La Revue des Deux Mondes331 comincia la sua attività un anno prima dello scoppio della
Rivoluzione di Luglio e decide di non occuparsi subito delle questioni letterarie che hanno scosso il paese nella storia più recente. Questa rivista vuole infatti apparire come un libro originale e vero,
329Ibidem, vol. LIV, n° 2, giugno 1838, p. 121. 330Ibidem, vol. XIV, n° 3, febbraio 1840, pp. 206-212.
331La Revue des Deux Mondes è una rivista letteraria fondata nel luglio 1829 da Prosper Mauroy e Pierre de Ségur- Dupeyron. I primi numeri si dedicavano interamente allo studio comparato dei sistemi politici e amministrativi. Il sottotitolo della rivista era infatti Recueil de la politique, de l'administration et des moeurs. La rivista aveva come scopo quello di favorire lo spirito critico e la capacità di analisi dei cittadini francesi grazie ad un contatto costante con il mondo. Il suo motto era non a caso una frase del poeta inglese Alexander Pope: “L'esprit de parti est une folie de beaucoup d'hommes au profit de quelques-uns”.Nel 1830 la rivista sostituì il suo vecchio sottotitolo con quello di
Journal des voyages, de l'administration et des moeurs, etc., chez les différents peuples du globe, ou archives géographiques et historiques du XIXe siècle; rédigée par une société de savants, de voyageurs et de littérateurs français et étrangers. Sotto la direzione di François Buloz, la letteratura cominciò però ad occupare numerose
sezioni della rivista. L'abbonamento prevedeva il costo di 13 franchi per tre mesi, 24 franchi per sei mesi, 48 franchi per un anno. In generale la Revue des Deux Mondes ebbe un orientamento liberale fino alla Rivoluzione del 1848. Successivamente sviluppò idee più conservatrici. Attualmente è la più antica rivista europea ancora in attività.
che sappia aiutare concretamente l'organizzazione sociale, politica ed economica della Francia. “Dans un siècle tout positif, dans une société qui tend à perfectionner son organisation, et qui recherche avec empressement ce qui peut éclairer sa marche”332 è necessario conoscere a fondo gli
aspetti pratici che animano la vita culturale e istituzionale di ogni popolo. Fondamentale è soprattutto lo studio del presente e del passato dei vari territori del mondo, se si desiderano migliorare e fortificare i costumi, il carattere e le idee della propria nazione. La Revue des Deux
Mondes adotta dunque un approccio eclettico e cosmopolita; i suoi interessi sono rivolti alla
geografia, alla storia, all'amministrazione, ai dibattiti parlamentari, alla finanza e ai sistemi economici. La letteratura inizia a ritagliarsi un suo spazio nella rivista solo a partire dall'ottobre dell'anno 1830, su volontà di François Buloz. Egli ambisce ad aumentare la celebrità della rivista e, per fare ciò, è consapevole di dover ampliare i suoi orizzonti. Buloz crede che per svolgere un ruolo di prestigio in una comunità è opportuno diventare competenti anche nella sua realtà letteraria. Tutte le riviste che sperano di essere giudicate intelligenti devono necessariamente riprodurre i problemi attuali che in arte e in letteratura appassionano e preoccupano gli spiriti di una civiltà. Di conseguenza la Revue des Deux Mondes cerca di modellarsi al pubblico francese del momento: un pubblico costituito principalmente dalla classe borghese media e alta, che predilige arti distinte e innovative. Dato che Buloz è convinto che la forza e la vitalità artistica non risiedono più nei talenti della tradizione classica, la Revue finisce per appoggiare il pensiero romantico. Sono gli autori romantici ad animare la vita letteraria sotto la Monarchia di Louis Philippe. Perciò non stupisce che tra le prime composizioni a comparire nell'inserto letterario della Revue des Deux Mondes vi siano una poesia di Alexandre Dumas e un racconto fantastico di Honoré de Balzac333. Le sezioni di
letteratura e di critica della rivista non riservano molte pagine a quegli autori che sono rimasti fedeli al Classicismo o che hanno cercato di conciliare le due dottrine estetiche. Tuttavia non è possibile vedere in questa scelta né un intento polemico né una rigida presa di posizione nei confronti dei precetti classici. Nemmeno la si può interpretare come una cieca adesione alla nuova filosofia romantica. Le lotte tra fazioni letterarie, i toni violenti dei dibattiti, la contrapposizione manichea tra schieramenti non sono ben giudicati dai collaboratori della Revue des Deux Mondes. Nel suo articolo De la haine littéraire Gustave Planche condanna l'odio che per tanto tempo ha serpeggiato tra i molteplici gruppi di letterati e che continua ancora oggi ad essere presente. Le offese, gli attacchi e gli insulti non sono cessati all'interno dei circoli culturali. “ Au milieu de ce débordement de paroles sonores et vides qui se précipitent à flots pressés sur les moindres idées, et qui menacent
332Revue des Deux Mondes, vol. I, agosto 1829, p. 1.
