• Non ci sono risultati.

Il ruolo dei gladiatori nella guerra tra Cesare e Pompeo e nella congiura cesaricida (49 44 a.C.)

IL TEATRO DI GN POMPEO MAGNO E LA TEATRALITÀ DELLA POLITICA NEL SECOLO DELLA RIVOLUZIONE ROMANA

15. L’uso politico della forza gladiatoria

15.2. Il ruolo dei gladiatori nella guerra tra Cesare e Pompeo e nella congiura cesaricida (49 44 a.C.)

La potenzialità militare di un corpo addestrato e numericamente imponente, come quello di Cesare a Capua, trascendeva in modo troppo evidente la sua vocazione allo spettacolo circense; pertanto esso era ritenuto una minaccia per la sicurezza, particolarmente nei momenti di tensione civile.

Per tali ragioni Cicerone, con grande sollievo, raccontava ad Attico nel gennaio del 49 a.C. che “ben opportunamente Pompeo li ha disseminati (i gladiatori di Capua, di proprietà di Cesare) in case diverse, a due a due tra i capifamiglia. In quella scuola gladiatoria c’erano mille scudi e correva voce che siffatta massa di uomini fosse in procinto di scatenarsi violentemente. Senza dubbio è stata presa una misura di notevole utilità per lo stato”335. La medesima notizia si conserva anche nel de bello civili, sebbene Cesare ne offra una ricostruzione differente ed attribuisca al console Lentulo, schierato con Pompeo, la responsabilità dell’accaduto: “fatti condurre nel foro (di Capua) i gladiatori che Cesare teneva lì in una scuola di addestramento, (sogg. Lentulo) li incoraggia con la promessa della libertà, assegna loro cavalli e ordina di seguirlo; ma poi, rimproverato dai suoi perché l’operazione veniva criticata da tutti, li distribuì tra le famiglie della comunità romana della Campania, perché li custodissero”336.

Il ricorso allo slogan della libertas documentato da Cesare, un termine usato in tale occasione non nell’accezione del lessico popularis ma come sinonimo di emancipazione dalla schiavitù, testimonia la convergenza terminologica che si è verificata fra le due fazioni e ricorda assai da vicino l’espediente utilizzato da Cesare nei confronti dei propri soldati, poco prima di superare il Rubicone. In quella circostanza, infatti, egli si era rivolto ai suoi uomini chiamandoli ‘Quirites’, sebbene costoro non fossero ancora diventati cittadini: l’aquisizione di quello status era evidentemente vincolata all’adesione alla guerra contro Pompeo. I soldati di Cesare, così come i suoi gladiatori, si trovano a dover scegliere se restare nella condizione attuale o imbracciare le armi; nella complicità, la

335 CIC. Att. VII 14, 2 (25 gennaio 49 a.C.): (Gladiatores Caesaris) sane commode Pompeius distribuit binos

singulis patribus familiarum. scutorum in ludo I[c][c] fuerunt. eruptionem facturi fuisse dicebantur. sane multum in eo rei publicae provisum est.”

336 CAES. civ. I 14: «gladiatoresque, quos ibi Caesar in ludo habebat, ad forum productos Lentulus spe

libertatis confirmat atque iis equos attribuit et se sequi iussit; quos postea monitus ab suis, quod ea res omnium iudicio reprehendebatur, circum familias conventus Campani custodiae causa distribuit.»

179

partecipazione ad una guerra civile li avrebbe resi automaticamente liberi, sia in senso letterale che in senso politico. Una simile proposta anche presso i gladiatori avrebbe dovuto riscuotere grande successo ma, come si legge nel de bello civili, il ritegno di alcuni collaboratori di Lentulo fu determinante affinché costui desistesse dall’usurpazione: fu così che il sabotaggio si limitò alla dispersione delle forze gladiatorie, così come è documentata anche da Cicerone.

