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A QUARANT’ANNI DALLA SCOMPARSA *

Nel documento Questioni di Progettazione Architettonica (pagine 148-153)

Alberto Manfredini

tro non sono in sostanza, oggi, tanto diversi da allora), quanto per sapere estrapolare dai comportamenti polemici e intransigenti di Pagano, per chi li voglia leggere nell’uni- ca ottica possibile, delle lezioni di vita o, meglio ancora, delle vere e proprie lezioni di comportamento che sono certamente destinate a porsi, “costi quello che costi” e in- dipendentemente da qualsiasi manipolazione politica o strumentale che potesse emergere in futuro, come uno dei rari esempi di coerenza critica e ideologica finalizzata alla crescita e allo sviluppo qualitativo dell’architettura mo- derna. Se lo stesso Persico nello sforzo supremo di spro- vincializzare, europeizzandola, la cultura italiana, arriverà persino a sostenere posizioni artistiche tra loro opposte: dall’astrattismo del gruppo del “milione”, al realismo espressionistaa di “corrente” 3, Pagano non incorrerà mai

in equivoci culturali. La sua bandiera è una soltanto: qual- la di dare la via italiana al razionalismo che è poi quella di combattere esclusivamente per la causa dell’Architettura moderna e poco importa se talvolta si rendono necessari compromessi pseudopolitici per il conseguimento di un fine di ampia portata. nel primo numero di “metron” del ’45, in una commemorazione redazionale di quattro architetti italiani, Pagano viene liquidato in otto righe tra cui si legge che “egli non fu mai un puro, ma fu un uomo estremamen- te vitale e perciò pronto a non rinnegare il passato e capace di riscattarsi” 4. ma “a parte l’incongruenza di un discorso

così poco umano”, scriverà più tardi Maria Mazzucchelli 5

“l’ambiguità di quella postuma incriminazione e di quel- l’assoluzione condizionale (...)” rappresenta ancora “l’omaggio migliore che possa essere fatto a Pagano e alla validità della polemica che gli sopravvive” e gli sopravvi- verà. D’accordo che “era stato irredentista, era stato volon- tario, era stato legionario, fascista, antifascista e finalmen- te martire: ma aveva pagato di persona (...) e da come morì si capisce sino a che punto Pagano sapesse veramente pa- gare di persona” 6 in nome e per conto di una ideologia ar-

chitettonica che aveva assunto come costante universale del proprio essere e della propria vita e che non poteva, per lui, essere seconda a nessuno degli obblighi che la società ci- vile sovente impone. Era la sua unica, vera e autentica fede, quella nell’architettura moderna, che sempre traspariva dalle pagine di “Casabella”. E nel portare in Italia l’archi- tettura moderna, ebbe l’accortezza di non prendere il razio-

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nalismo europeo così come era. Cioè trapiantare le espe- rienze razionaliste d’oltralpe così come erano, importando- le tout court, ma cercò di trovare la via italiana al raziona- lismo ponendo tutti i temi culturali dell’architettura su una base diversa da quella dell’accademismo e del formalismo che sono stati e sono sempre strettamente radicati nella nostra cultura pervasa più dagli aspetti esteriori dei proble- mi che non da quelli sostanziali. anche per questi motivi combatteva l’architettura accademica, che era da rifiutare non tanto per l’incompetenza raccapricciante della “logor- roica” critica architettonica ufficiale rappresentta da ugo Ojetti “Sua Eccellenza Archiecolonne”, ma per il motivo che non si sapeva rapportare, in termini reali, con le esigen- ze nuove della gente. mentre il razionalismo era un’espe- rienza sana, non solo perché era moderna e corrispondeva alle nuove arti figurative, alle nuove teorie sociali e segui- va con attenzione gli sviluppi tecnologici, ma perché aveva dentro di sé una radice fondamentale che era quella della sincerità e la sincerità, diceva lui, la si ritrova anche nelle costruzioni della gente. tant’è vero che quando nel ’35 viene nominato nel Direttorio della VI Triennale, riuscirà a elaborare e a concretizzare questa intuizione nell’allesti- mento della mostra sull’architettura rurale per la quale fa un viaggio in Italia, raccogliendo un corpus fotografico notevolissimo che divulgherà successivamente nel suo volume “architettura Rurale”. dai trulli pugliesi alle ca- panne romane, dalle torri colombare toscane alle tipologie rurali salernitane, emerge la corrispondenza biunivoca tra architettura minore mediterranea e architettura razionale, “contro le accuse di nordismo, di bolscevismo o giudaismo allora di moda a proposito di tutto ciò che si elevava dalla piatta mediocrità; ed è anche la dimostrazione della validi- tà, provata attraverso esempi, non sospettabili d’intellettua- lismo, del principio funzionale nell’architettura” 7. sul

fronte della lotta all’accademismo, oltre che attraverso i suoi editoriaali e gli articoli di “Casabella” (che andrebbe- ro tutti citati), interviene in prima persona anche come progettista, e si è costretti qui a ricordarlo come tale solo in tre occasioni ben note ma sempre tanto significative. Il palazzo per uffici “Gualino” del ’29, da taluni ritenuto dopo lo stabilimento della Fiat al Lingotto, la prima opera mo- derna in Italia (anche se in realtà è ben evidente che si è di fronte a una sperimentazione progettuale ancora in bilico

