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Il successo delle innovazioni tecnologiche rende la stampa un mezzo di comunicazione fondamentale, dal quale la vita politica e culturale di un paese moderno non può assolutamente prescindere. La Francia sperimenta l'importanza della stampa già a partire dal XVIII secolo. L'Illuminismo vede infatti nei giornali lo strumento adatto per la propagazione e per la discussione dei nuovi ideali. Tuttavia i periodici sono ancora poco numerosi e vengono pubblicati soprattutto a Parigi: essi si occupano principalmente di annunci e di notizie che riguardano l'ambiente cortigiano. È dunque la Rivoluzione del 1789 che determina una notevole espansione del settore della stampa, poiché sono rimosse tutti gli atti di censura legiferati dall'Ancien Régime. Nella Déclaration des

Droits de l'Homme et du Citoyen l'articolo n° 11 afferma a questo proposito:

La libre communication des pensées et des opinions est un des droits les plus précieux de l'Homme : tout Citoyen peut donc parler, écrire, imprimer librement, sauf à répondre de l'abus de cette liberté dans les cas déterminés par la Loi.103

102Peter Ulick Burke, Asa Briggs, A Social History of the Media: from Gutenberg to the Internet, Cambridge, Polity Press, 2010, pp. 20-210; Marshall McLuhan, The Gutenberg Galaxy: the Making of Typographic Man, Toronto, University of Toronto Press, 1962, pp. 11-183.

Nonostante alcuni periodi di sospensione imposti dal potere politico104, conseguentemente ai valori

rivoluzionari di libertà di pensiero, si calcola che dal 1789 al 1800 vengono pubblicati circa 1350 giornali. Nel 1791 l'Assemblea costituente impone alla stampa una regolamentazione, valida per tutto lo Stato, che riduce i costi delle pubblicazioni. I periodici, che sono presentati al pubblico quotidianamente, devono pagare una tassa di otto denari per ciascun foglio stampato. La tassa per tutti gli altri giornali è di dodici denari. Questa tariffa si dimezza per i supplementi e per quei giornali che si compongono di fogli di dimensione più piccola. La legge sulla stampa fa sì che quasi ogni giorno siano creati nuovi giornali. Tutti i partiti politici possiedono una rivista di riferimento al fine di orientare l'opinione dei cittadini. La lista dei quotidiani e delle riviste periodiche è molto lunga, perciò se ne riportano soltanto alcuni nomi. I rivoluzionari moderati leggono Le Courrier de

Provence105 e Le Patriote Français106. I rivoluzionari di estrema sinistra preferiscono Le Père

Duchesne107, Le Défenseur de la Constitution108, L'Ami du peuple109, Révolutions de Paris110,

Révolutions de France et de Brabant111. Coloro che si oppongono alla Rivoluzione in modo

moderato sfogliano La Gazette112 e Le Mercure de France113. Le personalità di estrema destra si

104Si allude soprattutto alle misure di interdizione imposte da Robespierre durante il periodo del Terrore. Secondo la legge dei sospetti tutto ciò che non è favorevole al Comité de Salut Public deve essere soppresso.

105Le Courrier de Provence è il giornale di Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau. Il primo numero comparve il 2 maggio 1789, ma sotto il nome di États Généraux. Esso presentava il contenuto delle sedute dell'Assemblea Costituente e l'analisi delle questioni politiche dibattute giorno per giorno. Criticava l'assolutismo e i privilegi nobiliari. Vicino allo spirito filosofico dei Lumi, questo giornale ispirò la scrittura della Déclaration.

106Le Patriote Français è il giornale girondino di Jacques Pierre Brissot. Fu creato il 28 luglio 1789. Criticò ogni forma di dispotismo, i titoli nobiliari e la borghesia. Fu a favore della guerra contro le potenze europee che volevano il ripristino di una monarchia in Francia.

107Le Père Duchesne è il giornale satirico di Jacques-René Hébert. Fu fondato nel 1789. Si scagliò contro l'aristocrazia, la monarchia, il Papa e gli stranieri. Criticò tutto quello che si opponeva alla Rivoluzione. Era a favore di una politica che difendesse i più deboli.

108Le Défenseur de la Constitution è il giornale di Robespierre. Fu creato nel 1792. Vicino alla filosofia di Rousseau, sostenne l'idea che ciascun cittadino diventasse un piccolo proprietario. Si distinse per la sua fame di potere. Contribuì infatti ad aumentare l'autorevolezza del suo fondatore.

