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Gli effetti dirompenti del primo teatro stabile sulla società e sulla propaganda

IL TEATRO DI GN POMPEO MAGNO E LA TEATRALITÀ DELLA POLITICA NEL SECOLO DELLA RIVOLUZIONE ROMANA

13. Gli effetti dirompenti del primo teatro stabile sulla società e sulla propaganda

La consapevolezza del gradimento del popolo nei confronti di tale intrattenimento costituiva allo stesso tempo il motivo principale di dissenso e di interesse rispettivamente, da parte della classe politica e di Pompeo: un simile strumento facilitava la conquista del consenso a chiunque vi ricorresse, o al contrario rendeva impopolare chi volesse limitare le conseguenze dannose di tali assembramenti.

Nel caso di Pompeo e della sua innovazione, nonostante l’orientamento politico filo optimates del promotore, restavano consistenti le riserve e le ragioni di ostilità da parte dei conservatori, come dimostra anche uno dei Prodigi di Giulio Ossequente: “A causa del potere enorme concentrato nelle mani di Pompeo si verificarono gravi disordini”253. Le difficoltà di contenimento delle intemperanze della folla e degli attori, verificatesi frequentemente, e il fatto che il teatro già offrisse spazio all’espressione spontanea del

250 PLATNER ASHBY 19652, 91-94;T.P. WISEMAN LTUR I (1993), s.v. Campus Martius, 220-224. 251 GELL. X 1, 7-9.

252 TAC. ann. XIV 20, 1-4.

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pubblico (anche in virtù della gratuità degli spettacoli) costituivano sufficienti ragioni per temere che ora il medesimo luogo diventasse anche un punto di aggregazione per gruppi turbolenti, sede di licentia e di propaganda per una sola parte politica.

Un’ampia gamma di fattori rese ancora più dirompente l’effetto del teatro di Pompeo sul modo di fare politica: oltre alla professionalizzazione della categoria dei teatranti che, spostandosi per motivi di lavoro, esercitavano la funzione di potenti veicoli di trasmissione culturale, lo sviluppo di tutto l’indotto teatrale (impiego di manodopera, favore del pubblico) determinò lo slittamento dei ludi scaenici in una dimensione sempre più strumentale, sia per l’interesse dei promotori sia per l’esercizio da parte degli attori del ruolo di diffusori di opinioni e valutazioni politiche, sia per la partecipazione in massa della cittadinanza raggruppata in classi ordinate.

Lo spettacolo teatrale diventava per le ragioni appena elencate un fenomeno fondamentalmente politico e di propaganda, con frequente trasfusione di riferimenti all’attualità nei testi messi in scena254. Non a caso, agli inizi del ‘900 F. Frost Abbott riconosceva nel teatro a Roma le stesse potenzialità espressive e di condizionamento dell’opinione esercitate dalla stampa nell’età contemporanea255.

In effetti l’opera di Pompeo, concepita alcuni anni prima della stipula del triumvirato ed avviata negli anni in cui Cesare era lontano da Roma, offrì lavoro a un gran numero di soggetti, che certamente maturarono nei confronti del promotore riconoscenza e devozione clientelari ed identificarono il teatro con colui che lo volle costruire. Del pericolo insito in quest’ultima circostanza dovette accorgersi anche Cesare, che poco dopo l’inaugurazione dell’opera del Magno volle lasciare il proprio segno nel Campo Marzio, approntando migliorie alle sedi tradizionalmente preposte all’esercizio dei diritti - doveri della civitas256.

Certamente la clientela pompeiana si legò ancor più al proprio patrono anche per effetto della decisione del Magno di costruire anche qui una residenza, trasformando il Campo Marzio nel quartiere frequentato dai fedelissimi, quotidianamente, sia per dovere (ovvero per seguire il patrono fino a casa), sia per piacere (ad esempio assistere ai ludi). A ciò si aggiunga che con la costruzione del teatro e delle strutture contigue Pompeo non cambiò

254 FROST ABBOTT 1907, 47. 255 FROST ABBOTT 1907, 49.

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solo l’aspetto di un quartiere, ma mise a disposizione delle relazioni sociali un nuovo contesto monumentalizzato, frequentato a maggior ragione nelle occasioni in cui il calendario prevedeva ludi scaenici. Non a caso le fonti si riferiscono all’opera del Magno per antonomasia, chiamandola semplicemente ‘teatro’, senza ulteriori riferimenti a chi l’aveva costruito257.

