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Una vocazione politica connaturata al tempio: il monumento del gruppo conservatore

NELLA POLITICA DELLA TARDA REPUBBLICA ROMANA

2. La dedica del tempio nel 121 a.C.

2.1. Una vocazione politica connaturata al tempio: il monumento del gruppo conservatore

Tuttavia non sussistono dubbi circa l’adeguatezza dello spazio di questo templum alle esigenze delle assemblee senatorie, che le fonti riferiscono essere state così numerose e concentrate nel tempo: i pochi dati archeologici disponibili hanno consentito la valutazione approssimativa dell’ampiezza della cella, più grande della Curia (alla quale fu preferita assai spesso) e paragonabile a quella del tempio Capitolino20.

13 F. MÜNZER, RE XVIII 1 (1939) s.v. L. Opimius (4), cc. 673-677.

14 A.M. FERRONI, LTUR I (1993), s.v. Basilica Opimia, 183; GASPARRI 1993, 29; BONNEFOND COUDRY 1989, 102.

15 PLATNER, ASHBY 19652, s.v. Volcanal, 583-583; F. COARELLI, LTUR V (1999), s.v. Volcanal, 210-211. 16 PLATNER, ASHBY 19652, s.v.Clivus Capitolinus, 122-123; T.P. WISEMAN, LTUR I (1993), s.v. Clivus

Capitolinus, 280-281.

17 PLATNER, ASHBY 19652, s.v. Scalae Gemoniae, 466; F. COARELLI, LTUR IV (1999), s.v. Scalae

Gemoniae, 241.

18 PLATNER, ASHBY 19652, s.v. Concordia, Aedes, 138-140; A.M. FERRONI, LTUR I, (1993), s.v. Concordia,

Aedes, 317-320.

19 VAN BUREN 1906, 82-84; VAN DEMAN 1912; FRANK 1924; REBERT MARCEAU 1925; GASPARRI 1979; MAETZKE 1986; MAETZKE 1991.

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Quanto alle circostanze della sua intitolazione, il tempio della Concordia è tradizionalmente riconosciuto come un monumento celebrativo del declino del fronte popolare per il fatto di esser stato dedicato il 22 luglio, dopo la morte di Gaio Gracco21, all’inizio dell’estate del 121 a.C.

Pertanto, per espressa dichiarazione delle fonti, l’edificio aveva una vocazione politica naturale, che lasciava in ombra l’esaltazione della virtù della Concordia ed affondava simbolicamente le proprie radici nella sconfitta del partito graccano.

Per comprendere in tutta la sua valenza ideologica e propagandistica l’opera di Opimio è il caso di ricostruire il clima, il contesto politico da cui essa prese le mosse, e la natura degli espedienti utilizzati dalle parti che si confrontarono.

2.1.1. Lo scontro fra optimates e graccani:

Tra 122 e 121 a.C. la corrente conservatrice era riuscita a sottrarre una parte del consenso popolare di Gaio, che di fatto era “decaduto dal favore popolare” e per questo “si recò in Africa con Fulvio Flacco”22. Avevano contribuito a tale situazione le proposte demagogiche del tribuno M. Livio Druso23, cui il Senato “permise inoltre di attirarsi le simpatie del popolo con la proposta di dodici colonie”24: in effetti costui parlava “come un demagogo da commedia”25, ricorrendo ad accuse pretestuose di demagogia26 e di sacrilegio27 per mettere in cattiva luce l’attività coloniaria di Flacco28 e Gaio.

21 F. MÜNZER, RE II A 2 (19722), s.v C. Sempronius Gracchus (47), cc. 1375-1400; MRR I 517, s.v. C.

Sempronius Gracchus (47).

22 APP. bell.civ. I 24, 102: “὇ δὲ τοῦ δημοκοπήματος ἐκπεσὼν ἐς Λιβύην ἅμα Φουλβίῳ Φλάκκῳ.”

23 F. MÜNZER, RE XIII 1 (19722), s.v. M. Livius Drusus (17), cc. 856-859; MRR I 517, s.v. M. Livius Drusus (17). 24 APP. bell.civ. I 23, 101: «…ἔδωκαν δ’ αὐτῷ καὶ φιλανθρωπεύσασθαι τὸν δ῅μον δώδεκα ἀποικίαις.» 25 PLUT. C. Gracch. 30 (9): “Ἐπιδοὺς οὖν ὁ Λίβιος εἰς ταῦτα τῆ βουλῆ τὴν ἑαυτοῦ δημαρχίαν, νόμους ἔγραψεν, οὔτε τῶν καλῶν τινος οὔτε τῶν λυσιτελῶν ἐχόμενος, ἀλλ’ ἓν μόνον, ὑπερβαλέσθαι τὸν Γάιον ἡδονῆ καὶ χάριτι τῶν πολλῶν, ὥσπερ ἐν κωμῳδίᾳ σπεύδων καὶ διαμιλλώμενος.”; cfr. APP. bell.civ. I 24, 102. 26 PLUT. C. Gracch. 30 (9).