109L'Ami du peuple è il giornale fondato nel 1789 da Jean-Paul Marat. Il suo stile fu molto aggressivo. Ad esempio, i suoi articoli chiedevano spesso la morte di tutti gli esponenti politici moderati e delle personalità ostili alla Rivoluzione. Il giornale esponeva il pensiero di Marat e mostrava le sue interpretazioni sui fatti accaduti in Francia. Nella prima pagina di ogni numero, sotto il titolo, c'erano sempre le parole di Giovenale (Satira IV, 91) “Vitam impendere vero”, che significano “sacrificare la vita per la verità”.

110Révolutions de Paris è il giornale di Louis-Marie Prudhomme. Comparve per la prima volta il 12 luglio 1789. Sostenne l'idea della democrazia diretta e l'uguaglianza nei diritti. Si interessò anche alle problematiche provinciali. 111Révolutions de France et de Brabant è il giornale di Camille Desmoulins. Criticò aspramente la monarchia e

appoggiò l'idea repubblicana. Difese con forza la funzione del giornalismo. Infatti, come si può evincere dalle sue pagine, il giornalista è la figura pubblica che denuncia, assolve e condanna le azioni della vita statale.

112La Gazette, detta anche Gazette de France, è una rivista settimanale fondata il 30 maggio del 1631 da Théophraste Renaudot. Non parlò della nascita della Rivoluzione e non menzionò neppure la presa della Bastiglia. Si limitò a pubblicare gli atti di governo, assumendo un profilo neutro.

113Le Mercure de France è una rivista mensile fondata nel 1672 da Jean Donneau de Visé. Il suo nome originario era però Mercure Galant. Fu favorevole ad una monarchia costituzionale. Condannò gli eccessi rivoluzionari. Incitò la fuga del re Louis XVI a Varennes.

appoggiano invece a Les Actes des Apôtres114, L'Ami du roi115, Le Petit Gautier116. Durante gli anni

rivoluzionari, la stampa è la protagonista di feroci dibattiti politici. Essa ha la forza di affossare gli oppositori e di promuovere i vari tentativi riformatori. Nella stampa rivoluzionaria non mancano sezioni dedicate allo sviluppo di argomenti culturali e letterari, ma è chiaro e naturale che sia la politica ad occupare una posizione di primo piano. Nell'epoca del Primo Impero la stampa non gode della stessa libertà di espressione sperimentata durante gli anni precedenti. Già sotto il Direttorio, Napoleone pensa che sia opportuno ridimensionare il ruolo del giornalismo, poiché esso può essere un fattore di turbamento per l'ordine dello Stato francese. Il futuro Imperatore della Francia è convinto che la libertà di stampa rischi di far riaffermare lo spirito anarchico in un paese ancora profondamente scosso dagli avvenimenti rivoluzionari. D'altronde Napoleone possiede un'altra concezione a proposito dell'organizzazione politica e dei diritti dei cittadini. È vero che la libertà di stampa permette la manifestazione dell'opinione di ciascuno. Però è altrettanto vero che la libertà di stampa può mettere in crisi la stabilità del potere politico. Dunque è necessario che la stampa sia sottoposta a dei controlli regolari. L'obiettivo di Napoleone è infatti quello di rendere il giornalismo uno strumento che sostenga sempre la sua autorità. L'asservimento della stampa alla sua volontà porta, di conseguenza, la soppressione di un numero considerevole di giornali. Quelli che rimangono in attività devono essere sottoposti alla verifica della polizia generale e devono rispettare i limiti imposti dalla censura. È proibito affrontare con una libera interpretazione certe tematiche scottanti, come ad esempio le intenzioni di guerra della Francia e la sua politica estera. È illecito affrontare apertamente anche le discussioni religiose e non si può fornire alcun giudizio di valore sulla questione del suicidio. Tanti giornali perdono i propri lettori abituali. Rispetto a quella delle grandi città, è comunque la stampa delle province ad entrare in uno stato di profonda crisi. Dopo la proclamazione ufficiale dell'Impero, si registra inevitabilmente l'inasprimento della legislazione nei confronti della stampa. Ogni giornale è infatti obbligato a sottomettersi al controllo di un censore ufficiale, il quale deve valutare tutti i tipi di articoli. La politica e l'economia sono i primi ambiti ad essere esaminati. Nemmeno la letteratura sfugge alla valutazione del censore. Abbiamo già parlato nei capitoli precedenti di come la letteratura sia utilizzata a scopi di propaganda politica e abbiamo già visto con quanta facilità la tradizione classica venga manipolata per glorificare l'Impero. Nel