Notevolmente più numerosi sono i documenti relativi alla partecipazione di formazioni gladiatorie alla congiura del 44 a.C.337: senza mezzi termini Velleio338 descrive i lottatori come un gruppo armato al servizio di Bruto e grazie a cui questi occupò il Campidoglio insieme alla cerchia dei congiurati, subito dopo l’uccisione di Cesare. Conferma tale rappresentazione, Plutarco339 nella vita di Bruto, in cui riferisce che la selezione degli aderenti alla congiura privilegiò D. Giunio Bruto Albino340, all’epoca pretore peregrino (incaricato come governatore della Gallia Cisalpina per il 43 a.C.), per motivi ben diversi dalla sua rapidità di azione: costui “non era già né attivo né audace, ma era tuttavia potente per il gran numero di gladiatori che manteneva per gli spettacoli dei Romani e per la fiducia che Cesare aveva in lui”. Diversamente, Appiano341 si astiene da ogni considerazione sull’eventuale relazione fra la congiura e la presenza dei gladiatori, impegnati in una parata, e non specifica chi avesse organizzato la loro esibizione. Tuttavia lo storico tramanda che costoro, pronti fino dal mattino, partendo dal teatro di Pompeo superarono inaspettatamente gli steccati che delimitavano l’area del Senato provocando un clima di assedio e lo spavento del pubblico, che per questo si diede alla fuga. Leggermente diverso è il loro ruolo nel resoconto di Cassio Dione342, il quale riferisce che i

337 VELL. II 58, 1-2; PLUT. Brut. 12,4; APP. bell.civ. II 117-118; DIO XLIV 16,2, NIC. DAM. Vit. Aug. 23.81ss. 338 VELL. II 58, 1-2: “Quo anno id patravere facinus Brutus et Cassius praetores erant, D. Brutus consul

designatus. 2 Hi una cum coniurationis globo, stipati gladiatorum D. Bruti manu, Capitolium occupavere.” 339 PLUT. Brut. 12,4: “…παρὼν δὲ Λαβεὼν ἀντεῖπεν ἀμφοτέροις. καὶ ὁ Βροῦτος τότε μέν, ὡς ἔχοντός τι τοῦ

λόγου χαλεπὸν καὶ δύσκριτον, ἀπεσιώπησεν, ὕστερον δὲ Λαβε῵νι κοινοῦται τὸ βούλευμα.”.

340 MUNZER, RE suppl. V (1931), s.v. Iunius (55 a), c. 369- 385, inserito da Cesare fra gli eredi di seconda linea, cfr. PLUT. Caes. 64,1.

341 APP. bell.civ. II 117-118: “…οἵ τε γὰρ μονομάχοι, ὡπλισμένοι ἕωθεν ὡς ἐπὶ δή τινα θέας ἐπίδειξιν, ἐκ τοῦ θεάτρου διέθεον ἐς τὰ τοῦ βουλευτηρίου παραφράγματα, καὶ τὸ θέατρον ὑπὸ ἐκπλήξεως σὺν φόβῳ καὶ δρόμῳ διελύετο, τά τε ὤνια ἡρπάζετο· καὶ τὰς θύρας ἅπαντες ἀπέκλειον καὶ ἀπὸ τ῵ν τεγ῵ν ἐς ἄμυναν ἡτοιμάζοντο”. 342 DIO XLIV 16, 2: “…εἰ δ’ οὖν τις καὶ τολμήσειέ που, ἀλλὰ τούς γε μονομάχους, οὓς πολλοὺς ἐν τῶ Πομπηίῳ θεάτρῳ, πρόφασιν ὡς καὶ ὁπλομαχήσοντας, προπαρεσκευάσαντο, βοηθήσειν σφίσιν ἤλπιζον· ἐκεῖ γάρ που ἐν οἰκήματί τινι τοῦ περιστῴου υνεδρεύειν ἔμελλον.”

180

congiurati temevano di non riuscire a portare a termine la loro missione e che per questo avevano ottenuto la compiacenza di chi controllava i gladiatori; questi ultimi sarebbero stati pronti ad accorrere dentro il luogo di riunione del Senato qualora fossero intervenute complicazioni. Costoro infatti ‘stazionavano’ nelle vicinanze del teatro di Pompeo, raccolti con un pretesto presso il peristilio.