27 PLUT. C. Gracch. 32 (11) ; APP. bell.civ. I 24, 106.

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Dal canto suo quest’ultimo aveva aggravato la propria posizione ed aveva perso ogni aderenza in Senato dopo che era intervenuto a impedire l’inizio di alcuni combattimenti gladiatorii con ingresso a pagamento, mediante la rimozione notturna delle gradinate che erano state innalzate per l’occasione: Plutarco accredita la voce secondo cui proprio ”per questo non gli sia stata data la carica di tribuno per la terza volta”29.

La tensione fra le due factiones raggiunse il culmine alla fine di giugno del 121 a.C. nel corso di una nuova assemblea legislativa in Campidoglio30, un luogo giustamente riconosciuto fatale da Floro per la tutta la gens Sempronia31.

Già le parole del tribuno M. Minucio Rufo32, che per primo in una contio illustrava al popolo i pro della nuova norma per l’abrogazione della lex coloniaria di Rubrio33 - in forza della quale era stata fondata da Gaio e Flacco la nuova Cartagine - avevano inasprito i toni del dibattito sfruttando le voci di cattivi auspici e prodigi nefasti verificatisi proprio in Africa. Il tribuno intendeva così stimolare nei presenti l’inflessibilità dettata dal mos, così come auspicavano il console Opimio, i senatori ed i cavalieri34.

In quell’occasione erano presenti fra la folla molti supporters ed alleati di Gaio, “i più audaci popolani”35, armati di pugnali e pronti a tutto. Allorché Fulvio arringava la folla per difendersi e riparare ai danni provocati dalle parole di chi l’aveva preceduto, arrivò in Campidoglio anche Gaio, che contribuiva con la sua schiera di sostenitori armati ad appesantire il clima della contio. Passeggiando nel portico del tempio capitolino avrebbe incontrato un littore di Opimio, Quinto Antillio36, connotato a seconda della

29 PLUT. C. Gracch. 33 (12): «ἐκ τούτου καὶ τὴν τρίτην ἔδοξε δημαρχίαν ἀφῃρ῅σθαι, ψήφων μὲν αὐτῷ

πλείστων γενομένων, ἀδίκως δὲ καὶ κακούργως τῶν συναρχόντων ποιησαμένων.»

30 APP. bell.civ. I 24, 102; FLOR. II 3; (3, 15); PLUT. C. Gracch. 13-14; vir.ill. 65, 5; OROS. V 12, 5; Sull’episodio: PINA POLO 19892, 280, nr. 199.

31 FLOR. II 3.

32 F. MÜNZER, RE XV 2 (19802), s. v. Minucius (54), cc. 1962-1963; MRR I 521, s. v. M. Minucius Rufus (54, cfr. 48).

33 F. MÜNZER, RE I A 1 (19722), s. v. Rubrius (2), c. 1169; MRR I 517, s.v. C. Rubrius (2, cfr. 9). 34 APP. bell.civ. I 24, 105 -106.

35 APP. bell.civ. I 24, 106: “οἵ τε θρασύτατοι τῶν δημοτῶν”. 36 E. KLEBS, RE I 2 (19582), s.v. Antullius (1), c. 2643.

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fonte come un cittadino innocuo37 o come provocatore di Flacco38. Il littore fu ucciso di lì a poco da un sostenitore di Gaio, che era stato messo in allarme da un malinteso; seguì il clamore della folla “si levò un urlo, e alla vista del cadavere nel mezzo tutti scesero giù dal tempio, per timore di una simile fine”39. La paura spinse i presenti dal Campidoglio nel Foro, dove invano “Gracco voleva scusarsi con loro dell’accaduto”40.