Il Campo Marzio rappresentò infatti un nuovo polo di aggregazione spontanea tra cittadini di pari condizione, un’alternativa al Foro non solo in occasioni ufficiali, condivisa da autorità e uomini comuni (come per i ludi) ma scelta anche per le attività e la varietà di incontri che poteva offrire258. E proprio su questo fenomeno ha posto l’accento P. Gros per documentare il progressivo spopolamento dei Fori e il definitivo dissolversi del loro appeal aggregativo e popolare in età imperiale259.

13.1. Lo schieramento politico a teatro: applausi per Cicerone nei Ludi Apollinares del 54 a.C., nel teatro di Pompeo.

Una conferma ulteriore del ruolo giocato dallo spazio teatrale, e soprattutto dal teatro di Pompeo nella captazione del consenso e nella comunicazione dal basso verso l’alto (ad esempio nelle manifestazioni di consenso a vantaggio di Cicerone), si rintraccia dopo il rientro dell’Arpinate a Roma dall’exilium, intorno al 9 luglio del 54 a.C. (prima della lettera scritta il 26, e in cui si fa riferimento a tale episodio), forse durante i Ludi Apollinares260. Cicerone, che di solito evitava ogni sorta di intrattenimento collettivo, racconta di essersi recato ad uno spettacolo nel teatro di Pompeo, col quale da tempo condivideva interessi politici. A differenza del pubblico, l’oratore non aveva gradito la rappresentazione, ma non poté fare a meno di raccontare con malcelata soddisfazione l’applauso “magno et aequabili”, sonoro e ritmato, con cui era stato accolto da una platea concorde, in cui non si era manifestato nessun oppositore al suo rientro.

257 GROS 1999, 35. 258 GROS 2005, 202-203.

259 MOREL 1987, 139; GROS 2005, 200SS.

260 CIC. Att. IV 15, 6 (27 luglio del 54): “veni in spectaculum primum magno et aequabili plausu. sed hoc ne

curaris; ego ineptus qui scripserim. deinde Antiphonti operam. is erat ante manu missus quam productus. ne diutius pendeas, palmam tulit; sed nihil tam pusillum, nihil tam sine voce, nihil tam . . . verum haec tu tecum habeto. in Andromacha tamen maior fuit quam Astyanax, in ceteris parem habuit neminem. quaeris nunc de Arbuscula; valde placuit. ludi magnifici et grati; venatio in aliud tempus dilata.”

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Del resto, l’interesse verso gli atteggiamenti del pubblico non costituiva una peculiarità dell’Arpinate se, come apprendiamo da una lettera di Cicerone al fratello Quinto261 scritta nel settembre del 54 a.C. e riferita ad eventi occorsi nel mese di luglio, in quel periodo Cesare si teneva aggiornato tramite i suoi fedeli sugli applausi negli spettacoli e sarebbe stato informato di manifestazioni fuori dal comune tributate con tale intensità a T. Annio Milone262 che, scrive Cicerone, “parevano tributati a me” 263.

13.2. Identificazione del teatro col suo costruttore. L’assembramento dei senatori nel Campo Marzio dopo l’uccisione di Clodio

La centralità dell’edificio teatrale del Magno, nonostante la sua posizione liminare e la forte sua valenza simbolica in virtù dei riferimenti immediati che esso istituiva rispetto al promotore, ed infine l’interesse nei confronti delle dimostrazioni degli spettatori a Roma si confermano nuovamente in diverse frequentazioni di questo edificio, una prima volta negli attimi che seguirono l’uccisione di Clodio, avvenuta il 18 gennaio del 52 a.C., poi la notte dell’8 agosto del 48, nel sogno pompeiano di un trionfo, prima della battaglia di Farsalo.

