfr. oltre al saggio del Michels anche gli scritti del Fenicia sulla evolu­ zione del principio cooperativo nel pensiero di Ugo Rabbeno e sulla cooperazione in Piem onte del Colombino sulla influenza del pensiero politico sociale sullo svi­ luppo della cooperazione, raccolti nei volumi del Laboratorio, che Gobetti fre­ quentò da studente.

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21. Ho menzionato, poc’anzi, fra gli studiosi liberali del La­ boratorio, degli anni ’20, Gino Borgatta (1888-1949) (32) nativo di Aosta. Per lui, portato alle scienze economiche, la frequenza del Laboratorio a Torino fu naturale, come naturale fu l’influsso del pensiero liberale che, oramai, ■-— quando egli aveva venticinque anni con Einaudi, Jannaccone, Prato e La riforma sociale, vi do­ minava. I suoi scritti di questo periodo di scienza delle finanze ri­ flettono l’insegnamento metodologico del Laboratorio e sono otti mi (33).

22. Il quadro politico, rapidamente, mutò.

Ma la vivacità intellettuale del Laboratorio di economia non di­ minuì. Siamo, oramai, in una terza fase, in cui la figura di Luigi Ei­ naudi è quella dominante. Anche se il direttore è Pasquale Jannac­ cone, gran parte degli studiosi di maggior rilievo del Laboratorio sono sovratutto discepoli di Einaudi: Renzo Fubini, Mauro Fasiani, Attilio Garino Canina, Francesco Antonio Repaci, Antonio Fossati! Mario D e Bernardi, Ernesto Rossi, Franco Momigliano. Fanno ec­ cezione in parte Vincenzo Porri, Giovanni Demaria e Valentino Dominedò che sono allievi di Giuseppe Prato, Silvio Golzio, allievi di Jannaccone e Arrigo Bordin.

Nato nel 1889, il Porri, muore giovane nel 1934, nel pieno del­ la sua attività scientifica. Oramai si concentrava sulla tematica del­ la politica economica internazionale. Di lui, l’Einaudi — forse con una certa esagerazione — dirà che per l’analisi della somiglianza fra commercio estero e commercio interno, il « compianto amico » merita d esser messo a fianco del grande economista svedese Bertil Ohlin (34). Il Porri era, per il vero, sovratutto un cultore

d’econo-■ 3d Notlz;e biografiche in Gr i z io t t i B., Commemorazione di Gino Borgat­

ta, in Kendiconh dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, Voi L X X X III 1950 pp. 1-8.

(33) Ma subì anche 1 influsso della sociologia del Pareto con cui ebbe a stu­ diare. to r s e a causa di ciò il suo grande lavoro teorico riguardante l’economia di­ namica rimase incompiuto e — salvo per scopi concorsuali — inedito Le ricerche di sociologia finanziaria, per altro, lo portarono lontano dal filone metodologico che, nel Laboratorio aveva coltivato. F ra gli studi di economia finanziaria, sovra­ tutto, vanno menzionati ì numerosi saggi, scritti assieme a Alberto Geisser e da solo sulla pressione fiscale della società per azioni in Italia. Tornò agli studi con­ creti oramai cattedratico a Milano con i suoi grossi lavori sulla finanza straordinari della guerra, nel periodo della seconda guerra mondiale. Ma morì a sessantun’an- m, nel 1949, senza aver potuto sistemare tali lavori.

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mia applicata, nella miglior tradizione del Laboratorio. Di lui ac­ canto a quelle analisi, sistemizzate nel corso di politica economica, ritengo si debbono ricordare sovratutto le indagini pionieristiche sul calcolo del reddito nazionale italiano e il saggio sul capitalismo delle classi operaie (35).

Arrigo Bordin (1898-1963) allievo ultraparetiano del D e Petri Tonelli a Venezia arriva nel Laboratorio nel 1938, come incaricato di politica economica e finanziaria, quale titolare della cattedra d’e­ conomia nella Facoltà di economia e commercio. Suo allievo è stato Emilio Zaccagnini, che ne sviluppò l’indirizzo matematico ed è sta­ to direttore de II Laboratorio, per un breve tempo, e per molto tempo, ordinario di economia.

Silvio Golzio, (1909) autore di studi di economia industriale, (pubblica nel 1942 una bella monografia sull’industria dei metalli in Italia, presso la casa editrice Einaudi), oltreché di demografia e di statistica (è del 1951 un suo agile volume sulla misura delle varia­ zioni del reddito nazionale), rimase presso il Laboratorio, poi ven­ ne la guerra e fu internato icostruzioneT udì prigionia. Lo ritroviamo nel dopoguerra come qliello sull’andamanprese pubbliche. Per un periodo però, contino quantitative dellaistica e, in inteludio, scienza

delle finanze, semp_via g— -- .ìembri del Laboratorio.

