La Terza Repubblica conosce la costituzione di quella scuola gratuita e obbligatoria per cui aveva tanto lottato il ministro Duruy durante il Secondo Impero. Le leggi del 16 giugno 1881 e del 28 marzo 1882, emanate dal Ministero dell'Istruzione pubblica di Ferry, sanciscono l'affermazione di un insegnamento primario pubblico gratuito, obbligatorio e laico. Esso ha lo scopo di fornire al popolo francese le conoscenze fondamentali attraverso la professionalità di un istitutore, il cui esercizio è concesso soltanto dopo il superamento di esami specifici. Gli istitutori devono essere formati nelle Scuole Normali, le quali sono aperte adesso in ogni dipartimento. Nel 1886 viene estesa la laicità anche al personale degli insegnanti. La Chiesa è considerata la fonte di un'influenza negativa per il mantenimento dell'equilibrio nello Stato repubblicano. La religione non deve più essere inclusa nei programmi scolastici. L'istruzione religiosa può essere impartita al di fuori delle strutture scolastiche: il giovedì di tutte le settimane le lezioni vengono sospese per permettere ai bambini che lo desiderano di frequentare il catechismo. L'aumento dell'alfabetizzazione è infatti un aspetto indispensabile per una democrazia. Una società democratica deve essere composta da uomini istruiti, i quali conoscono e sanno sfruttare in modo intelligente le regole che la caratterizzano. Inoltre la crescita del livello di istruzione è utile per coloro che vogliono intraprendere una qualsiasi attività nel complesso sistema economico della modernità: gli
419François Mayeur, De la Révolution à l'école républicaine (1789-1930) in Histoire générale de l'enseignement et de
l'éducation en France, Paris, Nouvelle Librairie de France, 1981, pp. 453-520; Willem Frijhoff, L'Offre d'école. Éléments pour une histoire comparée des politiques éducatives au XIXe siècle, Paris, Publications de la Sorbonne,
Institut National de Recherche Pédagogique, 1983, pp. 233-243; Michel Leroy, La littérature dans les instructions
agricoltori, gli operai, i commercianti, gli industriali possono così adattarsi con più facilità alla concorrenza e trovare soluzioni nei momenti di instabilità. Le riforme del sistema educativo francese degli anni della Terza Repubblica sono comunque una pronta risposta agli sconvolgimenti generati da due eventi storici recenti: la Comune di Parigi e la guerra contro la Prussia. Le insurrezioni della Comune hanno favorito la penetrazione di ideologie socialiste e anarchiche; la vittoria della Prussia ha dimostrato la scarsa competenza dei soldati e, in generale, della popolazione. La Francia ha perciò bisogno di un'istruzione che diffonda per tutto il territorio le idee repubblicane, poiché la Repubblica è vista come l'unica forma politica capace di sostenere l'avanzata del progresso e di contrastare il disordine dell'anarchismo. Questa istruzione ha soprattutto il dovere di formare il cittadino e il soldato. L'educazione della Terza Repubblica assume quindi toni militari e patriottici: l'individuo deve amare e difendere la patria, rispettare le leggi e le istituzioni, essere pronto al sacrificio della vita se la sua nazione lo richiede. Nei programmi scolastici dell'istruzione primaria non devono mai mancare la lingua e la letteratura francese, le discipline scientifiche, la geografia, la storia, l'educazione civica e la morale. A partire dal gennaio 1880 viene aggiunta anche la ginnastica, utile tanto alla salute dei giovani francesi quanto alla preparazione delle future leve militari. L'utilizzo delle lingue locali viene proibito. L'obbligo di insegnare il francese nelle scuole è cruciale per il rafforzamento dello spirito identitario e per far sentire la collettività una Nazione. La gratuità non è invece prevista per il livello di istruzione secondario che resta prevalentemente frequentato dai borghesi. Per quanto riguarda l'insegnamento delle lettere, la Terza Repubblica prosegue le politiche educative del Secondo Impero: critica della vecchia retorica, ampliamento dei testi del corpus che costituiscono la storia della letteratura, predilezione per le opere francesi, ridimensionamento delle opere del mondo antico. L'università, i professori e gli intellettuali si mostrano aperti verso le iniziative del Ministero dell'Istruzione pubblica e offrono collaborazione. Il 27 settembre 1872 il ministro Jules Simon propone una prima riforma per rendere meno rigida l'estetica classica tradizionale. Pur riconoscendo l'importanza della cultura classica che è la base di ogni istituzione liberale, egli ritiene che gli studenti devono dedicare alle lettere antiche meno ore di studio. Il latino e il greco sono ormai delle lingue morte che non possono essere di certo apprese per costruire le conversazioni reali. La grande letteratura francese può inoltre vantare la stessa importanza di quella antica. Gli alunni devono esercitarsi con la lingua francese molto presto durante il loro percorso di formazione. È necessario che gli esercizi non siano programmati solo in funzione dell'arte del discorso: essi possono adattarsi alle esigenze delle situazioni della realtà. Poiché gli sviluppi della storia della letteratura francese sono ancora poco conosciuti, occorre che gli insegnanti trattino i vari momenti letterari in modo equo, senza privilegiare troppo il XVII secolo. Le misure di Simon non riescono però ad entrare in vigore.
