La stampa dei primi trenta anni dell'Ottocento mostra quanto la letteratura sia espressione delle vicende storiche e culturali della Francia. La storia letteraria instaura inevitabilmente un dialogo con la storia culturale di un paese. La storia culturale è del resto “histoire sociale des représentations, des manières, dont les hommes représentent et se représentent le monde qui les entoure”251. Nel
dibattito tra Classicisti e Romantici si incarnano infatti le paure, le ansie, le esigenze e le aspettative di un nuovo secolo eretto sulle rovine della Rivoluzione. Dietro ai violenti attacchi scagliati da entrambe le fazioni letterarie si nascondono conflitti che vanno ben oltre le pure questioni
249Questa lettera, rivolta al critico Victor Chauvet, è considerata un saggio di poetica. Fu pubblicata a Parigi nel 1823, come appendice al Conte di Carmagnola e all'Adelchi, dall'editore Bonnage. Alessandro Manzoni la scrisse nel 1820 proprio per difendere la sua tragedia Il Conte di Carmagnola. Chauvet aveva infatti pubblicato sul Lycée français un articolo dedicato a questa tragedia manzoniana, in cui criticava il mancato rispetto delle unità aristoteliche di tempo e di luogo. Manzoni spiegò le sue scelte, dicendo che la sua opera si fondava sulla fedeltà al vero storico e al vero poetico. In nome del vero, i precetti di Aristotele apparivano artificiosi. La complessità delle vicende e il carattere dei personaggi non potevano sottomettersi ai limiti delle ventiquattro ore e a quelli di un unico luogo.
250Le Mercure de France au dix-neuvième siècle, vol. 20, 1828, p. 499.
251Jean-Yves Mollier, Histoire culturelle et histoire littéraire, Revue d'histoire littéraire de la France”, CIII, (2003), 3, p. 597.
accademiche. La politica e la società sono le vere protagoniste. È in corso un confronto tra il mondo antico e il mondo moderno; ci sono in gioco i diritti conquistati in seguito agli stravolgimenti del 1789. I toni accesi e polemici ricordano il sangue colato dalle insurrezioni e forse, proprio per questo motivo, si percepisce il bisogno di una pacificazione. Si è visto come siano gli stessi giornali a invocare una conciliazione. Se prima aizzavano gli animi, adesso chiedono una sorta di compromesso che sia in grado di arricchire la vita culturale del paese. La popolazione è stanca delle lotte così come le arti sono stufe dei canoni e dei modelli da seguire. Non è più il tempo di una letteratura aristocratico-aulica, il cui paradigma assiologico si basa sulla gerarchia sociale. Non c'è più spazio per un'opposizione verticale tra una letteratura alta e una letteratura bassa. Il XIX secolo si avvia verso una letteratura borghese, costruita su un concetto critico completamente diverso. Ulrich Schulz-Buschhaus descrive questo tipo di letteratura con le seguenti parole:
Incontriamo un paradigma assiologico che dal Settecento in poi privilegia sempre di più una gerarchia -per così dire- storica, derivata dal pathos illuministico dell'antecedenza, dell'anticipazione e della scoperta. Nell'ambito di questo paradigma risulta decisiva non più la distinzione verticale tra ciò che è alto e ciò che è basso, ma una nuova distinzione orizzontale tra letteratura trasgressiva e letteratura schematica, convenzionale. Cade, come qualificazione poetologica, quella di rappresentare qualcosa di “alto” e “sublime”, e assurge invece a primaria importanza quella di realizzare il “Nuovo”252.
