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Approcci di ricerca a confronto nell’ambito della psicologia dello sviluppo

Proponente: Ingoglia S, Università degli studi di Palermo

Discussant: P. Faraci, Università degli Studi di Enna Kore

Descrizione del simposio:

La ricerca ideale, come ha sottolineato Collins (2006) a proposito dell’indagine longitudinale, è caratterizzata dall’integrazione tra un modello teorico ben articolato, un appropriato disegno di ricerca e un modello statistico che sia un’adeguata operazionalizzazione del modello teorico di riferimento.

Nel corso degli ultimi anni, si è assistito a un grande avanzamento nella ricerca sul piano strettamente metodologico, sia per quanto concerne lo sviluppo di nuove tecniche per la rilevazione delle variabili che per quanto riguarda la messa a punto di avanzati metodi di analisi dei dati. Modelli statistici sempre più eleganti e nuove tecnologie a supporto della raccolta dei dati stanno rendendo possibile un’analisi dei dati e disegni capaci di rendere conto di sofisticate teorie dello sviluppo umano. Affinché la ricerca nell’ambito della psicologia dello sviluppo possa trarre il massimo vantaggio da tali procedure, è necessario diffonderne la conoscenza tra gli studiosi in modo che questi possano procedere alla loro applicazione all’interno dei propri programmi di ricerca. In questa prospettiva, un ruolo di primo piano è svolto dalla comunicazione e dallo scambio tra gli studiosi.

A partire da queste considerazioni, l’obiettivo del presente simposio è quello di offrire uno specifico spazio di confronto sull’impiego di alcune tecniche di analisi dei dati e di rilevazione delle variabili che risultano di particolare interesse nell’ambito della ricerca in psicologia dello sviluppo, ponendo una particolare attenzione sull'aspetto tecnico-metodologico prevalente dell'indagine presentata.

Da un lato, il simposio affronterà una questione nodale di ogni indagine, ovvero quella della rilevazione dei costrutti, assumendo come specifico focus la valutazione della competenza linguistica nella prima infanzia. A tal proposito, il contributo di Fasolo e De Blasi presenterà uno studio focalizzato sulla validazione di una nuova prova che utilizza la performance prosodica per valutare la competenza sintattica.

Dall’altro lato, il simposio presenterà alcune tecniche di analisi dei dati - di particolare interesse nell’ambito della psicologia dell’adolescenza - per sondare i temi dell’eterogeneità della popolazione, della dimensione diadica della relazione e della concordanza tra informatori diversi del medesimo costrutto. In particolare, il contributo di Gerbino, Favini e Lunetti sarà centrato su alcune tecniche che consentono di classificare gli individui in sotto-gruppi con caratteristiche simili; l’attenzione sarà focalizzata sul confronto tra la Cluster Analysis e la Latent Profile Analysis. Il contributo di Larcan, Cuzzocrea e Costa presenterà uno studio in cui viene applicato l’Actor-Partner Interdependence Model (APIM) nel contesto di coppie genitoriali. Infine, il contributo di Lo Coco e Ingoglia presenterà uno studio centrato sulle discrepanze tra informatori e le tecniche utili per saggiarle nell’ambito di un’indagine sulle relazioni genitori-adolescenti.

Parole chiave:

127 SIMPOSIO 4.4 - Prima comunicazione:

SINTASSI E PROSODIA: UN NUOVO APPROCCIO PER LA VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA LINGUISTICA NELLA PRIMA INFANZIA.

Mirco Fasolo, Dorina Maria De Blasi Università di Chieti-Pescara G. d’Annunzio

Introduzione: Recenti studi hanno evidenziato come, durante le prime fasi dello sviluppo linguistico, vi sia una relazione inversa tra la competenza sintattica e quella prosodica: all’aumentare della complessità dell’enunciato, infatti, emerge una difficoltà da parte del bambino a realizzare adeguatamente la produzione dal punto di vista prosodico (Zampini et al., 2017; Zanchi et al., 2016). Tali risultati sembrano supportare l’ipotesi del “trade-off linguistico” (Bock, 1982; Crystal, 1987) secondo il quale, all’aumentare della richiesta cognitiva di una componente (ad esempio, la sintassi), può corrispondere la diminuzione nella performance di una seconda componente (ad esempio, la prosodia). Inoltre, tale effetto sembra essere maggiore in presenza di strutture linguistiche in fase di acquisizione (Masterson & Kamhi, 1992).

