La Muse française220 osserva che, fortunatamente, in Francia esistono ancora molte persone che
coltivano l'amore per la letteratura e per l'arte. Tuttavia la frivolezza e la superficialità del mondo moderno avanzano sempre di più e rischiano di inghiottire ogni abilità poetica. Dato che la mediocrità è il flagello che distrugge tutte le forme artistiche, sarebbe opportuno avviare un programma di rinnovamento culturale. Questo è infatti l'unico modo per conferire alle arti brillantezza e vigore. Un processo di riforme innovatrici è d'altronde richiesto tanto dalla storia che dai giovani talenti. Il secolo dell'Ottocento è figlio della Rivoluzione e, inevitabilmente, dopo tanti sconvolgimenti la letteratura francese non può essere più la stessa di prima. Gli aspiranti scrittori non possono più limitarsi a studiare soltanto i testi classici, poiché “un patriotisme étroit, en littérature, est un reste de barbarie”221. Se la Francia vuole tornare a produrre un'arte nobile ed
ammirevole, non deve rinchiudersi nel culto del suo Classicismo ma deve cominciare a guardare con interesse anche alle opere romantiche degli altri paesi europei. Lo stato di immobilismo delle arti in Francia non dipende solo dalla difficoltà di trovare i giusti talenti. La critica è fortemente responsabile di tale condizione statica. La Muse française mette in risalto come la critica non sia stata capace di rispondere all'evoluzione dei tempi. Essa ha perso contatto sia con la storia che con la letteratura:
Quoique les règles de l'art soient immuables comme les lois de la nature, la physionomie des littératures variant avec les siècles, la critique doit nécessairement avoir aussi sa partie variable. Elle consiste à saisir et à déterminer les nouveaux rapports d'une littérature qui se modifie avec le type éternel du beau. Or, la révolution française ayant jeté la société dans des voies inconnues et des combinaisons sans exemple, la littérature, qui est l'expression
de la société, s'est ressentie profondément de ces violentes secousses et de ces
étranges innovations. La critique, par système ou par habitude, paraît être restée
220La Muse française è un periodico mensile, fondato da Émile Deschamps. Furono pubblicati di questo giornale soltanto dodici numeri, dal luglio 1823 al giugno 1824. Il periodico contribuì alla diffusione del movimento romantico in Francia. Poteva contare sulle attività di alcuni letterati che ponevano a confronto le idee del Classicismo e del Romanticismo, come Alexandre Soumet e Alexandre Guiraud. Non mancò la partecipazione del giovane Victor Hugo, di Alfred de Vigny e di Charles Nodier. Ogni numero presentava al pubblico una rubrica di costumi, generalmente orientata verso le idee monarchiche e cristiane; pagine dedicate all'esposizione di poesie; spazi destinati a riflessioni critiche che mettevano in luce certi autori stranieri, quali Shakespeare, Byron e Scott. La
Muse française si impegnava infatti con serietà a far conoscere il talento dei nuovi scrittori emergenti tanto in
Francia che all'estero. L'abbonamento prevedeva il pagamento di 13 franchi per sei mesi, 24 franchi per l'intero anno.