114Les Actes des Apôtres è un giornale fondato il 2 novembre del 1789 da Jean Gabriel Peltier. Veniva pubblicato ogni due giorni. Considerava il re Louis XVI responsabile degli stravolgimenti rivoluzionari. Sostenne l'ipotesi di una controrivoluzione.

115L'Ami du roi è il giornale creato il 1° giugno 1790 dall'abbé Thomas Marie Royou e da Galart de Montjoie. Sostenne l'opinione aristocratica. Le sue posizioni furono talmente radicali che nel 1792 fu accusato dall'Assemblea Legislativa di abuso della libertà di stampa. Inoltre lo si accusò di nuocere alla sicurezza generale dello Stato e della Costituzione.

116Le Petit Gautier è un giornale satirico che si scaglia contro i giacobini. Fu fondato nel 1797. Fu la prosecuzione del

1810 Napoleone ordina l'istituzione della Direction Générale de l'Imprimerie et de la Librairie. Questo organo ha il compito di ridurre il numero degli stampatori e ha il dovere di controllare la loro attività, affinché non siano lesi né lo Stato né la figura dell'Imperatore. Da questo momento in poi, ogni dipartimento può pubblicare soltanto un giornale che si occupi esclusivamente di annunci immobiliari, di letteratura e di arti. A Parigi continuano ad essere stampati Le Moniteur117, Le

Journal de Paris118, La Gazette de France e il Journal de l'Empire119: essi contengono soprattutto

lodi e approvazioni verso la politica napoleonica. La censura è diventata talmente forte che è perfino Napoleone in persona a redigere alcuni articoli usando un falso nome. La caduta dell'Impero sembra comportare per il settore dell'editoria un allentamento delle misure restrittive. La Charte constitutionnelle del 1814, firmata dal re Louis XVIII, sancisce il ripristino di una libertà di stampa che rispetti gli ideali della Rivoluzione. L'articolo 8 del documento recita infatti queste parole: “ Les Français ont le droit de publier et de faire imprimer leurs opinions, en se conformant aux lois qui doivent réprimer les abus de cette liberté ”120. Le voci di tanti intellettuali si levano a favore della

stampa, poiché essa è considerata come un valore necessario al buon funzionamento del sistema politico francese e allo sviluppo della vita culturale del paese. Tuttavia è più corretto parlare di un ammorbidimento della legge nei confronti della stampa, dato che il re Louis XVIII non cancella del tutto i provvedimenti dell'età imperiale. Anche se più debole, la censura è sempre presente e le case editrici devono comunque sottoporsi a dei controlli regolari. Tra l'aprile e il maggio del 1819 viene promulgata una regolamentazione in materia della libertà di stampa, su iniziativa del guardasigilli Hercule de Serre. La nuova legge definisce in modo preciso per quali motivazioni la stampa può essere giudicata colpevole. Costituiscono una forma di delitto la diffamazione e l'ingiuria pubblica, gli oltraggi ai buoni costumi e alla morale, l'incitamento pubblico alla perpetrazione dei crimini, l'offesa alla figura del sovrano. La censura è sostituita da una garanzia pecuniaria offerta dall'editore o dal proprietario dell'oggetto stampato. Le procedure di controllo devono essere fatte successivamente all'atto di pubblicazione. Inoltre, se la stampa viene condannata, la sua

117Le Moniteur universel è un giornale fondato il 24 novembre del 1789 da Charles-Joseph Panckoucke. Inizialmente

Moniteur era il sottotitolo; il vero nome era Gazette nationale. Era un giornale di propaganda. Il quotidiano era stato

creato per riportare i dibattiti, gli avvenimenti di politica estera ed interna, i decreti e gli atti dell'Assemblea Costituente. A partire dal 1799, diventò l'organo ufficiale del governo francese. Ricoprì questa funzione per settanta anni. Durante la Restaurazione, però, gli atti pubblici furono esposti sulla Gazette officielle.