333Si fa riferimento alla poesia L'Embarquement (La Revue des Deux Mondes, vol. IV, n°, dicembre 1830, p. 384) e al racconto Le Petit Soupier ( Revue des Deux Mondes, vol. IV, dicembre 1830, p. 388).
de tout envahir”334 rischiano di venire meno lo spirito critico e l'onestà intellettuale di ciascun
individuo. Se è vero che la rivista accoglie e fa conoscere molti scrittori romantici, è altrettanto vero che essa non mira a realizzare una propaganda del Romanticismo. La Revue des Deux Mondes si limita a giudicare le opere che vengono prodotte e vuole essere indipendente da qualsiasi tipo di influenza: il talento è tutto ciò che è richiesto a chi scrive. Il rifiuto delle austere regole classiche non prevede la costruzione di un nuovo dogma in grado di tiranneggiare l'estro artistico. Non servono manifesti e non è necessario l'avvenimento di una moderna arte poetica che sostituisca quella di Boileau. Per arricchire il patrimonio della letteratura francese è sufficiente la manifestazione dell'abilità creativa di un artista. Ogni valutazione, tecnica o ideale, deve dunque essere effettuata su un'opera perché si fonda soltanto sull'atto creativo. Non deve essere condizionata da alcun pregiudizio. Il rapporto che i redattori della rivista instaurano con il Romanticismo è singolare, in quanto essi si definiscono romantici soltanto in parte. La Revue des
Deux Mondes sviluppa il gusto per il viaggio e rivolge un'attenzione particolare al passato. Essa non
sembra però accettare l'essenza profonda della filosofia romantica poiché è spesso critica verso certi suoi elementi caratteristici: l'espressione della sensibilità individuale, l'esaltazione dell'immaginazione, il culto della forma, il fascino del mostruoso, l'aspirazione mistica, l'umanitarismo. La rivista non ha simpatie per l'eccesso, per l'esuberanza e per la frenesia. Essa pretende di vedere nei testi romantici alcuni tratti che appartengono in verità ad una estetica più vicina al Classicismo: la misura, il verosimile, il vero, l'elevazione morale, la delicatezza, lo stile puro e ordinato. Perciò, come afferma Nelly Furman, il Romanticismo ricercato dalla rivista è un pensiero a sfondo classico:
En proclamant la liberté de l'art, le romantisme permettait aussi tous les excès. La mission de la Revue fut donc de tempérer, de discipliner les débordements de la sensibilité et les abus du talent; de remédier, dans une atmosphère d'autocritique, à la décadence du romantisme; de maintenir ce principe de la mesure, cette maîtrise du talent et cette élégance de l'expression qui, depuis le XVIIe siècle, sont souvent considérés les vertus traditionnelles du génie
français.335
La Revue des Deux Mondes vuole moderare il Romanticismo. Per raggiungere tale obiettivo non teme di valutare severamente il percorso letterario dei massimi esponenti della filosofia romantica. Non mancano gli esempi a questo proposito. La penna di Gustave Planche punge tanto la prosa di
