Dopo l'insurrezione delle Trois Glorieuses, il 9 agosto del 1830 viene proclamata in Francia la Monarchia di Luglio. Louis Philippe d'Orléans è il re dei francesi che desidera rappresentare la Nazione e i cittadini. I governi255 che si alternano negli anni che vanno dal 1830 al 1848 sono infatti
l'espressione di una ricca classe borghese sempre più in ascesa. Non a caso la politica di questo periodo si ispira ad un ideale di equilibrio e di moderazione che si oppone alle pratiche reazionarie e rivoluzionarie. La politica del re borghese non è però esente da momenti di crisi e di turbolenza. Come tutte le epoche, anche questa fase storica conosce momenti di apertura e momenti di restrizione. La rapida successione di tanti ministeri e la promulgazione di riforme controverse sono il simbolo di un clima precario e instabile256. Comunque è certo che l'avvento di tale monarchia
costituzionale rappresenta un ulteriore passaggio dell'evoluzione politica e istituzionale francese. Luigi Lacchè è convinto del fatto che proprio le idee nate durante la Monarchia di Luglio hanno spinto la Francia a preferire un sistema politico parlamentare257. Gli anni di Louis Philippe sono 255Si fa riferimento ai governi di Laffitte (novembre 1830 - marzo 1831), Périer (marzo 1831 - maggio 1832), Soult (ottobre 1832 - aprile 1834; maggio 1839 - febbraio 1840; ottobre 1840 - settembre 1847), Gérard (luglio 1834 - ottobre 1834), Maret (10 novembre 1834 - 13 novembre 1834), Mortier (18 novembre 1834 - febbraio 1835), de Broglie (marzo 1835 - gennaio 1836), Thiers (febbraio 1836 - settembre 1836; marzo 1840 - ottobre 1840), Molé (settembre 1836 - marzo 1839), Guizot (settembre 1847 - febbraio 1848).
256I governi di Louis Philippe dovettero affrontare proteste, manifestazioni e agitazioni sociali. Le strade di Parigi, ad esempio, erano in preda a un disordine permanente. Le rivolte potevano essere comunque all'ordine del giorno in tutta la Francia. Particolarmente violente furono quelle che scoppiarono a Marsiglia, a Saint-Étienne e a Grenoble nel 1834. Il re borghese rispose con forti misure repressive e, in molte occasioni, si dimenticò di essere il garante della Carta Costituzionale. Oltre ai problemi di ordine pubblico, si aggiunsero quelli economici e sanitari. L'economia dello Stato doveva essere risollevata e la salute dei cittadini doveva essere tutelata dalla diffusione di un'epidemia di colera. Per maggiori informazioni è possibile consultare l'opera La France au XIXe siècle,1814-1914
di Dominique Barjot, Jean-Pierre Chaline e André Encrevé.
257Un'analisi più approfondita del parlamentarismo francese si può trovare nella sua opera La libertà che guida il
inoltre importanti per lo sviluppo dell'opinione pubblica, la quale segue e giudica con attenzione le vicende dell'attualità. La vivacità intellettuale dei cittadini francesi è favorita soprattutto dalla stampa. Il settore dell'editoria gode di una condizione fiorente, determinata da alcune nuove leggi. Nell'ottobre del 1830 viene abolita la censura e, successivamente, vengono ridotti gli importi della cauzione e del diritto di bollo. Ciò facilita l'affermazione di numerosi giornali e di riviste che difendono molteplici orientamenti. Alcuni offrono un pieno appoggio alla monarchia di Louis Philippe; altri sostengono con convinzione i valori repubblicani. Tra i tanti esempi, ci limitiamo a ricordare la nascita di due nuovi giornali: L'Avenir258 e L'Atelier259. L'attività della stampa francese
di questo periodo non è però sempre accolta da simpatia. Come si è già detto, nell'epoca della Monarchia di Luglio convivono generose concessioni e rigide interdizioni. La stampa è naturalmente una delle prime vittime di questo atteggiamento contraddittorio. A partire dal 1833 il re promuove una politica più autoritaria nei confronti dei giornali. Si verificano infatti dei gravi episodi che portano il governo a riconsiderare le leggi sulla libertà di stampa. Nel febbraio del 1834 si ribellano gli operai tessili di Lione e nel luglio del 1835 il corso Giuseppe Fieschi tenta di mettere in atto un attentato contro l'intera famiglia reale. Louis Philippe considera la stampa un'evidente responsabile di tali avvenimenti storici, in quanto essa è stata più volte fautrice di attacchi verso la monarchia. Di conseguenza la legislazione del settembre del 1835 mira a ridurre l'autonomia della stampa. I giornali che sono accusati di aver arrecato danno alla tranquillità della Francia possono essere puniti con delle sanzioni pecuniarie. Non sono accettate le offese rivolte alla persona del re e ai rappresentanti delle istituzioni pubbliche. Nei casi più gravi la punizione consiste nella sospensione dell'attività di pubblicazione. Queste