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Apparizioni e appropriazioni: l’epifania come strumento di propaganda

IL TEMPIO DEI DIOSCUR

5. Apparizioni e appropriazioni: l’epifania come strumento di propaganda

Se è corretto affermare che il Tempio ebbe una prima associazione e valenza aristocratica, le cose cambiarono dopo la morte di Gaio, quando gradualmente iniziò a formarsi la memoria popularis. Tale processo è in una certa misura indiziato dal richiamo all’infirma plebs, attribuito da Plutarco a Gaio proprio negli ultimi istanti della sua vita: “Si dice che allora (dopo aver tentato di uccidersi, senza riuscirvi per l’intervento dei suoi fedelissimi Pomponio e Licinio) egli si inginocchiò e con le mani protese verso la dea chiese che per quell’irriconoscenza e quel tradimento mai il popolo romano cessasse di essere schiavo. La maggior parte dei Romani, infatti, quando era stata concessa con pubblico bando la impunibilità, cambiò di campo”88. Infine, allo stesso fenomeno avrebbe contribuito anche l’idealizzazione delle figure dei fratelli come martiri (come rileverà più συνεκάλει, αὐτὸς δ’ ἐν μέσῳ πάντων ἐν τῷ νεῲ τῶν Διοσκούρων ἐφήδρευε τοῖς ἐσομένοις.” Sull’episodio cfr. anchePLUT. C. Gracch. 34 (13), 3-5.

87 F. MÜNZER, RE XVIII 1 (1939), s.v. L. Opimius (4), cc. 673-677; MRR I 520, s.v. L. Opimius Q. f. Q.n. (4). 88 PLUT. C. Gracch. 37 (16), 7: “ἔνθα δὴ λέγεται καθεσθεὶς εἰς γόνυ καὶ τὰς χεῖρας ἀνατείνας πρὸς τὴν θεὸν

ἐπεύξασθαι τὸν Ῥωμαίων δ῅μον ἀντὶ τ῅ς ἀχαριστίας ἐκείνης καὶ προδοσίας μηδέποτε παύσασθαι δουλεύοντα· φανερῶς γὰρ οἱ πλεῖστοι μετεβάλοντο κηρύγματι δοθείσης ἀδείας”.

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tardi Tacito, la morte dei leader, “dominantium exitus”, si presta in modo particolare all’elaborazione di storie e leggende89), sia la spontaneità delle manifestazioni devozionali nei luoghi della loro morte, tutte elaborazioni posteriori alla fine dell’esperienza graccana.

5.1. I Dioscuri dalla parte dei Gracchi

Lo studio della propaganda filo graccana si arricchisce di elementi suggestivi se consideriamo la notizia di una similitudine istituita fra le due coppie, quella dei gemelli divini e quella dei Gracchi (anche se non gemelli), tramandata da Plutarco nelle primissime righe della vita di Tiberio: ”Così come nelle statue e nei quadri dei Dioscuri, pur nella somiglianza complessiva, si hanno differenziazioni formali che distinguono il pugile dal corridore, così in quei giovani, nel comune grande trasporto verso virtù e saggezza, generosità, riflessione, magnanimità, apparvero e si fecero evidenti grosse diversità in ordine all’attività politica“90.

E’ lecito supporre che, in risposta alla demonizzazione propugnata dalla parte avversaria, le personalità dei Gracchi siano state riconosciute come veri numi tutelari della factio ed esaltati anche attraverso la somiglianza istituita con i Dioscuri: i figli di Cornelia, insomma, sarebbero esempi ante litteram della Concordia fratrum, quasi rifondatori di Roma in antitesi ai gemelli discordi (Romolo e Remo), in quanto effettivamente coinvolti in un progetto condiviso91. In tal caso, il biografo conserverebbe l’eco, nelle vite dei Gracchi, di una elaborazione propagandistica che ebbe una diffusione estremamente ridotta. Ad un’altra categoria, nell’ambito del sistema di valori e figure ideali della factio popularis, appartiene l’elemento di tradizione plutarchea relativo alla morte di Gaio: la componente tragica e l’enfasi con cui il biografo sviluppa i temi dell’amicizia e dell’amicizia tradita, sia i suicidi eroici e le dimostrazioni di valore, sono estremamente efficaci. Per primo K. Meiser e successivamente T. P. Wiseman hanno proposto di considerare la tragicità plutarchea

89 Tac. ann. IV 11.

90 PLUT.Ti. Gracch. 2.1: «἖πεὶ δ’, ὥσπερ ἡ τῶν πλασσομένων καὶ γραφομένων Διοσκούρων ὁμοιότης ἔχει τινὰ

τοῦ πυκτικοῦ πρὸς τὸν δρομικὸν ἐπὶ τ῅ς μορφ῅ς διαφοράν, οὕτω τῶν νεανίσκων ἐκείνων ἐν πολλῆ τῆ πρὸς ἀνδρείαν καὶ σωφροσύνην, ἔτι δ’ἐλευθεριότητα καὶ λογιότητα καὶ μεγαλοψυχίαν ἐμφερείᾳ μεγάλαι περὶ τὰ ἔργα καὶ τὰς πολιτείας οἷον ἐξήνθησαν καὶ διεφάνησαν ἀνομοιότητες,“.