23. Giovanni Demaria, torinese, nato nel 1899, laureato con

Prato, faceva parte del gruppetto di studiosi che si raccoglievano, alla fine degli anni ’20, nei caffè della vecchia Torino per discutere con Einaudi e altri intellettuali. Ma egli non stette a lungo nel La­ boratorio di economia. Divenne, infatti, assistente a Bologna del­ l’antico allievo del Laboratorio Gustavo D el Vecchio. Poi, dopo es­ ser passato per varie Università americane e italiane, divenne nel 1935 professore, e nel 1945 rettore della Bocconi, scrivendo una imponente mole di Trattati di economia e politica economica seriosi e reputati.

(35) Giornale degli economisti, del 1927. Le lezioni di politica economica,

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24. Gli allievi e collaboratori di Einaudi — presso il Labora­ torio negli anni ’30-’42 si dividono in due gruppi, non nettamente distinti: i cultori di finanza pubblica e politica economica e i cultori di stona delle dottrine economiche e di storia economica.

r i r UPP° ’ 1 figure maggiori sono Renzo Fubini (1904- 1944) (36) e Mauro Fasiani (1900-1950) (37) entrambi — come si vede dalle date — morti precocemente, l’uno nei campi di stermi­ nio, 1 altro di malattia polmonare, così da non poter dare se non una parte dei grandi contributi di cui certo sarebbero stati capaci sommate assieme, le loro due vite scientifiche danno un totale di quarantasei anni notevolmente inferiore a quelli del curricolo scientifico di Luigi Einaudi (sessantacinque anni).

Nessuno dei due segue l’impostazione di « economia pubbli­ ca » del Maestro, consistente nel ricondurre il fenomeno finanziario a spiegazioni economiche. Il Fubini — « pratianamente » — prefe­ risce rinunciare a tale teorizzazione, muovendo da postulati empiri­ ci di politica economica. Il Fagiani, all’opposto, da « paretiano » e « puvianeo » cerca le legsg*' •*- , ^ f e n o m e n o finanziario nella

s o c io lo g ia , pur dubitando^'generali del & ^

sivi. Il piu vicino fra i ditehe ciò Po J » o r a t o r i o _ se non al modus einaudiano - è, etile t r a d i i | j t , £ _ per innesca. re e sue analisi, dedica r a f f i n a c e l a , a attuazione alle dottrine della politica economica.

Il Fasiani nel taglio del ragionamento teorico accentua quel tocco causidico che già abbiamo rilevato nello Jannaccone man ma­ no che si diparto dagli studi iniziali di sapore eognettiano. Però Fa­ biani differisce profondamente da Jannaccone perché non unisce 1 eleganza sottile del ragionare ad osservazioni ed applicazioni sta­ tistiche, e meno ancora ad analisi di politica legislativa. Procede, invece dalla sua cattedra di Genova per superbi, rigorosi teo­ remi di teoria pura. A Genova —I con pari culto dell’economia pura — insegna anche un altro dei futuri direttori e docenti del Labora­ torio, Valentino Dominedò (1905-1985), autore di raffinati saggi economici e matematici, ma anche di un volume, del 1949, su Wil- fredo Pareto. L ’economista e il sociologo.

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(27)

25. II più fedele a Einaudi nel metodo è Francesco Antonio Répaci, (1888-1978) calabrese, laureato con Einaudi nel 1913; ne è segretario dal 1919, lavorando in tale veste e poi come caporedat­ tore presso la Riforma sociale e man mano facendo carriera uni­ versitaria all’ombra del Maestro. N e condivide umilmente e devo­ tamente la teoria economica dell’imposta senza però sposare il pro- duttivismo finanziario, per lui troppo audace. Rimane mentore te­ nace della regola del pareggio del bilancio e della difesa della mo­ neta e del risparmio in un periodo dominato, anche in Italia dai Keynesiani. Condivide con Cognetti e Einaudi la passione per l’e­ same paziente dei fatti e delle cifre, delle istituzioni (38).

Il libro sul sistema tributario italiano di Einaudi, man mano nelle successive edizioni diventa di Einaudi e Répaci. Sono opere interamente sue i minuziosi studi sui consumi e il costo della vita a Torino; sul livello della nostra tariffa doganale; sulla gestione delle ferrovie dello stato nel primo e nel secondo decennio del secolo, durante la depressione economica, durante la seconda guerra mon­ diale e nel periodo della ricostruzione; nonché quelli sulla dinamica del lotto e lotterie; quello sull’andamento delle finanze locali; e quelli sulle vicende quantitative della finanza pubblica italiana dal 1860 al 1960 e così via.

A giusto titolo, Répaci diventerà — e ne era orgoglioso — di­ rettore del Laboratorio di economia dopo un periodo transitorio, in cui — a causa della guerra — vi erano stati direttori nominali, e il tenace calabrese era stato direttore di fatto.