misure creano inevitabilmente considerevoli cambiamenti nel mondo dell'editoria. Se da una parte le leggi restrittive di Louis Philippe danneggiano la stampa di carattere politico, dall'altra esse sembrano favorire la diffusione di una stampa dall'aspetto più popolare. Questa è la stampa che, senza mettere da parte i dibattiti più scottanti, desidera soprattutto raggiungere un numero sempre più elevato di lettori per aumentare i guadagni. Così il 1836 sancisce l'inizio dell'età d'oro della stampa francese, in modo particolare di quella quotidiana. Risale infatti a questa data la prima comparsa di due noti quotidiani che si diffondono in modo capillare sul territorio francese: La Presse di Émile de Girardin e Le Siècle di
258L'Avenir è un quotidiano pubblicato la prima volta il 16 ottobre del 1830. Fu ideato da Harel du Tancrel e da Félicité de Lamennais. Questo giornale sosteneva le idee del Cattolicesimo liberale, secondo le quali il Papa aveva potere sulle questioni religiose e il popolo su quelle di natura civile. Il motto del giornale “Dieu et la liberté!” indicava la volontà dei redattori di favorire una riconciliazione tra gli ideali liberali democratici e i valori del credo cattolico. Il quotidiano fu condannato dal pontefice Gregorio XVI e, dopo una fase di sospensione, cessò la sua attività nel 1832. 259L'Atelier è un giornale mensile fondato nel settembre del 1840 da un gruppo di operai che si ispiravano alle idee socialiste utopiche di Philippe Buchez. Questo giornale fu uno dei simboli della stampa socialista degli anni della Monarchia di Luglio, come lo furono anche Le Populaire e La Réforme. I redattori dell'Atelier difendevano i diritti dei lavoratori e giudicavano fondamentali le riforme sociali. La sua pubblicazione terminò nel 1850.
Armand Dutacq. Si registra come il giornalismo del momento abbandoni il suo atteggiamento elitario per diventare un fenomeno commerciale, capace di coinvolgere e di condizionare le masse. Il potere e l'influenza dei giornali sono favoriti anche dalla pubblicità. Ricordiamo a questo proposito che nel 1845 viene fondata a Parigi un' agenzia pubblicitaria, la Compagnie générale d' annonces. Émile de Giradin è il primo a comprendere quanto sia importante l'inserimento degli spazi pubblicitari all'interno di un quotidiano. Il successo del campo dell'editoria dipende d'altronde dal perfetto funzionamento del meccanismo di vendita e di acquisto. I lettori aumentano il loro potere di acquisto se il prezzo della vendita dei giornali si mantiene basso. Gli annunci pubblicitari svolgono proprio tale funzione: essi abbassano il costo dei giornali, riducendo il prezzo della loro produzione e della loro copertina. Marie-Ève Thérenty e Alain Vaillant non giudicano però l'utilizzo della pubblicità soltanto come un semplice provvedimento economico che facilita la propagazione dei giornali. La penetrazione degli inserti pubblicitari nei giornali modifica il rapporto tra società e cultura. La pubblicità cambia fortemente il modo di comunicare e il modo di recepire i messaggi. Essa conferisce alla Monarchia di Luglio i tratti di una prima era mediatica. Thérenty e Vaillant elaborano un'ampia riflessione su queste dinamiche:
Il s'agit de bien plus que d' une mesure commerciale. Jusque-là, un journal était essentiellement le porte-parole d'un mouvement d'opinion ou d'un groupe politique, et tirait sa légitimité, comme d'ailleurs une partie de ses ressources, de ceux dont il avait la charge de diffuser les idées. Pour la première fois, un entrepreneur de presse met au centre de son projet le lien qu'il entend établir avec le public et l'univers médiatique qu'il institue ainsi: univers idéologique, mais aussi culturel et socio-économique, dont la publicité sert d'abord à manifester la présence et l'influence. À l'antique idéal tribunicien, selon lequel un homme seul, l'orateur, s'adressait en son nom au peuple, succède la logique moderne de la médiation, chargée d'organiser et de réguler les échanges au sein de l'espace public.260
Si registra perciò il passaggio da un giornalismo di opinione a un giornalismo di informazione. Il tipo di scrittura impiegato dai giornali della Monarchia di Luglio testimonia la svolta del mondo editoriale. Essa possiede alcuni tratti specifici, che rispondono bene alle esigenze del tempo: “fragmentée, collective, périodique, elle se définit, se caractérise et se modifie dans son rapport à l'actualité”261. La scrittura dei giornali corrisponde infatti ai nuovi ritmi che scandiscono lo scorrere 260Marie-Ève Thérenty, Alain Vaillant, 1836, L'An I de l'ère médiatique: étude littéraire et historique du journal “La
Presse” d'Émile de Girardin, Nouveau Monde éditions, Paris, 2001, p. 1.