Tutte le arti borghesi che si atteggiano da avanguardia vogliono esplorare ciò che è nuovo e sconosciuto. Il Romanticismo, che richiede il rinnovamento delle arti, può rientrare in questa categoria. Elementi quali la soggettività e la creatività non sono che uno strumento per esplorare dei percorsi artistici fino ad allora trascurati. È perciò difficile individuare le specificità del canone letterario di questo periodo, poiché la letteratura comincia a costituirsi dovunque. Essa contrasta l'idea di un canone di generi e di scrittori modello da prendere come esempio. Tale letteratura crede in un assoluto nominalismo e, di conseguenza, la sua dottrina deve rimanere nascosta. Ciò significa che quello che si potrebbe definire canonico in essa non si manifesta con chiarezza alla coscienza degli autori. Il sistema di fatti e di norme è sostituito da un insieme di orientamenti che assumono forme diverse a seconda della cultura letteraria di ogni individuo. Il confronto tra Classicisti e Romantici condotto dalla stampa ci fornisce certamente alcune informazioni a proposito di questi orientamenti. Ad esempio, se si superano le problematiche di superficie concernenti l'estetica, ci si accorge che la nuova letteratura ha un carattere molto restrittivo. Le sue riflessioni sulla tradizione
classica testimoniano questo aspetto. La letteratura moderna non mira ad un recupero totale della tradizione: pur rispettandola, essa vuole effettuare delle scelte. La tradizione non deve infatti giustificare i progetti della modernità, perché è la tradizione stessa a doversi giustificare di fronte al mondo moderno. I rapporti con il passato non possono dunque essere regolati dalla legge dell'imitazione, quel principio tanto caro ai Classicisti. La letteratura non desidera imitare ciò che appare eternamente bello, elevato e sublime; essa cerca di selezionare e di sottoporre a giudizio quei tratti del passato che possono soddisfare le necessità dell'epoca presente. Il processo della riduzione è inevitabile dopo che si verifica nelle arti una innovazione. Questa dinamica è ben spiegata da Adorno. Secondo il suo pensiero, ogni innovazione artistica non rappresenta solo un arricchimento delle tecniche espressive di cui l'uomo dispone. Tutte le innovazioni determinano necessariamente il restringimento di queste stesse tecniche, dato che alcune di esse diventano ormai dei procedimenti superati. Le vecchie tecniche devono essere messe da parte perché risultano troppo convenzionali rispetto a quelle nuove. In seguito all'evoluzione dei mezzi espressivi, subentra ciò che Adorno chiama il canone dell'interdetto. Questo concetto non ha a che fare né con la censura morale né con la censura politica. Esso indica un gruppo di procedimenti che vengono vietati ad un autore all'interno di un sistema letterario, perché sono valutati come troppo banalizzati, usati e convenzionali. Il rinnovamento è la regola fondamentale del mondo moderno, il quale finisce sempre per assorbire e consumare le sue risorse. Quanto più l'arte si rinnova, tanto più le sue tecniche corrono il rischio di apparire convenzionali253. Il meccanismo illustrato da Adorno si può
applicare all'avvicendamento tra Classicismo e Romanticismo. La dottrina della letteratura classica risulta così agli occhi dei Romantici ormai consumata. I precetti di Aristotele sono banali e imprigionano l'arte nella mediocrità e nell'immobilismo. Almeno per il momento, i procedimenti portati dallo spirito innovativo del Romanticismo si basano sulla libera immaginazione e sulla verità. La letteratura dei primi decenni dell'Ottocento registra infatti due tendenze. Da una parte, essa dà valore alla soggettività, al lirismo, alla creatività, al genio sregolato e alimenta lo sviluppo di una critica moderna che, per elaborare i suoi giudizi, tiene conto della personalità di ciascun artista. Si deve citare a questo proposito l'approccio biografico utilizzato nell'attività critica di Sainte-Beuve, il quale sostiene che la conoscenza della biografia di un autore è indispensabile per comprendere a fondo il significato della sua opera. Dall'altra parte, la letteratura manifesta una profonda attenzione per la storia, per la realtà e per il vero. In questi anni cominciano, non a caso, ad essere gettate le basi per lo sviluppo di una letteratura realista, che successivamente troverà nel romanzo la sua realizzazione più compiuta. Si può concludere che durante gli anni della
253Queste riflessioni si posono trovare in modo più approfondito nelle seguenti opere di Adorno: Dialettica
Restaurazione la stampa non conosce ancora una vera e propria era mediatica. Essa si lega però indissolubilmente alla letteratura e sembra favorire l'affermazione della struttura del nuovo canone borghese. Come sostiene Marie-Ève Thérenty, la stampa “s' inspire en effet continûment de modèles littéraires qu'elle retravaille et redéfinit en fonction de l'impératif de l'actualité”254. Un imperativo
dell'attualità che si farà sentire con più forza a partire dalla Monarchia di Luglio.
254Marie-Ève Thérenty, Pour une histoire littéraire de la presse au XIXe siècle, “Revue d'histoire littéraire de la France”, CIII, (2003), 3, pp. 625.
CAPITOLO 3
LA VOCE DELLA STAMPA NELLA PRIMA ERA MEDIATICA: LA LETTERATURA TRA TRADIZIONE E CONSUMO