334 Revue des Deux Mondes, vol. IV, dicembre 1831, p. 514.
Hugo e Balzac quanto il teatro di Dumas e Mérimée. Bug Jargal e Han d'Islande possono essere considerate soltanto delle “ ingénieuses débauches”336; Le dernier jour d' un condamné è un'opera
potente per la sua psicologia poetica, ma “ne doit pas être envisagé comme un récit”337. Notre-Dame
de Paris non può essere interessante perché non è una vera ricostruzione della realtà sociale e
politica del Quattrocento. È una creazione vuota, connotata dall'assenza di una verità psicologica. È un mondo che si è originato nella mente dell'autore e che non fa comprendere il ruolo dell'essere umano: “ce n'est pas le monde de l'histoire, c'est une création éclose dans votre cerveau, que votre parole a douée de vie, à qui vous avez donné le droit de cité littéraire”338. I Cent contes drôlatiques
sono osceni e oltraggiano la virtù perché attribuiscono a molte prostitute il ruolo di eroina. La profonda volgarità e la dubbia moralità non sono gli unici difetti di questi racconti. Essi mancano di uno dei concetti più importanti contenuti in un'opera d'arte, ovvero la corrispondenza con la realtà: “les contes de M. de Balzac ne sont pas beaux parce qu'ils ne sont pas vrais. Ce qu'il raconte, il ne l'a jamais vu, ni senti”339. I Nouveaux contes philosophiques sono il frutto di un instancabile
scrittore che “s'obstine dans ses défauts avec une si féconde persévérance, que nous renonçons presque à l'en réprimander”340. Henri III, Antony, Térésa e Charles VII mostrano un'evidente
trascuratezza di stile, dovuta a una scarsa e superficiale riflessione sul lavoro di scrittura. In questi drammi sono assenti le scene complete: “la plupart des situations sont plutôt indiquées que développées”341; “tout se prépare et rien ne s'achève”342. Negli Espagnols en Danemark, in Inès
Mendo e nel Théâtre de Clara Gazul è messo in scena l'essenziale. Il drammaturgo non cerca di
rappresentare né le sfumature né l'evoluzione delle passioni: “Quand à force d'épier en lui-même, ou hors de lui, le trait caractéristique et inévitable de la peur, de l'enthousiasme, de la sympathie, de la tendresse, il a réussi à le surprendre, il s'en contente et s'arrête”343. Gustave Planche riflette anche
sullo stato della poesia romantica. Secondo le sue concezioni è arrivato il momento che il poeta rinunci ai culti dell'io e della forma per dare sfogo ad un'ispirazione che non dimentichi i valori della comunità umana. Il futuro della poesia può appartenere al lirismo sociale:
La poésie lyrique a maintenant épuisé l'étude et l'analyse de la vie individuelle; elle a envisagé sous toutes ses faces le moi humain. Il me semble qu'elle a aujourd'hui une autre destinée à remplir. Sans vouloir, comme les disciples de
336 Revue des Deux Mondes, vol. I, febbraio 1833, p. 377. 337Ibidem.
338Ibidem, vol. I, marzo 1834, p. 531. 339Ibidem, vol. VI, aprile 1832, p. 254. 340 Ibidem, vol. VIII, dicembre 1832, p. 608. 341Ibidem, vol. V, febbraio 1832, p. 518. 342Ibidem.
quelques philosophies ébauchées, lui assigner un rôle direct dans le renouvellement social qui se prépare, je crois qu'elle doit se mêler plus activement qu'elle ne l'a fait jusqu'ici à la lutte des intérêts positifs et des passions publiques.344
Ciò però non significa che il poeta deve essere un oratore o un filosofo. Se infatti ricoprisse tali funzioni, il poeta perderebbe la sua autenticità e non saprebbe più riconoscere il suo vero ruolo. Per Planche il culto dell'io non può più raccogliere un grande favore nella società del momento. Il racconto delle sofferenze interiori e delle speranze, il disprezzo verso i piaceri volgari, il desiderio della solitudine e del silenzio, l'idea dell'interiorità come un rifugio inviolabile, la contemplazione a distanza della folla favoriscono di certo la produzione di un testo bello e grandioso. Tuttavia la solitudine non è propria della natura umana e l'eccessiva contemplazione di se stessi danneggia il pensiero. Il poeta non deve quindi vivere ritirato dalla società: egli deve abitare il mondo e rinnovarsi con esso. Alle considerazioni di Planche si aggiungono quelle di Sainte-Beuve, il quale presta attenzione alla letteratura romantica fin dai primi anni della sua collaborazione con la Revue