del tempo moderno. Dietro di essa si cela la nuova percezione individuale e collettiva della temporalità. Prima della Rivoluzione la vita degli uomini sembrava rispettare il lento corso evolutivo della natura e i riti della religione. Il tempo della realtà successiva alla Rivoluzione appare invece come la successione frenetica di istanti e come la sovrapposizione di tanti frammenti. La temporalità del mondo moderno è resa tale dai cicli della nuova organizzazione sociale ed economica. Sono i rapidi cicli delle attività parlamentari, di quelle dell'industria e di quelle della vita cittadina nel suo insieme. Le tecniche compositive dei giornali rappresentano perciò un aspetto emblematico della cultura post-rivoluzionaria. Ciò spiega anche il motivo per cui le regole di scrittura sopra elencate non possono essere applicate soltanto alla realtà del giornalismo, in quanto esse costituiscono una vera e propria poetica che si ripercuote sul concetto di letteratura. Le produzioni letterarie devono adeguarsi alle nuove leggi del mercato. Come gli articoli di giornale, anche le opere diventano un'esperienza collettiva. Esse si inseriscono in un sistema di echi strutturali, tematici e ideologici che rimandano a tutto ciò che le circonda. Non è un caso che i fatti giudiziari e le vicende di cronaca trovino sempre più spazio sul palcoscenico letterario. Non deve neppure stupire che il successo del roman-feuilleton cominci proprio durante gli anni di governo di Louis Philippe. Nei giornali il roman-feuilleton prende il posto della critica letteraria, musicale e artistica. Esso soddisfa perfettamente le richieste del mondo della stampa e non disdegna di utilizzare il suo linguaggio. Questo genere di romanzo si presta infatti con facilità alla frammentazione; vive delle aspettative del pubblico; modella e disegna la sua struttura a seconda dei desideri delle masse; è imbevuto di questioni sociali; mescola la fantasia a fatti di cronaca. Il roman-feuilleton è dunque un fenomeno sia commerciale che popolare. Tutti gli autori più celebri del momento sono obbligati prima o poi a confrontarsi con esso262. Come fa notare Lise Queffélec,
il roman-feuilleton fa entrare la letteratura nel grande circuito del Capitalismo263. Il destino
dell'artista è legato a quello della sua attività. Se l'artista desidera vivere della propria arte, egli deve vendere il suo prodotto. Per vendere il suo prodotto, l'artista deve piacere al suo editore e ai gusti della gente. Le procedure di scrittura e di lettura di un'opera non possono che modificarsi e le conseguenze sociali non sono trascurabili:
France”, CIII (2003), 3, p. 630.
262Tra questi autori ricordiamo Eugène Sue (Les Mystères de Paris, Le Juif errant, Martin l'enfant trouvé ou Mémoires
d'un valet de chambre ), Alexandre Dumas ( Le comte de Monte-Cristo, Les trois mousquetaires, Vingt ans après, Le vicomte de Bragelonne, La reine Margot ), Paul Féval (Les mystères de Londre, Le fils du diable), Frédéric Soulié
(La comtesse de Monrion, Les aventures de Saturnin Fichet), Honoré de Balzac (La vieille fille, Le curé de village,
Splendeurs et misères des courtisanes, La cousine Bette, Le cousin Pons), Georges Sand (Jeanne, Le meunier d' Angibault, François le Champi, La mare au diable).
