Le analisi, gli studi, i dibattiti relativi alla tradizione classica, spesso aspri, faziosi e non sempre obiettivi, hanno comunque portato allo sviluppo di un nuovo spirito critico nei confronti della letteratura della seconda metà del XVII secolo. La rapida successione di eventi drammatici e cruciali ha reso l'uomo più consapevole della nozione di storia e del suo profondo significato. La generazione della prima metà dell'Ottocento non è più capace di vedere il Classicismo come un'epoca letteraria di eterno splendore e di immutabile gloria. Il secolo di Louis XIV non viene più letto come una fase temporale remota e cristallizzata; i valori della tradizione non sono più riconosciuti validi per l'uomo di tutti i tempi. L'uomo dell'Ottocento sente la necessità di instaurare un dialogo con la tradizione, al fine di riconsiderare il passato. Questo bisogno si farà sentire ancor più forte a seguito della diffusione della nuova estetica romantica. Sono tanti gli interrogativi ai quali deve rispondere la generazione degli intellettuali del XIX secolo. Ad esempio, è difficile stabilire una definizione precisa di classico. L'idea che un classico sia un testo contemporaneo e universale è inevitabilmente discutibile. Dopo aver preso coscienza della storia, si dubita che un testo classico del XVII secolo possa essere compreso con i sentimenti del XIX secolo. Come mutano la mentalità e lo spirito dell'uomo nel corso del tempo, anche il linguaggio si modifica. Così è evidente che la lingua del XIX secolo è differente rispetto a quella dei testi del XVII secolo63.
L'obiettivo dei nuovi intellettuali è quello di far sopravvivere il classico alla successione delle epoche storiche, affinché esso continui ad essere letto e apprezzato dal pubblico. Per mettere in pratica tale proposito, occorre rinnovare il canone letterario perché la storia ha cambiato gli schemi mentali dell'uomo. La lettura di un classico prevede la consapevolezza della dimensione storica ed è naturale il fatto che il pubblico percepisca una certa distanza da essa. Chi auspica un rinnovamento del canone letterario vede la vecchia tradizione classica troppo limitata dalle sue stesse regole. Le riflessioni degli intellettuali del XIX secolo vertono tutte su come ci si debba comportare di fronte ad un testo classico e di fronte ad autori importanti che sono entrati ormai a far parte di un canone. Si dibatte soprattutto se sia giusto modificare e riscrivere un'opera classica in nome del rinnovamento. D'altronde l'attività di riscrittura di un testo vanta nel panorama letterario europeo degli esempi illustri. È possibile ricordare il caso di Dryden che ha apportato delle modifiche al
63 La questione della lingua torna in primo piano. Ci si domanda se la lingua classica sia invecchiata e se essa abbia bisogno di un rinnovamento. Alcuni si chiedono perfino se sia stato davvero il regno di Louis XIV a fissare il canone della lingua nazionale. Si continua a riconoscere in Pascal un eccellente modello linguistico, in quanto le sue opere condensano tutte le bellezze della lingua francese. La nuova generazione di intellettuali apprezza Pascal soprattutto per il fatto che la sua lingua sa andare oltre i limiti del suo tempo e del suo luogo. Si riscoprono però anche le innovazioni che hanno portato alla lingua francese le opere di Guez de Balzac.
testo Troïlus et Cressida di Shakespeare. Agli inizi del XIX secolo è proprio la riscrittura ad assumere un valore significativo, in quanto tale attività permette di rendere un classico più vicino e accessibile ai lettori dell'epoca moderna. Le correzioni, le modifiche, le sottrazioni e gli abbellimenti sono adatti a far progredire il testo classico nel corso del tempo. Questo tipo di approccio cambia inevitabilmente i rapporti tra autore, testo e pubblico. Come osserva Stéphane Zékian, l'opera classica diventa a tutti gli effetti “ l'entretien d'une proprieté publique ”64, poiché è
coinvolto l'interesse generale di ciascuno. I processi di adattamento e di aggiornamento di un classico sono utili sia per l'autore originario, sia per il corpo del testo, sia per il lettore. Si attua così “ une expérience collective du classique ”65. La valorizzazione della tradizione come un patrimonio
culturale nazionale da rispettare e l'affermazione di un giudizio obiettivo e consapevole sono le tendenze che prevalgono nella critica letteraria dei primi anni dell'Ottocento. Inoltre cominciano ad influenzare il dibattito sulla tradizione nuove filosofie, che danno fiducia al ruolo dell'uomo nel mondo e che vedono nelle azioni degli individui la realizzazione di un successo progressivo66.