118Le Journal de Paris, noto anche come Poste de Paris o Poste du soir, fu fondato da Antoine-Alexis Cadet de Vaux, Corrancez e Dussieux nel 1777. Il giornale conteneva alcune notizie culturali, la cronaca, le informazioni metereologiche e una rubrica riservata alle malattie e all'igiene. Vantava un discreto numero di abbonati. Nel 1811 inglobò Le Courrier de l'Europe.

119 Journal de l'Empire è il nome che Napoleone impose al quotidiano Journal des débats et des décrets. Fu fondato nel 1789 da Gaultier de Biauzat. Riportava le trascrizioni dei dibattiti dell'Assemblea Nazionale. Inizialmente critico verso la politica imperiale, fu costretto a piegarsi al volere di Napoleone. Durante la Restaurazione prese il nome di

Journal des débats politiques et littéraires e fu uno dei giornali più diffusi anche sotto la monarchia di Louis

Philippe.

responsabilità non deve essere più valutata da un tribunale correzionale. Il giudizio spetta ad una giuria popolare. Tali provvedimenti possono essere di certo considerati innovativi per l'epoca. Gli episodi storici però non facilitano il loro successo. Nel febbraio del 1820 si verifica l'assassinio del duca di Berry121. Le politiche liberali e moderate sono accusate come responsabili di questa morte;

la libertà di stampa comincia a sgretolarsi. Alcune leggi straordinarie riducono notevolmente il potere editoriale. Il sovrano possiede la facoltà sia di sospendere che di autorizzare la pubblicazione dei giornali. Tutti i manoscritti devono essere esaminati prima della fase di stampa: chi non rispetta questa norma può incorrere in qualche mese di prigione o nel pagamento di una multa fino ai 1200 franchi. A Parigi viene inoltre istituita una Commission de Censure, composta da dodici membri nominati dal re e su consiglio del Ministero degli Interni. Questa istituzione può infliggere multe e pene; può sopprimere o modificare parole, frasi e intere pagine di giornali. Tutti i giornali francesi subiscono i tagli della censura. Sono colpiti soprattutto i giornali liberali, come La Minerve122. Le

politiche di rafforzamento del controllo sulla stampa proseguono durante il governo di Villèle: è lui infatti il promotore delle leggi sulla repressione dei delitti di stampa e sulla polizia dei giornali. La nuova legislazione reintroduce, al posto della giuria popolare, i tribunali correzionali e definisce deplorevoli i cosiddetti délits de tendance: i giornali possono essere condannati se il loro orientamento danneggia la pace pubblica, se offende la religione di Stato e tutte le altre religioni riconosciute legalmente, se manca di rispetto all'autorità del sovrano e alle istituzioni. È evidente come la Restaurazione di Louis XVIII si caratterizzi per un atteggiamento ambiguo nei confronti del settore dell'editoria. A seconda dei giudizi dell'opinione pubblica, la politica oscilla tra libertà e repressione. Tale attitudine si ritrova anche sotto la Restaurazione di Charles X. Il re Bien-Aimé proclama la soppressione della censura e il ministero del moderato Martignac cerca di far riaffermare i valori fondamentali della stampa. Tuttavia la crescente ostilità dei partiti di opposizione comporta la cancellazione della libertà della stampa periodica. Questo provvedimento sancisce in modo definitivo la rottura dell'equilibrio tra potere politico e mondo della stampa. Il ministero di Polignac opera in un clima sempre più teso, il quale sfocerà inevitabilmente nelle Trois Glorieuses del 1830. Analizzando il lungo arco temporale che va dal 1814 al 1830, gli storici fanno notare quanto siano difficili gli anni successivi all'Impero napoleonico. Nel 1826 la stampa era principalmente di orientamento liberale. I giornali politici di Parigi contavano circa 63000 abbonati:

121Charles-Ferdinanand d'Artois, duc de Berry (1778-1820) è il figlio del futuro re Charles X e di Marie-Thérèse de Savoie. Fu pugnalato a morte il 13 febbraio del 1820 da Louis Pierre Louvel, un sellaio bonapartista ossessionato dall'idea di dover estinguere la casata dei Borboni. Il suo assassinio contribuì alla caduta del ministero di Decazes. 122La Minerve è un giornale pubblicato per la prima volta il 1° aprile del 1818. Di orientamento liberale, fu favorevole

alla Charte Constitutionnelle di Louis XVIII. Durante la Restaurazione, fu sospettato di essere il punto di riferimento per i bonapartisti e per i repubblicani. Tra i suoi redattori più noti si ricordano Benjamin Constant, Étienne de Jouy, Pierre-François Tissot.