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tra Novecento e Razionalismo) e l’Università Bocconi del ’37 con tutta la sua lunga storia. Nasce infatti come proget- to “in stile” dell’Ufficio Tecnico Comunale ma viene com- pletamente rielaborato e reinterpretato in chiave moderna da Pagano. Ma è la battaglia del ’31 contro la ristruttura- zione accademica di via Roma a Torino, battaglia senza vincitori nè vinti, ad affascinare particolarmente. Con essa oltre al progettista è il vigore critico del polemista a emer- gere unitamente alla ben nota capacità di animatore e catalizzatore dei gruppi di architetti nei riguardi delle problematiche dell’architettura moderna. Nella ormai celebre “tavola degli orrori” alla mostra dell’architettura razionale di Roma dello stesso anno, sono raccolti gli esempi più clamorosi dell’accademismo architettonico italiano tra cui proprio il progetto per torino. nel giugno dello stesso 93, alla Permanente di milano, rinvigorito dal consenso ottenuto, predispone, insieme ad aloisio, curzi, levi montalcini e sottsass, un progetto alternativo per la nuova sistemazione di via Roma, che verrà poi presentato alla galleria d’arte moderna di Roma. ma prese di posizione ufficiali non ce ne saranno. Unico ri- sultato è quello di promuovere un concorso dimostrativo prima che Piacentini riesca ad assumersene la paternità. E la conclusione, forse assurda, forse scontata, fu che la ricostruzione sboccò nella suddivisione dei due tronchi di via in due false realizzazioni: quella del tronco nord in pseudo settecento, quella del tronco sud in pseudomoder- no. Ma Pagano continuò a combattere e per quel progetto e per tutte quelle “occasioni perdute” che l’architettura italiana dovette spesso subire, con un vigore polemico così elevato e una critica sottile così precisa e puntuale, che raramente si incontrerà successivamente nella storia della critica d’architettura, e per di più “pagando sempre in prima persona”. ma non si può lasciare Pagano senza ricordarne un’altra rara e grandissima qualità: il rispetto e l’affetto, sempre disinteressati, che nutriva per i giovani. “li scova- va ancora nelle scuole, appena avevano al loro attivo un buon progetto (...), chiacchierava con loro, ne sondava le idee e la preparazione e li presentava sulla sua rivista (...). Questa era la generosità di Pagano” 8. Morì quarant’anni

orsono e sicuramente potremmo affermare che se fosse vissuto ancora l’architettura italiana forse sarebbe anche potuta essere diversa dall’attuale o quanto meno gli epigo-

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ni del movimento razionalista milanese, riuniti attorno al MSA, non avrebbero ceduto come fecero, nell’immediato dopoguerra, agli attacchi perentori dell’APAO, e avrebbero probabilmente ritrovato, in un animatore come Pagano, la forza per sopravvivere più a lungo. Comunque sia stato e sia, poichè la storia non s’è mai fatta al condizionale, gli apporti di Pagano e del Razionalismo italiano alla nostra cultura architettonica sono ormai indelebili, e con essi ci si misura ancora quotidianamente.

note

* “Frames”, n. 7, aprile giugno 985, pp. 4 e ss.

. e. manFredini, Pagano e i giovani, Parametro n. 35, 975, pp. 43 e ss.

. F. alBini, g. palanti, a. castelli, G. Pagano: architetture e scritti, editoriale

Domus, Milano, 1947; R. Mariani, G. Pagano architetto, fascista, antifascista,

martire, Parametro n. 35, 975.

3. a. manFredini, Gabriele Mucchi e l’architettura come messaggio, Parametro

n. , 98, pp. 0 e ss.

4. P. m. Beltrami, g. laBò, g. l. BanFi, in metron n. , agosto, sandron editore,

Roma, 945, p. 3.

5. m. mazzucchelli, Pagano architetto, editoriale domus, milano, 947, pp.

30 e ss.

6. e. n. rogers, L’esperienza degli architetti, Fascismo e Antifascismo, Feltri-

nelli, milano, 97, p. 339.

7. g. mucchi, Conferenza su Pagano tenuta alla casa della cultura di milano

nell’ottobre ’49 e a Trieste il 19. 11. 1950.

8. g. mucchi, Pagano animatore di gruppi, editoriale domus, milano, 947,

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a proposito del nuovo centro direzionale di genova di Marco Dasso si è rilevato l’importanza della soluzione urba- nistica che ha consentito di recuperare alla città una parte di essa, che pareva ormai per sempre compromessa ed esclusa da ogni forma di vita di relazione, tramite l’adozione di una trama finissima e complessa di percorsi pedonali di connes- sione tra il nuovo intervento e i caposaldi più significativi del nucleo storico urbano. In questa recente realizzazione dell’architetto ligure il discorso critico va completamente reimpostato. A Savona infatti il gruppo di progettazione coordinato da dasso si è trovato a dover intervenire su di un piano particolareggiato esistente in cui le volumetrie, prefissate in maniera estremamente rigida, non consenti- vano altri interventi che non fossero quelli della pura scala architettonica. Il piano particolareggiato in oggetto si rife- risce a una vasta area che sviluppandosi in senso pressoché ortogonale alla stazione delle Ferrovie dello stato, prosegue sin oltre il torrente Letimbro. Il piano, a destinazione mista (commerciale, terziaria, residenziale e per l’istruzione), si articola attorno ad alcuni elementi fondamentali. Un asse attrezzato, a destinazione prevalentemente commerciale, che costituisce la spina dorsale dell’intero piano fortemente caratterizzata da volumetrie emergenti. una zona decisa- mente meno caratterizzata, quanto a elementi di connes- sione, ma sicuramente individuata e individuabile tramite due “campi” a forte concentrazione edilizia costituiti da due gruppi di quattro torri residenziali, uno dei quali previsto a ovest su via Pirandello, quasi in adiacenza della stazione ferroviaria in un’ampia area leggermente compromessa da edifici esistenti, e l’altro a est, lungo Corso Ricci, lambito a sua volta dalle acque del Letimbro. L’interazione tra i due gruppi di torri è affidata quasi esclusivamente a una fascia,

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