La presente ricerca si propone come uno studio pilota per indagare ulteriormente la relazione tra performance prosodica e competenza sintattica.

Metodo: Venti bambini di 36 mesi hanno preso parte alla ricerca. In una prima prova, di Elicitazione, venivano presentati 8 video “muti”, durante i quali si vedevano interagire una madre e un bambino; compito del soggetto era ipotizzare il parlato del bambino, producendo così enunciati interrogativi o dichiarativi. Una seconda prova consisteva nell’Imitazione delle frasi prodotte dallo sperimentatore. Attraverso il programma Praat, è stato rilevato il numero di profili intonativi, la velocità dell’eloquio, la frequenza fondamentale, l’escursione tonale, l’andamento melodico e la coda intonativa.

Per gli enunciati infantili sono state calcolate la lunghezza in sillabe e la complessità (numero di argomenti presenti nella frase).

Risultati: I principali risultati evidenziano una maggiore difficoltà da parte dei bambini nella realizzazione prosodica corretta nella prova di Elicitazione rispetto a quella di Imitazione, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di un unico profilo intonativo per contenere l’intero enunciato (Media Elicitazione: 76%, Imitazione: 87%, t=3.06; p<.001), e la produzione di code intonative ascendenti per gli enunciati interrogativi (Media Interrogative: 14%, Dichiarative: 31%, t=3.07; p<.001).

In entrambe le prove, inoltre, il numero di “errori” prosodici correla positivamente con la lunghezza (Elicitazione r=.54, p<.001; Imitazione r=.311, p<.001) e la complessità (Elicitazione r=.35, p<.001; Imitazione r=.23, p<.005) dell’enunciato da prodotto.

Conclusioni: Nel complesso, i risultati confermano la relazione tra complessità sintattica e realizzazione prosodica. Ciò potrebbe essere spiegato grazie all’intervento di un trade-off linguistico: all’aumentare della complessità della produzione verbale, diminuisce la performance prosodica. I risultati, se confermati in un campione maggiormente ampio, potrebbero essere utili dal punto di vista applicativo, per la realizzazione di compiti finalizzati alla valutazione sintattica, prosodica e combinata delle due competenze.

128 SIMPOSIO 4.4 - Seconda comunicazione:

LATENT PROFILE ANALYSIS: PROFILI INDIVIDUALI E PERCORSI DI SVILUPPO.

Maria Gerbino, Ainzara Favini, Carolina Lunetti Università di Roma La Sapienza

Introduzione: Negli ultimi decenni è stata più volte ribadita la necessità di studiare i pattern di funzionamento individuale e il loro sviluppo nel tempo. Per questo scopo in passato è stata utilizzata la tecnica della Cluster Analysis (CA), mentre negli ultimi anni invece è stata sviluppata la Latent Profile Analysis (LPA; parte dei “mixture models”).

La LPA classifica gli individui sulla base dei pattern di risposte e offre alcuni vantaggi rispetto alla CA: a) un consistente framework statistico; ogni individuo non appartiene ad un unico gruppo, ma viene assegnato a quello per il quale la probabilità di appartenenza è più alta (classificazione non univoca); b) la presenza di numerosi indici statistici che consentono di selezionare la soluzione migliore in modo più accurato.

Nella psicologia dello sviluppo, la LPA fornisce una classificazione economica ed esaustiva, che tiene conto dei percorsi di sviluppo adattivi o disadattivi. Attraverso la sua applicazione longitudinale, consente di esaminare stabilità-cambiamento dei pattern nel tempo e le transizioni degli individui da un pattern all’altro. In particolare, l’applicazione della LPA allo studio dei profili di personalità degli adolescenti ha permesso di identificare profili nuovi rispetto a quelli solitamente identificati in letteratura.

Il presente contributo intende: a) confrontare i risultati ottenuti dall’applicazione della LPA e della CA allo studio dei profili di personalità in adolescenza; b) analizzare il valore predittivo trasversale e longitudinale dei profili rispetto ai problemi internalizzanti (INT) ed esternalizzanti (EXT); c) illustrare i vantaggi della LPA per la psicologia dello sviluppo.