263Per informazioni più dettagliate sul roman-feuilleton si può fare riferimento all'opera di Lise Queffélec Le roman-
L'oeuvre ne se conçoit plus comme un tout livré dans un “ici et maintenant” mais s'inscrit dans de nouveaux rythmes d'écriture et même de lecture. Le mythe de la complétude et de la clôture de l'oeuvre s'atténue avec la naissance d'une oeuvre qui se construit et se rectifie jour après jour. Cette naissance d'une écriture tronçonnée explique le développement parallèle de l'édition à la livraison mais aussi la malaise d'une profession qui se voit condamnée à une certaine productivité comme les ouvriers.264
L'economia capitalistica rende la figura dell'artista simile a quella di un comune operaio. L'opera d'arte è un manufatto che deve godere del favore di un grande numero di persone. L'artista non è molto differente da una macchina che produce un oggetto. In una società sempre più connotata dal materialismo, l'arte si lega dunque al concetto di industria. La relazione tra arte e mondo industriale è del resto incrementata dal tipo di politica del re borghese. La Monarchia di Luglio favorisce con la sua politica economica l'evoluzione graduale della moderna industria. Si muovono le grandi imprese; l' agricoltura viene razionalizzata; aumenta la disponibilità di denaro. In breve cominciano a manifestarsi in modo concreto tutti quei progressi della tecnica che, alla fine del regno di Louis Philippe, porteranno alla costruzione delle prime ferrovie. La stampa svolge certamente un ruolo di primo piano in questo momento. Essa mette in moto ogni processo di innovazione perché contribuisce alla diffusione delle idee favorevoli al liberalismo economico. La stampa è un'industria che persegue anche i propri interessi economici. In buona parte il settore dell'editoria è responsabile della nuova condizione dell'artista. I giornali sono i primi a ricavare un alto profitto dalla letteratura commercializzata: essi umiliano e banalizzano l'attività artistica. Tuttavia i giornali e le riviste non mostrano sempre un'attitudine passiva di fronte a queste trasformazioni sociali e culturali. Le loro pagine continuano ad interrogarsi sulla nozione di letteratura e, in un certo senso, portano avanti il dibattito letterario che si era sviluppato durante la Restaurazione. Lo scontro tra Classicisti e Romantici si è ormai attenuato; la letteratura romantica sta vivendo la sua fase di massimo splendore, ma sta anche andando incontro al suo lento declino. Non si sono però ancora spente le riflessioni concernenti la questione del patrimonio letterario nazionale. Se è vero che la tradizione classica non è più un modello da seguire, è anche vero che gli insegnamenti dei testi classici sono sempre presenti nella mente dei critici letterari dell'epoca. Altrettanto presenti sono gli insegnamenti offerti dai nuovi testi romantici. Questi insegnamenti devono essere intesi, nel complesso, come i vari significati che sono insiti nel concetto stesso di arte: la bellezza, la purezza, l'armonia, la compiutezza, la creatività, l'ispirazione, la singolarità, l'originalità. Il Romanticismo si era opposto
264Marie-Ève Thérenty, Pour une histoire littéraire de la presse au XIXe siècle, “Revue d'histoire littéraire de la
alle rigide regole classiche così come il Classicismo aveva cercato di contrastare la ricerca romantica della libertà infinita. Il confronto tra pensiero classico e pensiero romantico era comunque avvenuto su uno stesso piano, poiché mai era stato discusso il valore nobile dell'arte. È la nobiltà dell'arte che invece entra in crisi a partire dalla Monarchia di Luglio. Si è già visto come l'industria capitalistica pieghi l'arte al suo volere e come essa la renda un semplice divertimento. Dato che le opere diventano una merce, ogni atmosfera di sacralità nella dimensione artistica rischia di decadere. I critici non sono insensibili a tale realtà perché percepiscono la frattura che le politiche utilitaristiche e materialistiche stanno provocando nella società. È giusto che, per ottenere un grande successo di pubblico, l'artista rinunci alla sua individualità e venda la sua anima al miglior offerente? L'artista deve allontanarsi dalle folle e dedicarsi al culto