Procedendo con ordine, secondo quanto afferma Cassio Dione tra la fine del 53 a.C. e il mese di gennaio dell’anno successivo la città era completamente allo sbando ed il Senato si vide costretto a affidare lo Stato a Pompeo e Milone insieme ai tribuni Rufo264 e Tito Munazio Planco265, senza per questo riuscire a riportare la calma in città, proprio a causa delle parole che questi ultimi usarono di fronte alla folla nel Foro266. Per tali motivi il

261 F. MÜNZER, RE VII A 2 (1943), s.v. Quintus Tullius Cicero, cc. 1286-1306.

262 E. KLEBS, RE I 2 (19582), s.v. Annius (67), cc. 2271-2276; MRR II 201, s.v. T. Annius Milo (Papianus) (67). 263 CIC. ad Q. fr. III 1, 13: “Quarta epistula mihi reddita est Idibus Sept., quam a. d. IIII. Idus Sext. ex Britannia

dederas. In ea nihil sane erat novi praeter Erigonam—quam si ab Oppio accepero, scribam ad te, quid sentiam, nec dubito, quin mihi placitura sit—, et, quod paene praeterii, de eo, quem scripsisti de Milonis plausu scripsisse ad Caesarem: ego vero facile patior ita Caesarem existimare, illum quam maximum fuisse plausum; et prorsus ita fuit et tamen ille plausus, qui illi datur, quodam modo nobis videtur dari.”

264 F. MÜNZER, RE III 1 (19702), s.v. Caelius (35) cc. 1226-1272; MRR II 235, s.v. M. Caelius Rufus (35). 265 F. MÜNZER, RE XVI 1 (1933), s.v. Munatius (32), cc. 551-553; MRR II 235, s.v. L. Munatius Plancus Byrsa (32). 266 DIO XL 49: ”…παραλαβόντες δὲ αὐτοὺς οὕτως ἔχοντας ὅ τε Ῥοῦφος καὶ Τίτος Μουνάτιος Πλάγκος προσπαρώξυναν· δημαρχοῦντες γὰρ ἔς τε τὴν ἀγορὰν τὸν νεκρὸν ὑπὸ τὴν ἕω ἐσεκόμισαν καὶ ἐπὶ τὸ β῅μα ἐπέθεσαν π᾵σί τε ἐπεδείκνυσαν, καὶ ἐπέλεγον οἷα εἰκὸς ἦν ὀδυρόμενοι, ὥστε τὸν ὅμιλον καὶ ἐξ ὧν ἑώρων καὶ ἐξ ὧν ἤκουον συνταραχθ῅ναι, καὶ μήτε τοῦ θείου ἔτι φροντίσαι, ἀλλὰ πάντα μὲν τὰ περὶ τὰς ταφὰς νόμιμα συγχέαι, π᾵σαν δὲ ὀλίγου τὴν πόλιν καταπρ῅σαι. τὸ γὰρ σ῵μα τοῦ Κλωδίου ἀράμενοι ἔς τε τὸ βουλευτήριον

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Senato decise di affidare a Pompeo l’incarico di arruolare nuove leve e di convocare un’assemblea senatoria presso il suo teatro, a pochi metri dalla sua domus, sotto la protezione dei suoi soldati267. Qui si sarebbero dati appuntamento i senatori, certamente attratti anche dalla posizione extra pomeriale del teatro, per nulla connotato come spazio popolare, ma anzi frequentato in quel frangente da una cerchia di esponenti della società più ricca e conservatrice della città, mentre i cavalieri ed i tribuni, assieme a qualche senatore restavano nel Foro a fomentare la rivolta.

Diversamente, si deve forse alla ricostruzione storiografica posteriore il sogno premonitore tramandato dal biografo Plutarco e da Giulio Ossequente, e che a Pompeo avrebbe annunciato per antifrasi la sconfitta, mentre dormiva nella notte prima della battaglia conclusiva contro Cesare. Addormentatosi “gli parve di entrare nel teatro, e il popolo applaudiva al suo indirizzo; poi adornava di molte spoglie il santuario di Afrodite Vincitrice”268.

14. Dopo Farsalo: Cesare arbitro dei giochi. La contaminazione fra finzione e realtà, fra

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