Metodo: I partecipanti sono 615 preadolescenti (54% maschi) appartenenti allo studio longitudinale di Genzano (Roma), valutati a 12 anni e a tre anni di distanza. Per identificare i profili di personalità (misurata con il BFQ-C) al T1 sono state usate CA e LPA. Per analizzare le relazioni tra profili di personalità e INT ed EXT (misurati con lo Youth Self-Report al T2) è stata usata la path analysis. Risultati: Le soluzioni ottenute con CA e LPA non sono sovrapponibili: entrambe identificano 4 profili, ma la soluzione CA è poco interpretabile e poco coerente con la letteratura.

La LPA invece identifica 4 profili interpretabili come: a) Resiliente (Res; punteggi alti in tutti i tratti); b) Moderato (punteggi medi in tutti i tratti); c) Undercontrolled (Und; alta energia e apertura mentale, bassa coscienziosità); d) Vulnerabile (Vul; basso in tutti i tratti). Per quanto riguarda il valore predittivo dei profili: il Res è il più adattato; il Vul è compromesso soprattutto in INT; l’Under si associa solo con EXT.

Conclusioni: Il contributo evidenzia i vantaggi della LPA rispetto alla CA. La LPA permette di fare inferenze più accurate rispetto ai pattern di funzionamento e al loro valore predittivo per l’adattamento, con importanti ricadute per gli interventi preventivi e di promozione del benessere.

129 SIMPOSIO 4.4 - Terza comunicazione:

L’USO DELL’APIM PER I DATI DI NATURA DIADICA: UN’APPLICAZIONE NELL’AMBITO DELLE COPPIE GENITORIALI.

Rosalba Larcan1, Francesca Cuzzocrea1, Sebastiano Costa2 1 Università degli Studi di Messina

2 Trent University Nottingham (UK)

Introduzione: Nonostante nell’ambito della psicologia dello sviluppo, sia sempre più frequente l’interesse per lo studio delle relazioni di natura diadica (es. coppie genitoriali, fratelli, relazioni amicali), molto spesso le relazioni interpersonali vengono esaminate in modo individuale non tenendo in considerazione la vera natura interindividuale dei fenomeni sotto esame (Kenny et al., 2012). Negli ultimi anni, l’uso dell’Actor-Partner Interdependence Model (APIM) si è rilevato particolarmente utile per affrontare questa problematica attraverso l’approfondimento delle relazioni tra variabili, non solo dal punto di vista individuale (actor effect), ma anche interpersonale (partner effect). Per questo motivo, l’obiettivo di questo studio è descrivere un’applicazione dell’APIM nel contesto di coppie genitoriali. È stato verificato il rapporto tra i livelli di intelligenza emotiva di tratto di coppie genitoriali eterosessuali, e l’uso delle strategie di parenting basate sul supporto all’autonomia. Nello specifico, sulla base dell’APIM, ci si aspettava che i livelli di intelligenza emotiva di entrambi gli elementi della coppia predicessero non solo il proprio uso del supporto all’autonomia, ma anche quello del proprio partner.

Metodo: Hanno preso parte alla ricerca 152 coppie genitoriali (Età Padri: M = 51.73, DS = 5.85; Età Madri: M = 47.48, DS = 5.06). Tutti i partecipanti hanno compilato: il TEIQue-SF (Petrides & Furnham, 2006) e il POPS (Robbins, 1994).

Risultati: Il modello condotto attraverso i modelli di equazioni strutturali, ha messo in evidenza come sia gli actor effects che i partner effects siano statisticamente significativi. Nello specifico, per quanto concerne gli actor effects, l’intelligenza emotiva materna predice l’uso del supporto all’autonomia materno, B = .41**, 95% CI [0.24, 0.59], e l’intelligenza emotiva paterna predice l’uso del supporto all’autonomia paterno, B = .56**, 95% CI [0.38, 0.75]. Il risultato dei partner effects mostra che l’intelligenza emotiva materna predice l’uso del supporto all’autonomia paterno, B = .21*, 95% CI [0.03, 0.37], e l’intelligenza emotiva paterna predice l’uso del supporto all’autonomia materno, B = .28**, 95% CI [0.09, 0.48]. Inoltre l’approfondimento del rapporto (k) tra i partner effects e gli actor effects, ha messo in evidenza come per entrambi i genitori sia l’effetto della propria intelligenza emotiva che quella del proprio partner agiscono nel promuovere l’uso del supporto all’autonomia, Madri: K = 0.69, 95% CI [0.18-1.63]; Padri: K = 0.37, 95% CI [0.05-0.8].

