L'idea di un'istituzione scolastica organica ed uniforme, connotata dai principii di responsabilità e di impegno civile continua ad essere presente durante l'età napoleonica. La Rivoluzione del 1789 non è infatti riuscita a risolvere del tutto la disorganizzazione del sistema dell'istruzione e molte proposte di legge rivoluzionarie non hanno trovato una concreta applicazione. Napoleone vuole rendere l'insegnamento una questione dello Stato francese. Un'inchiesta condotta a livello nazionale nel marzo del 1801 per volontà del governo rivela una cattiva condizione del sistema educativo. In molte zone del territorio francese mancano sia le scuole che gli insegnanti in grado di svolgere la propria funzione in modo professionale. Gli alunni non frequentano assiduamente le lezioni e la disciplina non viene esercitata. Per ristabilire un po' di ordine, Napoleone affida le scuole elementari alla responsabilità dei vari comuni. Viene permessa anche la riapertura di alcune scuole religiose, che possono contribuire al miglioramento del livello di istruzione primaria. Napoleone considera la scuola una priorità per la sua politica. Egli crede nel merito e, affinché il cittadino francese possa emergere nella società grazie alle sue virtù, c'è bisogno di un'ampia diffusione dell'istruzione. Ciò non significa che Napoleone sia favorevole ad un'educazione di massa. L'imperatore si interessa soprattutto all'istruzione secondaria, perché è essa che forma i futuri dirigenti della Francia: i membri dell'esercito, dell'amministrazione, della politica... Per facilitare il controllo dello Stato su questo grado di istruzione, le scuole secondarie vengono dirette da un'autorità centrale la quale ha il
416François Mayeur, De la Révolution à l'école républicaine (1789-1930) in Histoire générale de l'enseignement et de
l'éducation en France, Paris, Nouvelle Librairie de France, 1981, pp. 11-90; François Furet, Jacques Ozouf, Lire et écrire, l'alphabétisation des Français de Calvin à Jules Ferry, Paris, Les éditions de minuit, 1977, vol. I, pp. 97-115;
Michel Leroy, La littérature dans les instructions officielles au XIXe siècle, “Revue d'histoire littéraire de la France”,
dovere di visionare i programmi formativi. Si riconoscono anche le scuole nate da iniziativa privata, purché siano sottoposte al controllo dello Stato. Nel 1808 Napoleone fonda infatti l'Université Impériale al fine di rendere efficace la centralizzazione del suo sistema educativo. È questa istituzione che ha il potere di valutare la legittimità o l'illegittimità di qualsiasi struttura scolastica. Chi vuole aprire una scuola o esercitare il mestiere di insegnante deve essere un membro dell'Université Impériale o deve aver conseguito un diploma presso le sue facoltà. Con l'Université Impériale, per la prima volta, lo Stato si assume la responsabilità e la sorveglianza dell'educazione elementare dei suoi cittadini. La novità dell'epoca napoleonica è però costituita nel 1802 dalla creazione di trenta licei. Questo tipo di scuola, finanziato e controllato dallo Stato, va oltre il secondo grado di istruzione e prende il posto delle écoles centrales. I figli dei militari e dei rappresentanti del governo, i migliori alunni provenienti dalle scuole secondarie possono accedervi grazie a delle borse di studio. Le scuole secondarie e i licei hanno le stesse finalità: fornire ai cittadini un'educazione liberale e far germogliare nel loro animo sentimenti morali e patriottici; convincere la classe media che non occorrono rivoluzioni per scalare la società e che una buona istruzione è sufficiente a far emergere le capacità individuali. I piani di studio prevedono soprattutto l'insegnamento del latino e della matematica, poiché entrambe le discipline aiutano lo sviluppo della mente dei ragazzi. È previsto anche l'apprendimento del greco. La lingua latina è la base dell'educazione, perché da essa derivano tutte le lingue moderne. Inoltre il latino è il linguaggio usato dalla scienza e dalla religione. La cultura classica è tenuta in grande considerazione, in quanto sostiene la propaganda dell'Impero. Sono i testi del mondo classico a fornire infatti esempi di eroismo patriottico e di virtù. La letteratura francese non è però assente dai programmi ufficiali. Le misure regolamentari emanate nel settembre 1809 costringono gli insegnanti dei licei a far conoscere ai propri allievi gli autori francesi ritenuti più eccellenti. Nelle classi dei licei dunque il sistema educativo prevede che lo studente può esercitare la propria memoria imparando e recitando i passaggi degli autori latini, ma anche tutti quei pezzi degli scrittori francesi che hanno voluto imitare i modelli della classicità. Negli anni dell'Impero la costituzione di un corpus ufficiale di testi, chiamati 'classici', è favorita proprio dal fatto che lo Stato desidera unificare l'insegnamento sotto la sua tutela. Le opere greche, latine e francesi, i manuali, le grammatiche, i testi di retorica che compongono questo corpus sono selezionati da un'apposita commissione. La Commission des livres classiques intende restaurare nelle scuole l'estetica classica che esalta i valori eterni del buon gusto e le regole di Aristotele e Orazio. Lo studio delle lettere deve essere preferito a quello delle scienze, perché le prime rappresentano la tradizione che non si estingue mai e le seconde mutano all'avanzare del tempo. Le scienze sono soggette a continue trasformazioni: ogni nuova idea può sconvolgerle. Le lettere hanno invece un'essenza invariabile: esse imitano sempre lo stesso modello
e si basano su regole stabili, che nessuno può contestare. L'imitazione è infatti il metodo che assicura il successo alle lettere. La scuola imperiale attribuisce molta importanza alla cultura classica ma, allo stesso tempo, stabilisce che lo studio della lingua e della letteratura francese non deve essere minore rispetto a quello della lingua e della letteratura latina. Nel corpus dei classici i capolavori della letteratura francese devono perciò essere affiancati ai testi antichi. Il numero delle opere francesi contenute nel corpus aumenta a mano a mano che si progredisce nel percorso di studio. Se gli alunni più giovani studiano soltanto Fedro e La Fontaine, quelli più maturi si cimentano con tanti autori latini e francesi: Ovidio, Virgilio, Cicerone, Cesare, Tito Livio, Sallustio, Tacito, Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, La Bruyère, Boileau, Fontenelle, Fénélon, Bossuet, Buffon, Madame de Sévigné, Montesquieu, Molière, Racine, Voltaire e Rousseau. In genere l'approccio di studio privilegiato è quello del confronto. Ad esempio le odi di Orazio sono comparate a quelle di Jean-Baptiste Rousseau, il Télémaque di Fénélon alle Georgiche di Virgilio... Nel corpus occupano comunque maggior spazio gli autori francesi del XVII secolo e non quelli del XVIII. L'Impero di Napoleone non ha infatti l'obiettivo di rinnovare i programmi di studio: la scuola deve limitarsi a consacrare la tradizione. I manuali utilizzati nei corsi di studio si occupano di generi ben precisi: la poesia drammatica, l'epopea, la poesia lirica, l'apologia, l'eloquenza, la prosa storica, l'epistola, la descrizione scientifica. I testi del corpus devono necessariamente essere conformi a tale classificazione e spesso sono vicini alla cultura religiosa. La letteratura francese contenuta nei piani di studio ufficiali subisce poche modifiche sotto l'Impero: è sufficiente che essa obbedisca ai modelli dell'antichità417.