2.1.2 La maledizione di Gaio

Sembra che il turbamento del popolo nel Foro sfuggisse al condizionamento della propaganda filo-opimia nonostante lo stesso console – come riferisce Plutarco - avesse cercato di sfruttare la morte di Quinto Antillo in tutto il suo potenziale patetico, facendo trasportare il cadavere attraverso la città fino alla Curia per una lamentatio funebris improvvisata. Scrive infatti Plutarco: “al popolo veniva istintivo di odiare ed accusare gli oligarchi perché, dopo aver ucciso sul Campidoglio Tiberio Gracco, per quanto fosse un tribuno della plebe, ne avevano gettato il cadavere nel Tevere, mentre ora il tribuno Antillio, che forse non aveva meritato quel destino, ma che più di tutti si era dato da fare a che gli capitasse, giaceva nel Foro e gli stava attorno il senato romano dolente e accompagnava al sepolcro un uomo pagato per togliere di mezzo l’unico difensore del popolo che era rimasto”41.

37 APP. bell.civ. I 25, 109: “καὶ αὐτὸν οὕτως ἔχοντα θορύβου κατιδὼν δημότης ἀνὴρ Ἀντύλλος ἐν τῆ στοᾷ θύων, ἐμβαλὼν τὴν χεῖρα, εἴτε τι πυθόμενος ἢ ὑποπτεύων ἢ ἄλλως ἐς τὸν λόγον ὑπαχθείς, ἠξίου φείσασθαι τ῅ς πατρίδος. ὁ δὲ μᾶλλόν τε θορυβηθεὶς καὶ δείσας ὡς κατάφωρος ἐνέβλεψεν αὐτῷ δριμύ· καί τις τῶν παρόντων, οὔτε σημείου τινὸς.” 38 PLUT. C. Gracch. 34 (13), 3-5: «…θύσαντος δὲ τοῦ ὑπάτου, τῶν ὑπηρετῶν τις αὐτοῦ Κόιντος Ἀντύλλιος διαφέρων ἑτέρωσε τὰ σπλάγχνα πρὸς τοὺς περὶ τὸν Φούλβιον εἶπε· « δότε τόπον ἀγαθοῖς κακοὶ πολῖται” τινὲς δέ φασιν ἅμα τῆ φωνῆ ταύτῃ καὶ τὸν βραχίονα γυμνὸν οἷον ἐφ’ὕβρει σχηματίζοντα παρενεγκεῖν.» 39 APP. bell.civ. I 25, 111-112: “…βο῅ς δὲ γενομένης καὶ σώματος ὀφθέντος ἐν μέσῳ νεκροῦ πάντες ἐκ τοῦ ἱεροῦ κατεπήδων σὺν ὁμοίου κακοῦ φόβῳ.” 40 APP. bell.civ. I 25, 111: “Γράκχος δ’ἐς τὴν ἀγορὰν παρελθὼν ἐβούλετο μὲν αὐτοῖς ἐκλογίσασθαι περὶ τοῦ γεγονότος.” 41 PLUT. C. Gracch. 35 (14), 2: «…τοῖς δὲ πολλοῖς ἐπῄει μισεῖν καὶ προβάλλεσθαι τοὺς ὀλιγαρχικούς, ὡς Τιβέριον μὲν Γράγχον ἐν Καπετωλίῳ φονεύσαντες αὐτοὶ δήμαρχον ὄντα καὶ τὸν νεκρὸν προσεξέβαλον, ὁ δ’ ὑπηρέτης Ἀντύλλιος, οὐ δίκαια μὲν ἴσως πεπονθώς, τὴν δὲ πλείστην αἰτίαν εἰς τὸ παθεῖν αὑτῷ παρασχών, ἐν ἀγορᾷ πρόκειται, καὶ περιέστηκεν ἡ Ῥωμαίων βουλή, θρηνοῦσα καὶ συνεκκομίζουσα μισθωτὸν ἄνθρωπον ἐπὶ τῷ τὸν ἔτι λειπόμενον ἀνελεῖν τῶν τοῦδήμου κηδομένων.»

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Appiano invece, coerente nella sua ricostruzione anti-graccana, tralascia il comportamento di Opimio, attribuisce a Gaio l’ammissione di colpevolezza e riferisce che costui si convinse a desistere “poiché nessuno gli dava retta e tutti lo evitavano come maledetto”42.

Come si è anticipato, la gravità dell’accaduto fu sfruttata da Opimio, il quale ordinò ad alcuni armati di convergere l’indomani in Campidoglio: nella seduta senatoria di quel giorno fu proclamato il Senatus consultum ultimum, grazie al quale egli ricevette poteri straordinari dal Senato contro Gaio, ora connotato come il ‘tiranno’43. Sul momento, avendo a cuore che ogni movimento fosse ben sorvegliato, Opimio “si pose nel centro della città, nel tempio dei Dioscuri”44.