un peu en arrière du mouvement général. Il en résulte qu'elle n'est pas toujours suffisamment applicable à la littérature actuelle; car pour la guider, encore faut-il faire route avec elle.222
La critica è rimasta così legata ai precetti della dottrina classica che essi ormai costituiscono il principale metro di giudizio delle analisi letterarie. Naturalmente è giusto che i critici portino sempre rispetto nei confronti della tradizione, perché i grandi maestri classici hanno fatto comprendere ciò che è nobile e ciò che è bello grazie alla perfezione delle loro opere. Questo rispetto non deve però diventare uno strumento di intimidazione. La critica non deve valutare i nuovi slanci artistici come il simbolo di una rivoluzione universale. Nessuno potrà mai raggiungere la bravura e la bellezza degli autori di Louis XIV, se la critica letteraria si ostina ad imporre a tutti l'estetica classica. Il canone della tradizione è già stato ampiamente sfruttato; continuare a seguirlo significherebbe noia, ripetizione e mancanza di originalità. Non occorre che il letterato del XIX secolo si abbandoni agli eccessi: egli può sempre ricordarsi degli esempi degli illustri scrittori classici, ma deve cercare onestamente di intraprendere un nuovo percorso. La Muse française spiega con sicurezza tale prospettiva:
Il semble qu'on ne puisse faire un pas dans les différens sentiers du Parnasse français sans y rencontrer une foule de chefs-d'oeuvre devant lesquels doit reculer le poëte le plus intrépide; mais aussi, pourquoi courir après des palmes déjà cueillies, lorsqu'il existe encore des lauriers qu'on a touchés à peine? Nos grands maîtres ont reculé la borne de la perfection dans toutes les lices où ils se sont présentés; il faut, sous peine de mort littéraire, tenter des carrières où leurs pas ne se soient point imprimés. Si l'on excepte la tragédie et la comédie, dans lesquelles on peut toujours se faire un beau nom, après tant de noms illustres, parce que l'une puise de nouveaux alimens dans chaque siècle révolu, et l'autre de nouvelles couleurs dans chaque siècle qui s'ouvre; si l'on excepte aussi la poésie lyrique, dont notre langue nous offre, il est vrai, de magnifiques fragmens dans les formes antiques, mais qui n'a point été naturalisée en France, il n'y a plus de gloire possible que dans les genres où n'ont point brillé nos poëtes classiques. On doit s'écarter de leur chemin, autant par respect que par prudence, et certes, ce n'est point en cherchant à les imiter qu'on parviendra jamais à les égaler.223
La nuova generazione deve perciò occuparsi di quei generi che fino a questo momento sono stati un
222 Ibidem.
po' trascurati. Dopo aver imparato tanto dai classici, adesso i giovani talenti possono apprendere qualcosa di utile dalle letterature straniere. La Muse française vuole incoraggiare i giovani autori a perseverare nei loro sforzi e nel loro impegno. Come si è già detto questo impegno però non deve mirare alla stravaganza. È bene ricordare ai giovani che “à côté de l'imagination qui crée, doit toujours se trouver le goût qui conserve, et que les chants de la muse moderne ont besoin, pour triompher, d'être reproduits sur le bel instrument des Racine et des Boileau”224. La Muse française
assume dei toni un po' più polemici nei confronti della tradizione con le riflessioni di Alexandre Guiraud. Pur riconoscendo la centralità dei grandi autori classici nella storia letteraria francese, egli accusa la tradizione di essere stata in parte responsabile della decadenza delle arti attuali. La ferrea applicazione della dottrina classica ha infatti impedito l'affermazione dell'originalità e ha soffocato l'estro del genio. Dopo la fine del regno di Louis XIV, tutte le forme artistiche si sono piegate al principio dell'imitazione e sono diventate di conseguenza una copia banale e semplice delle celebri opere classiche. Guiraud sottolinea con dispiacere come i testi mediocri degli autori contemporanei siano in realtà una copia della copia, dato che Racine, Corneille e Boileau si ispiravano già agli antichi Greci e Romani. In letteratura gli effetti deleteri di un'imitazione passiva non si possono nascondere:
Copier une imitation, c'est perdre tout-à-fait de vue le modèle; c'est ajouter une altération à une altération déjà faite par l'imitation, quelque peu sensible qu'elle ait été. Les traits primitifs de la nature, passant de tableau en tableau, finissent par perdre tout le caractère de leur origine, comme ces monnaies qui n'ont plus d'empreinte pour avoir circulé dans toutes les mains, ou ces rayons de soleil qui n'échauffent plus, après avoir été rejetés par la réflexion de miroir en miroir. (…) Une copie, quelque exacte qu'elle soit, ne rend pas la nature, si l'imagination n'a point pénétré dans son esprit.225
Secondo Guiraud è arrivato dunque il momento che la Francia cominci a mettere da parte la tradizione classica al fine di sviluppare una letteratura dal carattere intimo e individuale. Nell'arte del resto è più cruciale il concetto di Vero che quelli di Bello e di Buono. Tuttavia anche il Vero deve essere perseguito con molta attenzione. Fino alla diffusione della sensibilità romantica, i letterati francesi sono stati troppo attenti alla “vérité absolue”226 poiché essi si sono impegnati
soltanto al rispetto delle regole dei vari generi. Adesso occorre invece riscoprire l'importanza della
224Ibidem, p. 244.