des Deux Mondes. Sainte-Beuve vuole analizzare il movimento romantico e vedere quali sono stati
le sue influenze e i suoi limiti nel corso degli anni:
On m'a demandé quelquefois si ce qu'on appelait romantisme en 1828, avait finalement triomphé, ou si, la tempête de juillet survenant, il n'y avait eu de victoire littéraire pour personne? Voici comment on peut se figurer l'événement selon moi. (…) (Le) navire Argo qui portait les poètes, (…) tout divin qu'il semblait être, il ne tint pas, mais l'équipage fut sauvé.345
Secondo Sainte-Beuve il Romanticismo deve essere considerato come un trionfo, perché ha messo in mostra il talento di tante giovani promettenti personalità e ha dato una scossa alla cultura francese. È evidente che la letteratura romantica ha saputo cogliere ed esprimere perfettamente lo spirito dell'individuo del XIX secolo. Tuttavia occorre parlare di una vittoria parziale, che non si è manifestata in tutti gli ambiti. Ad esempio il successo del lirismo drammatico ha interrotto l'evoluzione del lirismo intimo ed elegiaco. Planche e Sainte-Beuve concordano dunque sul fatto che tutti i generi letterari del momento devono rinnovare le proprie fonti di ispirazione. Essi consigliano di unire al culto della forma l'interesse per il reale e di sostituire il culto dell'io con l'attenzione per l'uomo e la vita. Tutti hanno infatti bisogno di un'arte che superi l'individualismo romantico. Perfino la critica letteraria ne trarrebbe un enorme vantaggio, dato che potrebbe
344Ibidem, vol. I, marzo 1834, p. 535. 345Ibidem, vol. III, agosto 1833, p. 243.
finalmente occuparsi di una “littérature réelle et particulière”346. L'individualismo romantico ha da
sempre reso difficile il compito del critico letterario:
Les poésies, les romans sont arrivés à un tel degré d'individualité, comme on dit, à un tel déshabillé de soi-même et des autres; le style, à force d'être tout l'homme, est tellement devenu non plus l'âme, mais le tempérament même, qu'il est à peu près impossible de faire de la critique vive et vraie sans faire une opération inévitablement personnelle, sans faire presque de la physiologie à nu sur l'auteur ou parfois de la chirurgie secrète.347
Le amare constatazioni sullo stato della critica letteraria attuale portano Sainte-Beuve a pronunciare dure parole nei confronti di alcuni letterati romantici. Egli analizza il rapporto che Hugo e Lamartine hanno stabilito con la critica e, in occasione di un suo studio sui Recueillements
poétiques, afferma:
On avait déjà remarqué qu'un autre grand poète (Victor Hugo) l'enfermait, la pauvre critique, dans un cercle étroit, inflexible, et la sommait d'y demeurer ou d'y venir, avec menace autrement de la rejeter. M. de Lamartine, par un procédé tout inverse, à force de lui donner raison d'avance et de lui faire beau jeu, lui ôte également toute prise et l'annulle. L'autre l'écrasait; lui, il se dérobe: cela ne saurait se passer ainsi.348
Sainte-Beuve vuole studiare a fondo questo problema e non si ferma all'analisi dei fenomeni più evidenti. A suo avviso la critica letteraria rischia di perdere la sua credibilità non solo a causa di uno spropositato culto dell'io. Un grande pericolo deriva anche dall'evoluzione del mercato editoriale e dall'industrializzazione della stampa: due aspetti del mondo moderno che commercializzano la letteratura e che, di conseguenza, tendono ad indebolire la funzione del critico. Non si può più sapere con esattezza se il parere espresso da un critico è indipendente o condizionato dalle esigenze di mercato. Una buona parte della stampa sta infatti diventando “un ensemble d'abus et un organisation purement mercantile qui fomente la plaie littéraire”349. Nel suo articolo De la
littérature industrielle Sainte-Beuve spiega che questo pericolo è rimasto nascosto agli occhi di
molti fino allo scoppio della Rivoluzione di Luglio:
346Ibidem, vol. VIII, novembre 1836, p. 271. 347Ibidem, vol. XVI, novembre 1838, p. 365. 348Ibidem, vol. XVIII, aprile 1839, p. 75. 349Ibidem, vol. XIX, settembre 1839, p. 681.
