La Décade philosophique, littéraire et politique127 è profondamente legata alla tradizione classica e
allo spirito filosofico del Settecento. Come tutti i giornali nati in pieno clima rivoluzionario, questo periodico è intriso di cultura classica. Esso ammira le opere che rimandano al mondo dell'antica Grecia: la letteratura dell'antichità è infatti considerata la perfetta espressione della libertà politica. È ciò che emerge da alcune riflessioni del giornale a proposito delle belle arti:
La liberté politique, qui est le chef-d'oeuvre de la civilisation, et les beaux-arts, qui sont la plus noble création du génie, naquirent sous le même ciel, et
127La Décade philosophique, littéraire et politique è un giornale politico e letterario, fondato nel 1794 da Amaury Duval. Durante la Rivoluzione, il giornale riportava le sedute della Convention Nationale. Fu il riferimento degli Ideologi e dell'opposizione repubblicana. Veniva pubblicato ogni dieci giorni. Le edizioni potevano contenere sezioni dedicate agli argomenti più vari: scienza, chimica, astronomia, geografia, agricoltura, botanica, economia domestica, economia politica, amministrazione, finanze, matematica, architettura, medicina, arte veterinaria, arte militare, filosofia, letteratura, storia, politica, istruzione pubblica, morale. Per quanto riguarda l' ambito letterario, il giornale presentava al pubblico articoli di critica, recensioni di spettacoli, annunci di libri nuovi, composizioni poetiche. Non mancavano pagine destinate ai viaggi, agli aneddoti, alla musica e alle belle arti. La sua pubblicazione si interruppe nel 1807, quando il giornale si fuse con Le Mercure de France.
répandirent à la fois leurs influences sur le même peuple. Les Athéniens furent ce peuple ingénieux qui vit éclore et les lois de Solon, et les tableaux Polygnote, et les statues de Phidias: la législation et les arts d'Athènes, conquirent les Romains, leurs conquérans. Longtemps effacés par les invasions de la Barbarie septentrionale, c'est encore du sein de la Grèce qu'ils s'élancèrent de nouveau vers l'Italie, et qu'ils y vinrent fonder un empire dont toute l'Europe fut tributaire.128
L'arte è figlia della libertà; la letteratura fiorisce quando è libera da ogni giogo. Naturalmente la costrizione di cui si parla non si riferisce alle regole poetiche: i critici rivoluzionari giudicano le opere artistiche secondo i precetti di Boileau. Alcuni credono perfino che l'Art Poétique non è abbastanza classica, poiché necessita di più regole. Il giogo ha carattere politico: l'arte perde la sua nobiltà e la sua dignità originarie se essa si fa schiava del dispotismo e dell'adulazione. Tutte le arti sottomesse diventano corrotte perché non mirano più al raggiungimento della perfezione ideale, ma soltanto all'approvazione del despota. La letteratura rivoluzionaria deve celebrare i valori della Repubblica, ma non può assolutamente fare a meno del canone classico. Questo imperativo è evidente in molte recensioni che il giornale dedica alle rappresentazioni teatrali del tempo. Ad esempio La Décade philosophique del primo ottobre 1974 elogia il Timoléon di Chénier soltanto perché è un soggetto che esalta lo spirito repubblicano. La struttura di tale opera presenta però numerosi difetti, in quanto essa non rispetta i precetti della dottrina classica. L'unità aristotelica di azione è violata; i personaggi non sono verosimili e hanno sconvolto le attese del pubblico; il coro non riesce a dare l'idea della musica degli antichi. Il teatro non è comunque la sola forma artistica che si sta allontanando dal gusto classico. Gli articoli del giornale riconoscono come tutta la produzione artistica si stia lentamente distaccando dalla tradizione e deplorano il fatto che l'arte di un tempo non esista più. Tuttavia, almeno inizialmente, i giornalisti della Décade non sembrano prendersela troppo per questa deriva. Ecco cosa affermano al riguardo:
Nous ne répéterons pas ces plaintes ordinaires et faciles, que l'almanach des Muses n'est plus ce qu'il était, au temps où les Voltaire, les Piron, les Collé, le trop spirituel Dorat, etc..., l'embellissaient de leurs productions légères, brillantes, originales. Ils ne sont plus: qu'y faire? Relire leurs ouvrages, s'y plaire, et ne pas trop dédaigner leurs successeurs. (…) Au lieu d'éplucher les fautes qui peuvent se trouver dans les pièces dont l'almanach des Muses est composé, nous avons pris le parti d'en rechercher les beautés.129
128La Décade philosophique, littéraire et politique, n° 15, 29 aprile 1794, p. 7. 129Ibidem, n° 25, 30 dicembre 1794, pp. 31-32.