Quando, da Einaudi, ebbi la sua cattedra di finanza a Torino, ed andai a trovarlo nella sua casa di Roma, egli, dopo alcuni ragio­ namenti generali, abbassando un po’ la voce e lo sguardo, con una certa complicità, mi raccomandò di lasciare, più che si potesse, Ré- paci a dirigere il Laboratorio. Era già ovvio, dalle prime frasi di ta­ le seconda parte della conversazione, quella pratica (succeduta a quella intellettuale), che io mi sarei dovuto occupare del Laborato­ rio, che a Einaudi premeva quasi quanto la cattedra finanziaria. Ma ad Einaudi, importava evitare un trapasso traumatico. Si rac­ comandava al mio attivismo giovanile per rimetterlo in marcia, ma nello stesso tempo, desiderava che Répaci potesse il più possibile, continuare nel suo ruolo.

(28)

Devo ammettere che, a volte, nell’opera di rinnovamento, pre- 81 tr°PP° d> Petto Repaci, che resisteva dietro antiche usanze con il vecchm bibliotecario Toss. Devo anche ammettere che quando si tratto di ripubblicare le opere di Répaci nella nuova collana del La­ boratorio, io usai una severità eccessiva nel selezionare — fra l’e norme massa di ricerche applicate ~ quelle degne di « restare » con tale riedizione.

Ora mi rendo sempre più conto che gli studi quantitativi di Ré- paci, ancorché metodologicamente elementari e a volte troppo mi nuz,osamente descrittivi, rappresentano, per noi, un grosso mes­ saggio all economia basata sui fatti; e, per gli uomini privati e pub­ blici che prendon decisioni collettive, sul modo come dovrebbero documentarsi.

26. Il Laboratorio, negli anni ’30 e ’40, come accennavo vide impetuosamente rifiorire l’indirizzo di studi e storia del pensiero e delle istituzioni e dei fatti economici, che — così robusto ai suoi ini- zi del resto mai era stato trascurato.

Parecchi, anzi i più, di questi studiosi, non sono puri specialisti di storia economica e delle dottrine economiche, ma cultori di eco­ nomia politica — nel senso attuale del termine (39) — e di scienza delle finanze o d ambedue.

Vanno menzionati almeno Attilio Garino Canina, (1881-1964) autore d, innumerevoli scritti di scienza fiscale, fra cui uno sulla teoria dell imposta produttivistica e un altro sui prezzi e le tariffe pubbliche ma anche di ricerche sul pensiero degli economisti italia­ ni del risorgimento e sulla storia della finanza sabanda; Antonio fossati (40), che pubblicò, con introduzione di Garino Canina, ne­ gli anni 29-’30 due volumi di documenti di storia economica pie-T ^ v u r / r ’ """I 1951’ Un Volume su Lavoro e Produzione dalla metà dei A V ili secolo alla seconda guerra mondiale; nonché Mario De Bernardi (1906-1978) che, fra l ’altro, scrisse negli anni ’30 sul pen­ siero economico e politico di Giovanni Botero, autore del primo

(39) Che si riferisce, secondo un uso internazionalmente diffuso aeli studi " ¿ a n l r i f ° f a n° rmat,Va 6 d' qUe" a Che ™ SOtto 11 nome politica' economica

. •; (40)J n h ' Fossat![ A'> Documenti dì storia economica piemontese Orioinì e

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trattato sulla ragione dì stato (41), ma — sovratutto — curò l’edizio­ ne degli scritti di Jules Dupuit, De l’utilité et de sa mesure, per la Riforma sociale, nel 1933, con una prefazione di Einaudi, che s’ac­ compagnava alla sua dotta introduzione filologico storica.

Dal canto suo Federico Marconcini pubblicava un grosso volu­ me su Le vicende dell’oro e dell’argento. Dalle premesse storiche alla liquidazione dell’unione monetaria latina, 1813-1925 (pieno di tabelle statistiche) che riguardava l’accordo fra Italia, Francia, Svizzera, Belgio sulle monete d’oro e d’argento c.d. divisionarie, in rapporto ai mercati mondiali dei due metalli. Scriveva anche, negli studi in memoria di Giuseppe Toniolo un raffinato saggio sulla ille­ gittimità del prestito in moneta e interesse in due omelie del IV secolo.

27. Corroborato da questo fiorire di ricerche, nel 1935, dopo la sospensione de La riforma sociale, dovuta a un misto di difficoltà finanziarie e politiche, Einaudi dà vita alla rivista di storia econo­ mica, edita dalla casa editrice di Giulio, sorta da poco, ma già af­ fermata, per il suo rigore e la sua eleganza culturale. Accanto alla storia del passato vi è, nella rivista, il dibattito sulla storia economi­ ca contemporanea.