Secondo questa prospettiva, la tradizione è sempre meno pensata come un'entità fredda e immutabile: essa deve calarsi nella storia presente al fine di contribuire anche all'utilità sociale. Non tutti gli intellettuali però abbracciano subito questo spirito, dato che rimangono ancorati alle vecchie posizioni. Possiamo citare il caso di Louis de Bonald, il cui approccio alla tradizione classica è simile a quello di tanti altri letterati contro-rivoluzionari. Il suo metodo interpretativo si fonda principalmente sull'idea che ogni letteratura sia la conseguente espressione di una società. Perciò la letteratura della seconda metà del XVII secolo era il simbolo di eccellenza e di perfezione perché essa era il prodotto di un'epoca storica ordinata ed equilibrata. Invece la società che si è formata dopo gli stravolgimenti rivoluzionari è disordinata, confusa e corrotta. Il tempo presente è considerato come un'epoca decadente e, inevitabilmente, la sua letteratura non è all'altezza di quella passata. Per Bonald l'uomo fa esperienza di un sentimento di lutto poiché, davanti alla modernità, i valori del classico sono andati perduti per sempre. L'individuo idealizza il Classicismo attribuendogli i caratteri di purezza, fissità e staticità. Dice Stéphane Zékian:
Sa privatisation du “siècle de Louis XIV” trahit la volonté farouche de ménager, en pleine tempête historique, des îlots d'intemporalité où rayonneraient, édifiantes et réservées, les beautés de la littérature classique. Elle fait de la tradition littéraire nationale un dépôt sacré qu'il importe de préserver, non seulement de l'oubli, mais des médiations qui en assurent à chaque génération la
64 Stéphane Zékian, L'invention des classiques: le siècle de Louis XIV existe-t-il?,Paris, CNRS Éditions, 2012, p. 171. 65 Ibidem.
66 Ci si riferisce soprattutto alle filosofie della perfettibilità e del progresso, nate già dal pensiero illuminista nel XVIII secolo.
vitalité historique. Dans ces conditions, l'idéalisation du “siècle de Louis XIV” alimente le culte d'une pureté classique maintenue sous cloche pour conserver son odeur de sainteté.67
Bonald sostiene che le attività di riscrittura, di modifica e di attualizzazione sono sconvenienti e devono essere disprezzate perché sono l'espressione di un gusto corrotto e condizionato. Un testo classico attualizzato non può raggiungere la qualità dei grandi modelli. Soltanto i classici autentici contengono i veri valori. È evidente come i giudizi di Bonald vogliano negare il nuovo rapporto che si è già instaurato tra autore, corpo del testo e pubblico ed è chiara la sua critica verso il sistema di produzione e di fruizione pubblica68. Presentano invece un carattere originale e nuovo le analisi di
Madame de Staël. Questa intellettuale dice di non voler destinare la maggior parte delle sue riflessioni allo studio del Classicismo, poiché la critica precedente ha già elaborato un numero più che sufficiente di interpretazioni. Tuttavia, il nuovo spirito culturale richiede un metodo di indagine pragmatico, che sappia riflettere su tutti gli usi potenziali di un testo classico. Occorre sottoporre sempre la tradizione ad un giudizio critico, perché lo scopo dell'indagine non è più quello di codificare il valore delle opere classiche. La memoria della perfezione passata non deve inibire il pensiero, ma deve essere una fonte di ispirazione e favorire la formazione di nuovi progetti per il futuro. I classici rimangono pur sempre un modello per lo stile linguistico. Madame de Staël afferma che ogni buon letterato è tale soltanto se ha studiato le opere e gli autori classici della seconda metà del XVII secolo. Dunque occorre imitare e coltivare il ricordo dei testi classici, affinché la letteratura francese possa progredire. Anche gli autori delle opere classiche hanno utilizzato questo stesso tipo di approccio, prendendo esempio dalla letteratura dei secoli precedenti per sviluppare un nuovo canone. Non bisogna né cancellare completamente il passato né sovvertire il modello della tradizione classica. Non è necessaria una rivoluzione estetica radicale: solo dei cambiamenti graduali possono contribuire a perfezionare la letteratura nazionale69. Le teorie di
Madame de Staël sul Classicismo seguono però orientamenti diversi nel corso del tempo. Nel suo romanzo Corinne, essa riprende in esame l'idea che il Classicismo sia un modello universale e afferma che il metro di giudizio di un'opera d'arte non può essere sempre quello dell'epoca di Louis XIV. Proprio riguardo al Grand Siècle Madame de Staël elabora importanti considerazioni di
67 Stéphane Zékian, L'invention des classiques: le siècle de Louis XIV existe-t-il?,Paris, CNRS Éditions, 2012, p. 249. 68 Louis de Bonald, Mélanges littéraires, politiques et philosophiques, Paris, Le Clère, 1852, pp. 1-529.
