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LINEAMENTI DELLA NUOVA ARCHITETTU-

Nel documento Questioni di Progettazione Architettonica (pagine 87-90)

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Alberto Manfredini

della figura di Mendelshon, rompendo definitivamente con l’art nouveau, ma anche delle tendenze espressionistiche permanenti che alimentano ancor oggi parte della cultura architettonica contemporanea. il numero 5-6 del 980 di “ c-construccion de la ciudad” dedicato a torres clave, architetto catalano membro del GATEPAC e redattore capo di A.C., ripropone, seppure in termini diversi, le problema- tiche accennate e in modo rilevante impone delle riflessioni sui rapporti tra il razionalismo italiano e quello d’oltralpe, visti proprio alla luce della corrente razionalista spagnola. In Italia il razionalismo era fragile, fondato su pochissime persone, e costituiva un ramo debole del razionalismo gene- rale, perché era nato tardi e aveva risentito delle tantissime vicende, interne ed esterne, che avevano avuto come effetto quello di riportare l’architettura nel descrittivo, nello stilistico e nel personalistico. Questo avviene anche perché si basava su personalità (italiane appunto) che non sono mai state gi- gantesche nella storia dell’architettura moderna. si sviluppò in italia prevalentemente a seguito della duplice azione di divulgazione condotta da Persico e Pagano tramite la rivista “Casabella” e i loro scritti. Bisogna però dire che da parte di Pagano, e in certa misura anche di Persico, ci fu l’accortezza di non prendere il razionalismo europeo così com’era: cioè trapiantare le esperienze razionaliste d’oltralpe così come erano; ma di adottare il razionalismo, insomma di dare la via italiana al razionalismo, attraverso la tentazione della “me- diterraneità”. Per cui di fronte alla posizione ufficiale che ha sempre visto l’architettura italiana come frutto dello scambio tra il razionalismo europeo e le forme del mediterraneo, pro- babilmente potrebbe valere la pena di estendere il concetto di tale particolare scambio culturale anche alla condizione architettonica, altrettanto mediterranea, del razionalismo spa- gnolo. tutta la vicenda culturale legata al gatePac, di cui Torres e Sert furono forse i più emblematici rappresentanti, e alle sue realizzazioni, non può non rimandare alle esperienze quasi contemporanee dei razionalisti italiani. nel dispensario antitubercolare di Gardella ad Alessandria non rieccheggiano forse analoghe tensioni spaziali, e analoghe caratterizzazioni linguistiche, con il dispensario antitubercolare di Torres a Barcellona? È inoltre possibile individuare un’affinità quanto meno elettiva tra le residenze di Fino mornasco di magnaghi e la casa per “fine settimana” di Torres a Barcellona; tra gli ospedali del GATEPAC e le architetture di Sartoris; tra le

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scuole elementari di torres e gli asili di terragni o dei BBPR per non dire dell’edilizia residenziale per il grande numero. Non importa sapere chi fu “primo” e chi “secondo” nella realizzazione di questa o di quell’opera. ciò che importa è evidenziare le affinità elettive, che nello specifico si qualifi- cano come affinità mediterranee, tra razionalismo spagnolo e razionalismo italiano. Affinità che del resto si basano non solo sul piano realizzativo ma che sottintendono, per una ovvia serie di motivazioni, pure quello teoretico. la critica al razionalismo italiano da parte dell’aPao pare prendere spunto dal pensiero di J.l.sert. “non possiamo pretendere che le macchine ci diano da sole la soluzione a tutti gli attuali inconvenienti della città. È la forma che sta dietro le macchine che conta e lo scopo per il quale queste forze applicano i nuovi espedienti meccanici e a chi questi devono giovare” . tutta

la vicenda della rivista A.C. è legata fortemente a “Casa- bella”. I primi sei numeri di “Actividad Contemporanea” combattono rabbiosamente l’architettura accademica. Sino all’undicesimo numero, tramite l’illustrazione dei progetti del gatePac, viene sottolineato lo spirito moderno: la

arquitectura responde a una utilidad, a un fin. Debe sati- sfacer la razòn. Suprimir la decoraciòn superflua. i numeri

successivi sino all’ultimo (il 25°) sono dedicati a monografie storiche relative all’ingegneria del ferro del XIX secolo e all’illustrazione dei progetti del razionalismo dell’europa del nord. ciò scaturisce dal numero di  c dedicato a J.Torres Clave, la cui validità va ben oltre la semplice analisi storica e rigorosa sulla situazione politica della spagna del ’36, sul problema dell’urbanistica iberica, e sull’ulteriore divulgazione dei progetti del gatePac. il senso più vero e più autentico del discorso che ci viene riproposto oggi da questa “voce” della cultura architettonica spagnola, è che forse in architettura non siamo mai stati tanto distanti. È che probabilmente pochi lo hanno sinora rilevato e infine è che vale la pena di studiare il fenomeno “mediterraneità” del razionalismo italiano anche attraverso una nuova possibile chiave di lettura. agli storici incominciare!

note

* “Parametro”, n. 96, maggio 98, pp. 6 e ss.

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la rassegna romana sulle tematiche connesse con il problema dell’arredo urbano organizzata dall’assessorato al centro storico del comune di Roma e dalla sezione locale di “Italia nostra”, costituita da sedici proposte di un folto gruppo di architetti e artisti romani, intende sottolineare l’urgenza di soluzione che, nel nostro paese, riveste il pro- blema dell’arredo urbano nei suoi termini più generali, nei suoi aspetti più emblematici, ma soprattutto in funzione di esigenze reali. Esigenze rivolte alla riqualificazione di parti del territorio attraverso interventi che siano di carattere morfologico anziché tipologico. Solo così infatti si potrà pervenire a una vera e propria ricontestualizzazione dell’esi- stente, attraverso una sua omogeneizzazione, tramite l’ar- chitettura, ma anche tramite l’arredo urbano, tale da istituire un rapporto preciso, di natura dialogica, tra i nuovi edifici e l’ambiente in cui sorgono. Sia che si tratti dell’ambiente dei centri antichi che di quello dell’estrema o immediata periferia. Arredo urbano non significa un mero processo di

styling fine a sé stesso o tanto meno di cosmesi, e neppure

intende o vuole limitare il proprio campo di interesse ai soli centri storici. Arredo degli spazi architettonici sarebbe più corretto, forse, definire l’arredo urbano nell’ottica dell’ac- cezione morrissiana di architettura quale manipolazione dello spazio fisico, e in tale senso vale sicuramente la pena di vederlo strettamente connesso con la riqualificazione ricontestualizzata di un ambiente più o meno edificato, più o meno urbanizzato. Da un punto di vista squisitamente semantico, quei segni del linguaggio architettonico che si sogliono raggruppare nella categoria del cosiddetto “arredo urbano”, sono segni di esasperata accentuazione qualitati- va dello spazio urbanizzato. Sono elementi determinanti nella codificazione di un particolare spazio di cui esaltano,

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