225Ibidem, vol. II, n° 6, gennaio 1824, pp. 13-15. 226Ibidem, p. 6.
“vérité rélative”227: gli scrittori devono far sentire nelle loro opere la propria personalità e devono
rivelare i misteri e le impressioni della propria natura. Ciò è stato fatto già da tempo dai letterati tedeschi e inglesi, i quali hanno saputo realizzare opere di notevole ispirazione. Il fascino che esercitano tali testi può essere spiegato proprio grazie al vero relativo, l'unico elemento capace di conferire alle arti novità e originalità. La letteratura francese deve perciò prendere esempio dallo spirito indipendente dei nuovi intellettuali stranieri, se desidera mantenere qualità e buon gusto. Il modello dei Romantici europei non deve però diventare un altro giogo. La letteratura francese deve trovare da sola la sua unicità. Ecco infatti il giudizio di Guiraud a proposito delle opere straniere:
Ces ouvrages, tout admirables qu'ils sont, doivent être laissés à part, comme portant une physionomie qui leur est propre, et ne peuvent servir de modèle à aucune imitation. On n'est vrai, dans ce genre, que d'après soi-même; si on n'est
soi, on n'est plus rien que fausseté et affectation; et de là tant de révélations
ridicules et trompeuses d'une nature qu'on s'est faite d'après celle d'autrui, et qui ne porte l'empreinte d'aucun type. Prenons donc ces compositions modernes chacune à part, et n'en faisons ni un genre, ni un école; car tout est particulier en elles, dans leur forme comme dans leur mérite. N'allons pas surtout leur chercher des modelles chez les anciens; elles n'en ont point, comme elles ne sont point destinées à en servir elles- mêmes.228
Guiraud non ha comunque intenzione di dichiarare guerra al Classicismo. Egli rispetta la posizione moderata della Muse française, la quale non ritiene impossibile un avvicinamento tra cultura classica e cultura romantica:
Il y a, dit-on, guerre éternelle entre l'ancienne littérature et la littérature nouvelle. On se trompe; et si l'on veut examiner les rapports qui existent entre ce qu'on admirait autrefois et ce qu'on admire aujourd'hui, on verra que la division n'est qu'apparente. (…) Et nos gloires récentes, Soumet, Lamartine, Ancelot, Casimir Delavigne, Victor Hugo, Charles Nodier, Pichald, Alfred de Vigny, n'attestent-ils pas, chacun dans leur genre, la fraternité littéraire de notre jeune siècle avec le grand siècle?229
Questo possibile dialogo non deve però prescindere dal fatto che gli scrittori dell'epoca moderna hanno bisogno di staccarsi da un'ispirazione basata su precetti e su massime. È infatti il genio
227Ibidem. 228Ibidem, p. 7.
emotivo che permette agli autori di penetrare nelle profondità dell'animo umano. Le differenze dei due pensieri letterari non possono essere annullate e la prospettiva di un confronto aperto tra Classicismo e Romanticismo non può avere una facile attuazione. Come spiega Charles Nodier tra le pagine della Muse Française, il dibattito tra Classicisti e Romantici non è ben equilibrato poiché ormai è diventato di moda attaccare l'estetica romantica. Molti di questi attacchi però sono assurdi e derivano da menti poco lucide che dimostrano di non conoscere né il Classicismo né il Romanticismo. Simili menti appartengono a letterati che si comportano come “l'aveugle enfant de l'aveugle folie”230, il quale lancia pietre contro tutti, senza preoccuparsi di chi colpisce. Il
Romanticismo è accusato di essere profano e temerario, ma è soltanto l'espressione di rinnovamento richiesto dalla civiltà. Poiché l'uomo ha bisogno di una nuova sensibilità, la letteratura non può non stare al passo con i tempi e deve proseguire la sua marcia di progresso universale. Anche Adolphe de Saint-Valry ne è convinto. La nuova Francia del XIX secolo, nata dalle rovine della Rivoluzione, necessita di una nuova letteratura. “C'est le même endroit du globe, mais ce n'est plus le même pays; l'homme qui y est né, et qui l'a habité toute sa vie, a de la peine à s'y reconnaître”231.
