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IL TEATRO DI GN POMPEO MAGNO E LA TEATRALITÀ DELLA POLITICA NEL SECOLO DELLA RIVOLUZIONE ROMANA

7. Il teatro in età sillana

Un concreto passo in avanti nel senso dell’acquisizione dello spettacolo nello strumentario politico si verifica durante il periodo sillano nelle dimostrazioni di interesse privato e protezione politica ufficiale del dittatore a vantaggio di alcune categorie di artisti94. Nella sensibilità culturale di Silla95 dobbiamo riconoscere l’influenza di Catulo e della sua famiglia, grazie a cui egli imparò a riconoscere nei giochi degli strumenti capaci di raccogliere consenso se sviluppati con impegno96.

L’intervento ‘teatrale’ da parte dell’autorità (il dittatore Silla), che modificava la posizione sociale di un attore, inaugurava ufficialmente la ‘politica dello spettacolo’ e la collaborazione fra personaggi politici e artisti. Della simpatia del dittatore nei confronti della categoria istrionica ci parla Plutarco nei primissimi paragrafi della vita di Silla, dopo aver citato uno dei versi composto appositamente per lui ad Atene da un buffone: “Non è fuor di luogo ricorrere a testimonianze di questo tipo per un uomo che, a quanto si dice, amava per natura lo scherzo tanto che, ancora giovane e sconosciuto, passava il suo tempo con mimi e buffoni, condividendo con loro vita dissoluta, e ormai signore assoluto, perdeva ogni sua giornata fra bevute e gare di motteggi”97. La stessa propensione è

91 F. VON DER MÜHLL, RE I A 1 (19722) s.v. Roscius (16), cc. 1123- 1125. 92 W. KROLL, RE XII 1 (19722), s.v. D. Laberius (3), cc. 246-248.

93 CIC. Mur. 40; Phil. II 44; VELL. II 32, 3; LIV. per. 99 ; ASC. Corn. I 61, 22ss.; Dio XXXVI, 42, 1. Sulla legge: SCAMUZZI 1969, 133-165, 259-319; SCAMUZZI 1970, 5-57; CANOBBIO 2002.

94GARTON 1972, 143; ‘partenariat’, cfr. SUSPENE 2004, 331.

95 F. FRÖLICH, RE IV 1 (19702), s.v. Cornelius (392) cc. 1522-1566; MRR II 66, s. v. L. Cornelius Sulla (392). 96 GARTON 1972, 144, 166.

97 PLUT. Sull. 2, 2-3: «…τοῖς δὲ τοιούτοις τ῵ν τεκμηρίων οὐκ ἄτοπόν ἐστι χρ῅σθαι περὶ ἀνδρός, ὃν οὕτω

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ricordata dal biografo anche in un altro passo: “Comunque, anche mentre aveva in casa questa donna (la moglie Valeria), continuava a frequentare attrici di mimo suonatrici di cetra e uomini di spettacolo, bevendo tutto il giorno su giacigli di paglia. Quelli che, infatti avevano su di lui (Silla) la massima influenza in quel periodo erano il comico Roscio, l’archimimo Sorice, e il lisiodo Metrobio”98.

7.1. Lo straordinario caso di Q. Roscio Gallo: da attore a cavaliere

Apprendiamo da Macrobio che Q. Roscio Gallo99, cittadino libero che in virtù delle sue doti di attore si era molto arricchito, per intervento di Silla fu promosso al cavalierato100 contravvenendo alla tradizionale incompatibilità fra la condizione infamante dell’attore e l’appartenenza a un ordine rispettabile. Anche la categoria degli attori poteva essere oggetto di concessioni straordinarie, tramite cui il dittatore conquistava la gratitudine e l’acquiescenza e placava ogni inclinazione satirica. Trovava così una manifestazione esplicita l’autorità di Silla che, come era libero di decidere di raddoppiare il numero dei senatori immettendovi molti cavalieri, grazie alla carica di dittatore poteva anche permettersi di inserire nell’ordo equester chiunque egli desiderasse101. Oltretutto, in un certo senso, la predilezione sillana per il teatro come strumento politico prefigurava il ruolo che esso avrebbe rivestito - dalla dittatura di Cesare in avanti - come sede prediletta per la manifestazione del potere sacralizzato. Inoltre, come suggerisce A. Suspene, il gesto di Silla potrebbe indiziare l’esistenza di un più ampio disegno politico, che facesse ricorso agli spettacoli e all’amicizia di artisti – una relazione complessa, che Leppin definisce Freundschaftsdienst102 - per assicurarsi innegabili benefici di carattere propagandistico103. διαιτ᾵σθαι καὶ συνακολασταίνειν, ἐπεὶ δὲ κύριοςτ᾵σθαι καὶ συνακολασταίνειν, ἐπεὶ δὲ κύριος ἁπάντων κατέστη, συναγαγόντα τ῵ν ἀπὸ σκην῅ς καὶ θεάτρου τοὺς ἰταμωτάτους ὁσημέραι πίνειν καὶ διαπληκτίζεσθαι τοῖς σκώμμασι.» 98 PLUT. Sull. 36,1:«Οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ ταύτην ἔχων ἐπὶ τ῅ς οἰκίας συν῅ν μίμοις γυναιξὶ καὶ κιθαριστρίαις καὶ θυμελικοῖς ἀνθρώποις, ἐπὶ στιβάδων ἀφ’ἡμέρας συμπίνων. οὗτοι γὰρ οἱ τότε παρ’ αὐτῶ δυνάμενοι μέγιστον ἦσαν, Ῥώσκιος ὁ κωμῳδὸς καὶ Σ῵ριξ ὁ ἀρχιμῖμος καὶ Μητρόβιος ὁ λυσιῳδός.»