Sous la restauration on écrivait sans doute beaucoup et de toute manière. A côté de quelques vrais monumens, on produisait une foule d’ouvrages plus ou moins secondaires, surtout politiques, historiques. L’imagination n’était guère encore en éveil que chez les talens d’élite. A cette quantité d’autres écrits de circonstance et de combat, une idée morale, une apparence de patriotisme, un drapeau donnait une sorte de noblesse et recouvrait aux yeux du public, aux yeux des auteurs et compilateurs eux-mêmes, le mobile plus secret. Depuis la restauration et au moment où elle a croulé, ces idées morales et politiques se sont, chez la plupart, subitement abattues; le drapeau a cessé de flotter sur toute une cargaison d’ouvrages qu’il honorait et dont il couvrait, comme on dit, la marchandise. La grande masse de la littérature, tout ce fonds libre et flottant qu’on désigne un peu vaguement sous ce nom, n’a plus senti au dedans et n’a plus accusé au dehors que les mobiles réels, à savoir une émulation effrénée des amours-propres, et un besoin pressant de vivre: la littérature industrielle s’est de plus en plus démasquée.350
Non è facile riconoscere la letteratura industriale poiché la sua apparenza è spesso ingannevole. Questo tipo di letteratura nasce dai caratteri effervescenti e ambiziosi che osano mescolare i tratti più nobili della civiltà con gli istinti più sfrenati della natura umana. La letteratura industriale è perciò priva di “toute morale harmonie”351; è il prodotto di circostanze materiali che non lasciano
spazio ad alcuna idea morale. Lo splendore della letteratura commerciale è solo superficiale: la mediocrità è la sua vera essenza. Sainte-Beuve lancia un monito: per evitare un declino generale delle arti la critica deve reagire con prontezza. Essa non può attardarsi né alla comprensione né all'interpretazione di questa trasformazione socio-culturale. È necessario che i critici svolgano due nuovi compiti: individuare e incoraggiare i veri talenti; smascherare e ostacolare l'industrializzazione delle lettere. La critica non può nemmeno contare sull'aiuto della politica. La Rivoluzione di Luglio ha disperso i talenti più promettenti e ha impedito al Romanticismo di raggiungere compiutezza e maturità. Il regno di Louis Philippe sta deludendo le aspettative di molti intellettuali perché favorisce ciò che più minaccia il mondo delle arti: le speculazioni, l'affarismo, un gusto cattivo ed eccentrico. La critica deve avere fiducia solo in se stessa. Per Sainte-Beuve la cooperazione tra più critici sarebbe dunque il solo modo efficace di combattere il potere del mercantilismo letterario:
Il faut tôt ou tard, bon gré mal gré, y consentir: la critique hérite finalement en
350Ibidem, p. 676. 351Ibidem, p. 681.
nous de nos autres qualités plus superbes ou plus naïves, de nos erreurs, de nos succès caressés, de nos échecs mieux compris. Tout y pousse et contribue à la hâter de nos jours. L'instituer largement et avec ensemble en littérature, l'appuyer à des exemples historiques positifs qui la fassent vivre et la fertilisent, la mêler, sans dogmatisme, à une morale saine, immédiate, décente, ce serait, dans ce débordement trop général d'impureté et d'improbité, rendre un service public et, j'ose dire, social.352
Sainte-Beuve spera nella formazione di un gruppo di letterati che sappia rendere la Revue des Deux
Mondes lo strumento per combattere la “stérile abondance”353 della letteratura industriale. La rivista
deve diventare il simbolo di una critica capace di giudicare “de plus près et avec plus de rigueur”354,
poiché la situazione letteraria del momento ha bisogno “de refaire ce qui a vieilli, de reprendre ce qui a changé, de montrer décidement la grimace et la ride là où l'on n'aurait voulu voir que le sourire”355. Sainte-Beuve continua infatti a credere che una critica forte e organizzata possa
rivitalizzare il Romanticismo e arginare lo sgretolamento delle arti. Egli cerca di mostrarsi ottimista nei confronti del futuro della letteratura. Riponendo tutte le speranze nel ruolo del critico, Sainte- Beuve tenta di allontanare il prospetto della decadenza artistica e letteraria francese. In precedenza Sainte-Beuve aveva infatti previsto la fine della letteratura romantica. Il Romanticismo aveva già prodotto i suoi frutti migliori:
Deux signes sont à relever, qui montrent en général qu'une école est à bout, ou du moins qu'elle n'a plus à gagner et que ce n'est plus qu'une suite: 1. quand les