Pochi passi in avanti vengono compiuti con il nuovo ministro Henri Wallon, il quale consiglia perfino la lettura di alcune opere dell'Ottocento. I giovani devono però essere prudenti e avvicinarsi a testi che rispettano la morale e il buon gusto. Il romanzo, visto sempre come un genere corruttore, non deve quindi essere preso in considerazione. Egli crede comunque che sia utile non abbandonare la lettura dei testi classici, in quanto nessuna educazione può prescindere dai loro valori. È Jules Ferry con il decreto del 2 agosto 1880 a strutturare in modo più preciso le modalità e i contenuti dell'insegnamento delle lettere. Lo studio del greco e del latino non viene più intrapreso all'inizio del percorso formativo; al francese vengono aumentate le ore di insegnamento. Nell'esame di stato si richiede una composizione a tema storico o letterario in lingua francese, non più in quella latina. Durante le interrogazioni orali, i giovani devono comunque dimostrare di essere in grado di spiegare i testi di tutte le letterature studiate in classe. Le modifiche apportate alle prove del baccalauréat mirano a introdurre nuovi metodi educativi: l'apprendimento dei precetti grammaticali fondamentali, l'aumento delle attività orali e la riduzione di quelle scritte, l'utilizzo di testi con spiegazione e commento. La composizione in francese non deve essere più una semplice narrazione: questo esercizio deve mostrare il gusto e le riflessioni dello studente, il quale può ricorrere alle proprie idee. Per quanto riguarda la letteratura francese, i programmi ufficiali fanno riferimento ad un corpus un po' più ampio poiché esso ospita anche estratti di testi del Medioevo e del Cinquecento. Si comincia così a studiare La Chanson de Roland, i saggi sull'educazione di Montaigne, Ronsard e il gruppo della Pléiade. Il Seicento continua ad essere il secolo più privilegiato; il Settecento è rappresentato soprattutto da opere storiche, l'Ottocento dalla prosa e dalla poesia. L'insegnamento della storia della letteratura francese mette quindi a disposizione degli alunni le opere dei più importanti autori, secondo una prospettiva cronologica che parte dalle origini e che arriva fino all'epoca presente. Nonostante l'arricchimento del corpus, la retorica rimane il genere più influente. I piani di studio sono d'altronde disegnati in base alle necessità politiche della Terza Repubblica. I testi letti e studiati nelle scuole devono edificare, più che un'estetica, una vera e propria morale civica, fatta di intelligenza e tolleranza: 'i classici' sono un esempio per la vita reale; la letteratura è maestra del bello e del bene. Il corpus, con i suoi testi, diventa il patrimonio culturale che unisce tutti i cittadini e che rafforza il loro amore per la Nazione. Esso è anche motivo di orgoglio di fronte alle varie umiliazioni subite nel corso della storia e, di conseguenza, speranza di una rivincita futura. La Terza Repubblica vede nella storia della letteratura francese l'emergere progressivo del genio nazionale, che si è evoluto secolo dopo secolo. La letteratura incarna i valori francesi della civiltà, che non possono più essere limitati agli anni d'oro di Louis XIV420.
420Claire Bompaire-Evesque, Le procès de la rhétorique dans l'enseignement supérieur français à la fin du XIXe
siècle, “Revue d'histoire littéraire de la France”, CII (2002), 3, pp. 389-404; François Mayeur, De la Révolution à l'école républicaine (1789-1930) in Histoire générale de l'enseignement et de l'éducation en France, Paris, Nouvelle