2.13 LE GLOBE
Le Globe, journal philosophique et littéraire232, invoca con forza il rinnovamento di tutte le forme
artistiche francesi. I generi letterari, la musica e le belle arti sono stati infatti troppo a lungo vittime di intolleranza e di pregiudizio. Mossi da uno spirito cosmopolita, i redattori del giornale suggeriscono agli intellettuali francesi di imparare dall'esempio dei paesi stranieri. Questo consiglio può essere spiegato con la teoria che, in epoca moderna, tutti i popoli sono accomunati dagli stessi
230Ibidem, vol. II, n° 10, aprile 1824, p. 197. 231Ibidem, vol. II, n° 12, giugno 1824, p. 325.
232Le Globe, journal philosophique et littéraire è un giornale fondato nel 1824 da Pierre Leroux e Paul-François Dubois. I suoi redattori erano soprattutto giovani intellettuali liberali che condividevano i valori del 1789. Essi però rifiutavano lo spirito rivoluzionario. Il giornale fu uno dei principali promotori delle idee romantiche. Veniva pubblicato ogni due giorni e si occupava principalmente di questioni letterarie e filosofiche, dando spazio a raccolte di testi dal carattere enciclopedico. Noto fu il suo appoggio alla riforma del teatro francese. Contribuì a far conoscere la letteratura francese all'estero e, allo stesso tempo aiutò le letterature straniere a penetrare in Francia. Il giornale vantava numerosi contatti con la Germania, la Svizzera e il Belgio; era conosciuto in Svezia, in Russia, in America del Sud e nel Gran Ducato di Toscana. Per le sue posizioni liberali non godeva di molti favori in Austria, in Spagna e in Italia. Nel 1827 contava tra gli 800 e i 900 abbonati. I lettori pagavano 15 franchi per tre mesi, 30 franchi per sei mesi, 60 franchi per un anno intero. Rispetto agli altri giornali dell'epoca era infatti giudicato un periodico d'élite. A partire dal 1828, Le Globe si dedicò anche alla politica. Nel 1830 diventò un quotidiano e si avvicinò alla filosofia di Saint-Simon. Nel gennaio del 1831 prese il titolo di Journal de la doctrine de Saint-Simon e nell'agosto dello stesso anno quello di Journal de la religion saint-simonienne. Le sue pubblicazioni si interruppero il 20 aprile 1832.
interessi. La diffusione della civiltà in Europa ha permesso che ci sia non solo una ricca circolazione di prodotti commerciali, ma anche uno scambio di idee e di conoscenze. Nonostante le molteplici differenze, i popoli europei vogliono raggiungere un solo scopo: il mantenimento della pace per perfezionare ancora di più il loro stato di civilizzazione. I popoli sono uniti dal progresso. Perciò le azioni di un popolo non devono risultare estranee ad un altro, poiché esse possono essere una fonte di profitto e di insegnamento. La conoscenza dell'alterità è molto utile e, secondo Le
Globe, il modo migliore per garantire la sua propagazione è lo studio delle varie letterature.