69 Per uno studio più approfondito di queste argomentazioni si può consultare l'opera di Madame de Sta ël De la
littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales. Ci si limita ad aggiungere brevemente che in
questo testo Madame de Staël applica alle arti il concetto di relatività delle istituzioni ideato da Montesquieu. Viene fatta così una distinzione tra letterature del Nord e letterature del sud in base al rapporto tra clima, società, espressione letteraria ed artistica. L'analisi si oppone all'idea di bellezza classica intesa come valore immutabile e universale.
carattere filosofico e politico, ritenendo che gli anni del Re Sole sono stati carenti di filosofia. Ciò spiegherebbe la difficoltà che molti autori classici hanno mostrato nel rappresentare la loro conoscenza dell'interiorità dell'uomo. Il Seicento è stato d'altronde un secolo che ha sviluppato principalmente l'immaginazione. Con l'avvento del Settecento l'influenza della filosofia dei Lumi nell'ambito della letteratura ha permesso agli scrittori di perfezionarsi. Madame de Staël rivaluta il XVIII secolo poiché la filosofia non esclude la capacità immaginativa. L'autrice critica il potere assolutistico del Re Sole in quanto ha limitato fortemente la produzione culturale dell'epoca. La monarchia assolutista ha obbligato gli scrittori a ridurre i loro interessi e, di conseguenza, ha prodotto una scissione tra letteratura e politica. Quindi l'assenza della libertà politica ha indebolito la letteratura e ha ridotto le possibilità di azione degli scrittori. Naturalmente il pensiero di Madame de Staël è influenzato da una simpatia per le teorie repubblicane. Non tutti gli intellettuali condividono però la congiunzione tra fioritura della letteratura e libertà politica. Per alcuni i classici hanno raggiunto la perfezione proprio perché non si sono mai avvicinati troppo agli affari della vita pubblica. Per altri, l'assenza di una forma di libertà politica non ha impedito alle opere classiche di sviluppare di nascosto un atteggiamento un po' destabilizzatore. Queste considerazioni vengono comunque modificate nell'opera De l'Allemagne, dove Madame de Staël ritratta le sue critiche verso l'assolutismo di Louis XIV e il suo giudizio positivo sul XVIII secolo. Secondo la sua nuova prospettiva, il potere assoluto di Louis XIV ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del pensiero metafisico. Non potendosi occupare della vita politica, gli scrittori del Seicento hanno imparato a riflettere sulla interiorità e sull'anima degli individui. È chiaro che Madame de Staël apprezza il pensiero metafisico del Seicento perché esso le ricorda quello tedesco. A seguito della sua ammirazione per la cultura e per la letteratura tedesche, l'autrice rimprovera i letterati francesi per non aver continuato a sviluppare la linea della metafisica seicentesca. Di certo, le ultime constatazioni di Madame de Staël sono molto vicine allo spirito del Romanticismo diffuso in Europa al momento. La sua insofferenza verso le costrizioni del canone classico, il suo interesse per le filosofie tedesche e la sua difesa per la libertà del genio artistico sono una chiara testimonianza di quanto cominci ad essere difficile l'ipotesi di un completo recupero della tradizione classica70.