20000 erano i lettori della stampa ufficiale, 43000 erano quelli dei quotidiani di opposizione. La critica dei liberali diventa più forte mano a mano che l'estrema destra cerca di attuare il ripristino della vecchia monarchia. Gli uomini maturi sono ostili a questo tentativo, poiché il regime proibisce loro di realizzare le proprie ambizioni. Tuttavia essi non possono intraprendere facilmente una lotta politica: il sistema elettorale vigente concede il diritto di voto soltanto ai grandi proprietari terrieri. Dato che la stampa è spesso imbavagliata dalle misure di controllo del governo, agli oppositori non rimane che parlare di politica attraverso la letteratura. Il dibattito nato dal confronto tra la tradizione classica e la nuova sensibilità romantica si mescola alle questioni politiche del tempo. Ciò genera uno stato di confusione e spiega anche la ragione per cui, almeno all'inizio, nella mente dell'intellettuale è assente una corrispondenza tra atteggiamento politico e pensiero letterario. Si è già detto infatti che le personalità più conservatrici in politica sono le più aperte alle innovazioni letterarie; gli spiriti liberali risultano essere quelli più legati ai valori tradizionali. Questa situazione è spiegata con chiarezza dalle parole di Pierre Martino:

Pendant dix ans il y eut assez de confusion. Le fait social du romantisme et le fait littéraire étaient presque sans point de contact; il fut longtemps difficile à la littérature de s'accorder avec la politique. On voyait un parti qui voulait conserver les acquisitions philosophiques et politiques du XVIIIe siècle et de la

Révolution et même souvent continuer à aller de l'avant; mais il était attaché à une doctrine littéraire de stagnation et de recul. Il croyait par principe, devoir vénérer et prôner des oeuvres, qui souvent- il le dissimulait mal- l'ennuyaient. Le parti de retour à l'ancien régime estimait devoir s'intéresser à une littérature qui voulait moderniser les thèmes et accessoirement modifier le style poétique; il était ainsi entraîné, avec beaucoup d'hésitations, à faciliter une révolution littéraire; seul d'ailleurs un petit groupe d'ultras soutenait sans restriction cette jeune littérature. Pendant dix ans, les libéraux restèrent dressés, et avec eux beaucoup de royalistes, contre le romantisme.123

Quindi, è naturale che la stampa stessa rifletta per dieci anni questo rapporto: il Romanticismo non corrisponde agli ideali di Libertà e di Rivoluzione, ma al progetto della Restaurazione. La presa di posizione delle fazioni letterarie si diversifica perciò in base alle opinioni politiche. Secondo questa tendenza è possibile che, pur possedendo idee contrapposte sulla letteratura, alcuni intellettuali siano legati da una stessa credenza politica. I classicisti e i sostenitori della nuova estetica romantica possono mettere da parte i loro contrasti letterari per difendere l'interesse politico di un partito. Di

conseguenza, se lo scontro politico è ben definito, quello letterario resta ancora un po' ambiguo124.

La critica letteraria sostiene che, forse, questa attitudine di ambiguità iniziale è determinata proprio dal modo in cui il giornalismo cerca di sfruttare le discussioni letterarie. I dibattiti rappresentano uno strumento molto utile alle lotte politiche, che può essere falsificato e sfruttato con originalità. A questo proposito, molti storici affermano che nei periodi di libertà di espressione l'intensità della discussione letteraria tende a diminuire, perché tutti hanno la possibilità di manifestare apertamente le proprie opinioni politiche. Quando invece i governi attuano misure di restrizione e di repressione nei confronti della libertà, la letteratura diventa l'unico mezzo disponibile per condurre le battaglie politiche. La letteratura diventa così il simbolo di una resistenza o quello di una rivoluzione; gli avvenimenti letterari mascherano sempre una presa di posizione politica. A questo riguardo è noto l'uso strumentale che la politica francese ha fatto del teatro inglese. Nei mesi di luglio e agosto del 1822, giungono a Parigi delle compagnie teatrali inglesi al fine di rappresentare le opere di Shakespeare. Questo fatto scatena un enorme dibattito, letterario solo in apparenza: ciascuno vi