Laboratorio e rivista di storia economica sono entità distinte, ma con il medesimo animatore, la cui operosità infaticabile si con­ centra ora tutta negli studi e nell’insegnamento. Fra i giovani che giungono a questo crocevia ne debbo menzionare due; Ernesto Rossi (1897-1967) e Franco Momigliano (1916-1988).

Il primo, collaboratore della Riforma sociale, dal 1926 al 1933, non può frequentare il Laboratorio fisicamente, perché finisce in carcere e al confine. Ma dopo alcuni saggi di storia economica con­ temporanea su Riforma sociale, pubblica, con lo pseudonimo Spec- tator, articoli, note e recensioni sulla rivista di storia economica e intrattiene con Luigi Einaudi, tramite parenti, un fitto carteggio, che svolge le funzioni vicarie di un rapporto intellettuale di persona fra professore e (non più giovane) studioso, suo discepolo.

Einaudi indica, fra l’altro, a Ernesto Rossi le opere che egli

(30)

deve leggere per potersi perfezionare negli studi economici e teo

nei e applicati (42). 6

ieo-L altro allievo, Franco Momigliano, lavora nel ieo-Laboratorio e assieme a una grossa ricerca di storia economica, prepara recensio­ ni di vano argomento per la rivista di storia economica.

Oramai clandestino per ragioni politiche, nel 1942 Franco Mo i f j r 1,0’. 'rentlseie*ne, riesce a sfuggire per un pelo alla cattura da p rte dei fascisti, ma, m tale circostanza, il suo grosso manoscritto storico viene distrutto o, comunque, perduto

del Ì v o r o r0VÌam°,’n T glÌ * ’5° ’ CUlt° fe dÌ eCOn° mÌa industriale e del lavoro presso 1 Olivetti, di cui dirige l’ufficio studi, nell’epoca in cu, questa fu centro ¿'ricerche e proposte culturali. Cura, per esso e per il Centro di difesa e prevenzione sociale di Milano, l’opera in due volumi su Lavoratori e sindacati di fronte al processo produtti­

vo, che esce nel 1962. ^ 1

M i l a n i “10 P l0i.h° S I 0’ nel 1961’ 9 viveva aPPnnto a Milano. Le ricerche empiriche, lui e io, le svolgevamo presso I’Il

s e s un istituto d, ricerca della regione Lombardia, da poco sorto a imitatone dell Ir e s di Torino, diretto dal professor Siro Lombardi™ «ti v, ÌaC' ,e ~ COn 11 Prezl0S0 appoggio di Siro Lombardini — attrarre Momigliano alla Facoltà di scienze politiche e al Laborato­

r i economia di Tonno, perché era un ritorno alla alma mater g scrisse, nella nuova e antica sede dei suoi studi, opere come

1 6 Progresso tecnico e programmazione economica del

1966, Consumi sociali e sviluppo economico in Italia 1966-1975 e in trattato dr*1 i r ’' ^ industriale> che fanno corona al suo trattato di politica industriale.

Approda al Laboratorio anche un altro olivettiano di dieci anni piu giovane d, Franco Momigliano, Claudio Napoleoni (1926-1988) autore dei Dizionario di economia politica, da lui curato per l’Oli-Z lVltE g| ^ at° n r,Ve SulreqUÌIÌbno economico generale, ma dall altro lato su Marx, Ricardo e Smith.

Vedo qui numerosi allievi sia di Franco Momigliano che di

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AM BIENTE E SVILUPPO: VERI E FALSI PROBLEMI

di Gi l b e r t o Mu r a r o Università degli studi di Padova

So m m a r io: 0. Introduzione. — 1. La dinamica dell’inquinamento. — 2. Prospetti­ ve del rapporto ambiente-sviluppo. - 2 .1 . Un primo indizio positivo: la dimi­ nuzione dei materiali nell’attività produttiva. - 2.2. Un secondo indizio posi­ tivo: la caduta delle quantità di scarico per unità di prodotto. - 2.3. La pos­ sibilità del circolo virtuoso. — 3. Im patti reversibili e irreversibili. — 4. Problemi locali e globali. — Bibliografia.

0. Introduzione.

Nella presente nota il problema del rapporto tra ambiente e sviluppo è considerato con riguardo ai fenomeni di inquinamento, ignorando quindi i pur rilevanti problemi connessi alla gradevolez­ za dell’ambiente — in termini di paesaggio, di aree verdi a scopo ricreativo, ecc. — ai fini della qualità della vita. A maggior ragione si ignorano altri due aspetti che pure potrebbero essere legittima- mente inseriti nell’ambito della tematica dell’ambiente naturale e precisamente lo sfruttamento delle risorse minerarie esauribili e la difesa del suolo contro smottamenti, erosioni e inondazioni.

Riferimenti

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