L'analisi di Madame de Staël viene ripresa e ampliata dallo storico della letteratura francese François Guizot, il quale condivide la filosofia della perfettibilità ed è influenzato dalla nascente estetica romantica. Nella sua opera Vies des poètes français du siècle de Louis XIV egli cerca di studiare il Classicismo con un approccio metodologico volto a ricostruire le tappe della civilizzazione in Francia. L'obiettivo dell'opera mostra ancora una volta un forte legame tra la
70 Madame de Staël, Corinne ou l'Italie, Paris, Garniers frères, 1917, pp. 20-189; Madame de Staël, De la littérature
considérée dans ses rapports avec les institutions sociales, Paris, Maradan, 1800, vol. II, pp. 1-58, 79-160; Madame
letteratura e il concetto di utilità sociale. Perciò la tradizione viene interpretata tenendo conto della credenza del divenire storico della società francese. Secondo questo punto di vista, la grande letteratura classica deve essere ammirata proprio perché essa contiene in sé un profondo spirito di civilizzazione. Tutti i principii della dottrina classica hanno esercitato un'influenza morale nella società: l'esaltazione della ragione, le regole da rispettare, le critiche rivolte al cattivo gusto hanno rappresentato una lotta simbolica contro i vizi. Dunque, la letteratura classica non è stata soltanto una fonte di svago e di piacere. Essa ha svolto soprattutto il ruolo di ordinatrice della vita pubblica, poiché ha donato ai cittadini francesi esempi di armonia, di equilibrio e di pace. La letteratura ha contribuito all'utilità sociale perché ha favorito l'elevazione morale e spirituale di ciascun individuo. Tuttavia, ammirare i testi classici non significa rifugiarsi e cristallizzarsi in un'epoca del passato. Il Seicento non è un oggetto di culto, ma è un secolo ricco di stimoli e pieno di sfaccettature che deve essere analizzato dall'occhio vigile dello storico. Bisogna essere consapevoli della distanza temporale che intercorre tra i secoli XVII e XIX. La tradizione classica è certamente un patrimonio, ma essa rappresenta un'alterità. Il letterato che vuole avvicinarsi alla tradizione deve adottare una prospettiva storica che lo renda capace di sviluppare uno spirito critico: sollevare dubbi; rimettere in discussione le certezze acquisite; riconoscere le varie potenzialità di un testo. Occorre mettere in risalto la distanza storica e suscitare curiosità nei lettori: lo scorrere inesorabile del tempo si carica di significati positivi e allontana il senso di perdita e di svalutazione. La tradizione deve essere vista come una fase dell'evoluzione dell'uomo. Solo così si può capire che l'evoluzione letteraria di ogni paese è parallela ad altri processi importanti: la formazione della civilizzazione, l'affermazione di una coscienza pubblica e la maturazione dell'intelletto. Le opere classiche devono costituire un canone dinamico che non possa mai essere racchiuso in un paradigma sterile. Se lo scopo è quello di preparare l'uomo ad intraprendere il cammino del divenire storico, la storia letteraria deve essere fluida e continua. È necessario che la tradizione mantenga sempre aperto il dialogo con la posterità. Lo studio del passato letterario è utile per comprendere meglio il presente, per arricchire il sapere e per rafforzare l'iniziativa personale. Ecco perché l'esame della tradizione non può interessare soltanto il letterato: è un'attività fondamentale anche per i giovani, per i cittadini e per gli uomini politici. Guizot auspica che la letteratura possa continuare ad affiancare il processo della civilizzazione, ma affinché ciò si realizzi è opportuno che la Francia sostenga e promuova un rinnovamento culturale. Guizot mette a confronto l'epoca di Louis XIV con gli anni dell'età napoleonica. La politica di Louis XIV è stata accentratrice ma ha riconosciuto l'importanza del ruolo delle accademie letterarie. Ciò ha contribuito alla fioritura della cultura in generale e al progresso della letteratura. Tali caratteristiche invece sono assenti durante il periodo dell'Impero napoleonico. Guizot non critica apertamente Napoleone, ma vuole soltanto esporre tale situazione
come monito, in nome della sua fiducia nel divenire storico71.