91 Il valore della concordia fratrum si riconosce a partire dall’età augustea nell’accostamento della coppia divina (con connotazione astrale) ad alcuni membri della casa imperiale, deceduti e annoverati fra le divinità, come ad esempio nel caso di Gaio e Lucio Cesari o di Druso Maggiore e Tiberio. PARISI PRESICCE 1994, 172.

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nel raccontare la morte di Gaio Gracco come indizio di un’avvenuta trasformazione di tali vicende in rappresentazione teatrale, eventualmente con uno scenario che raccogliesse l’ingresso al tempio di Diana e le case di Gaio e Fulvio Flacco92. In questo processo, che trasformava un fatto di attualità in trame drammatiche e leggendarie, un elemento di particolare successo doveva essere riconosciuto nelle morti dei leader: “the stage was certainly one of the ways by which passion and pregiudice colud effect that transformation”93.

5.2. I Dioscuri dalla parte di Mario

In rapporto alla tendenza poc’anzi documentata, quella degli optimates a convergere intorno al Tempio dei Dioscuri, un primo indizio di crisi sarebbe costituito dalla notizia riferita da Floro dell’apparizione dei gemelli al pretore, a Roma, il 30 luglio del 101 a.C. come nuntii victoriae divini.

In quel giorno l’annuncio della vittoria di G. Mario94 e Catulo95 avrebbe coinciso con l’istante in cui i due generali sconfiggevano i Cimbri. Scrive Floro: “Questa notizia così lieta e felice della liberazione dell’Italia e della salvezza dell’impero, il popolo romano la ricevette non per mezzo di uomini, come era solito, ma, se è lecito crederlo, ad opera degli stessi dei. Infatti, nello stesso giorno in cui l’impresa fu compiuta, furono visti davanti al tempio di Polluce e Castore dei giovani consegnare lettere laureate al pretore, e ripetutamente durante uno spettacolo una voce esclamò: «Viva la vittoria sui Cimbri!» Che cosa vi può essere di più mirabile, che cosa di più notevole rispetto a questo? Infatti, come se Roma, trasportata sulla cima dei propri colli, partecipasse allo spettacolo della guerra, come suole accadere durante un combattimento di gladiatori, il popolo applaudiva in città nell’unico e medesimo momento in cui i Cimbri cadevano in battaglia”96. Come si è visto,

92 F. MÜNZER, RE VII 1 (19712), s.v.Fulvius (58), cc. 241-243; MRR I 517, s.v. M. Fulvius Flaccus (58). 93 WISEMAN 1998, 52-59: BENESS, HILLARD 2001, 135ss. Non sono infrequenti i casi in cui fatti di attualità abbiano ottenuto consacrazione di fronte al pubblico attraverso la loro messa in scena (ad esempio il

Clastidium di Nevio, l’Ambracia di Ennio o l’Ottavia dello pseudo Seneca). 94MRR I 550, s.v. C. Marius C. f. C. n. (14 supb. 6).

95 F. MÜNZER, RE XII 2 (19722), s.v. Lutatius (7), cc. 2072-2082; MRR I 572, s.v. Q. Lutatius Catulus (7). 96 FLOR. I 38, 19-20: “Hunc tam laetum tamque felicem liberatae Italiae adsertique imperii nuntium non per

homines, ut solebat, populus Romanus accepit, sed per ipsos, si credere fas est, deos. Quippe eodem die quo gesta res est visi pro aede Pollucis et Castoris iuvenes laureatas praetori litteras dare, frequensque in

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lo storico accoglie sia la tradizione relativa all’apparizione dei gemelli (conservata anche da Valerio Massimo97 e Lattanzio98, seppure in luoghi differenti), sia quella di voci misteriose che diffusero la notizia nel circo mentre assistevano ai ludi.

Tale epifania, la prima in cui i gemelli si prestano a fare da nuntii victoriae di un successo conseguito da un homo novus, è inequivocabilmente una manifestazione favorevole allo schieramento popularis e documenta il ricorso della factio ad un bagaglio ormai condiviso di espedienti di legittimazione politica. Si tratterebbe, insomma, di una ‘fotocopia’ di apparizioni anteriori, fondate sulla connotazione salvifica dei gemelli correlata a vittorie militari, ed in cui la virtù guerriera del generale trovava la più efficace forma di celebrazione proprio mediante la comparsa delle divinità dei Dioscuri a cavallo, oltretutto simboli del reparto di punta dell’esercito romano99.