Le riflessioni critiche dettate dall'utilità e dal buon gusto non devono mai mancare ma, per amore dell'arte e per rispetto dei lettori, il giornale si impegna ad assumere un atteggiamento aperto nei confronti del cambiamento. Il tono entusiastico verso i tentativi di rinnovamento letterario è però smorzato dalle edizioni successive del giornale, pubblicate nei primi anni dell'Ottocento. La critica continua infatti a prediligere le opere che si mostrano vicine alla tradizione. Vengono ristampati alcuni famosi passi dell'Eneide; si giudicano positivamente le compagnie teatrali che scelgono di portare in scena i soggetti classici; si pubblicizza la traduzione francese di opere greche poco conosciute; si definiscono maliziosi tutti gli intellettuali che predicano il pensiero di Locke e che espongono al ridicolo la filosofia di Pascal. È vero che il giornale dedica un'ampia sezione alla letteratura straniera, ma le riflessioni che occupano questa parte tradiscono sempre una nota di sfiducia. Ad esempio la critica che si occupa di recensire le opere inglesi pubblicizzate dalla
Monthly Review130 non fatica a nascondere un comportamento un po' snobistico. Si dice di
riconoscere il valore della letteratura d'oltremanica ma, allo stesso tempo, si ipotizza che essa sia di poca utilità e di scarso interesse per i lettori francesi. In generale ciò che suscita la curiosità del pubblico inglese, si rivela mortalmente noioso e a volte perfino inintelligibile per quello francese. L'attaccamento della Décade philosophique alla tradizione classica traspare anche dalle considerazioni che alcuni giornalisti realizzano sull'attività letteraria di Madame de Staël. L'uscita del testo De la littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales è accolto da una valutazione ambigua. L'opera di Madame de Staël è caratterizzata da forza, originalità, grazia e finezza. Essa è certamente il prodotto di una sensibilità profonda e delicata, che cerca costantemente di vedere negli elementi l'elevazione dell'animo umano e la nobiltà delle idee. Tuttavia la mano di Madame de Staël si lascia prendere dall'immaginazione e si abbandona alla facilità del suo talento letterario. Le espressioni ardite distolgono l'attenzione del lettore; i tanti dettagli non favoriscono la riflessione. Certe osservazioni sono mosse dall'ideale. Inoltre, l'autrice ricerca delle spiegazioni troppo ingegnose per fare luce su fenomeni ormai ben noti. Di conseguenza il suo parere si discosta dalle verità consolidate di molti storici e filosofi del tempo. Mentre la maggior parte dei teorici giudica le invasioni barbariche dell'Impero Romano come un avvenimento funesto per il processo della civilizzazione, Madame de Staël riabilita questo episodio storico e lo considera favorevole allo sviluppo della perfettibilità morale ed intellettuale dell'uomo. È chiaro che l'orientamento filosofico di stampo illuminista del giornale non può accettare del tutto questa posizione. In modo particolare, la Décade philosophique rimprovera all'autrice di aver interpretato la letteratura greca con troppa
130The Monthly Review è un periodico inglese fondato nel 1749 da Ralph Griffiths. Fu il primo giornale inglese ad offrire al pubblico recensioni di opere letterarie. Tra i suoi primi collaboratori, si ricorda il romanziere e poeta Oliver Goldsmith. Fu pubblicato fino al 1845.