99 F. VON DER, MÜHLL, RE I A 1 (19722), s.v. Roscius (16), cc. 1123- 1125. 100 MACR. Sat. III14, 13.

101 Sull’episodio: GARTON 1972, 141-167; SUSPENE 2004, 331. 102 LEPPIN 1992, 117.

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Per comporre un ritratto sintetico del personaggio, prescindendo dalla questione se Roscio fosse stato semplicemente reintegrato nell’ordine da cui era decaduto (come ipotizzava C. Nicolet104) o se invece abbia beneficiato di una concessione straordinaria, è sufficiente ricordare che costui raggiunse una tale notorietà che dopo l’onorificenza poté continuare a calcare le scene, anche se smise di percepire un compenso per le sue performances in teatro, onde evitare la connotazione negativa che l’esercizio di una professione determinava nel giudizio comune.

Ammirato da Silla, Roscio era ricchissimo ed amico di Cicerone: i due si sfidavano amichevolmente, il primo cimentandosi nella scrittura di un libro, mentre l’Arpinate si proponeva di essere un buon attore per diventare un oratore migliore105. L’attore era particolarmente efficace quando interpretava ruoli comici, soprattutto quelli di parassiti e, al momento della sua morte, nel 63 a.C. il suo nome era già sinonimo di esperienza e versatilità, tanto che definirsi “un Roscio” equivaleva a dire che si era davvero portati in una qualunque attività106.

Egli svolse la massima parte della propria carriera di attore negli anni della dittatura di Silla, del quale, come si è detto, godeva la stima e l’apprezzamento. Non è da escludere che Roscio abbia preso parte al trionfo del 29-30 gennaio 81 a.C. (in cui il dittatore onorò pubblicamente anche altri attori), che proprio in quell’occasione si sia svolta la consegna dell’anello d’oro – che solo Macrobio tramanda107 - e che eventualmente egli abbia ricevuto in dono proprietà terriere108.

Per le ragioni appena citate Roscio si qualifica come un caso eccezionale sia all’interno della sua categoria, sia perché da attore diventò o ritornò ad essere cavaliere, e infine perché da cavaliere recitò in rappresentazioni ufficiali. La fama e il suo successo

104 Difficile conciliare l’ipotesi di un’ammissione straordinaria nell’ordo equester con i festeggiamenti di Cicerone nella Pro Roscio per il suo ingresso in Senato: forse era già cavaliere? Cfr. CIC. Q. Rosc. 17; NICOLET 19742, 1003-1004; DUMONT 2004, 242.

105 PLUT. Sull. 36, 1-2; MACR. Sat. III.14.13. Sul tema: GARTON 1972, 158ss; BEACHAM 1991; DUMONT 2004, 241ss.; SUSPENE 2004, 331ss.; PETRONE 2004, 125-127.

106 CIC. de orat. I 130; Arch. 17. 107 MACR. Sat. III 14, 13.

108 NIC. DAM. FGrHist 90 f 75: “Νικόλαος δ᾿ ἐν τῆ ἑβδόμῃ καὶ ἑκατοστῆ τ῵ν Ἱστορι῵ν Σύλλαν φησὶ, τὸν Ῥωμαίων

στρατηγὸν, οὕτω χαίρειν μίμοις καὶ γελωτοποιοῖς, φιλόγελων γενόμενον, ὡς καὶ πολλὰ γ῅ς μέτρα αὐτοῖς χαρίζεσθαι τ῅ς δημοσίας. ἖μφανίζουσι δ᾿ αὐτοῦ τὸ περὶ ταῦτα ἱλαρὸν αἱ ὑπ᾿ αὐτοῦ γραφεῖσαι σατυρικαὶ κωμῳδίαι τῆ πατρίῳ φωνῆ.” = Ath. 6.78, p. 261 c; PLUT. Sull. 33.3; 36, 1-2; GARTON 1972, 165; LEBEK 1996, 38; DUMONT 2004, 243.

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sovrastavano il tradizionale pregiudizio verso gli attori, e lo dispensavano dall’ignominia della propria arte109. Oltretutto, come nota C. Garton, l’ascesa sociale di Roscio avrebbe avuto ripercussioni nella storia del teatro e avrebbe costituito un precedente per la rimozione/reintegrazione compiuta da Cesare nel 46 a.C., a carico di Laberio110.

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