Nella scelta del luogo in cui convocare le forze armate filo senatorie (il tempio dei gemelli divini) si istituiva un parallelo perfetto e complementare a livello simbolico con la decisione del fronte graccano di convergere fuori dal pomerium, sull’Aventino, a quanto pare su iniziativa di Flacco45.

2.1.3. La città spezzata. L’attualizzazione del valore di due luoghi identitari

Nella dicotomia che si era prodotta è notevole il contributo di Appiano, finalizzato a spiegare come si fosse giunti alla decisione del fronte popolare di raccogliersi fuori dalla città. Nelle parole dello storico si coglie l’atteggiamento di Flacco, carico di aspettative: “Il Senato chiamò Gaio e Flacco dalle loro case nella Curia a discolparsi; ma quelli, in armi, corsero sull’Aventino, nella speranza, se l’avessero occupato per primi, che il Senato sarebbe sceso a patti con loro.”46 Insomma, se paiono scontate le ragioni per cui il Senato e il console dovessero occupare il Campidoglio, luogo identitario degli

42 APP. bell.civ. I 25, 111-112 : ”…οὐδενὸς δ’ αὐτὸν οὐδ’ ὑφισταμένου, ἀλλ’ ὡς ἐναγ῅ πάντων

ἐκτρεπομένων, ὁ μὲν Γράκχος καὶ ὁ Φλάκκος ἀπορούμενοι.”

43 APP. bell.civ. I 25, 113 conferma questa versione dei fatti ed aggiunge che questi, nell’attesa si sarebbe messo sul podio del tempio dei Dioscuri a sorvegliare la situazione. Cfr. anche PLUT. C. Gracch. 36 (14). 44 APP. bell.civ. I 25, 113: “…αὐτὸς δ’ ἐν μέσῳ πάντων ἐν τῷ νεῲ τῶν Διοσκούρων ἐφήδρευε τοῖς

ἐσομένοις.”

45 PLUT. C. Gracch. 36 (15); APP. bell.civ. I 25, 115; FLOR. II 3; OROS. V 12, 6.

46 APP. bell.civ. I 26, 114: “Τάδε ἦν τοιάδε. ἡ μὲν βουλὴ Γράκχον καὶ Φλάκκον ἐκ τῶν οἰκιῶν ἐς ἀπολογίαν

ἐς τὸ βουλευτήριον ἐκάλουν, οἱ δὲ σὺν ὅπλοις ἐξέθεον ἐπὶ τὸν Ἀβεντῖνον λόφον, ἐλπίσαντες, εἰ τόνδε προλάβοιεν, ἐνδώσειν πρὸς τὰς συνθήκας αὑτοῖς τι τὴν βουλήν.“

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Optimi e della triade protettrice del patriziato, ed infine convocare un’assemblea nel tempio dei Dioscuri, tradizionalmente connotato come spazio aristocratico, Appiano sembra riconoscere agli occupanti del colle Aventino la possibilità di godere di un notevole favore proprio dal Senato (che è parte in causa): ciò doveva essere possibile in virtù della connotazione tradizionale di cui questo luogo gode sin dall’età arcaica, come spazio extraurbano di mediazione, un aspetto che lo storico tace, ma mostra di conoscere47.

Come si è detto, all’occupazione del colle capitolino, simbolo della tradizionale superiorità patrizia, faceva da contraltare il gesto estremo e altrettanto ‘arcaizzante’ dei populares: in questo frangente la contrapposizione politica si arricchiva di una nuova sfumatura mediante la scelta dal partito popolare di rievocare l’epoca della secessione plebea.

Infatti, benché ormai superata, l’antica divisione fra patrizi e plebei è riproposta da entrambe le parti come archetipo e metafora del tempo presente: i graccani valorizzarono la figura di Menenio Agrippa48, definito da Livio “mediatore e negoziatore della concordia fra cittadini”49, forse auspicando dal Senato l’invio di un nuovo conciliatore50. Secondo lo stesso schema M. Furio Camillo51 diventerà l’eroe dei seguaci di Opimio dopo la fondazione del tempio della Concordia: sembra che l’unico modo per riabilitare la propria immagine e sottrarsi alle insidie della controparte sia richiamare con le parole e con i gesti il proprio retaggio storico.

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