della sua arte in solitudine? Questi interrogativi, tipici del mondo moderno, rivelano quanto sia difficile in questo periodo storico esprimere un giudizio sul valore di un'opera e quanto sia ancora più complicato stabilire un canone letterario. Abbiamo detto in precedenza che la letteratura francese della Restaurazione stava diventando in modo implicito l'espressione di un canone borghese. La letteratura francese della Monarchia di Luglio prosegue verso tale direzione. Ancor più di quella della Restaurazione, la letteratura degli anni Trenta e Quaranta è la voce della classe borghese. Il romanzo trionfa in tutte le sue tipologie e apre la strada al Realismo. Non è un cammino facile. Per ottenere un solido riconoscimento nella società materialistica, la letteratura borghese ha bisogno di collaborare con il Capitalismo e non deve temere troppo di infangare la sua purezza. La critica è forse ancora un po' impreparata a tali aspetti. Essa si è appena lasciata alle spalle gli scontri più violenti tra Classicisti e Romantici; è affezionata ai valori della tradizione e, allo stesso tempo, comincia ad apprezzare una parte della produzione romantica. Però non è pronta per comprendere la portata della modernità di certe opere265, così come non è ancora in grado di valutare obiettivamente il fenomeno del roman-
feuilleton. La letteratura borghese è accolta da sospetti e da scetticismo, dato che è accusata di annebbiare la mente del popolo francese266. Quindi, per alcuni aspetti, la letteratura della Monarchia
di Luglio può essere interpretata come la manifestazione di un'epoca che ancora sta vivendo una fase di transizione. Dopo lo scoppio della Rivoluzione la disciplina della critica ha certo fatto enormi passi in avanti ma, nell'applicazione concreta del suo metodo, non è riuscita ad abbandonare del tutto i vecchi pregiudizi. È opportuno insistere di nuovo che tale difetto è legittimo, se si prende
265Si allude in modo particolare alla produzione letteraria di Stendhal, la cui grandezza fu pienamente riconosciuta soltanto nel XX secolo.
266La letteratura apprezzata dalla classe borghese suscita uno scandalo nella critica. I romanzi più in voga del momento sono giudicati come una forma di corruzione: essi minacciano la ragione, ostacolano la virtù politica e indeboliscono l'attenzione per il reale. In generale sono il simbolo di una cattiva letteratura. Per comprendere meglio i rapporti tra critica, letteratura popolare e pubblico si consiglia la lettura dell'opera di Vittorio Brunori La grande impostura.
in considerazione la difficoltà nel conciliare l'essenza dell'arte con i precetti del mondo utilitaristico. Tuttavia è interessante notare come quella stessa critica che disprezza la mercificazione dell'arte non rifiuti l'utilizzo dei giornali per far conoscere le proprie opinioni: quei giornali accusati di portare le arti nel degrado, poiché sono diventati una forma di commercio priva di legge e di fede. A partire dalla Monarchia di Luglio il principale laboratorio di scrittura è proprio il giornale, il quale si fa promotore di ogni innovazione letteraria. Anche se, come dice Balzac, il giornale è “une boutique où l'on vend au public des paroles de la couleur dont il les veut”267, esso resta lo stesso “l'héritier
direct de l'antique civilisation de la parole”268.
3.2 LE CORSAIRE
Le Corsaire, journal des spectacles, de la littérature, des arts et des modes269 si era subito schierato
a favore del Classicismo. Secondo la sua visione l'estetica romantica rappresentava ciò che più nuoceva alla bellezza e alla purezza della lingua classica. Una letteratura fatta di contrasti e di immagini fantastiche poteva forse pretendere di essere chiara e di avere buon senso? Il giudizio sugli scrittori romantici era severo: “ils ont massacré Aristote, ils ont égorgé Boileau... Chacune de leurs pages, chacun de leurs vers est un soufflet au bon goût”270. Il giudizio negativo sul
Romanticismo era un obbligo. Tuttavia, durante gli anni della Restaurazione, non erano mancate posizioni di apertura. Numerosi erano poi gli articoli che si occupavano del confronto tra Classicisti e Romantici in modo ironico. Per alcuni redattori il Romanticismo era infatti uno scherzo da non