D'altronde la letteratura rappresenta sempre la vita di un determinato paese. Ad esempio, un' analisi onesta e obiettiva delle opere straniere aiuterebbe certamente l'attuazione di un programma di innovazioni in ambito artistico e letterario. La Francia ne ha bisogno per ritrovare la propria identità. Perché ostinarsi a ricoprire di false calunnie i testi di Scott, Shakespeare, Goethe, Tieck e Hoffmann? A contatto con la nuova sensibilità di questi autori stranieri, la cultura francese non rischia di perdere il suo carattere peculiare. Non servono né scuole né dottrine alla rinascita della letteratura. È arrivato soprattutto il momento di respingere tutti quei dogmi della dottrina classica che hanno impedito alla critica letteraria di essere indipendente e fedele alla verità. A tale proposito le intenzioni del Globe sono chiare:
Deux mots suffisent: liberté, et respect du goût national. Ni nous n'applaudirons à ces écoles de germanisme et d'anglicisme, qui menace jusqu'à la langue de Racine et de Voltaire; ni nous ne nous soumettrons aux anathèmes académiques d'une école vieillie, qui n'oppose à l'audace qu'une admiration épuisée, invoque sans cesse les gloires du passé, pour cacher la misère du présent, et ne conçoit que la timide observation de ce qu'on fait les grands maîtres, oubliant que les grands maîtres ne sont ainsi appelés que parce qu'ils ont été créateurs. Le devoir de la critique, à juger du moins parce qu'elle a été de tous les temps, n'est pas d'interdire, mais de provoquer les essais: car ce sont les essais heureux qui lui donnent ses règles; elle ne fait jamais loi qu'après coup. Laissons donc tenter toutes les expériences, et ne craignons de devenir Anglais ni Germains. Il y a dans notre ciel, dans notre organisation délicate et flexible, dans notre goût, si juste et si vrai, assez de vertu pour nous maintenir ce que nous sommes.233
I concetti fondamentali per il progresso della letteratura sono dunque quelli di libertà, di gusto e di originalità. La rigida e severa dottrina del Classicismo imprigiona lo spirito creativo di ogni artista. Il pensiero romantico è proprio ciò che serve per liberare i giovani talenti dagli obblighi aristotelici. In poche parole, il Romanticismo è concepito come la libertà di pensiero nelle arti e i giornalisti del
Globe non si vergognano di difendere tale definizione. Anzi, essi la esaltano e si oppongono al
principio di autorità della tradizione. La libera espressione non può coesistere con l'Auctoritas. L'imitazione è nemica dell'originalità. L'artista non è mai soltanto un semplice imitatore della realtà: se decide di imitare, egli lo fa per creare. Il vero talento poetico racchiuso in ogni artista consiste infatti nella capacità di conferire un carattere immortale a tutto quello che è stato creato. L'idea di libertà riguarda tanto il pubblico quanto gli artisti. Il pubblico deve poter giudicare secondo le proprie opinioni ciò che legge e ciò che vede; gli artisti hanno il diritto di decidere con autonomia i temi e le forme delle proprie opere. Nel corso della sua lunga storia la Francia ha condotto molte battaglie per mantenere il valore della libertà, ma essa non conosce ancora cosa significhi l'indipendenza nel gusto artistico. Ludovic Vitet fa luce su questa problematica e tenta di spiegarne i motivi :
Quand on jette les yeux sur la dernière moitié du dix-huitième siècle, on voit s'élever de toutes parts d'éloquents plaidoyers en faveur de l'indépendance en matière de religion, en matière de commerce, en matière d'impôt et de gouvernement; mais pour l'indépendance en matière de goût, personne n'en parle, personne ne songe à la réclamer. Les encyclopédistes, ou, si l'on veut, les philosophes, ces dénonciateurs zélés de toutes les superstitions, de toutes les entraves qui pesaient sur la société, semblent ne s'être pas aperçus que les règles académiques étaient aussi des entraves, et qu'il importait de les briser comme les autres. Á la vérité ce genre d'esclavage étans moins ancien, on devait être moins pressés de s'en délivrer. Le régime social avait quatorze siècles de date, l'académie n'était vieille que de cent ans. (…) Voici bientôt quarante ans qu'une grande révolution est venue nous apporter presque toutes les libertés que nous réclamions. Notre ordre social et nos moeurs ont été rajeunis, l'industrie et la pansée affranchies, le gouvernement mitigé; en un mot les philosophes ont gagné leur procès: mais la cause qu'ils avaient oublié d'instruire est encore en suspens, les parties sont encore en présence, et le jugement se fait attendre. Á la vérité l'issue n'est pas douteuse, chaque jour la réforme littéraire voit grossir les