Valorizzando tale dettaglio e tenendo conto dell’esempio di Pompei, in cui ludus e teatro risultano contigui, F. Coarelli ha ipotizzato che il peristilio, citato da Cassio Dione e prescelto come punto di ritrovo dei gladiatori in occasione della congiura, fosse loro particolarmente familiare in quanto vicino al ludus gladiatorius (caserma) in cui costoro vivevano e si allenavano secondo i limiti numerici imposti dalla legge del 65 a.C. La prossimità fra le due strutture avrebbe favorito nell’immediato i piani dei congiurati (soprattutto se fra di essi vi erano i proprietari della scuola gladiatoria) riuniti con Cesare proprio nella Curia Pompeia343, proiettando su Pompeo, l’artefice del complesso monumentale, le responsabilità dell’uso politico dei gladiatori.

Anche Nicolao di Damasco344 conferma la notizia della presenza dei gladiatori alla congiura, “disposti in armi fra la Curia e il teatro di Pompeo”345 e “predisposti in funzione dell’assassinio per avere un rinforzo se i difensori di Cesare avessero opposto resistenza”346, vicino al luogo in cui si era riunito il Senato. Inoltre lo storico riferisce che alcuni ludi gladiatori concomitanti con i giorni prescelti per l’assassinio avrebbero costituito una coincidenza favorevole alla buona riuscita della congiura, come notava qualche congiurato: “Altri proponevano invece di assassinarlo quando si celebravano i ludi gladiatori (che erano imminenti) allorché per via della gara la vista delle armi preparate per l’impresa non avrebbe destato sospetti”347. E così fu, visto che, come racconta Nicolao di Damasco, dopo l’uccisione di Cesare “Anche la folla che assisteva a uno spettacolo di

343 COARELLI 2002, 147.

344 NIC DAM. Vit. Aug. 26 a, 98-99:

345 NIC. DAM. Vit. Aug. 26 a, 98: “…ἵδρυσαν αὐτοὺς ἐν ὅπλοις μεταξὺ τοῦ τε βουλευτηρίου καὶ τοῦ θεάτρου ἐν

τῶ Πομπηίου περιπάτῳ.”

346 NIC. DAM. Vit. Aug. 26 a, 98: “…τῶ δ᾿ ἔργῳ ἡ παρασκευὴ ἐγίνετο ἐπὶ τὸν φόνον, ἵν᾿ εἴ τι ἀντικρούσεται τ῵ν

Καίσαρι ἀμυνομένων, παρείη αὐτοῖς ἡ βοήθεια. Τούτους οὖν ἔχοντες κατέβαινον ἐκ τοῦ Καπιτωλίου καὶ ἄλλο οἰκετ῵ν πλ῅θος. Συγκαλέσαντες δὲ τὸν δ῅μον διάπειραν ἔγνωσαν αὐτοῦ καὶ τ῵ν ἐν τέλει ποιήσασθαι, π῵ς ἔχουσι γνώμης πρὸς αὐτοὺς, πότερον ὡς τυραννίδα παύσαντας.“

347 NIC. DAM. Vit. Aug. 23, 81: «…ἄλλοι δὲ ὅταν θέαι μονομάχων ἄγωνται· ὑπόγυοι δ᾿ ἦσαν· ἔνθα καὶ ὅπλα

181

gladiatori fu frastornata dalle grida provenienti da ogni parte e fuggì disordinatamente dal teatro, senza sapere esattamente cosa fosse accaduto”348.

Ma la partecipazione dei lottatori è tutt’altro che ristretta all’esecuzione dell’assassinio, come prova la deformazione di notizie che si diffondono col passaparola, secondo cui “alcuni dicevano che i gladiatori uccidevano i senatori”349, voci che attestavano il loro coinvolgimento: “una schiera di gladiatori e di servi preparata allo scopo”350. Costoro sarebbero stati presenti sia durante la fuga dei congiurati verso il colle capitolino, sia nella discesa, come afferma Nicolao di Damasco: “con questi gladiatori e con un altro gruppo di servi (i congiurati) scesero dal Campidoglio”351.

Proprio sulla base delle fonti sin qui citate, di cui è evidente la convergenza, F. Coarelli352 ha sostenuto oltretutto che gli spazi per gli allenamenti dei guerrieri (ludi) fossero strumento e contesto di azione di gentes senatorie ed ha raccolto una significativa lista di famiglie e singoli personaggi impegnati in tale settore nell’età tardo repubblicana: gli Aurelii Scauri, gli Aemilii Lepidi, forse i Cornelii Lentuli, ma certamente anche Cesare353, come scrive nel suo de bello civili, e come raccontano anche Cicerone354 e Svetonio355.