leggerezza. Ecco le parole che vengono adoperate in merito a tale questione:
Les observations de Madame de Staël, sur les tragédies grecques, sont toujours fines, et souvent justes. Ce qu'on peut leur reprocher c'est d'être incomplètes, c'est de rendre plus difficiles à concevoir l'enthousiasme prodigieux des Grecs pour ce genre de poésie. Une autre particularité remarquable de la littérature grecque, c'est qu'il n'y a point eu d'intervalle entre l'enfance de la tragédie et sa perfection; car Eschyle et Sophocle se suivent immédiatement, et si l'on trouve dans Euripide quelques scènes supérieures aux plus belles scènes de Sophocle, on voit dans ce dernier une connaissance bien plus profonde de l'art considéré dans son ensemble. - Madame de Staël indique légèrement cette particularité; mais elle ne l'explique pas.131
La stessa leggerezza è impiegata da Madame de Staël nei confronti del pensiero filosofico. L'autrice è accusata di non saper definire con precisione i rami della conoscenza che devono far parte della filosofia: le sue analisi difettano di metodo. Come si può facilmente notare, il problema della Filosofia è sempre presente alle menti della Décade ed esso si lega al dibattito letterario sulla tradizione. Questo giornale depreca il fatto che, negli ultimi tempi, la Filosofia è stata personificata soltanto per poterla insultare con comodità. La Filosofia ha molti nemici. Alcuni la considerano un mostro onnipotente e la temono. Altri non la ritengono altro che un fantasma e la prendono in giro. I difensori della Filosofia non agiscono meglio dei suoi nemici, in quanto non sono capaci di definirla. Le lodi e le calunnie sono una forma di divagazione che alimenta l'odio e che moltiplica gli errori. I letterati dei tempi moderni producono vane declamazioni e non vedono più nella Filosofia “l'amour et la recherche de la vérité en général”132. Ciò che emerge è uno spirito di setta
che danneggia tanto i progressi della verità quanto gli interessi sociali. La Filosofia è indispensabile all'organizzazione della società. Anche la letteratura non può trascurarla: è infatti la filosofia ad attribuire alle opere letterarie importanti funzioni sociali. Questo spiega il motivo per cui La
Décade philosophique sostiene con convinzione la centralità della letteratura classica. I grandi
maestri della tradizione letteraria, quali Corneille e Racine, sono stati abili “peintres de la nature”133
poiché hanno saputo frugare nel cuore di tutti gli uomini. Questi autori hanno carpito i segreti dell'animo umano e hanno sviluppato a fondo ogni tipo di passione. In poche parole, essi hanno permesso all'uomo di conoscere la sua natura. Il giornale nutre una sincera stima per il teatro classico, in quanto afferma:
131La Décade philosophique, littéraire et politique, n° 25, 30 maggio 1800, p. 417. 132Ibidem, n° 27, 19 giugno 1800, p. 530.
Tous les chefs-d'oeuvres qui composent nos théâtres, semblent n'avoir été enfantés que pour rendre les hommes meilleurs, les instruire en leur montrant tous les dangers du vice, et tous les avantages que procurent les vertus. (…) Le seul privilège que la nature ait donné à l'homme, est sa pensée; aucun pouvoir n'a le droit de la pénétrer; il n'appartenait qu'à nos sublimes auteurs dramatiques de nous révéler, en nous amusant, tous les secrets du coeur humain. On doit donc regarder comme une partie essentielle de l'éducation publique les représentations de tous ces chefs-d' oeuvre, et ne le confier à l'avenir qu'à des hommes dignes de nous montrer l'homme.134
Secondo la prospettiva della Décade la letteratura classica deve perciò essere sottratta all'oblio. La posizione del giornale è netta: occorre difendere coloro che usano la letteratura classica per istruire la popolazione francese. Infine chi non riesce a trarre dall'arte né bellezza né utilità non può dedicarsi alla professione letteraria perché, altrimenti, sarebbe un uomo senza coraggio incapace di ispirare le virtù.