A ben vedere, un trentennio intenso, caratterizzato dalla costruzione del lessico e della simbologia popularis, separa Mario dall’esperienza graccana: in questo lasso di tempo il binomio Dioscuri / optimates si è gradatamente allentato. Mario con il suo entourage ora si appropria dello spazio simbolico dell’avversario per confezionare un’apparizione in cui i gemelli, messaggeri, legittimino l’operato, la carriera, ed i traguardi del leader, così da approfondire la separazione dal clan dei Metelli.

Nella contesa politica e simbolica assume particolare significato il fatto che la frattura fra Mario ed i suoi primi sostenitori, i Cecili Metelli, appunto, abbia finito per mettere in discussione anche la ‘titolarità’ del culto dei Dioscuri, verso cui la gens aveva in precedenza mostrato di possedere una particolare prerogativa (si ricordi che precede di pochi anni, nel 117 a.C., il restauro al tempio, finanziato da Q. Cecilio Metello Dalmatico). Per cogliere il significato dell’epifania dei gemelli divini in una simile circostanza è il caso di tenere conto dell’uso di questo stesso espediente che le fonti tramandano in altri contesti. Un fatto analogo è riferito da Polieno, che nel II secolo d.C. scrive di una falsa apparizione, verificatasi durante la seconda guerra messena (seconda metà del VII secolo spectaculo rumor victoriae Cimbricae. *** "feliciter!" dixit. Quo quid admirabilius, quid insignius fieri potest? Quippe velut elata montibus suis Roma spectaculo belli interesset, quod in gladiatorio munere fieri solet, uno eodemque momento, cum in acie Cimbri succumberent, populus in urbe plaudebat.”; PLIN. nat. VII 86. 97 VAL. MAX. I 8, 1.

98 LACT. inst., II 7, 10. 99 POULSEN 1994, 94.

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a.C.): “Mentre gli Spartani compivano sacrifici pubblici (…) per i Dioscuri, il messeno Aristomene e un suo amico montarono entrambi su cavalli bianchi e si cinsero la testa di stelle d’oro; quando ormai si faceva notte, apparvero a una certa distanza agli Spartani che celebravano la festa fuori città con donne e bambini. Questi, credendo che si fosse verificata una manifestazione dei Dioscuri, si diedero ancor più all’ubriachezza e ai festeggiamenti; ma i due Messeni, scesi da cavallo, sfoderarono le spade e uccisero moltissimi Spartani. Poi rimontati a cavallo se ne andarono.”100. I parallelismi fra i due episodi sono molto rilevanti: il fronte mariano per un verso, quello messeno per l’altro, avrebbero adottato il medesimo espediente epifanico ribaltando la titolarità del culto, tradizionalmente associato rispettivamente alla città di Sparta e alla gens dei Cecili Metelli. Alla luce della testimonianza dello storico macedone, il gesto di Mario non testimoniava solo la separazione del tribuno dai Metelli o lo slittamento della pertinenza simbolica del tempio da una factio a quella antagonista, ma contrapponeva all’auctoritas tradizionalmente riconosciuta, aristocratica, quella che un homo novus poteva costruirsi repentinamente, mediante la virtù militare e grazie ad un chiaro segno di sostegno divino opportunamente confezionato. In tale fase dello scontro politico, a Roma, non tanto il tempio come spazio di comunicazione, quanto l’epifania sembra diventare uno strumento di propaganda: la contesa infatti si gioca a colpi di dediche e apparizioni, rispettivamente, fra una potente gens della factio degli optimates ed un homo novus101.

100 POLYAEN. II 31, 4: “Ἀριστομένης ὁ Μεσήνιος Λακεδαιμονίων πάνδημον θυσίαν τοῖς Διοσκούροις ἐπιτελούντων μετὰ ἑνὸς φίλου λευκῶν ἵππων ἐπέβησαν ἄμφω καὶ ταῖς κεφαλαῖς [πίλους] περιεθηκάτην [καὶ] χρυσοῦς ἀστέρας· καὶ νυκτὸς ἤδη προϊούσης ἐπεφάνησαν κατὰ σύμμετρον διάστημα τοῖς Λακεδαιμονίοις ἔξω πόλεως μετὰ γυναικῶν καὶ παιδίων πανηγυρίζουσιν. οἱ μὲν δὴ Διοσκούρων ἐπιφάνειαν δίων πανηγυρίζουσιν. οἱ μὲν δὴ Διοσκούρων ἐπιφάνειαν οἰηθέντες γεγονέναι προῄεσαν ἐς μέθην καὶ ἡδονὴν πλείονα· οἱ δὲ ἀπὸ τῶν ἵππων καταβάντες, τὰ ξίφη σπασάμενοι, πλείστους καταφονεύσαντες αὐτῶν καὶ δὴ ἀφιππεύσαντες ᾤχοντο”; cf. PAUS. IV 27, 1-3. Cfr. BIANCO 1997, 78-79. 101 SYME 1939.

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