Conclusioni: I risultati di questo studio confermano come l’APIM possa avere numerose applicazioni e adattamenti utili per la psicologia dello sviluppo. Esso infatti si è rivelato un valido supporto teorico- metodologico per lo studio di relazioni di natura diadica e, in particolare, per facilitare la comprensione delle relazioni individuali (actor effect) e interpersonali (partner effect) nell’ambito delle coppie genitoriali.

130 SIMPOSIO 4.4 - Quarta comunicazione:

APPROCCI PER LO STUDIO DELLE INFORMANT DISCREPANCIES: DISCREPANZE NELLA PERCEZIONE DEL PARENTING E ANSIA IN ADOLESCENZA

Alida Lo Coco, Sonia Ingoglia Università degli Studi di Palermo

Introduzione: Sia nella pratica clinica che nella ricerca, il ricorso a informatori multipli sui medesimi comportamenti è considerato una componente chiave delle buone pratiche nell’assessment psicologico (Hunsley & Mash, 2007). Gli studi hanno infatti dimostrato che punti di vista diversi possono offrire un’informazione rilevante (de Haan et al., 2018; De Los Reyes et al., 2015). Tuttavia vi sono spesso dei disaccordi (informant discrepancies) tra le valutazioni che informatori diversi danno del medesimo costrutto (Achenbach, 2006). Tali discrepanze possono influenzare le interpretazioni che i ricercatori danno dei propri risultati. Nondimeno, piuttosto che essere un semplice problema statistico, le informant discrepancies possono avere un significato sostanziale in sé. Finora, tali discrepanze sono state esaminate mediante due approcci: l’Observed Difference Scores modeling (ODS; De Los Reyes & Kazdin, 2005) e la Polynomial Regression Analysis (PRA; Laird & De Los Reyes, 2013). Di recente, De Haan et al. (2018) hanno proposto un nuovo modello, il Latent Difference Scores model (LDS), sviluppato originariamente da McArdle (2009) per l’analisi di dati longitudinali.

L’obiettivo del presente contributo è quello di illustrare l’utilità dell’approccio LDS in un esempio empirico in cui vengono esaminate le interrelazioni tra le discrepanze nella percezione del controllo psicologico (CP) parentale da parte della madre, del padre e dell’adolescente e le associazioni che tali discrepanze hanno con l’ansia del giovane. Inoltre, il contributo mira a fornire un confronto con i risultati ottenuti dall’applicazione degli approcci ODS e PRA.

Metodo: Alla ricerca hanno preso parte 123 adolescenti (tra i 14 e i 19 anni, M = 16.6, DS = 1.42), le loro madri (età media = 47.2 anni, DS = 4.9) e i loro padri (età media = 50.4 anni, DS = 5.8). Ai partecipanti è stata somministrata la PCS (Barber, 1996) per la valutazione del CP; i giovani hanno inoltre compilato la STAI (Spielberger et al., 1964) per la valutazione dell’ansia di stato.

Risultati: Tutte le analisi sono state condotte mediante Mplus 7 (Muthen & Muthen, 2012). I risultati relativi al LDS model mostrano che (a) la valutazione del CP da parte dell’adolescente è solo moderatamente associata alla valutazione che ne danno la madre (r=.36***) e il padre (r =.28**) ; (b) il giovane tende a sovrastimare il CP della madre ma non quello del padre; (c) l’ansia del giovane è predetta in modo significativo dalla sua percezione del CP (β=.33*** per il padre, β=.35*** per la madre), ma non dalle valutazioni che questi ne danno; (d) la tendenza degli adolescenti a sovrastimare il CP è positivamente associata al loro livello di ansia (β=.26** per il padre, β=.29** per la madre).

Conclusioni: Globalmente, i risultati provenienti dall’applicazione del LDS model evidenziano l’esistenza di discrepanze tra i genitori e gli adolescenti nella percezione del CP, legate in modo consistente a problemi nell’adattamento del giovane. Il contributo evidenzia i vantaggi dell’approccio LDS nello studio delle informant discrepancies rispetto agli approcci ODS e PRA.

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