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CRONACHE DI ARCHITETTURA *

Nel documento Questioni di Progettazione Architettonica (pagine 116-119)

Alberto Manfredini

se messo in relazione agli altri, una singolare sintesi sui temi e i problemi dell’architettura contemporanea offrendo un orientamento sicuro. In più permette di saper filtrare il complesso insieme della storia dell’architettura con lo scopo di farla saper leggere, nel senso di “saperla vedere”. Non tramite atteggiamenti o approcci dogmatici ma attraverso la conoscenza concreta dei fatti e delle cose emerse da una realtà definita. “Ogni discussione sull’architettura contem- poranea” rischierebbe “di incorrere in una contraddizione che, a seconda dei casi, potrebbe indurre a privilegiare l’analisi del percorso formale che nell’opera appare, oppure, al contrario, a isolare l’opera nella sua oggettualità” . con-

traddizione facile ma da evitare, e che peraltro mai è pre- sente in alcuno dei volumi delle “cronache”. nel momento storico attuale (vissuto minuto per minuto e criticamente analizzato dagli articoli di Zevi), la costante presenza delle “Cronache”, anche se problematica, si rivela quanto mai opportuna per fare il punto sulle condizioni della cultura architettonica nel mondo occidentale. iniziate dieci anni dopo la cosiddetta “Liberazione”, a scioglimento avvenuto del Partito d’azione, le “cronache” hanno saputo scandire i tempi dello sviluppo architettonico sino ad ora che il “sogno pare finito”, e le cattedrali dell’efficienza, della simmetria e della ragione, emergenze ormai reliquiarie del paesaggio urbano, paiono non aver ancora delineato il prototipo della nuova città. Il panorama architettonico caratterizzato e lacerato dalla polemica sul Post-Modern, cui fa riscontro l’esito negativo di alcuni confronti internazionali, pare quasi giustificare le affermazioni del settimanale americano Time che “probabilmente stiamo forse per assistere alla svolta più significativa dal primo trentennio del nostro secolo”. Che oggi si avverta effettivamente la mancanza di un’ideologia chiara, di una linea di tendenza o di un trend culturale è fuori dubbio, così come ormai pare certo che la fede nel razionalismo e nel “movimento moderno” a ogni costo sia stata frustrata. L’irrazionalismo e il dubbio paiono essere l’unica anima del mondo; ma arrivare a condividere la “pista di cenere” di Portoghesi o l’opinione di taluni che lo statuto funzionalista abbia completamente fallito sia negli ideali che nelle illusioni, pare perlomeno prematuro e storicamente non ancora sufficientemente giustificabile. È necessaria una profonda rimeditazione da parte di tutti, attori e spettatori dell’architettura, confortati anche da quanto è emerso,

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Questioni di progettazione architettonica

relativamente al design, al congresso americano di aspen sulla The Italian Idea, per poter ordinare e razionalizzare il patrimonio culturale architettonico posseduto. con l’inten- zione di tentare di invertire al più presto la tendenza sulla quale pare ora si stia muovendo, abbastanza irreversibil- mente, non solo la saggistica d’architettura ma anche la stessa architettura costruita. Alla fine il nostro unico modo di riconoscerci, liberarci dai preconcetti e realizzarci nel- l’architettura è proprio quello di cominciare da un corretto aggiornamento di noi stessi, quali elementi di un consorzio umano che si dovrebbe autorappresentare e autoidentificare nella gente e nel soddisfacimento delle sue esigenze reali. Ciò può avvenire attraverso interventi tesi e finalizzati alle trasformazioni territoriali e agli interventi più minuscoli nello spazio fisico. Ma sempre tramite un’ottica che dal- l’interno del mondo si adoperi per la continuazione e la istituzionalizzazione di nuovi traguardi e nuovi ideali della razionalità, ossia di ciò che ha sempre avuto e continuerà ad avere un significato e uno scopo. In questa operazione, che non si dovrebbe tardare oltre a mettere in moto, da parte di chi ne ha la possibilità ma soprattutto la credibilità, l’opera di Zevi e le sue “cronache d’architettura” non potranno non avere, ancora una volta, un ruolo determinante.

note

* “Parametro”, n. 103, gennaio febbraio 1982, pp. 64 e ss.

Questioni di progettazione architettonica

il recupero con destinazione residenziale del quadrilatero delimitato da via isella, via indipendenza, via Vegio e via maddalena, nel centro storico di lodi a opera di annio maria Matteini, iniziato con i finanziamenti della legge 513 e succes- sivamente portato avanti con quelli della legge 457, consente, nell’analisi dei suoi aspetti più significativi, di riaffrontare l’ancora non risolto problema degli inserimenti architettonici contemporanei nei centri antichi delle città. Al di là delle qualità intrinseche contestuali al progetto Matteini, ben evidenti per qualsiasi visitatore (la lievissima rettificazione sul fronte di via isella, l’interessante manipolazione dello spazio interno del quadrilatero tramite un articolato sistema di percorsi che consente comunque e sempre una riappropriazione quadridimensionale dello spazio fisico stesso, l’essenzia- lità e funzionalità delle cellule abitative che meriterebbero un’analisi più circostanziata), ciò che interessa far rilevare è altra cosa. nonostante i condizionamenti di una parte della soprintendenza milanese, che avrebbe voluto imporre la strada del compromesso formale, del ripristino, della ricostruzione in stile contrabbandata per restauro tramite l’adozione di una metodologia progettuale derivata esclusivamente da una sterile e amorfa analisi tipologica, Matteini è riuscito a conseguire una tutela dell’ambiente garantendo “un riutilizzo adeguato alle esigenze di vita attuali nel rispetto di quella compresenza di classi, di attività e di culture che fanno dei centri antichi la parte ancora più moderna della città” . in questo intervento

il recupero di un comparto del centro storico è stato attuato senza dover ricorrere ad alcun processo di redesign o me- glio di styling quale quello che da troppo tempo è venuto configurandosi tramite l’ormai stereotipata allegoria della “via bolognese”. Ogni processo di cosmesi è stato voluta- mente, e non a torto, rifiutato, conseguendo definitivamente

Nel documento Questioni di Progettazione Architettonica (pagine 116-119)