348 NIC. DAM. Vit. Aug. 25, 92: “἖ξανέστη δὲ καὶ ὁ δ῅μος οὐδενὶ σὺν κόσμῳ φεύγων ἐκ τοῦ θεάτρου (ἐτύγχανε

γὰρ θεώμενος μονομαχίας), τὸ μὲν πραχθὲν βεβαίως οὐκ εἰδὼς, ὑπὸ δὲ τ῅ς πάντοθεν βο῅ς ταραττόμενος.“

349 NIC. DAM. Vit. Aug. 25, 92: “Οἱ μὲν γὰρ ἔφασαν τὴν σύγκλητον ὑπὸ τ῵ν μονομάχων σφάττεσθαι, οἱ δὲ

Καίσαρος ἀποσφαγέντος τὴν στρατιὰν ἐφ᾿ ἁρπαγὴν τ῅ς πόλεως τετράφθαι, ἄλλοι δὲ ἄλλα ὑπελάμβανον. Ἀκοῦσαι δ᾿ οὐδὲν.“

350 NIC. DAM. Vit. Aug. 25, 94: “Εἵπετο δ᾿ αὐτοῖς πολὺς μονομάχων καὶ οἰκετ῵ν ὄχλος, ἐπ᾿ αὐτὸ τοῦτο εὐτρεπής.

Διαδρομαὶ δ᾿ εὐρεῖαι ἦσαν ἔν τε ταῖς ὁδοῖς.”

351 NIC. DAM. Vit. Aug. 26 a, 99: “Τούτους οὖν ἔχοντες κατέβαινον ἐκ τοῦ Καπιτωλίου 352 COARELLI 2002, 147.

353 CAES. civ. I 14: “Capuae primum se confirmant et colligunt delectumque colonorum, qui lege Iulia Capuam

deducti erant, habere instituunt; gladiatoresque, quos ibi Caesar in ludo habebat, ad forum productos Lentulus spe libertatis confirmat atque iis equos attribuit et se sequi iussit; quos postea monitus ab suis, quod ea res omnium iudicio reprehendebatur, circum familias conventus Campani custodiae causa distribuit.”

354 CIC. Att. VII 14, 2 (scritta il 27 gennaio del 49 a.C.): ”…gladiatores Caesaris qui Capuae sunt, de quibus

ante ad te falsum ex A. Torquati litteris scripseram, sane commode Pompeius distribuit binos singulis patribus familiarum. scutorum in ludo I[c][c] fuerunt. eruptionem facturi fuisse dicebantur. sane multum in eo rei publicae provisum est.“; Att. VIII 2,1: “…ego ad Caesarem unas Capua litteras dedi quibus ad ea rescripsi quae mecum ille de gladiatoribus suis egerat, brevis sed benevolentiam significantis, non modo sine contumelia sed etiam cum maxima laude Pompei. id enim illa sententia postulabat qua illum ad concordiam hortabar.”

355 SUET. Iul. 26,4: «…forum de manubiis incohauit, cuius area super sestertium milies constitit. munus populo

epulumque pronuntiauit in filiae memoriam, quod ante eum nemo. quorum ut quam maxima expectatio esset, ea quae ad epulum pertinerent, quamuis macellaris ablocata, etiam domesticatim apparabat. gladiatores

182

Se, come si è visto, le forze dei gladiatori si prestano ad essere sfruttate da singoli in vista del conseguimento di obiettivi personali in funzione politica, a partire dalla congiura del 44 a.C. il teatro - ancora una volta, come non pensare al complesso pompeiano? – diviene lo spazio prediletto da chi vuol dimostrare il proprio potere (cesariani e cesaricidi), ed è frequentato anche da Ottaviano, ancora giovane, ed interessato a consolidare la propria autorità. Infine, ancora qui, nelle reazioni del pubblico, si rintraccia il ‘termometro’ più attendibile del consenso politico.

Outline

Documenti correlati